IAN GOLDIN (PRETORIA, 1955), REPUBBLICA DEL 31 AGOSTO 2018, pag. 37 ::: IL NOSTRO E’ UN SECONDO RINASCIMENTO, UNA NUOVA ETA’ DELL’ORO, ANCHE SE NON LA VEDIAMO, MA DOBBIAMO STARE ATTENTI A NON COSTRUIRE MURI, A COSTRUIRE SOCIETA’ PIU’ INCLUSIVE…A COLLABORARE

 

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IAN GOLDIN, nasce in Sudafrica, a Pretoria, nel 1955, è stato consigliere di Nelson Mandela (PER ALTRE COSE, VEDI SOTTO)

 

Il Saggiatore 2018, 

pagine: 389
€ 24,00

Ian Goldin insegna Globalizzazione e sviluppo alla University of Oxford. È stato direttore della Oxford Martin School, vicepresidente della Banca mondiale e consigliere di Nelson Mandela. Tra le sue pubblicazioni più recenti si ricordano Divided Nations (2013), Is the Planet Full? (2014), The Butterfly Defect (2014) e The Pursuit of Development (2016).

Chris Kutarna è ricercatore in Scienze politiche e membro della Oxford Martin School.

 

 

Oltre il disordine mondiale

Il Rinascimento c’è ma non lo vediamo

IAN GOLDIN

 

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Michelangelo, Leonardo e altri artisti del Rinascimento, che 500 anni fa dettero vita a geniali imprese, vissero in un periodo di cambiamento accelerato che ha molto in comune con i nostri tempi. Sotto la spinta irresistibile di una rivoluzione dell’informazione — il torchio da stampa — il Rinascimento fece uscire l’Europa dai secoli bui e la trasformò nella regione di gran lunga più progredita del pianeta.

La scienza, le arti e l’economia subirono mutamenti radicali. Si scoprì che il cuore umano era una pompa, non un’anima spirituale.

Copernico accertò che la Terra non era il centro dell’universo e che non stava ferma mentre il Sole le ruotava intorno. Le imprese di Cristoforo Colombo, che scoprì il Nuovo Mondo, e di Vasco da Gama, che schiuse la rotta marittima verso le ricchezze dell’Asia, inaugurarono il primo periodo di scambi commerciali globali. Tuttavia, quei cambiamenti determinarono anche rivolgimenti, incertezze ed estremismi laceranti e provocarono guerre di religione.

Nel Rinascimento, come al giorno d’oggi, i nuovi collegamenti non furono forieri soltanto di opportunità, ma anche di rischi.

Su entrambe le sponde dell’Atlantico, ormai avvicinate fra loro, si diffusero malattie nuove e terrificanti: se da un canto i viaggi di scoperta provocarono la morte di gran parte dei nativi americani, dall’altro i vascelli degli esploratori riportarono in Europa la sifilide e altri morbi sconosciuti. Martin Lutero si servì del nuovo potere della stampa per attaccare la Chiesa cattolica puntando l’indice contro la sua corruzione dilagante, e così facendo innescò violenze che infuriarono in tutto il continente provocando nella Chiesa una divisione che perdura ancor oggi.

Ma la riaffermazione dei valori del Rinascimento — conoscenza, diversità e tolleranza — si concretizzò in un simbolo nel 1504, quando Michelangelo, a Firenze, mostrò la sua celebre statua: essa ritrae David nell’atto di riflettere con determinazione su come vincere la sfida senza precedenti che ha di fronte.

Anche l’epoca odierna è caratterizzata dalla competizione: fra le conseguenze positive e negative della globalizzazione e dello sviluppo umano; fra le forze dell’inclusione e dell’esclusione; fra la fioritura del genio e la proliferazione dei rischi.

L’eccezionale aumento dei redditi in tutto il mondo si deve a flussi di idee, scambi commerciali, tecnologie e persone che attraversano i confini delle singole nazioni. Il ritmo dell’innovazione è accelerato. La rapidità, la portata e la complessità di questa integrazione hanno vaste implicazioni per le imprese, per i singoli e per le società.

Specialmente in Asia, la globalizzazione ha dato impulso a un rapido sviluppo economico.

Per la prima volta da millenni, l’aspettativa di vita è aumentata in media di 20 anni a livello mondiale. Al tempo stesso, con la crescente istruzione, occupazione e urbanizzazione delle donne, la fecondità è crollata, e ciò ha determinato il rapido invecchiamento della popolazione sia dei paesi avanzati che di quelli in via di sviluppo.

Ora, più il ritmo del cambiamento si fa incalzante e più si aggrava l’arretratezza. Le città e i paesi pieni di dinamismo si proiettano in avanti lasciandosi dietro le città in declino e i paesi in preda alla stagnazione, e ciò acuisce le disuguaglianze.

La globalizzazione diffonde opportunità, ma genera anche una nuova forma di rischio. In Italia e in altri paesi si avvertono ancora gli effetti della crisi finanziaria causata nel 2008 dal crollo delle banche. Ciò dimostra che l’integrazione determina anche interdipendenza e quindi vulnerabilità. Pandemie, attacchi cibernetici e cambiamento climatico sono, al pari del contagio finanziario, un riflesso dei nuovi rischi che accompagnano la globalizzazione.

Il Rinascimento di 500 anni fa fu legato alla prima rivoluzione dell’informazione e alla prima ondata di globalizzazione. Gli stupefacenti progressi e gli inediti rischi che accompagnarono quel processo sono stati mal gestiti, e ciò ha provocato secoli di guerre di religione e di estremismi.

Oggi, nel nostro secondo Rinascimento, dobbiamo capire che se non sapremo creare società più inclusive, e ridurre i rischi legati ai flussi finanziari, questi supereranno di gran lunga i vantaggi. La risposta non è certo costruire muri più alti: non c’è muro tanto alto da fermare il cambiamento climatico o le pandemie. E comunque i muri alti tengono fuori le idee, le tecnologie, le opportunità economiche e le competenze di cui abbiamo bisogno per un futuro prospero e sicuro. I muri alti ostacolano la nostra capacità di collaborare, essenziale nel momento in cui tutti i rischi che incombono su di noi affrontati con un insieme di interventi nazionali e di iniziative condivise.

Viviamo in un’epoca di sfide nazionali e globali senza precedenti. Dobbiamo trarre il coraggio necessario dal Rinascimento, che ha ancora da offrirci insegnamenti vitali. E questo non perché la storia si ripeta, ma perché presenta echi e consonanze. Comprendere il passato può regalarci intuizioni utili ad agire nel presente.

– Traduzione di Marina Astrologo

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