Il trailer italiano del film MILK di Gus van Sant, interpretato da Sean Penn e dedicato alla storia dell’attivista dei diritti gay Harvey Milk, di cui la nostra associazione porta il nome.
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« Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese » |
(Harvey Milk) |
HARVEY MILK (1930-1978) è stato un politico statunitense, militante del movimento di liberazione omosessuale.
FOTO DA ::: File:Harvey Milk in 1978 at Mayor Moscone’s Desk.jpg
Harvey Bernard Milk nacque a Woodmere, Long Island (New York) in una famiglia ebraica di origini lituane. Si laureò in matematica all’Albany State College nel 1951 e si arruolò nella marina statunitense; fu congedato con onore, sebbene in seguito egli avesse rivelato agli elettori di essere stato vittima di una delle molte “purghe” di omosessuali nelle forze armate.
Come molte altre persone omosessuali di quel periodo, Milk si trasferì a San Francisco nel 1972, dove si stabilì con il suo compagno Scott Smith e aprì un negozio di fotografia nel quartiere gay di Castro, che divenne un luogo di ritrovo del gruppo che lo avrebbe poi sostenuto nelle elezioni.
Emerse ben presto come un leader della comunità gay, fondando la “Castro Valley Association” dei commercianti locali, e fungendo da rappresentante per gli interessi del quartiere nelle relazioni con il governo cittadino. Fu eletto supervisor (cioè consigliere comunale) nel 1977, risultando così il primo rappresentante eletto di una delle maggiori città degli Stati Uniti ad essere apertamente gay. Fu decisivo nel rigetto della Proposition 6, supportata dal senatore dello stato John Briggs, che avrebbe permesso il licenziamento degli insegnanti dichiaratamente gay in base alla loro identità sessuale. Milk dibatté pubblicamente con Briggs sull’argomento, rivelando arguzia e personalità di fronte alla nazione. Nel novembre 1978 la Proposition 6 fu fermamente rigettata dai californiani.
Harvey Milk venne assassinato il 27 novembre 1978 all’interno del Municipio, assieme al sindaco George Moscone, dall’ex consigliere comunale Dan White. White aveva rassegnato le dimissioni pochi giorni prima, a seguito dell’entrata in vigore di una proposta di legge sui diritti dei gay, cui si era opposto.
White sperava di essere riconfermato dal sindaco Moscone, che inizialmente aveva considerato l’idea. Le pressioni della componente più liberale della città spinsero il sindaco a non riconfermare White. White entrò in municipio attraverso una finestra aperta del seminterrato, per evitare di essere scoperto con la pistola e con i 10 caricatori che aveva in tasca. Dopo essersi fatto strada fino all’ufficio del Sindaco, incontrò Moscone e cercò di convincerlo a riconfermarlo. Non riuscendoci gli sparò ripetutamente.
Successivamente White ricaricò l’arma e si aprì la strada fino alla parte opposta dell’edificio, dove con la scusa di parlargli, invitò Milk nel suo studio e gli sparò tre colpi di pistola, uno alla mano destra e due al petto. Milk cadde a terra e White lo finì con due colpi a bruciapelo alla testa, come confermò il medico che eseguì l’autopsia. White negò la premeditazion.
La sera dell’omicidio dal quartiere di Castro a San Francisco partì un corteo spontaneo di oltre 30 mila persone a lume di candela in memoria del consigliere Harvey Milk e del sindaco George Moscone.
Harvey Milk, consapevole del rischio che correva, dopo avere ricevuto numerose lettere e telefonate di minaccia, aveva registrato numerose audiocassette da ascoltare nell’evenienza che gli fosse successo qualcosa.
La sentenza
White fu riconosciuto colpevole di omicidio volontario (imputazione meno grave dell’omicidio premeditato di cui era stato accusato), con l’attenuante della seminfermità mentale, e condannato a sette anni e otto mesi di prigione, una sentenza da più parti ritenuta troppo lieve e motivata dall’omofobia.
Gli avvocati difensori avevano infatti impedito a chiunque fosse favorevole ai diritti dei gay di far parte della giuria.[senza fonte]
Dopo la sentenza, la comunità gay si scatenò, inferocita, nelle sommosse notturne contro White dette White Night Riots, in cui più di 160 persone finirono in ospedale.
Dopo la scarcerazione nel 1984, White scontò un anno di libertà vigilata, i primi mesi del quale furono trascorsi nascondendosi a Los Angeles. Ritornò poi a San Francisco, contro l’auspicio pubblico del sindaco Dianne Feinstein, e in questa città si suicidò nel 1985 nel garage della casa di sua moglie, asfissiandosi coi gas di scarico.
Milk è oggi ritenuto un martire della comunità gay e del movimento di liberazione omosessuale.