18:17 –UN’INTERVISTA A NOI INEDITA DI ALDA MERINI, E’ DEL 15 APRILE 2009, RIGUARDA L’ULTIMO PERIODO DELLA SUA VITA PERCHE’ LEI MORIRA’ IL 1° DI NOVEMBRE DELLO STESSO ANNO, NON A CASO IL GIORNO DEI SANTI!

 

http://www.aldamerini.it/ (è il sito ufficiale, con tante cose…)

(Milano21 marzo 1931 – Milano1º novembre 2009)

 

 

 

DA  AFFARI ITALIANI:

http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/alda_merini_ad_affari090409.html

 

 

Poesia/ “Ma le pare che alla mia età pensi al Nobel?”. Alda Merini ad Affari

Mercoledì, 15 aprile 2009 – 07:00:00


Alda Merini

Di Antonio Prudenzano

La straripante casa-regno-ragnatela di Alda Merini che s’affaccia sulla movida dei Navigli è davvero un mondo a parte. La prima volta l’impatto è sconvolgente. L’ambientamento è per forza lentissimo, non ci sono eccezioni. Impossibile abituarsi del tutto, però, all’aroma penetrante che l’avvolge e al caos organizzato che domina le poche strettissime stanze; impossibile pure far finta che sia un appartamento della vecchia Milano come tanti altri in questa zona della città. Se invece, come in questo caso, ci si è già stati, e a distanza di qualche mese si torna arrivando sicuri che stavolta non si potrà restare turbati, ci si accorge subito dell’errore di valutazione. E’ un salto in un’altra dimensione, quindi non può essere indolore.

Lei è l’imperiosa ape regina di un alveare saturo di colori, oggetti, scritte sui muri, libri, opere d’arte, cenere, foto, macchie d’umido sulle pareti, disegni, fiori di carta, sigarette, suoni, libri, polvere, vita… Qui dentro niente è al suo posto, almeno secondo i comuni canoni contemporanei dell’ordine domestico occidentale. Eppure si ha la sensazione che Alda Merini possa abitare solo in questo coloratissimo appartamento. E i 15 anni (non continui) passati da lei in manicomio c’entrano solo in parte con questo che, evidentemente, è anche un pregiudizio. La poetessa, 78 anni lo scorso 21 marzo (non è un caso che sia nata il primo giorno di primavera) ti aspetta seduta sulla sua poltrona mentre spezza il filtro (fa così sempre) prima di fumare la prima di undici sigarette in poco meno di due ore. “Lei è giovane. Ai miei spettacoli in teatro con Giovanni Nuti vengono tanti ragazzi. Molti alla fine si fermano per un autografo, e ce ne sono alcuni che mi fanno i complimenti. Dicono che ho dei begli occhi. E io: Allora perché non facciamo l’amore? Quelli restano ammutoliti. Qualcuno, più coraggioso, risponde: impossibile, lei è un mito. E lei invece è un impotente, lo anniento io!”. La Merini ti accoglie così, con una lunga risata. Un’altra ne arriva subito dopo: “Ma le pare che alla mia età pensi a vincere il Nobel!? Ormai oggi tutti cercano solo la gloria…”.

Poesia/ Dario Fo: “Alda Merini merita il Nobel, è la più grande poetessa italiana vivente”

La piccola tv è sintonizzata su “Quelli che il calcio” di Simona Ventura. “Sono cieca e sorda. La televisione è solo un ronzio che in certi momenti mi fa compagnia… Ma non riesco a capire come possano esserci programmi come il Grande Fratello dove sembra non esistere più il pudore”. Non è facile starle dietro, questa donna empatica e umile (ti chiede continuamente: “E lei, che ne pensa?”) è un costante flusso di coscienza, e i suoi discorsi sono incontenibili sprazzi. E ride ancora di gusto. “In tv mi vogliono perché oggi trionfa il macabro, e la mia esperienza in manicomio attrae…La malattia mentale esiste. Oggi senza i manicomi è peggio, nessuno vuole prendersi cura di questi malati… Però l’elettroshock era tremendo. Ne ho fatti 46. Ma in manicomio mi sono anche divertita, dicevamo di quelle cretinate!”. Poi si interrompe d’improvviso. Tossisce, ma non smette di fumare. Forse le sta tornando in mente la ballerina di Chiambretti: “Le donne… che danni son capaci di fare. Povero l’uomo che s’innamora, non ha scampo. Ma è pur vero che oggi i maschi non hanno più il coraggio di una volta. Parlano parlano, ma poi… Non se l’aspettavano che la femmina sarebbe diventata manager. Per secoli la donna è stata osteggiata, umiliata, segregata, bruciata viva dalla Chiesa. Oggi sta ottenendo la sua rivalsa, e l’uomo soccombe. Ma in realtà è sempre stata la femmina il vero baricentro della famiglia”.

 

Ci fermiamo a guardare alcune foto del suo ultimo spettacolo teatrale, “Il poema della croce”. La Merini ha gli occhi lucidi: “Sul palco mi trasformo, lassù dimentico i pensieri. L’impatto col pubblico è una specie di miracolo. Gli applausi mi emozionano. Ma il pubblico mi fa anche paura, e a volte devo far finta che non ci sia. Poi alla fine tutti si alzano in piedi per ringraziarmi, è bellissimo. Peccato che quando torno a casa c’è il mio vicino che mi chiude la porta in faccia…”. Ma come, i condomini non le vengono a fare compagnia? “In questa casa entrano tutti, tranne loro, non mi sopportano”. Alda Merini guarda malinconicamente nel vuoto. Ma è solo un momento: “Il poeta ha bisogno di solitudine. Questa casa certi giorni è un via via infinito, sembra un manicomio! (il sorriso si riprende il suo viso, ndr). Raboni diceva: Mamma mia quanti scocciatori. Poi, però, quando arrivava il sabato, e lui non aveva più niente da fare, sentendosi solo si chiedeva: Che fine hanno fatto tutti i rompiballe?”.

Non sopporta quando le chiedono se sta lavorando a nuove poesie: “Scrivere non è come mangiare. L’ispirazione non arriva tutti i giorni”. Ma ci tiene a mostrare il suo nuovo libro di liriche inedite dedicate a Papa Wojtyla. E’ un volume d’arte, di grandi dimensioni, pieno di disegni. Sarà un’edizione limitata: “Sono poesie mistiche. E sto già pensando al successivo, su San Francesco”. Poi comincia a raccontare una serie di barzellette sul Vaticano. Si interrompe solo per un appunto sul Papa attuale: “Ratzinger dice tante cavolate, come l’ultima sul preservativo. Ma ne dico tante anch’io, e quindi lo perdono. Certo, è evidente la differenza con Giovanni Paolo II, che veniva da una famiglia povera”. Stavolta, in un certo senso… resta in tema: “Monsignor Ravasi ha scritto la prefazione di un mio libro (“Poema della croce”, Frassinelli, 2004, ndr). E’ un bell’uomo, pensi che l’ho anche desiderato, e gliel’ho pure detto! Naturalmente lui ha declinato…”. La sua tosse aumenta d’intensità. La poetessa è stanca. “Vorrei che i ragazzi di oggi fossero più consapevoli. Sono impazienti. Ma hanno bisogno di credere in qualcosa”.

Negli occhi tremolanti della Merini sono conservate tutte quelle lacrime che da anni divide con i suoi lettori attraverso la mediazione dell’arte poetica: vi convivono il dolore degli abbandoni, il senso d’insensatezza per la fine di un amore, l’umiliazione per i tanti tradimenti subiti; ma pure attimi felici come quelli che hanno preceduto un bacio lungamente atteso, o l’amore per i figli.“Mi spiace non poterla accompagnare fino al cortile, ma due piani di scale per le mie gambe sono un’agonia. Purtroppo in questo palazzo non c’è l’ascensore…Perdoni la superbia: Alda Merini non è una qualsiasi, merita di stare in alto, non può mica finire a vivere al piano terra!”. E l’ultimo sguardo è ancora un sorriso.

 

 

 

questa volta vi metto l’autore: intanto per dire che è un ragazzo,  viene dalla Cattolica…ma è per il suo attuale lavoro: web content manager presso—è una ditta di editoria, credo e non so.

Antonio Prudenzano

Antonio Prudenzano

Giornalista, Web Content Manager presso GeMS

Editoria

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *