COMPLESSO
DEL VITTORIANO
ALA BRASINI
Via di San Pietro in Carcere,
00186, Roma
+ 39 06 678 0664
L’Ala Brasini del Complesso Monumentale, cui si accede dal lato dei Fori Imperiali, vede oggi accanto all’Istituto e al Museo del Risorgimento, saloni espositivi adibiti ad ospitare mostre temporanee dedicate a grandi maestri dell’arte e a tematiche di interesse storico, sociologico e culturale. La varietà della programmazione, la qualità e il numero di eventi proposti contribuiscono a fare del Vittoriano una delle realtà espositive più vivaci della Capitale.
COMPLESSO DEL VITTORIANO, ALA BRASINI
ALA BRASINI
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 12 GENNAIO 2018
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Un viaggio nel giardino di Monet
Quelle tra cui ci troviamo immersi sin dalla prima sezione della retrospettiva (a cura di Marianne Mathieu del Musée Marmottan Monet di Parigi che insieme al Gruppo Arthemisia produce e organizza l’evento) sono opere assai speciali poiché costituiscono una parte di quella generosa collezione privata (oggi al Marmottan) che prese a formarsi nella sua ultima dimora: la casa di campagna di Giverny a ottanta chilometri da Parigi. “Sono un egoista. La collezione è solo per il mio piacere” ebbe a dire una volta Monet, che si circondava dei suoi stessi quadri, i suoi preferiti, nella camera da letto, nel salotto, uno accanto all’altro su una stretta bacheca e inclinati in avanti perché potessero esser meglio visti.
In mostra, oggi come allora, sfilano le caricature e i ritratti in cui si cimentò a soli quindici anni: ispiratosi ai volti apparsi sul Panthéon Nadar pubblicato nel 1854 su Le Figaro, Monet ritrae il critico Champfleury, Théodore Pelloquet, il drammaturgo Clairiville. In più, i ritratti dei figli da piccoli: Ritratto di Jean Monet (1880) che lo raffigura all’età di tredici anni, nell’ultimo dipinto dedicatogli dal padre; o tre effigi di Michel: Ritratto di Michel Monet neonato (1878-79), Ritratto di Michel Monet con berretto a pompon (1880), Michel Monet con maglia blu (1883). E ancora, fonte dei suoi viaggi a Londra e tributo all’opera di Turner, possiamo ammirare l’impasto mobile di luci e colori in Ponte di Charing Cross. Fumo nella nebbia (1902) e Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905).
Ma la casa di Giverny è soprattutto il suo giardino.“Il mio giardino è l’opera d’arte più bella che io abbia creato” disse Monet, che in più d i 250 dipinti ha riproposto il laghetto di ninfee e il ponte giapponese.
In mostra i capolavori Ninfee (1916), Il ponte giapponese (1918), Salice piangente (1918), Ninfee ed Agapanti (1914-17) in cui narra appieno tanto l’imperituro moto della natura tanto il suo erotismo pacifico (qui ben rappresentati anche dalla proiezione lungo tutto un corridoio dell’immagine di un lago di ninfee), che lo spinsero a spostare fuori dall’uomo e dentro la natura il punto di mira dell’ebbra arte di cui fu maestro: l’impressionismo.
Monet – Fino all’11 febbraio, Ala Brasini, Vittoriano (Rm)