RIPUBBLICHIAMO UNA POESIA DELLA NOSTRA DONATELLA D’IMPORZANO E, INSIEME, RIUNIAMO DUE VECCHI ” COMPETITORI DI CONCORSI DI POESIA”, AI TEMPI–A SANREMO::: DONATELLA E ROBERTO… C’ERANO ANCHE ALTRI, QUIZAS QUIZAS…

SERA

 

 

Quando alla sera

rapidi salgono in noi i ricordi

siamo soli ad aspettarli,

nudi nel cuore, puri

come una volta antica

quando senza memoria

breve era l’ombra

dietro di noi.

Tra quelle rive

che mai trovano pace

la nostra vita è un immenso sospiro.

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7 risposte a RIPUBBLICHIAMO UNA POESIA DELLA NOSTRA DONATELLA D’IMPORZANO E, INSIEME, RIUNIAMO DUE VECCHI ” COMPETITORI DI CONCORSI DI POESIA”, AI TEMPI–A SANREMO::: DONATELLA E ROBERTO… C’ERANO ANCHE ALTRI, QUIZAS QUIZAS…

  1. Roberto scrive:

    >E’ tenero pensare ai ricordi di noi sedicenni. Eppure anche noi avevamo già ricordi e soffrivamo, forse allora più di ora. Motivi futili, infantili? Può essere,ma, per noi grandi. Chi può giudicare?
    Un po’ ingenua, forse. (Non siamo Rimbaud), ma una bella traccia.

    • Chiara Salvini scrive:

      Sono d’accordo che, comunque male si stia oggi, niente è comparabile con l’adolescenza, che era lunga già per noi che siamo andati all’università—perché allora il nostro essere —noi chiara, noi Roberto —il nostro io più profondo, era ” diffuso nell’ambiente”, e soprattutto non aveva margini; il nostro territorio, almeno il mio, non aveva un confine definito, come io stessa non aveva alcuna nozione delle mie reali capacità, ” tutto era nel possibile “; ho quindi, come tanti altri come me, assistito a degli inverosimile passeggi su di me- incapace com’ero di difendere il mio territorio. Qualcosa in più, di tanto sbattere la testa contro il muro della realtà e degli altri, moltissimo guardare in me stessa e, anche, negli altri, per quel poco che si può, continui ” aggiustamenti ” – dolorosi sempre-, insomma, qualcosina in più dei miei margini, dei miei limiti soprattutto, e pian pianino,— ” al tempo delle lumache “…—anche dei miei ” bisogni irrinunciabili per stare al mondo”, sembra delinearsi in un orizzonte limitato dalla morte: come credo sarai d’accordo, è limite necessario per godersi un po’ la vita. ciao, oggi non sei apparso, dove vai in giro senza di noi? chaira

  2. Donatella scrive:

    Un po’, per fortuna o sfortuna non lo so, siamo rimasti così. Solo un pezzetto, ma ci sta giusto giusto dentro di noi.

  3. nemo scrive:

    Bella la poesia ( e bella la foto: di M.Bardelli ?). Considerazioni profonde quelle di Chiara.

  4. Roberto scrive:

    L’idea che ho di me nel tempo è piuttosto (molto) lacunosa. So di aver vissuto per un lunghissimo tempo esclusivamente al presente con un’incoscienza pari a quella di un ragazzino (ma ragazzino non ero più, e non mi sto facendo un complimento). Ora penso di quei lunghi quasi 30 anni , dai venti ai cinquanta, come di un vuoto applicato esclusivamente a lavorare, pensare alla famiglia ( ma proprio “famiglia, non singoli componenti della famiglia) e scrivere.
    Un fatto di quattro anni dopo ( o forse due avvenimenti) mi hanno fatto riprendere conoscenza. Ma il buco è grande, difficile colmarlo in questi anni che restano.

    Tanti anni fa, probabilmente verso il 199o ma vado a occhio, ho scritto questa cosa , estrapolata da una “cosa” molto più lunga:

    Il tempo.
    Il senso del tempo mi assilla.
    Per questo cullo dolcemente il mio passato, come un oggetto fragile. Per questo mi ricordo di te, che ne hai fatto parte.
    Evviva la memoria, maledetta memoria. Io sono il mio passato, appena appena il presente ma, non ho proprietà sul futuro.
    Mi sento così casualmente vivo che non riesco a vedere al di là di una settimana.
    Ma questo sentimento non mi da ansia, non mi da frenesia del vivere.

    “Il tempo ci viene tolto o sottratto quasi a nostra insaputa, oppure ci sfugge, non si sa come. E la cosa più indecorosa è perderlo per trascurata leggerezza.”

    “Sul passato la sorte ha perduto ogni potere il passato non può dipendere dal capriccio di alcuno.
    ….E’ la parte sacra del nostro tempo….”

    Cito Seneca ma dissento da lui: la sorte avrà perduto ogni potere sul nostro passato, ma non la nostra memoria.
    Benedetta memoria!
    Noi imbelli e pavidi, riusciamo se vogliamo, a modificare il nostro passato tramite un sottile accordo con la nostra memoria.
    Ci basta trasfigurare con accanimento certi particolari, a volte minimi, una, due, tre volte.. Poi la nostra memoria provvede al resto: ricordiamo come vogliamo e salviamo il nostro passato.
    La nostra memoria è spesso bugiarda.
    Volenti o nolenti salviamo noi stessi.

  5. Donatella scrive:

    Bella la poesia di Roberto, che ci porta a riflettere sul tempo nostro, quello passato e presente e ci suggerisce di rispettare la nostra memoria, una delle poche cose che ci appartengono veramente.

  6. Roberto scrive:

    Grazie Donatella,. Precisazione: non è una poesia, è un picco estratto da una specie di romanzo che ho chiuso in un cassetto: troppa fatica correggerlo:-)

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