ALBERTO ASOR ROSA (ROMA, 1933), REPUBBLICA 02-10-2018, pag. 30 ::: CHI MINACCIA L’UNITA’ DELLA SCUOLA::: LA REGIONALIZZAZIONE DELL’INSEGNAMENTO IN FUNZIONE DELL’AUTONOMIA REGIONALE

 

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Alberto Asor Rosa (Roma1933) è un critico letterario, scrittore, politico e docente universitario italiano.

 

 

Il caso

CHI MINACCIA L’UNITÀ DELLA SCUOLA

Alberto Asor Rosa

In un’intervista al Corriere della Sera il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha dato una notizia e manifestato un’intenzione che mi hanno fatto rabbrividire.

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IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE MARCO BUSSETTI ( VARESE, 1962) —FrancserOpera propria

 

 

Rabbrividire di questi tempi?

Dovevano essere un’intenzione e un’intenzione di grande portata e gravità. Io penso infatti che lo siano.

Alla domanda: «Veneto e Lombardia hanno presentato la nuova bozza d’intesa per l’autonomia e chiedono di poter “regionalizzare” professori e presidi che diventerebbero dipendenti della Regione e non più dello Stato. Lei è d’accordo?». Il ministro risponde che «c’è un dibattito in corso». «Ma l’aspetto positivo — aggiunge — è che le due regioni promettono di mettere più risorse per gli stipendi degli insegnanti»(!).

Comunque: «Sarà un cammino sicuramente lungo, ma potrebbe essere un’opportunità, un modello anche virtuoso di gestione più capillare delle scuole». Quindi, il governo andrà avanti in questa direzione.

Ne ricaviamo questo convincimento: fa parte del programma e, ancor più, della cultura di questo governo la “regionalizzazione” della scuola italiana. Ecco l’intenzione di grande portata e gravità.

La scuola italiana, allo stato attuale delle cose, rappresenta uno dei capisaldi di maggiore unità, — culturale, ideale, professionale, — del Paese. Più delle istituzioni? Più delle Camere? Più del governo? Più dei partiti (discorso più differenziato, ma alla fine analogo)? Io direi: in questa fase, inequivocabilmente sì. C’è soltanto la presidenza della Repubblica che continua a muoversi senza equivoci né riserve nella stessa direzione. La sostanziale unicità dei programmi, elementi fondamentalmente comuni nella formazione degli insegnanti e dei presidi, la loro circolazione, per quanto difficile e precaria, fra una Regione e l’altra del paese, il senso, secondo me presente ovunque, di stare facendo un lavoro comune (spesso, non esagero, un eroico lavoro comune),fanno della scuola una spina dorsale del Paese.

Questa unitarietà e centralità della scuola andrebbe condivisa ed esaltata in tutti i modi, sia finanziari sia culturali che professionali, invece di contrastarla, come sempre più chiaramente sta emergendo (per non parlare della mostruosità per cui professori di Como e di Afragola verrebbero pagati in misura diversa per insegnare le stesse cose!). Tutto ciò è possibile anche oggi, nonostante tutte le difficoltà che vi si frappongono.

Ma non c’è solo questo all’orizzonte: il passo successivo potrebbe essere logicamente la “regionalizzazione” delle Università, della ricerca scientifica e, perché no, dei giornali e delle case editrici, insomma, di tutto quanto contribuisce all’unità mentale e ideale del Paese. Quel che voglio dire è che la “regionalizzazione” della scuola rappresenterebbe un prodromo e un coefficiente formidabile della disunione del Paese.

Tutto nell’orbita, naturalmente, delle prospettive che regolano i comportamenti delle forze politiche che ci governano. Motivo di più per opporglisi fin d’ora con grande risolutezza ed energia. La scuola italiana è in grado di farlo.

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1 risposta a ALBERTO ASOR ROSA (ROMA, 1933), REPUBBLICA 02-10-2018, pag. 30 ::: CHI MINACCIA L’UNITA’ DELLA SCUOLA::: LA REGIONALIZZAZIONE DELL’INSEGNAMENTO IN FUNZIONE DELL’AUTONOMIA REGIONALE

  1. Domenico Mattia Testa scrive:

    Regionalizzare i professori è un’altra trovata geniale del ministro Bussetti per dare il colpo mortale alla scuola pubblica italiana che,pur con le non poche criticità,rimane decisiva per la formazione dei giovani dalla Alpi alla Sicilia.L’operazione,in contrasto con la Costituzione,che tutela l’unità e l’omogeneità della nostra scuola su tutto il territorio nazionale,va contrastata da subito per bloccare un progetto divisivo e classista,organico alla politica della Lega che,pur avendo tolto furbescamente il termine Nord,continua a portare avanti,come dimostrano i referendum per l’autonomia in Lombardia e nel Veneto,il fine e la cultura della secessione,mai veramente dismessi.Regionalizzare l’insegnamento vuol dire programmi,stipendi e status sociale diversi tra funzioni e ruoli eguali, da Nord a Sud,scuole di serie A e di serie B,demolizione di una istituzione che nel tempo ha garantito l’identità culturale,il senso del come e del perchè,nel mondo globalizzato,ci sentiamo e ci definiamo con orgoglio italiani e nel contempo aspiriamo all’unità europea,vivendola,come una necessità storica.Non sapendo di non sapere o praticando per convenienza immediata un egoismo del tutto anacronistico,i leghisti ed il ministro Bussetti causano un danno enorme a Paese e,pertanto, vanno fermati in tempo giacchè il loro disegno parte dalla scuola per arrivare all’autonomia economica e quindi a quella politica e territoriale.Sarebbe ora che gli insegnanti più avvertiti facessero sentire con forza il loro dissenso da chi per arroganza e grettezza vuole distruggere quanto di meglio le generazioni del passato ci hanno lasciato in eredità.

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