21:58 IN NOVEMBRE SCORSO, IL GRANDE NEMO HA SCELTO QUESTI SPUNTI DI DENUNCIA-RIFLESSIONE PER SE’ E I SUOI LETTORI, MA ANCHE UN PO’ PER NOI. APPROFITTATENE! SONO POCHE CHIACCHIERE, MA ASSAI SUCCOSE. con la solita gratitudine da chiara per il blog—

 

nemonemo

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Parigi , il fantasma coloniale e l’ eterna domanda

25
NOV
2015

Bernardo Valli:  ” Il fantasma coloniale “

 

“””… < […] La psicologia post coloniale è presente negli attacchi subiti dalla Francia in patria o altrove. I terroristi che hanno colpito Parigi sono cittadini francesi  o (belgi) di origine magrebina. Sono cittadini musulmani di una repubblica laica che insegna loro una storia diversa da quella che hanno imparato in famiglia. È vero che la Francia è una delle patrie della libertà, ma nei loro Paesi d’ origine è stata una potenza dominatrice. Da un lato gli assassini di Parigi volevano forse integrarsi alla nuova patria, ma la difficoltà, e forse più ancora la memoria ereditata, li ha spinti a propendere per l’ odio. La storia appunto ci insegue, in Europa come in Africa. Per esorcizzarla bisogna imparare e insegnare a convivere, nel rispetto dei nostri doveri e diritti. Pensavamo con la fine della guerra fredda che il mondo fosse ormai senza steccati. Era un’ illusione >. …”””


(la Repubblica di Sabato 21 Novembre 2015 )

 

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Adriano Prosperi: ” Dio, l’ orrore e l’ eterna domanda “


“””… < […] Nascerà dallo scontro di forze oggi nel mondo una nuova religiosità ? Oppure, affrontando le radici del male e del dolore che oggi coinvolge direttamente quella parte del mondo che per secoli ha schiavizzato, massacrato e sfruttato l’ altra metà degli uomini, si riuscirà a far ripartire la storia  e la civiltà umana da un livello più alto ? Su Dio non è difficile mettere d’ accordo le tre religioni monoteistiche nate nel Mediterraneo. Gli attributi sono più o meno sempre gli stessi: tra i 99 nomi che il Corano dà a Dio ci sono quelli del ‘Misericordioso’, del ‘compassionevole’. dell’ ‘amabile’, del ‘giusto’, di ‘Colui che ama, che aiuta’. Ma è sulla natura umana e sul modo di fare giustizia nel mondo che l’ accordo appare difficile >. …””

 

( la Repubblica di Lunedì 23 Novembre 2015 )

 

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Gentilezza e Maleducazione viaggiano in treno

25
NOV
2015

Giorgio Guidi: Un gesto dovuto ma inaspettato


“””… < A fine Ottobre sono stato al Lucca Comics insieme alla mia fidanzata. Al momento di risalire sul treno per tornare a casa, c’era una folla oceanica. I ritardi che ne sono conseguiti ci hanno fatto arrivare a Prato in ritardo per la coincidenza per Bologna. Quindi siamo andati alla biglietteria per cambiare il biglietto e prenderne uno per un intercity che sarebbe partito di lì a poco. Siamo stati aiutati con incredibile gentilezza dall’ inserviente della biglietteria  che ci ha cambiato i biglietti e spiegato come fare per il rimborso di quelli inutilizzati, con cortesia e col sorriso. Il tutto di Sabato sera. Noi siamo rimasti davvero colpiti. È un piccolo gesto. Ma visto che si parla spesso male delle Ferrovie e dei suoi dipendenti, ci tenevo a sottolinearne il comportamento positivo. Siamo talmente abituati a denunciare disservizi che a volte rischiamo di non accorgerci di un bel gesto >. …”””

 

(Lettera a la Repubblica di Domenica 22 Novembre 2015 )

 

Hans L. : La gentilezza non ha età


“””… < In viaggio con il treno Roma-Firenze delle 06.03 ci siamo dovuti fermare per  un guasto alla linea elettrica. I malumori hanno iniziato a serpeggiare  tra i passeggeri, per lo più pendolari che perdevano l’ appuntamento a scuola o in ufficio. A tranquillizzarci e a rendere più sopportabile l’ attesa di un’ ora e la temperatura poco confortevole nella carrozza priva di riscaldamento era l’ anziano capotreno. Instancabile e premuroso percorreva avanti e indietro il treno aggiornandoci sullo stato dei lavori per riparare il guasto e suggerendo a ciascuno una soluzione per raggiungere le mete con altri treni o pullman. Trasbordati su un espresso, il capotreno qui era una giovane donna che ha subito iniziato a urlare che dovevamo occupare solo le ultime tre vetture di coda. Con arroganza e maleducazione rispondeva che non sapeva niente di fermate straordinarie né coincidenze. Se è pur vero che il futuro è dei giovani, a quella capotreno suggerirei di prendere lezioni dal suo encomiabile collega >.  …”””

 

( Lettera a la Repubblica di Mercoledì 25 Novembre 2015 )

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Umberto Galimberti: ” Quando chiama il call center siate gentili … “

10
NOV
2015

“””… < […] Günther Anders, allievo di Heidegger, trasferitosi in America per sfuggire alle persecuzioni naziste, dopo avere trovato lavoro alla Ford, scrisse al suo Maestro:” Lei mi ha insegnato che l’ uomo è il pastore dell’ essere, ma io qui alla Ford mi sento il pastore delle macchine. Nel nostro lavoro non dobbiamo avere alcun interesse per ciò che eseguiamo, dobbiamo lavorare senza scopo. Se uno di noi domandasse al caposquadra qualcosa sullo scopo del nostro fare, nel migliore dei casi passerebbe per un tipo strano e inidoneo al lavoro. Dato che si svolge alla cieca rispetto allo scopo, il nostro lavoro è simile a una ginnastica, a esercizi a corpo non libero perché dettati dalla catena di montaggio. E dobbiamo essere persino grati che ci è concesso di eseguirla, a differenza dei disoccupati che chiedono il diritto a questa ginnastica come un diritto politico fondamentale “. Questa condizione io la vedo riprodotta nei call center, dove la soggettività dell’ operatore è annullata o subordinata ai ritmi di produzione misurati sui numeri dei contatti per soddisfare il cliente, che riceve informazioni spesso inadeguate alle sue domande. Per non parlare dei call center adibiti a offerte e promozioni che, quando chiamano, non di rado ricevono insulti per il disturbo arrecato. […] Rovesciando la teoria del filosofo francese Lamettrie, che concepiva l’ uomo come una macchina, potremmo dire che nell’ età della tecnica l’ uomo deve farsi simile alla macchina, prendere esempio dal computer che ha davanti agli occhi, perché la macchina non si assenta, non prende ferie o malattie, non va in depressione come talvolta capita agli umani, non si demotiva, non si distrae, non è turbata da sentimenti o problemi familiari, non cerca la propria autorealizzazione. Per tutte queste ragioni, come scrive Günther Anders: ” l’ uomo è antiquato”. E nell’ età della tecnica deve portarsi all’ altezza delle prestazioni del suo computer, se vuol salvare il posto di lavoro, condizione del suo vivere.  Siamo a questo >. …”””

 

( da risponde Umberto Galimberti , D la Repubblica di Sabato 7 Novembre 2015 )

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Una lavoratrice di call center : ” Mi sento una scimmia “

08
NOV
2015

“””… < Mi sento una scimmia. Perché ho lo stesso margine di autogestione di una scimmia ammaestrata. È il mio lavoro. Rispondo al telefono. Tutto il tempo. Sempre e comunque, tutto il giorno, tutti i giorni. Non mi allontano dalla postazione, non mi allontano, non parlo con il collega a meno che non sia il telefono a deciderlo, interrompendo, per il tempo che è lui a stabilire, il suo martellare perpetuo. Sono totalmente eterodiretta. Mi limito a seguire e applicare procedure standard, talvolta persino approssimative e nebulose. È come stare su una catena di montaggio mentale anziché manuale: una chiamata dietro l’ altra, meccanicamente, senza distrazioni, interruzioni o tentennamenti. Ogni cosa è cronometrata: la durata della chiamata, la durata delle pause (quindici minuti esatti ). Non c’ è gesto nella giornata che non venga misurato. Velocità, brevità e quantità devono essere obiettivi a cui tendere: più chiamate smaltisco, meno tempo ci impiego, migliore è la mia prestazione. Non per niente la tanto decantata efficenza che si richiede è un tipico attributo delle macchine. Ed è d’ obbligo fingere che io sia molto più simile a una macchina che esegue un compito, piuttosto che a un essere umano con esigenze più complesse, ma potenzialmente destabilizzanti per il sistema. > …”””


( Lettera a Umberto Galimberti in D la Repubblica di Sabato 7 Novembre 2015 )

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  1. nemo scrive:

    E’ nemo che ringrazia Chiara.

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