PATRIZIA DE RUBERTIS, IL FATTO DEL 9-4-2018 ::: Dagli errori alla exit milionaria: le startup felici oltre l’illusione /// una filosofia che vale anche per chi non mira a start-up…::: ” TENTA DI NUOVO. FALLISCI DI NUOVO. FALLISCI MEGLIO “

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 9-4-2018

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Dagli errori alla exit milionaria: le startup felici oltre l’illusione

L’idea non è tutto: è meglio avere talento. Così Andrea Dusi racconta il segreto del successo per le nuove imprese: “Non fatelo per i soldi, altrimenti non durerete a lungo”
Dagli errori alla exit milionaria: le startup felici oltre l’illusione

Se fin da piccolo hai sempre avuto il sogno di fare l’imprenditore e oggi stai pensando di avviare una startup, meglio partire dalle brutte notizie: l’autoimprenditorialità è un’illusione. Esiste il 90% di probabilità che quell’azienda tanto agognata – per cui si perderanno diversi anni di sonno, i primi passi dei figli, anniversari e compleanni, senza guadagnarci nulla, anzi rimettendoci i risparmi di una vita – fallisca in meno di tre anni. Poi, se questo avviene in un Paese come il nostro, dove è assente una cultura positiva del fallimento, è la fine. Al contrario di quello che accade in America, dove l’approccio non è glorificato, ma almeno compreso e rispettato. E a confermarlo ci sono i (secondi) successi di Walt Disney, Steven Spielberg o Micheal Jordan, che ha fatto scrivere sulle sue leggendarie scarpe da basket la frase: “Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”.

Del resto il mantra che le startup della Silicon Valley ripetono ossessivamente è “Try again. Fail again. Fail better”. Essere sconfitti dal mercato non vuol dire essere dei falliti. E, anche se non si ha più un soldo in tasca e il morale è sotto i piedi si può ricominciare e fondare una nuova startup di successo, proprio come successo ad Andrea Dusi, che ha raccontato la sua esperienza in Come far fallire una startup ed essere felici, edito da Bompiani. Il nome dice poco? Eppure questo veronese di 40 anni, dopo che la sua azienda di t-shirt con una manica lunga e una manica corta è fallita nel 2003, nel 2006 ha fondato con Cristina Pozzi la Wish Days (nota per i cofanetti regalo Emozione3) vendendola nell’aprile 2016 al gruppo Smartbox per circa 20 milioni di euro. Un’operazione che tecnicamente si chiama exit.

“Ovviamente non è possibile stabilire a priori il successo o l’insuccesso di un’iniziativa e trovare la formula magica – scrive Dusi – ma si possono individuare gli errori”. Che l’imprenditore non ha ripetuto: capire che non basta essere smanettoni (Zuckerberg era studente ad Harvard, aveva già fondato e venduto aziende prima di creare Facebook e, soprattutto, è un genio puro), avere il senso dei propri limiti (la determinazione di non arrendersi e la flessibilità di pivotare, cioè cambiare modello di business) e sopportare svariati sacrifici (come diceva Thomas Edison “il genio è per l’1% inspirazione creativa e per il 99% sudore e fatica”).

C’è anche un altro elemento da non sottovalutare per Dusi: la maggior parte delle startup di successo è stata coofondata (si legga Facebook, Microsoft, Intel, Google, ma anche le italiane Facile.it o Volagratis) e, quando si trova il socio giusto, non bisognerebbe mai farselo scappare. Emblematico è il caso di PayPal, startup fondata nel 1999 da Peter Thiel e altri cinque soci, tra cui Elon Musk, che hanno reclutato tutti i dipendenti attraverso una rete di amicizie.

Una formula vincente tanto che il gruppo, ribattezzato PayPal Mafia, è sopravvissuto alla concorrenza di Ebay (da cui è stato comprato nel 2002 per 1,5 miliardi di dollari), alle ostilità di Visa e Mastercard e agli attacchi degli hacker. Dopo l’acquisizione quasi tutto il team di PayPal ha abbandonato la società, ma non la cultura aziendale in cui i singoli membri sono cresciuti, replicandosi nel lancio di nuove imprese che oggi si chiamano Tesla Motors, LinkedIn, SpaceX o Youtube.

Jeff Bezos, a fine 2017, nell’annuale lettera agli azionisti Amazon ha ricordato che il suo colosso continuerà a mantenere sempre uno spirito da startup, senza mai avere paura di fallire e di provare ancora. Quello che, invece, non ha fatto Kodak che è così fallita nel 2013: quando avrebbe dovuto reagire al cambiamento, ha rinunciato ad aprirsi al digitale per tutelare il proprio vantaggio competitivo nell’analogico. Lo stesso anno in cui la Kodak è andata in bancarotta, Facebook ha comprato Instagram per un miliardo di dollari. Una lezione virtuosa da seguire. E perché no, per imparare a essere felici.

 

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1 risposta a PATRIZIA DE RUBERTIS, IL FATTO DEL 9-4-2018 ::: Dagli errori alla exit milionaria: le startup felici oltre l’illusione /// una filosofia che vale anche per chi non mira a start-up…::: ” TENTA DI NUOVO. FALLISCI DI NUOVO. FALLISCI MEGLIO “

  1. Donatella scrive:

    Ma il coraggio, se uno non ce l’ha, come sappiamo dal Manzoni, come si fa ad acquisirlo?

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