NEMO, WWW.CINELIBRI.IOBLOGGO ::: PRIMO LEVI ” GLI AMICI ” — queste righe di Primo Levi sono ” un poema intero ” simili a quelle premesse a ” Se questo è un uomo “, chiara

 

 

Primo Levi ” Gli Amici “

30
NOV
2017

“””…< Cari Amici, qui dico amici / Nel senso vasto della parola; / Moglie, sorella, sodali, parenti, / Compagne e compagni di scuola, / Persone viste una volta sola / O praticate tutta la vita: / Purché fra noi, per almeno un momento, / Sia stato teso un segmento, / Una corda ben definita. // Dico per voi, compagni d’un cammino / Folto, non privo di fatica, / E per voi pure, che avete perduto / L’anima, l’animo, la voglia di vita. / O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu / Che mi leggi: ricorda il tempo, / Prima che s’indurisse la cera. / Quando ognuno era come un sigillo, / Di noi ciascuno reca l’impronta / Dell’amico incontrato per via; In ognuno la traccia di ognuno, / Per il bene od il male / In saggezza o in follia / Ognuno stampato da ognuno. // Ora che il tempo urge da presso, / Che le imprese sono finite, / A voi tutti l’augurio sommesso / Che l’ autunno sia lungo e mite >. …”””

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2 risposte a NEMO, WWW.CINELIBRI.IOBLOGGO ::: PRIMO LEVI ” GLI AMICI ” — queste righe di Primo Levi sono ” un poema intero ” simili a quelle premesse a ” Se questo è un uomo “, chiara

  1. Donatella scrive:

    Bellissima questa poesia : In ognuno la traccia di ognuno, per il bene od il male…Ognuno stampato da ognuno.

  2. Donatella scrive:

    Ovviamente non c’entra niente: ancora su “La corazzata Potèmkin”, notizie tratte da ” Odessa” di Charles King, ed.Einaudi, 2013. L’autore è uno storico e insegna alla Georgetown University ( Washington) e ha scritto cinque libri sull’Europa Orientale.
    Sergej Ejzenstejn aveva solo ventisette anni quando immaginò quella che diventò la sua versione degli eventi della corazzata Potémkin. Il film gli fu commissionato dal Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica per il ventesimo anniversario della Rivoluzione del 1905, ma quando il regista iniziò il progetto, la fine dell’anno era trascorsa da qualche mese. Con la sua numerosa troupe lavorò per settimane ad Odessa e in altre parti della regione attorno al Mar Nero, servendosi dell’hotel “London” come base. Per risparmiare tempo e denaro furono utilizzati filmati d’archivio al posto delle riprese. Una curiosità: nelle immagini di repertorio furono utilizzate anche quelle di vecchie esercitazioni della marina statunitense. In particolare è visibile per pochi attimi una piccola bandiera americana. Nella corsa contro il tempo il regista tagliò quindicimila metri di pellicola, riuscendo a realizzare un lungometraggio di circa settanta minuti. L’elemento centrale della narrazione è la carneficina sulla scalinata di Odessa. Schiere di soldati e di Cosacchi fanno fuoco sui lavoratori in sciopero. In realtà, non esiste memoria popolare di un massacro sulla scalinata al culmine delle violenze del 1905. Le sparatorie più violente avvennero in altri punti della città e coinvolsero non solo i militari, ma anche una serie di squadre armate spontaneamente organizzate dai cittadini per difendersi contro i banditi e i fautori dei pogrom. L’idea della scena della scalinata di Odessa probabilmente è nata da un’illustrazione che il regista aveva trovato in una rivista francese mentre a Mosca faceva le ricerche preliminari per il film. Nell’interpretazione di Ejzenstejn l’avvenimento più cruento del 1905, l’uccisione di centinaia di ebrei, viene lasciato in ombra. Odessa, dove gli ebrei venivano massacrati per strada, nel film diventa una città ammirata per la solidarietà tra lavoratori e per la sua stoica opposizione al governo repressivo dello Zar. E’, a dir poco, una ricostruzione grandiosa, ma arbitraria. Vedendo il film muto di Ejzenstejn il pubblico sovietico assistette alla nascita del proprio paese, una nazione rivoluzionaria che guardava a ritroso agli eroi e ai martiri del 1905. Quando il film uscì nel 1925, l’Unione Sovietica era succeduta all’Impero Russo e governava ormai su gran parte della costa del Mar Nero, Odessa compresa. Ma era un Paese senza storia. La sua ideologia esaltava la gioventù e rifiutava il passato ed erano questi i segni distintivi del nuovo ordine politico e sociale. Il fondatore, Lenin, era ormai morto, la sua eredità era incerta e uno stuolo di ex cortigiani era in lizza per il potere. L’ammutinamento della corazzata Potémkin, interpretata dal talento di Ejzenstejn, mettendo in scena la serie di eventi che erano stati il preludio dei cambiamenti trionfanti dell’ottobre 1917, diventò la Bibbia della Rivoluzione bolscevica. Odessa fu una delle ultime località in cui fu proiettato il film. Era stato programmato a Mosca al teatro Bolscioj e nel Primo Cinema, della casa di produzione Sovkino, nel dicembre del 1925 e nel gennaio del 1926. Quando le star cinematografiche americane Douglas Fairbanks e Mary Pickford lo videro durante una visita nell’Unione Sovietica quell’estate, sollecitarono la sua esportazione all’estero. Charlie Chaplin dichiarò che era il miglior film di tutto il mondo. Ben presto fu proiettato in locali gremiti ad Atlantic City, nel New Jersey, e infine arrivò ad Odessa alla fine dell’anno. In altre città dell’Unione Sovietica, proiettato in locali semivuoti, era stato scambiato per un arido documentario. A Odessa ebbe un istantaneo successo.

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