SILVIA TRUZZI, IL FATTO QUOTIDIANO DEL 03-03-2018 ::: ISTRUZIONI ABBASTANZA CHIARE PER VOTARE POLITICHE E REGIONALI::: UNA SOLA CROCETTA PER SCHEDA E SI E’ SICURI

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 03 MARZO 2018

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» POLITICA

sabato 03/03/2018

Come si vota: una sola crocetta e si va sul sicuro

Debutta il mostro Rosatellum. Vietato il voto disgiunto (barrare il nome di un candidato e pure una lista che non lo appoggia), ma alle Regionali si può fare
Come si vota: una sola crocetta e si va sul sicuro

L’articolo che vi apprestate a leggere si rende necessario perché – dopo averci fracassato i camilleriani cabasisi per anni con la formuletta “la sera delle elezioni si deve sapere chi governa” – il Parlamento ha sfornato una legge elettorale complicatissima, sia per come macina i voti trasformandoli in seggi, sia per le modalità stesse del voto. Giusto per arginare l’astensione, i partiti hanno ideato una scheda piuttosto spaventevole che è riportata qui a fianco.

Dove come quando
Un solo giorno (ricordatevi la tessera)

Questioni preliminari: si vota solo nella giornata di domenica, dalle 7 alle 23. Per esercitare il diritto di voto bisogna avere 18 anni per la Camera, 25 per il Senato. È necessario essere muniti di tessera elettorale, da presentare al seggio con un documento di identità valido: in caso di smarrimento o furto della tessera bisogna andare all’Ufficio elettorale del proprio Comune di residenza per ottenere un duplicato (lo stesso dicasi in caso di esaurimento dei 18 spazi disponibili). I Municipi restano aperti anche nella giornata di domenica (meglio controllare comunque con una telefonata preventiva) per garantire il servizio anche nel giorno delle elezioni. Se non vivete nello stesso Comune dove votate, sul sito di Trenitalia trovate le istruzioni per lo sconto del biglietto ferroviario di andata e ritorno.

La novità
Il tagliando antifrodeNon staccatelo

In questa tornata elettorale debutta una misura contro la compravendita di voti. Uno dei brogli elettorali più utilizzati dalla criminalità organizzata è quello della cosiddetta “scheda ballerina”, dove all’elettore viene consegnata una scheda regolarmente timbrata e già votata che viene inserita nell’urna al posto di quella regolare da restituire intatta come prova. Ecco allora che quest’anno la scheda sarà dotata di un tagliandino antifrode con un codice alfanumerico seriale. Il tagliando rende la scheda “unica” e identificabile, naturalmente senza rendere riconoscibile il voto espresso (che secondo la Costituzione è “libero e segreto”). All’uscita dalla cabina, la scheda va consegnata al presidente di seggio che strappa il bollino e poi la infila (lui, non voi) nell’urna, dove torna anonima, con la sicurezza che sia la scheda effettivamente consegnata al cittadino prima dell’ingresso nella cabina elettorale. È vietato farsi selfie e foto con la scheda votata (recentemente un cittadino di Firenze che aveva fatto una foto nella cabina elettorale è stato condannato al pagamento di 15 mila euro).

La scheda
Un complicatosistema misto

Vi verranno consegnate due schede: una rosa per la Camera dei deputati e una gialla per il Senato. Il sistema di voto è uguale per entrambi i rami del Parlamento che viene rinnovato con un sistema misto, maggioritario e proporzionale. Solo un terzo dei parlamentari sarà eletto con il criterio maggioritario nel collegio uninominale (dove vince chi ottiene un voto in più degli altri), mentre gli altri due terzi di deputati e senatori saranno eletti nei listini bloccati con il criterio proporzionale: più la lista ottiene voti, più eletti scattano, a partire dal capolista a scendere. In ogni listino ci sono da 2 a 4 nomi (a seconda della grandezza dei collegi). In pratica troverete un nome scritto in grande, che indica il candidato del collegio uninominale e sotto i partiti che lo sostengono e i relativi candidati nei listini del proporzionale.

Le trappole
Divieto di voto disgiunto Come non buttare il voto

Il metodo più semplice, seguendo la ratio della legge, è barrare la lista della quota proporzionale (Esempio 1 nella grafica): il voto poi si estende al relativo candidato dell’uninominale. Se barrate solo il nome del candidato all’uninominale (Esempio 2), il voto si propaga alla lista o liste collegate in misura proporzionale alle preferenze ottenute nel collegio da ogni singola lista. Se invece barrate sia il nome sia una lista collegata (Esempio 3), il voto della quota proporzionale va alla lista scelta. Non è previsto (come accade invece per il rinnovo dei Consigli regionali di Lombardia e Lazio) il voto disgiunto: quindi non si può (Esempio 4) votare un candidato all’uninominale e, poi, per la quota proporzionale un partito che non sostenga quel candidato. Esempio: si può votare il candidato dell’uninominale del Pd e poi la lista della Bonino, ma non si può invece barrare il simbolo di Lega, 5Stelle o LeU. Cosa succede (Esempio 5) se barrate solo uno dei nomi piccoli delle liste proporzionali? È un voto non corretto, potrebbe essere annullato anche se è chiara la volontà dell’elettore: su questo punto potrebbero sorgere divergenze nell’interpretazione nel collegio degli scrutatori.

Le Regionali
Si rinnovano i consiglidi Lazio e Lombardia

I cittadini di Lazio e Lombardia, che riceveranno anche la scheda per le Regionali (vedi sopra), dovranno fare attenzione perché il sistema di voto è diverso. Sulla scheda regionale sono stampati i nomi dei candidati governatori (in Lombardia 7, nel Lazio 9), con le rispettive liste che li sostengono. Accanto a ogni simbolo ci sono due righe che possono essere riempite a mano con uno o due cognomi di candidati di quel partito (che devono essere di sessi diversi). Si può votare solo il candidato governatore senza alcuna lista (l’elezione è diretta); oppure si può votare il candidato governatore e una lista a lui collegata (con, appunto, un massimo di due preferenze). Ma si può anche dare un voto non coerente, perché appunto è previsto il voto disgiunto, cioè a un candidato e a una lista a lui non collegata. Se si vota invece solo una lista, il voto si intende dato anche al candidato governatore che quella lista sostiene.

 

 

Silvia Truzzi

SILVIA TRUZZI

Nata a Mantova, vivo a Milano. Sono laureata in Giurisprudenza e lavoro al Fatto quotidiano da quando è stato fondato nel 2009. Ho vinto il Premio giornalistico internazionale Santa Margherita Ligure per la cultura nel 2011 e il Premio satira Forte dei Marmi, sezione giornalismo, nel 2013. Ho scritto “Un Paese ci vuole” (Longanesi, 2015) e con Marco Travaglio “Perché no” (Paper first, 2016).

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