DA LINKIESTA, INTERVISTE AI RAGAZZI CHE STUDIANO DA ANNI L’ARABO E E LA SUA CULTURA—UNA PICCOLA INCHIESTA nuova e interessante! Se andiamo tra loro, ci capiscono subito!

 

«Basta confondere l’Islam con l’Isis e i rifugiati con i terroristi»

In questi giorni, in cui tutti parlano di terrorismo e di integrazione abbiamo deciso di chiedere un’opinione a una categoria che sull’argomento è sicuramente più ferrata della maggior parte delle persone: gli studenti di lingua e cultura delle università milanesi

«Sono le generalizzazioni a irritarmi di più: si va dal confondere l’Islam con l’Isis, i rifugiati con i terroristi… In generale i musulmani sono tutti cattivi… E noi, che da anni studiamo queste cose, cercando di approfondire e leggendo i diversi punti di vista, di fronte a questi avvenimenti realizziamo che le nostre conoscenze rimangono solo all’interno del nostro gruppo, mentre fuori stereotipi e pregiudizi rimangono sempre tali».

A parlare è Ilaria, 26 anni, studentessa di Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale (la magistrale dell’interfacoltà di Mediazione Linguistica alla Statale di Milano). In questi giorni, in cui tutti parlano di Islam e di Isis, di terrorismo e di integrazione, abbiamo deciso di chiedere un’opinione a una categoria che non viene mai interpellata, ma che sull’argomento è sicuramente più ferrata della maggior parte delle persone: gli studenti di lingua e cultura araba delle università milanesi, che si trovano in questo momento in una zona grigia, frustrati da un’informazione spesso approssimativa e demagogica e guardati con sospetto quando cercano di raccontare il mondo arabo che conoscono loro.

La sensazione di Ilaria è molto condivisa dai ragazzi che hanno deciso di intraprendere un corso di studi simile al suo, chi attratto inizialmente dalla «calligrafia elegante» della lingua araba, chi invece, come Beatrice, si è avvicinato alla lingua e alla cultura araba (che lei considera inscindibili) proprio rendendosi conto di quanto poco conoscesse quel mondo. Davide, 22 anni, studente di Comunicazione interculturale in Bicocca, è più lapidario. Alla domanda «Perché hai deciso di studiare l’arabo?» risponde: «Perché è la lingua più temuta. La lingua araba viene associata alla lingua del terrorismo, della violenza, della follia religiosa e del maschilismo senza fondo. La si teme perché non la si conosce».

Alla domanda «Perché hai deciso di studiare l’arabo?» risponde: «Perché è la lingua più temuta. La lingua araba viene associata alla lingua del terrorismo, della violenza, della follia religiosa e del maschilismo senza fondo. La si teme perché non la si conosce».

Questo è un nodo cruciale per studenti e appassionati: il fatto che questa cultura sia poco conosciuta e, di conseguenza, guardata con sospetto. «Il problema», spiega Beatrice (25 anni), «è che in Occidente nessuno si interessa a quella parte di mondo finché non succedono tragedie orribili come quelle di Parigi…» Dopo di che i mezzi di informazione si riempiono di esperti di Islam e di dinamiche geopolitiche, ma secondo i ragazzi interpellati molto spesso si tratta di esperti improvvisati e non persone che «da tutta la vita hanno basato la loro carriera sullo studio di quella parte di mondo e sono dunque in grado di smontare tutta quella serie di pregiudizi e conclusioni affrettate che “abbastanza ragionevolmente” sorgono nella mente dell’opinione pubblica quando atti di terrorismo come questi raggiungono il loro obbiettivo, che è appunto quello di diffondere il terrore».

«Sarebbe bello», commenta Giulia (23 anni), «sentire parlare sui media persone realmente informate. Io sono solo una studentessa, ma troppo spesso viene data risonanza a informazioni errate nei più banali fondamenti: guarda, già solo usare la parola “islamici”… islamiche sono le cose, le persone sono musulmane! Poi, associare gli atti di terrorismo agli immigrati, quando numeri alla mano, molto spesso si tratta di ragazzi di seconda generazione, con un problema di straniamento… Ancora, disquisire della dottrina islamica come fonte del terrorismo, i mille dibattiti sulla possibilità di coniugare Islam e democrazia… Come se quelle persone rappresentassero i fedeli, mentre in realtà non rispettano praticamente nessuno dei comportamenti prescritti dall’Islam. Ancora, sentir dire che “in quei paesi non c’è una storia di convivenza di religioni”, mentre se c’è qualcosa che si ritrova in tutti i paesi arabi è un misto di religioni e appartenenze etniche. E soprattutto, la cosa che mi urta di più è che il “noi” pronunciato nei media non includa mai, mai i musulmani italiani. In questo modo, un ragazzo di seconda generazione non potrà mai riconoscersi nel discorso comune. Possono sembrare sottigliezze, ma si sentono, e pesano».

«Per di più», continua Beatrice, «se qualcuno come me tenta di proporre una prospettiva diversa nell’approcciarsi a questo mondo, viene e immediatamente additato come simpatizzante dell’Isis… In realtà è evidente che non ci sia nessuna giustificazione per le atrocità commesse, ed è giustissimo commemorare le vittime assolutamente innocenti di quelle stragi, ma vorrei solo dire che la costernazione che ho provato nel vedere quelle immagini, io la provo ogni singolo giorno quando le stesse cose – o peggiori – avvengono in altri paesi del Medio Oriente».

«Della cultura araba» spiega Mariacristina, 25 anni, «la maggior parte delle persone conosce solo aspetti superficiali… Non per pregiudizio innato, ma perché la conoscenza è filtrata, diciamo, dall’“occhio occidentale”, se possiamo chiamarlo così». Anche Davide la pensa in modo simile: «è la nostra visione etnocentrica occidentale, secondo cui il diverso è necessariamente peggiore».

«Della cultura araba» spiega Mariacristina, 25 anni, «la maggior parte delle persone conosce solo aspetti superficiali… Non per pregiudizio innato, ma perché la conoscenza è filtrata, diciamo, dall’“occhio occidentale”, se possiamo chiamarlo così».

 

questo post così interessante, segue nel link di LINKIESTA

 

 

http://www.linkiesta.it/it/article/2015/11/23/basta-confondere-lislam-con-lisis-e-i-rifugiati-con-i-terroristi/28307/

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