L’ approdo. Ediz. illustrata
Shaun Tan
Descrizione
Un romanzo a fumetti dove i fumetti non ci sono perché nessuno parla. È L’Approdo, l’opera del grande illustratore Shaun Tan.
Miglior libro per il Publishers Weekly – Premio speciale della giuria, Romics 2017 – miglior libro per Booklist – miglior libro per la New York Public Library Association – miglior libro illustrato per il New York Times – migliore graphic novel per il Washington Post – menzione speciale alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna.
Una storia di migranti raccontata da immagini senza parole che sembrano arrivare da un tempo ormai dimenticato. Un uomo lascia sua moglie e suo figlio in una città povera, alla ricerca di un futuro migliore, e parte alla volta di un paese sconosciuto al di là di un vasto oceano. Alla fine del viaggio si ritrova in un’assurda città a fare i conti con usanze astruse, un linguaggio indecifrabile, animali incredibili e curiosi oggetti volanti. Con solo una valigia e qualche spicciolo in tasca, l’immigrato dovrà trovare un posto dove stare, cibo da mettere sotto i denti e qualche tipo di lavoro retribuito. Ad aiutarlo nelle difficoltà ci saranno dei simpatici sconosciuti, ognuno con la propria storia mai raccontata. Storie di lotta e sopravvivenza in un mondo di violenza incomprensibile, agitazione e speranza.
SITO SI SHAUN TAN
RENSIONE DE ” L’APPRODO ” DI ERIK BALZARETTI
(…) L’Approdo è un silent book (…) che ha mietuto successi e premi, mettendo d’accordo pubblico e critica che hanno reso l’opera una sorta di prototipo mitico sia come albo illustrato per bambini, sia come graphic novel sofisticato per adulti. Ha anche l’indiscutibile merito di affrontare il tema delicato e controverso dell’emigrazione seppur con una delicatezza dapprima gradevole e poi fin troppo estenuata.
A rendere strepitoso il lavoro di Tan è il combinato disposto della tecnica realizzativa delle illustrazioni e delle soluzioni di montaggio e ritmo narrativo. L’indubbia carica emotiva, che scaturisce della scelta di lasciare il proprio paese e la propria famiglia in cerca di una nuova vita e di una nuova libertà, favorisce l’immedesimazione con il protagonista, dilata lo straniamento nei confronti della rappresentazione di un mondo pieno di rimandi al tempo stesso realistici e fantastici e costringe alla totale immersione nelle superbe illustrazioni a mezza tinta, seppiate come vecchie fotografie, espediente di grande effetto nel creare un’atmosfera di nostalgia. Straordinario è poi il trattamento visivo dell’albo che rende metafora l’universo visivo e sublima accadimenti, lasciando nel lettore la sensazione di trovarsi di fronte a una realtà possibile e tangibile: una sorta di libro pop-up bidimensionale dalle venature surreal-pop sostenute da una ricerca che trova le sue radici dichiarate nel cinema neorealista italiano. De Sica innanzitutto con Ladri di biciclette e Miracolo a Milano, che Tan omaggia consciamente e inconsciamente. Un piccolo capolavoro dove tutto, plot e tecnica grafico-narrativa, funziona come una perfetta macchina della stupefazione che sembra nascondere, però, una visione edulcorata della tragedia dell’emigrare. (…) Tutto ciò che non è conosciuto è incredibilmente e piacevolmente scioccante, metafora di una cultura altra e assolutamente positiva, accogliente e votata non tanto al melting pot culturale quanto a un assorbimento apparentemente indolore delle diversità come in una pax romana.
L’uomo che fugge, scappa da una cortina di ferro che è sì inquietante, ma la minaccia è rappresentata da un male così altamente metaforizzato e sublimato da non essere più nemmeno lontanamente spaventoso. Anche i racconti potenzialmente terribili degli altri emigrati, che non esitano ad aiutare l’ultimo arrivato, risultano completamente anestetizzati dal nuovo presente e dal ridente futuro offerto dalla nuova patria. (…). L’approdo diventa un’opera compiuta e inscrivibile tra le categorie del fantastico e dell’illusione, un’opera con un patrimonio d’immaginazione a cui tendere, un mondo che, se pur non esiste, è stato da sempre sognato. E nel sogno, adulti e bambini hanno gli stessi strumenti per orientarsi o perdersi.
Recensione di Erik Balzaretti