DANIELA PREZIOSI, IL MANIFESTO, RECENSISCE ” L’INFILTRATO ” DI VINDICE LECIS, EDITO DA NUTRIMENTI // un romanzo con poche libertà rispetto alla realtà della fase nota come ” strategia della tensione ” (1969-1980 )

 

CULTURA

Anni 70, quell’operazione clandestina firmata Pci

NOIR. «L’infiltrato», di Vindice Lecis, edito daNutrimenti. Sanna è il protagonista ispirato a una vicenda di intelligence, vera ma poco nota, tra il partito e lo Stato

Maurizio Cattelan, «Fred and Jamie» (2002)

«In questo semestre non ancora concluso gli attentati contro persone o cose sono stati 1487. Il mese peggiore è stato gennaio con 372 attentati violenti. Poi c’è stata una diminuzione». «Dopo il rapimento di Aldo Moro?». «Sì, esatto». È un brano di una conversazione fra Ugo Pecchioli, responsabile della Sezione Problemi dello Stato del Pci, e Antonio Sanna, «funzionario disciplinato, fedele e deciso». Si svolge durante una riunione del «gruppo antiterrorismo» di Botteghe Oscure, un organismo composto dai dirigenti considerati «i maggiori esperti del fenomeno eversivo» allo scopo di monitorare con attenzione millimetrica le mosse della «violenza eversiva». Siamo nell’estate del 1978. Dialoghi come questi sono riprodotti con un robusto tasso di verosimiglianza ne L’Infiltrato(Nutrimenti, 190 pp., 15 euro). L’autore Vindice Lecis sceglie un episodio poco noto della storia del Pci e dell’Italia recente per il suo romanzo, un noir ad alta tensione politica ma soprattutto la storia (vera) di un’operazione clandestina rimasta a lungo segreta: l’infiltrazione di un militante del Pci in un gruppo della galassia della lotta armata sotto la direzione di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il racconto si apre con la strepitosa scena dell’incontro fra il generale e il comunista Pecchioli al casello autostradale Settebagni, fuori Roma. Il primo: «Ho bisogno della vostra collaborazione, dell’aiuto del Partito comunista. A patto che lei mi risparmi la tiritera che siete i più fedeli alla Repubblica. Lo so già da almeno trent’anni». L’altro: «Non esageri, la nostra vigilanza democratica non può essere scambiata per una propensione all’impegno poliziesco».

Sanna invece è un personaggio di fantasia, incarnazione delle mille azioni della «vigilanza democratica» del Pci. E anche nello sviluppo della trama c’è qualche altra concessione alla fiction. Ma è il minimo sindacale di libertà quello che si prende Lecis, che da trentacinque anni fa il cronista nel Gruppo L’Espresso e si è già dimostrato accurato autore di romanzi su altri episodi della nostra storia recente.
Per scrivere questo suo ultimo ha consultato il Fondo Pecchioli conservato all’Istituto Gramsci (e consultabile in rete su Archivi on-line del Senato) ed ha parlato con fonti dell’epoca che comprensibilmente ancora oggi chiedono riserbo. Della vicenda però si trova una traccia nel libro di Gianni Cipriani Lo stato invisibile, (Sperling&Kupfer, 2002) e una recente solida conferma in Tutti gli uomini del generale di Fabiola Paterniti (Melampo, 2016), in cui l’infiltrato che alla fine contribuisce «a dare una mazzata decisiva alla colonna romana della Br» viene descritto da Umberto Bonaventura, l’uomo di Dalla Chiesa che lo «gestì».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://ilmanifesto.info/anni-70-quelloperazione-clandestina-firmata-pci/

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *