BIG MONEY — TESTO E ILLUSTRAZIONE DI MARIO BARDELLI

 

Big money           by Johnnie Walker

 

big money4b ILLUSTRAZIONE

 

 

 

L’ultimo presidente americano prima di F.D. Roosevelt, il repubblicano Herbert Hoover, nel suo discorso di investitura all’inizio del 1929, ancora in piena fase espansiva dell’economia, ebbe a dire orgogliosamente che “in questo paese (gli USA) siamo ad un passo dallo sconfiggere la povertà”. Nell’autunno di quello stesso anno il crollo della borsa di New York iniziò ufficialmente la Grande Depressione che portò disoccupazione e miseria per il seguente decennio. E sarebbe durata di più se non  fosse intervenuta  una guerra mondiale. Come dire: cadere dalla padella nella brace.

Sentendo le roboanti dichiarazioni di guerra alla povertà fatta dall’attuale governo qualche scongiuro lo farei. E’ vero che non siamo in una fase di crescita economica, come il povero Hoover. Ma la cosa non mi tranquillizza. Anzi.

Bisogna pur dire che, silenziosamente, negli ultimi cento anni, l’Italia, anzi gli italiani, qualche vittoria contro la povertà l’hanno ottenuta. Come altri paesi, del resto. Da paese prevalentemente agricolo, paese povero con grandi sacche di miseria, paese di e-migrazione di massa, non solo dal sud, ma anche da molte regioni settentrionali oggi ritenute prospere, ci possiamo attualmente sedere al tavolo delle nazioni dette “sviluppate”. Molto meglio che sedersi al tavolo del Patto di Monaco.

Purtroppo questo virtuoso processo si è arrestato, anzi è arretrato, a causa dell’ultima crisi economica mondiale, ancora in corso. Ma non solo. Le diseguaglianze nella distribuzione del reddito sono aumentate invece di diminuire : pochi hanno molto e molti hanno molto poco. E così si sono formate o ri-formate drammatiche sacche di povertà.

Ora cercare di aumentare il totale dei beni e sevizi socialmente prodotti (il famoso PIL) mediante una politica di sviluppo economico è cosa lodevole. Ma se si vuole riequilibrare la distribuzione di questi beni prodotti credevo che l’unico strumento fosse l’odiata tassazione con le discriminatorie aliquote progressive.

A proposito di altre dichiarazioni  dello stessissimo governo in carica,  può darsi che portare la tassazione al 15% fisso sia una mossa vincente di cui beneficeranno anche quelli il cui reddito è già al disotto di quella aliquota. Purché non si decida di tassare anche loro al 15% per una squisita questione di coerenza.

 

 

 

 

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