IL FATTO QUOTIDIANO DEL 04-11-2017
Catalogna, l’appello a Junker e Tusk: “Il silenzio della Ue sulla crisi mette in pericolo l’Europa”
Caro presidente Juncker, caro presidente Tusk,
siamo accademici, politici, intellettuali, eurodeputati, e ci rivolgiamo a Voi per esprimere le seguenti preoccupazioni:
L’Unione ha proclamato che lo stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali sono vincolanti per gli Stati membri (articoli 2 e 6 del Trattato di Lisbona). La leadership UE è stata il custode di queste norme, da ultimo nel contrastare gli attacchi del governo polacco all’indipendenza dei giudici e le limitazioni delle libertà della società civile e dei media in Ungheria.
Tuttavia, siamo profondamente preoccupati dal modo in cui le istituzioni UE stanno condonando la violazione dello stato di diritto in Spagna, in particolare per quanto riguarda l’atteggiamento delle autorità spagnole verso il referendum del 1 ottobre sull’indipendenza catalana. Non prendiamo posizione sulla sostanza della disputa concernente la sovranità territoriale, e siamo coscienti dei difetti procedurali nell’organizzazione del referendum. La nostra preoccupazione centrale riguarda l’applicazione dello stato di dirittoin uno Stato membro dell’UE.
Il governo spagnolo ha giustificato le proprie azioni invocando la difesa o il ripristino dell’ordine costituzionale. L’Unione ha dichiarato che si tratta di affari interni alla Spagna. In effetti, nelle democrazie liberali le questioni di sovranità nazionale sono interne. Tuttavia, il modo in cui le autorità spagnole hanno trattato la domanda di indipendenza espressa da una parte significativa dei catalani costituisce una violazione dello stato di diritto, e precisamente:
1) Il Tribunale costituzionale spagnolo ha proibito il referendum sull’indipendenza indetto per il 1 ottobre, così come la sessione delParlamento catalano programmata per il 9 ottobre, denunciando la violazione dell’articolo 2 della Costituzione che stabilisce l’unità indissolubile della nazione, e rendendo dunque illegale la secessione. Tuttavia, applicando in tal modo l’articolo 2, il Tribunale ha violato precise disposizioni costituzionali sulla libertà di riunione pacifica e di parola – i due principii incarnati dai referendum e dalle deliberazioni parlamentari, indipendentemente dalla materia su cui si esplicano. Senza interferire nelle controversie costituzionali in Spagna o nel suo codice penale, notiamo che applicare una disposizione costituzionale violando i diritti fondamentali è unacaricatura della giustizia. Le sentenze del Tribunale, e le azioni governative alle quali queste sentenze hanno fornito una base legale, violano quindi sia lo spirito sia la lettera dello stato di diritto.
2) Nei giorni che hanno preceduto il referendum le autorità spagnole hanno attuato una serie di azioni repressive contro funzionari pubblici, parlamentari, sindaci, media, società e cittadini. L’oscuramento di Internet e altre reti di comunicazione durante e dopo la campagna referendaria hanno avuto conseguenze gravi sulla libera espressione.
3) Nel giorno del referendum, la polizia spagnola è ricorsa all’uso eccessivo della forza e della violenza contro votanti e dimostranti pacifici, secondoHuman Rights Watch. Si tratta di un incontrovertibile abuso di poterenell’applicazione della legge.
4) L’arresto e l’incarcerazione il 16 ottobre di Jordi Cuixart e Jordi Sànchez (presidenti rispettivamente dell’Assemblea Nazionale Catalana e di Omnium Cultural) con l’accusa di sedizione è un esempio di mala giustizia. I fatti all’origine dell’incriminazione vanno qualificati non come sedizione, ma come libero esercizio del diritto di manifestazione pacifica, sancito nell’articolo 21 della Costituzione spagnola.
Il governo spagnolo, nello sforzo di salvaguardare la sovranità dello Stato e l’indivisibilità della nazione, ha violato diritti e libertà basilari, garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dagli articoli 2 e 6 del Trattato di Lisbona. In nessun Paese membro la violazione dei diritti e delle libertà tutelati dalla legge internazionale ed europea può essere un affare interno. Il silenzio dell’UE e il suo rifiuto di mediazioni inventive è ingiustificabile.
Le misure del governo spagnolo non possono giustificarsi come azioni volte a proteggere lo stato di diritto, anche se basate su specifiche disposizioni legali. Contrariamente al “governo per mezzo della legge” (rule-by-law), applicata in forza di norme emanate attraverso una corretta procedura legale o emesse da un’autorità pubblica, lo stato di diritto (rule of law) implica la contemporanea salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali – una legge è vincolante non semplicemente perché proceduralmente corretta, ma perché rappresenta al tempo stesso la giustizia. È quest’accezione di stato di diritto a conferire legittimità alle autorità pubbliche nelle democrazie liberali.
Chiediamo dunque alla Commissione di esaminare la situazione in Spagna nel quadro dello stato di diritto, come ha fatto per altri Stati membri.
La leadership UE ha ribadito che la violenza non può essere uno strumento in politica, eppure ha implicitamente condonato le azioni della polizia spagnola, considerando le azioni del governo di Madrid in linea con lo stato di diritto. Tale versione riduzionista e menomata dello stato di diritto non deve diventare il nuovo senso comune politico in Europa. È pericoloso e rischia di causare danni a lungo termine nell’Unione. Chiediamo perciò alConsiglio europeo e alla Commissione di fare il necessario per restaurare il principio dello stato di diritto quale fondamento della democrazia liberale in Europa, contrastando ogni forma di abuso di potere commesso dagli Stati membri. In assenza di ciò, e di seri sforzi di mediazione, l’UE rischia di perdere la fiducia dei suoi cittadini.
Nel frattempo la crisi si è approfondita (il governo catalano in detenzione, un mandato di arresto spiccato nei confronti di Puigdemont). Seguiamo da vicino la situazione, avendo in mente gli inseparabili interessi della democrazia in Catalogna, in Spagna, in Europa, e insistiamo più che mai sull’importanza che l’UE eserciti vigilanza, affinché le libertà fondamentalisiano rispettate da tutte le parti.
Su iniziativa di Albena Azmanova (University of Kent) e Barbara Spinelli (scrittrice e membro del Parlamento europeo)
Co-firmatari:
Etienne Balibar, université Paris Nanterre and Kingston University London
David Gow, editor, Social Europe
Kalypso Nicolaidis, Oxford University, Director of the Center for International Studies
Mark Davis, University of Leeds, Founding Director of the Bauman Institute
Cristina Lafont, Northwestern University (Spanish citizen)
Ash Amin, Cambridge University
Yanis Varoufakis, DiEM25 co-founder
Rosemary Bechler, editor, openDemocracy
Gustavo Zagrebelsky professor of constitutional law, University of Turin
Antonio Negri, Philosopher, Euronomade platform
Costas Douzinas, Birkbeck, University of London
Robert Menasse, writer, Austria
Dimitrios Papadimoulis, Vice President of the European Parliament (GUE-NGL)
Ulrike Guérot, Danube University Krems, Austria & Founder of the European Democracy Lab, Berlin
Judith Butler, University of California, Berkeley and European Graduate School, Switzerland
Philip Pettit, University Center for Human Values, Princeton University (Irish citizen)
Josep-Maria Terricabras, Member of European Parliament (Greens/EFA)
Hauke Brunkhorst, University of Flensburg
Judit Carrera, Centre for Contemporary Culture of Barcelona
Gabriele Zimmer, Member of European Parliament (President, GUE/NGL)
Philippe Schmitter, European University Institute, Florence
Bart Staes, Member of European Parliament (Flemish Greens)
Marie-Christine Vergiat, Member of European Parliament (GUE-NGL)
Jón Baldvin Hannibalsson, former minister for foreign affairs and external trade of Iceland
Diana Wallis, former Vice President of the European Parliament
Craig Calhoun, President, Berggruen Institute; Centennial Professor at the London School of Economics and Political Science (LSE)
Jane Mansbridge, Kennedy School of Government, Harvard University
Josu Juaristi Abaunz, Member of European Parliament (GUE-NGL)
Alyn Smith, Member of the European Parliament (Greens/EFA)
Thor Gylfason, University of Iceland and Research Fellow at CESifo, Munich/former member Iceland Constitutional Council 2011
Jordi Solé, Member of European Parliament (Greens/EFA)
Judith Revel, Université Paris Nanterre
Seyla Benhabib, Yale University; Catedra Ferrater Mora Distinguished Professor in Girona (2005)
Arjun Appadurai, Institute for European Ethnology, Humboldt University, Berlin
Susan Buck-Morss, CUNY Graduate Center and Cornell University
Ramon Tremosa i Balcells, Member of European Parliament (Alde)
Anastasia Nesvetailova, Director, City Political Economy Research Centre, City University of London
Nancy Fraser, The New School for Social Research, New York (International Research Chair in Social Justice, Collège d’études
mondiales, Paris, 2011-2016)
Jill Evans, Member of the European Parliament (Greens/EFA)
Regina Kreide, Justus Liebig University, Giessen
Jodi Dean, Hobart and William Smith Colleges, Geneva NY
Tatjana Zdnoka, Member of the European Parliament (Greens/EFA)
Wendy Brown, University of California, Berkley
Roberta De Monticelli, University San Raffaele, Milan.
Sophie Wahnich, directrice de recherche CNRS, Paris
Christoph Menke, University of Potsdam, Germany
Tanja Fajon, Member of the European Parliament (S&D)
Robin Celikates, University of Amsterdam
Eric Fassin, Université Paris-8 Vincennes – Saint-Denis
Paul Molac, Member of the French Parliament (écologiste)
Alexis Cukier, Université Paris Nanterre
Diogo Sardinha, university Paris/Lisbon
Luke Ming Flanagan, Member of the European Parliament (GUE-NGL)
Dario Castiglione, University of Exeter
Hamit Bozarslan, EHESS, Paris
Frieder Otto Wolf, Freie Universität Berlin
Gerard Delanty, University of Sussex
Boaventura de Sousa Santos, Coimbra University and University of Wisconsin-Madison
Sandro Mezzadra, Università di Bologna
Camille Louis, University of Paris 8 and Paris D
Philippe Aigrain, writer and publisher
Yann Moulier Boutang and Frederic Brun, Multitudes journal
Anne Querrien and Yves Citton, Multitudes journal
Bruce Robbins, Columbia University
Michèle Riot-Sarcey, université Paris-VIII-Saint-Denis
Zeynep Gambetti, Bogazici University, Istanbul (French citizen)
Andrea den Boer, University of Kent, Editor-in-Chief, Global Society: Journal of Interdisciplinary International Relations
Moni Ovadia, writer and theatre performer
Merja Kyllönen, Member of the European Parliament (GUE/NGL)
Guillaume Sibertin-Blanc, Université Paris 8 Saint-Denis
Peter Osborne, Centre for Research in Modern European Philosophy, Kingston University, London
Ilaria Possenti, University of Verona
Nicola Lampitelli, University of Tours, France
Yutaka Arai, University of Kent
Enzo Rossi, University of Amsterdam, Co-editor, European Journal of Political Theory
Petko Azmanov, journalist, Bulgaria
Etienne Tassin, Université Paris Diderot
Lynne Segal, Birkbeck College, University of London
Danny Dorling, University of Oxford
Maggie Mellon, social policy consultant, former executive member Women for Independence
Vanessa Glynn, Former UK diplomat at UKRep to EU
Alex Orr, exec mbr, Scottish National Party/European Movement in Scotland
Bob Tait, philosopher, ex-chair Langstane Housing Association, Aberdeen
Isobel Murray, Aberdeen University
Grahame Smith, general secretary, Scottish Trades Union Congress
Igor Šoltes, Member of the European Parliament (Greens/EFA)
Pritam Singh, Oxford Brookes University
John Weeks, SOAS, University of London
Jordi Angusto, economist at Fundació Catalunya-Europa
Leslie Huckfield, ex-Labour MP, Glasgow Caledonian University
Ugo Marani, University of Naples Federico II and President of RESeT
Gustav Horn, Scientific Director of the Macroeconomic Policy Institute of the Hans Böckler Stiftung
Chris Silver, journalist/author
François Alfonsi, President of EFA (European Free Alliance)
James Mitchell, Edinburgh University
Harry Marsh, retired charity CEO
Desmond Cohen, former Dean, School of Social Sciences at Sussex University
Yan Islam, Griffith Asia Institute
David Whyte, University of Liverpool
Katy Wright, University of Leeds
Adam Formby, University of Leeds
Nick Piper, University of Leeds
Matilde Massó Lago, The University of A Coruña and University of Leeds
Jim Phillips, University of Glasgow
Rizwaan Sabir, Liverpool John Moores University
Pablo Ciocchini, University of Liverpool
Feyzi Ismail, SOAS, University of London
Kirsteen Paton, University of Liverpool
Stefanie Khoury, University of Liverpool
Xavier Rubio-Campillo, University of Edinburgh
Joe Sim, Liverpool John Moores University
Paul Molac, Member of the French Parliament
Hannah Wilkinson, University of Keele
Gareth Dale, Brunel University
Robbie Turner, University of St Andrews
Will Jackson, Liverpool John Moores University
Louise Kowalska, ILTUS Ruskin University
Alexia Grosjean, Honorary member, School of History, University of St Andrews
Takis Hadjigeorgiou, Member of the European Parliament (GUE-NGL)
Paul McFadden, York University
Matthias E. Storme, Catholic University of Leuven
Phil Scraton, Queen’s University Belfast
Oscar Berglund, University of Bristol
Michael Lavalette, Liverpool Hope University
Owen Worth, University of Limerick
Ronnie Lippens, Keele University
Zoë Dingwall, political adviser EFA (European Free Alliance)
Andrew Watterson, Stirling University
Steve Tombs, The Open University
Emily Luise Hart, University of Liverpool
David Scott, The Open University
Anders Eriksson, bureau EFA (European Free Alliance), European Parliament
Bill Bowring, Birkbeck College, University of London
Sofa Gradin, King’s College London
Michael Harrison, University of South Wales
Ana Manzano-Santaella, University of Leeds
Noëlle McAfee, Emory University
Peter J. Verovšek, University of Sheffield
Peter Dews, University of Essex
Martin Matuštík, Arizona State University
Camil Ungureanu, Pompeu Fabra University, Barcelona
Dafydd Huw Rees , Cardiff University
Patrick Le Hyaric, Member of the European Parliament (GUE-NGL)
Hans-Peter Krüger, University of Potsdam
Loren Goldman, University of Pennsylvania
Federica Gregoratto, University of St.Gallen
Rurion Soares Melo, Universidade de São Paulo
Pieter Duvenage, Cardiff University and editor, Journal for Contemporary History
Chad Kautzer, Lehigh University
Peter A. Kraus, University of Augsburg
David Ingram, Loyola University of Chicago
Alain-G. Gagnon, Université du Québec à Montréal
Peter Bußjäger, Institut für Föderalismus, Innsbruck
Nelly Maes, Former Member of the European Parliament, former President of European Free Alliance
Helmut Scholz, Member of the European Parliament (GUE/NGL)
Michel Seymour, Université de Montréal
Simon Toubeau, University of Nottingham
Georg Kremnitz, Universität Wien
Keith Gerard Breen, Queen’s University Belfast
Alan Price, Swansea University
Fernando Ramallo, Universidade de Vigo
Nicolas Levrat, University of Geneva, Director of the International Law Department
Jordi Matas, Professor of Political Science, University of Barcelona
Simon Toubeau, University of Nottingham
María do Carme García Negro, University of Santiago de Compostela
Francisco Rodríguez, writer
Carme Fernández Pérez-Sanjulián, University of Coruña
Patrice Poujade, Université de Perpignan
Colin H Williams, Cardiff and Cambridge University
Nicolas Berjoan, Université de Perpignan
Joan Peitavi, Université de Perpignan
Alà Baylac-Ferrer, Université de Perpignan
Guglielmo Cevolin, University of Udine, Italy
Robert Louvin, Professor of Comparative Law, University of Calabria
Günther Dauwen, Secretary General of the Centre Maurits Coppieters
Bart Maddens, Catholic University of Leuven
Alan Sandry, Swansea University
Justo Serrano Zamora, Bavarian School of Public Policy
Ivo Vajgl, Member of the European Parliament (Alde)
Alberto Aziz Nassif, Centro de Investigaciones y Estudios Superiores en Antropología Social, México
Sandrina Antunes, University of Minho, Portugal
Pablo Beramendi, Duke University
Nico Krisch, Graduate Institute of International and Development Studies, Geneva
Miguel Urbán Crespo, Member of the European Parliament (GUE/NGL)
Thierry Dominic, Université de Bordeaux
Yasha Maccanico, University of Bristol and Statewatch
Purtroppo il comportamento dell’Europa è stato vergognoso: ha fatto finta di non occuparsi della vicenda catalana. In realtà se ne è occupata, stando completamente dalla parte del governo conservatore di Madrid, come del resto tutti i governi nazionali dell’Europa. In questo modo ha dimostrato una volta di più di non essere l’Europa dei Popoli, come era nella mente di chi l’ha ideata, ma l’Europa delle élites finanziarie ed economiche che la governano e che hanno ridottoi alla fame Paesi come la Grecia.
forse qui c’è anche di più: il governo di Madrid non è solo conservatore, è fascista e ricalca i metodi franchisti attraverso un sistema giudiziario totalmente asservito.
Grazie Chiara, ti ho copiato.