EUGENIO MONTALE, LETTERA A MALVOLIO (1972)— DAL DIARIO DEL ’71 E DEL ’72 IN TUTTE LE POESIE, MONDADORI, MERIDIANI (1984)

 

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NOTA: Nella commedia di William Shakespeare La dodicesima notte, Malvolio è un maggiordomo che nasconde la sua ipocrisia dietro comportamenti rigorosi e severi. Montale si rivolge a Pasolini dandogli questo nome. La polemica fra i due durò a lungo e con toni molto accesi.  Con questa poesia Montale risponde alle critiche che lo scrittore Pier Paolo Pasolini gli aveva rivolto sulla rivista Nuovi Argomenti in un articolo di commento a Satura uscito nel 1971

 

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Lettera a Malvolio (1972)

 

 

Eugenio MontaleLettera a Malvolio
Diario del ’71 e del ’72
in Tutte le poesie, Mondadori, 1984

Meridiani, pp.1245
Euro 55,00

 

ppare nel Diario del ’71 e del ’72, il quinto libro di poesie di Eugenio Montale (1973). Dopo alcune composizioni sarcastiche sulla società italiana definita ne Il trionfo della spazzatura si arriva a una poesia emblematicamente polemica nei confronti di Pier Paolo Pasolini, che aveva in un certo senso censurato Satura, per l’atteggiamento tiepido dimostrato dal poeta sugli argomenti più controversi della politica contemporanea: il conflitto sociale, le stragi e, a livello internazionale, la guerra del Viet-Nam. In questa poesia, Lettera a Malvolio, Montale affronta i suoi critici, fa i conti con la società italiana degli anni del boom e si rivolge, con Pasolini, a tutti gli intellettuali che ne hanno, in qualche modo, tratto profitto.

 

LETTERA A MALVOLIO

Non s’è trattato mai d’una mia fuga, Malvolio,
e neanche di un mio flair che annusi il peggio
a mille miglia. Questa è una virtù
che tu possiedi e non t’invidio anche
perchè non potrei trarne vantaggio.

No,
non si trattò mai d’una fuga
ma solo di un rispettabile
prendere le distanze.

Non fu molto difficile dapprima,
quando le separazioni erano nette,
l’orrore da una parte e la decenza,
oh solo una decenza infinitesima
dall’altra parte. No, non fu difficile,
bastava scantonare scolorire,
rendersi invisibili,
forse esserlo. Ma dopo.

Ma dopo che le stalle si vuotarono
l’onore e l’indecenza stretti in un solo patto
fondarono l’ossimoro permanente
e non fu più questione
di fughe e di ripari. Era l’ora
della focomelia concettuale
e il distorto era il dritto, su ogni altro
derisione e silenzio.

Fu la tua ora e non è finita.
Con quale agilità rimescolavi
materialismo storico e pauperismo evangelico,
pornografia e riscatto, nausea per l’odore
di trifola, il denaro che ti giungeva.
No, non hai torto Malvolio, la scienza del cuore
non è ancora nata, ciascuno la inventa come vuole.
Ma lascia andare le fughe ora che appena si può
cercare la speranza nel suo negativo.
Lascia che la mia fuga immobile possa dire
forza a qualcuno o a me stesso che la partita è aperta,
che la partita è chiusa per chi rifiuta
le distanze e s’affretta come tu fai, Malvolio,
perchè sai che domani sarà impossibile anche
alla tua astuzia.

 

commento: 

Il poeta, che può vantarsi di non essere sceso a compromessi con i potenti, né sotto il fascismo, né tanto meno con l’entourage formatosi nell’Italia del miracolo economico, propone di sé una figura di un uomo solitario ma coerente con i propri principi di moralità e di onestà intellettuale, che non partecipa ad un mondo corrotto, fatto di disonore e di indecenza.

Il poeta afferma di non aver mai rifuggito gli impegni politici ma di aver tenuto a mantenere una «rispettabile distanza». E se la scelta non fu difficile al tempo del fascismo, diventa tanto più giusto mantenerla in un periodo in cui l’onore e l’indecenza costituiscono un ossimoro onnipresente. È l’ora della focomelia concettuale, e il distorto è il dritto, e su ogni altra cosa è derisione e silenzio.

Il poeta ha preso una strada diversa da quella imboccata da Pasolini, il quale rimescolando agilmente materialismo storico e pauperismo evangelico ha in effetti finito con accettare del denaro da un ambiente corrotto. Il poeta termina affermando di essere rimasto coerente con la sua «fuga immobile», che se per lui ancora la partita è aperta, per Pasolini la partita è chiusa perché chi fa commercio del proprio sdegno, prima o poi finisce col compromettersi con l’oggetto delle proprie critiche: «che la partita è chiusa per chi rifiuta / Le distanze e s’affretta come fai tu, Malvoglio, / perché sai che domani sarà impossibile anche / alla tua astuzia».

Ecco il commento di Francesco Puccio a spiegazione di questi versi:

«Il testo, inteso come lettera aperta, da cui il titolo, focalizza uno dei temi ricorrenti nell’ultima produzione di Montale e cioè la difesa della propria intransigenza etica che da tanti intellettuali e detrattori era scambiata per disimpegno…. Il poeta prende le rispettabili distanze da ogni posa letteraria, da ogni ideologia che abbia la pretesa di assurgere a verità, e soprattutto resta alieno da atteggiamenti prostagonistici.».

A cura della Redazione Virtuale

Milano, 23 maggio 2006
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1 risposta a EUGENIO MONTALE, LETTERA A MALVOLIO (1972)— DAL DIARIO DEL ’71 E DEL ’72 IN TUTTE LE POESIE, MONDADORI, MERIDIANI (1984)

  1. Domenico Mattia Testa scrive:

    Montale,dopo la pubblicazione di “Satura” in cui prende le distanze dalla rivoluzione del “68”,dall’ideologia consumista,dalle mitologie dominanti negli anni sessanta del secolo scorso,nei “Quaderni del “71 e del 72,continua con coerenza la sua lettura critica della società e della civiltà contemporanee non risparmiando il suo sarcasmo verso i tanti intellettuali impegnati-qui il bersaglio è Pasolini-ma forse appena tre anni dopo,dovette ricredersi per aver scritto questi versi polemici nei confronti di un intellettuale che ha pagato con la vita la difesa del suo modo di essere contro: il capitalismo,il conformismo,i disvalori dominanti.A più di quarant’anni di distanza Montale e Pasolini,pur nella diversità di carattere,hanno lasciato una grande lezione di vita e di arte che li rende lucidi interpreti della crisi dell’uomo di oggi.Non è retorica dire che sentiamo la mancanza di due autori,tesi a dire sempre e comunque la verità sulla crisi storica del Novecento e sulla miseria della condizione umana.

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