I MEMBRI DELL’ACCADEMIA SVEDESE AL PALAZZO DELLA BORSA A STOCCOLMA
Accademia svedese e il Museo Nobel nel Palazzo della Borsa, Stortorget Square, la Gamla
Museo del Nobel a Stoccolma
banchetto del Nobel, 2015
gli ospiti danzano nella Golden Hall dopo il banchetto
Stoccolma
Stoccolma in un bel giorno di sole
nella città vecchia :: Stortorget
la cerimonia al Municipio di Stoccolma
Stoccolma vicino a Natale
4/5/2018
CULTURA
Il reportage
Carlo XVI Gustavo cambia le regole per salvare l’istituzione: i giurati non conserveranno più i seggi a vita. E oggi si decide se far saltare il premio per la letteratura come in guerra. Ma c’è già una lista di candidati
Scacco al Nobel il re rivoluziona l’Accademia
RAFFAELLA DE SANTIS,
Lo scandalo del Nobel sta riuscendo a mutare l’immutabile Accademia svedese. Il re Carlo XVI Gustavo di Svezia ha proposto di rivoluzionarne lo statuto rendendo elettivi i giurati finora in carica a vita. Da oggi i togati accademici del Nobel possono chiedere le dimissioni.
Per andarsene basta una lettera scritta. Da parte sua la Svenska Akademien può sospendere chi non ha partecipato ai lavori per due anni. La notizia, anche se annunciata, ha sorpreso chi conosce quanto sia difficile cercare di cambiare un’istituzione conservatrice come l’Accademia fondata dal sovrano Gustavo III nel 1786. La giornata di ieri è stata quella del conclave dei giurati, asserragliati dentro l’istituto per arrivare a decidere cosa fare del prossimo Nobel. Se rimandarlo o meno dopo che è stato travolto da un tristissimo scandalo di soldi e sesso. La Fondazione Nobel ha infatti la facoltà di trattenere la somma corrispondente all’assegnazione del premio. La stampa non è ammessa e il vento freddo che spazza Stoccolma non aiuta gli appostamenti. Fuori cronisti e fotografi hanno trascorso ore aspettando sotto una pioggia ininterrotta. Il concistoro dei togati si è tenuto a porte chiuse. Gli ingressi della Börshuset, il fastoso edificio che un tempo ospitava la Borsa, sono rimasti serrati. Dentro, rintanati a parlare, e molto probabilmente a litigare, i dieci accademici rimasti ai loro seggi dopo l’ondata di dimissioni seguite al caso Jean-Claude Arnault, il presunto molestatore che ha inguaiato un’istituzione finora vissuta di segreti e silenzi. Il fatto che nonostante l’eccezionalità del momento tutto sia avvenuto secondo il protocollo fa quasi sorridere. È consuetudine per gli accademici infatti ritrovarsi ogni giovedì pomeriggio alle cinque in una speciale sala della Börshuset.
E ieri allo stesso orario di sempre erano lì. La durata delle riunioni solitamente è di un’ora e mezza, ma ieri si è allungata fino alle 19.30, con alcune rassicurazioni sul futuro: tra i giurati che all’uscita si sono detti «ottimisti» sulla confermata assegnazione del premio 2018, la poetessa e drammaturga Kristina Lugn, lo scrittore Per Wästberg (meno sbilanciato degli altri) e il sinologo Göran Malmqvist. Qualcuno dice che ci sarebbe già una lista di venti scrittori candidati a ricevere il premio 2018. Certo ai cronisti hanno affidato solo mezze parole, prima della diffusione del comunicato con la decisione ufficiale (prevista nella prima mattinata di oggi, alle nove), perché quello che avviene negli arcani interni non è dato saperlo. I documenti delle riunioni – vergati a mano dal segretario – non devono trapelare. Sono ammessi a partecipare solo gli accademici o la famiglia reale. Ogni giovedì il rituale si conclude con una cena comune in un ristorante nei paraggi, il Gyldene Freden, dove pare che i giurati amino consumare una frugale pea soup, una zuppa di piselli immancabile in ogni famiglia svedese.
Il portone verde al numero 2-4 di via Källargränd non si è aperto per nessuno. La sera prima, immaginando le difficoltà, abbiamo contatto via mail Horace Engdahl, “il diavolo” (così lo chiamano sorridendo i suoi nemici) di questo conclave percorso da veleni e perfidie.
Enghald è stato il grande accusatore della segretaria dimissionaria Sara Danius e il maggiore difensore di Jean-Claude Arnault. Di fronte alla parola “cambiamento” reagisce come un indemoniato davanti a un crocifisso. La nega, arretra. Per Engdahl la modifica dello Statuto non è affatto rivoluzionaria: «Non muta le norme vigenti. Le attuali regole sono “silenti” riguardo al tema delle dimissioni volontarie.
La possibilità di dimettersi non è menzionata nello Statuto, ma non esiste una norma che la vieti.
Questo silenzio è stato finora interpretato come “non si può uscire se non per causa di morte”.
Da adesso sarà possibile invece andarsene volontariamente».
Secondo l’accademico, il re ha semplicemente dato «una nuova interpretazione» dello Statuto, niente di più. Visto il cul-de-sac in fondo non c’era via d’uscita.
Ridotta a dieci membri, l’Accademia non aveva più i numeri per prendere le decisioni.
Ora i seggi rimasti vuoti potranno essere rimpiazzati. Engdahl, critico letterario con alle spalle decine di pubblicazioni, è stato in passato segretario generale. Nel 2009 ha lasciato il posto allo storico Peter Englund. Il segretario generale dell’Accademia è colui che annuncia ogni anno il nome del Nobel, una figura simbolicamente molto rappresentativa. Se il premio non venisse assegnato quest’anno, sarebbe tutt’altro che normale. È vero che è successo molte volte in passato – nel 1914, 1918, 1935 e poi dal 1940 al 1943 – ma erano periodi difficili per la storia europea, coinvolta nelle due sanguinose guerre mondiali.
La verità è che in questa clamorosa vicenda, a saltare è stato proprio il proverbiale riserbo accademico, svaporato sotto i colpi di soffiate e storie di soldi e conflitti d’interessi: Arnault finanziava il suo club culturale, il Forum, con i soldi dell’Accademia, nella quale sedeva la moglie Katarina Frostenson, e si sa che conosceva in anticipo i nomi dei vincitori. C’è un’indagine che rivela come almeno in sette casi i vincitori si conoscessero prima. E questo spiega perché spesso siti come Ladbrokes abbiano bloccato le scommesse a poche ore dall’annuncio dei vincitori. Tra i nomi certi messi nero su bianco sul verbale dell’inchiesta quelli dei Nobel Patrick Modiano e Le Clézio. Inutile serrare le porte se passano spifferi ovunque.
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