GAIANI, SE L’INTELLIGENZA EUROPEA RIATTIVA I CONTATTI CON DAMASCO (SIRIA)—a quanto pare, per un insipiente, i nostri servizi segreti sapevano tutto e tutto già tengono sotto controllo. Che paura c’è?

 

PRIMO PIANO14 AGOSTO 2016Il Sole 24 Ore

L’ANALISI

Se l’intelligence europea riattiva i contatti con Damasco

I documenti trovati nel comando dello Stato islamico (Is) a Sirte confermano una minaccia già nota da tempo ma potrebbero fornire dettagli utili a metterne a fuoco la portata.
Gli agenti dell’Aise (SISTEMA DI INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA DELLA REPUBBLICA) presenti in Libia avranno forse già avuto modo di esaminare le liste delle “decine o centinaia” di nomi di terroristi infiltrati in Italia e poi in Europa tramite i flussi di immigrati clandestini. Ben 95 mila persone, secondo l’agenzia europea Frontex, sono sbarcate in Italia dalla Libia solo nei primi sette mesi di quest’anno di cui 25 mila solo in luglio, quando si fece più stretto l’assedio a Sirte.
Dalla documentazione libica giungono conferme, ambiguità e qualche sorpresa. Che la Lombardia fosse l’hub dei jihadisti in Italia e la base logistica più importante per il passaggio di terroristi in Nord Europa è noto da tempo all’antiterrorismo grazie ad un’opera di prevenzione che finora ha contribuito a evitare che l’Italia venisse colpita da attentati.
Il ruolo della Lombardia per i gruppi jihadisti era già emerso dallo studio realizzato a fine 2014 da Michele Groppi, ricercatore presso il King’s College di Londra, che evidenziò la presenza in Italia di una decina di organizzazioni jihadiste, una ventina di imam estremisti, 108 moschee e centri culturali dove vengono diffuse idee radicali di cui 11 coinvolti in inchieste sul terrorismo in 9 città, 5 delle quali lombarde.
Una presenza rapidamente decuplicatasi considerato che nell’aprile scorso le comunità islamiche tenute sotto controllo dall’antiterrorismo italiano erano oltre un migliaio.
Ambigua invece la posizione di Fayez al-Serraj dal momento che la quasi totalità dei traffici di esseri umani sono concentrati sulle coste sotto il controllo di tribù e milizie fedeli al suo governo. Secondo il comando della missione navale Eunavfor Med circa la metà del Pil della Tripolitania è generato dai traffici di immigrati: se il governo li ostacolasse perderebbe l’appoggio di molte fazioni.
Sorprende poi il riferimento emerso ad Abu Nasim, jihadista che viveva in Lombardia considerato vicino ai rapitori dei 4 tecnici della Bonatti sequestrati lo scorso anno vicino al terminal del gas di Melitha, due dei quali rimasti poi uccisi (Fausto Piano e Salvatore Failla).
Roma aveva attribuito il loro sequestro a gruppi criminali e non all’Is anche se i legami tra criminali e terroristi sono apparsi molto stretti dopo il raid aereo statunitense sul campo di addestramento dell’Is a Sabratha che il 19 febbraio uccise 40 miliziani ma anche due ostaggi serbi in mano a una banda dedita al traffico di esseri umani ma che utilizzava la stessa base dei jihadisti.
Del resto sono almeno due anni che i servizi d’intelligence statunitensi, europei e della Nato evidenziano come i proventi dei flussi migratori illegali nel Mediterraneo (che secondo Europol hanno prodotto utili per 5-6 miliardi di euro solo nel 2015) finanzino anche l’Is e al-Qaeda nel Maghreb Islamico.
Rotte utili anche a infiltrare terroristi o far rientrare in Europa i foreign fighters veterani del conflitto in Siria e Iraq. Molti servizi d’intelligence europei, incluso l’Aise italiano, hanno riallacciato intense relazioni con il Mukhabarat, i servizi segreti di Bashar Assad, in grado di fornire informazioni circa jihadisti che hanno combattuto da quelle parti.
Secondo fonti di stampa russe e iraniane a inizio luglio una delegazione dell’Aise guidata dal direttore, Alberto Manenti, avrebbe raggiunto Damasco consolidando relazioni già rafforzate in gennaio quando venne in visita a Roma il comandante dei servizi siriani, generale Mohammed Dib Zaitoun.
Anche i rapporti dell’Europol hanno da tempo evidenziato la minaccia di infiltrazioni di terroristi sui barconi, confermata dagli attentati compiuti in Europa da cosiddetti “rifugiati,” dagli arresti di miliziani di Is e qaedisti individuati tra le ondate di migranti anche in Italia, Macedonia, Austria e Germania.
Ciò nonostante i flussi illegali vengono gestiti in Italia come un’emergenza umanitaria invece che come minaccia alla sicurezza. Così per lungo tempo sono stati fatti transitare verso il Nord Europa almeno 100mila clandestini, secondo fonti dei sindacati di polizia. Un aspetto che ha fatto infuriare i partner Ue ma che nell’autunno 2014 venne giustificato dalla Marina Militare, impegnata nelle operazioni di soccorso, con l’esigenza di molti migranti di non farsi registrare in Italia per poter poi raggiungere altri Paesi europei.
In alcuni casi a chi rifiuta l’identificazione è stata notificata l’espulsione, quasi mai eseguita fisicamente, facilitando così terroristi e criminali che continuano a muoversi in clandestinità o possono procurarsi documenti falsi. I controlli sui clandestini accolti in Italia sono del resto talmente blandi che persino molti di coloro che vengono ricoverati in ospedale per curare Tbc o altre malattie infettive riescono per la gran parte a fuggire facendo perdere le tracce.

Gianandrea
Gaiani

AISE COSA E’?

https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/cosa-facciamo.html

 gianandrea gaiani

Biografia
Gianandrea Gaiani

Nato nel 1963 a Bologna dove si è laureato in Storia Contemporanea, si occupa dal 1988 di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. E’ un “fogliante” dal 1997  (sua la rubrica Militaria) ma scrive anche sui quotidiani Il Sole 24 Ore e Libero e sui settimanali Panorama e Gente. E’ opinionista sui temi di Difesa e Sicurezza del Giornale Radio RAI e Radio Capital e dal gennaio 2000 dirige il mensile web Analisi Difesa. A partire dal 1991 ha realizzato reportage da numerose aree di crisi e ha seguito sul campo le operazioni militari condotte dalle Forze Armate Italiane in Kurdistan, Somalia, Mozambico, Albania, Croazia, Bosnia, Macedonia, Kosovo, Afghanistan, Sinai e Iraq. Dal 1999 collabora con l’Istituto di Studi Militari Marittimi di Venezia (ISMM) e ha insegnato all’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI) a Roma. E’ autore di diverse pubblicazioni tra le quali “Iraq Afghanistan – Guerre di pace italiane” uscito nel 2008.

 

 

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