ALBERTO D’ARGENIO, REP. 16-05-2018, pag 10 ::: UE E TEHERAN ::: STRUMENTI PER SALVARE LE IMPRESE CHE COMMERCIANO CON TEHERAN DALLE SANZIONI DI SECONDO LIVELLO DEGLI USA

 

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Oggi vertice a Sofia, Bulgaria

L’abbraccio tra Ue e Teheran per salvare imprese e petrolio

L’Europa difende l’accordo per limitare il nucleare iraniano e studia le contromisure alle sanzioni americane

Alberto D’Argenio,

 

 

 

Dal nostro corrispondente

BRUXELLES

Per una volta l’Europa marcia unita, determinata a salvare l’accordo sul nucleare iraniano boicottato da Donald Trump. «Lo consideriamo vitale per la nostra sicurezza » , spiegava ieri il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson da Bruxelles, dove sotto la regia di Federica Mogherini l’Unione cerca la quadra per convincere la Repubblica Islamica a non recedere dal trattato firmato nel 2015 con Obama alla Casa Bianca. Prima la riunione tra l’Alto rappresentante Ue e il ministro degli Esteri Javad Zarif, quindi il tavolo allargato ai capi della diplomazia di Regno Unito, Francia e Germania. Ma a complicare il quadro le nuove sanzioni annunciate dagli Usa contro il governatore della Banca centrale iraniana mentre Mosca non esclude che la stessa Teheran possa uscire dall’accordo dopo il ritorno delle sanzioni americane.

Esattamente quello che gli europei vogliono evitare in quanto considerano l’accordo Jcpoa non solo cruciale per evitare la ripresa dell’arricchimento dell’uranio, ma anche per tenere aperti i contatti tra Teheran e il resto del mondo e dare una speranza di benessere alla componente moderata della Repubblica Islamica, evitando di vedere il Paese scivolare di nuovo verso la contrapposizione totale con l’Occidente. Per questo si studiano le misure tecniche e giuridiche per difendere le aziende del continente che continueranno a lavorare con l’Iran dalle sanzioni di secondo livello annunciate dalla Casa Bianca.

Ieri Mogherini ha definito l’incontro con Zarif « molto produttivo ». Oggi le diverse strade su cui lavora l’Unione saranno discusse dalla Commissione europea a Bruxelles e quindi nella cena dei capi di Stato e di governo dei Ventotto a Sofia, dove domani si terrà un vertice tra Ue e Balcani. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha auspicato che i Ventotto confermino l’impegno sul Jcpoa « fino a quando l’Iran rispetterà ciò che è previsto dall’accordo». Fatto certo. Il problema è come.

Zarif nel chiuso degli incontri ha confermato la volontà di Teheran di andare avanti se gli europei troveranno una soluzione praticabile. Per salvare le aziende Ue dalle sanzioni Usa, e quindi tenere in piedi le relazioni economiche con l’Iran in cambio dello stop al nucleare, le piste sono due. La prima prevede l’attivazione del Blocking Statute lanciato, e mai usato, dalla Ue nel 1996 proprio per rispondere alle sanzioni americane contro Cuba e Iran. Prevede che le aziende europee notifichino alla Commissione i rischi di sanzioni a stelle e strisce e si rifiutino di bloccare gli affari con Teheran dietro le minacce di Washington. Se poi saranno colpite dalle sanzioni, si studia un meccanismo di compensazione dei danni da parte della Banca degli investimenti europea e un altro meccanismo per rivalersi nei confronti degli Usa. Questo per quanto riguarda le grandi multinazionali. Per le imprese più piccole invece si studia un sistema sulla falsa riga delle garanzie sovrane da 5 miliardi stipulate dall’Italia con Teheran che garantirebbero gli affari. Soluzioni indispensabili per un business da 20 miliardi per l’Europa (l’Italia è il primo partner commerciale europeo di Teheran con un interscambio di 4,5 miliardi). E per preservare le esportazioni del petrolio iraniano (il 20% verso l’Unione) il commissario Ue Canete sarà a Teheran nel fine settimana. Intanto in Europa cresce la preoccupazione per le violenze in Israele, con Macron che in una telefonata a Netanyahu ha espresso « vivissima preoccupazione per la situazione a Gaza» e ha condannato le violenze sottolineando l’importanza della protezione dei civili. Preoccupazione è stata espressa anche dagli ambasciatori Ue all’Onu.

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