11:13 — ” ADESSO LA FRANCIA RISCHIA DI CADERE NELLE MANI DI MARINE LE PEN ” —IL FILOSOFO FRANCESE MAREK HALTER // DA REP. DI OGGI —

 

 

MAREK HALTER  nasce a Varsavia nel 1936–scrittore ebreo polacco, è nato da una madre poetessa yiddish e da un padre tipografo; nei suoi libri affronta molte tematiche legate alla storia del popolo ebraico. Nel 1940 Marek Halter e i suoi genitori fuggono dal ghetto di Varsavia e trovano rifugio in Ucraina, dove, al loro arrivo, una pattuglia di soldati sovietici li arresta. … ( da WIKI, sotto il nome)

 

 

MONDO
Marek Halter.
Lo shock del filosofo francese: “È successo tutto a pochi metri da casa mia. Siamo di fronte a un nuovo conflitto, diverso dal passato. Adesso la Francia rischia di cadere nelle mani di Marine Le Pen”
“Questa è una guerra globale Ora la democrazia è in pericolo”
GIAMPAOLO CADALANU
 

MAREK Halter ha vissuto gli orrori del nazismo, è fuggito dal ghetto di Varsavia, è scampato alla repressione sovietica. Ma al telefono dalla sua casa di Parigi, a pochi passi dal Bataclan, sembra far fatica ad afferrare quello che sta succedendo nella sua stessa città.
Riesce a capire che cosa sta succedendo?
«È una nuova guerra, l’ho scritto appena due settimane fa sul Journal de Dimanche. Il mondo sta cambiando. E cambia la forma della guerra. Nel ’39 si mandavano aerei e carri armati, oggi ci sono persone pronte a morire pur di uccidere in nome di Dio. E opporvisi è difficilissimo».
Che succederà adesso?
«Ho una paura, che è quasi una certezza: quello che sta succedendo aiuterà la destra estrema, alle prossime elezioni guadagnerà milioni di voti. La chiamano già la guerra con l’islam. E stanno lanciando la guerra contro i rifugiati, perché i figli di quelli che scappano da Iraq e Siria vengono in Francia per uccidere. È la democrazia a essere in pericolo. La gente ha paura, e apre agli estremismi. Non è impossibile che domani ci siano attacchi contro i musulmani in Francia, o attentati alle moschee».
Come si può evitare che questa profezia di sventura si realizzi?
«Per la gente semplice siamo già in una guerra di religione. Ed è difficile trovare una via d’uscita. Già tempo fa ho chiesto ai musulmani di Francia di mobilitarsi per dire che sono solidali con le vittime degli attentati e prendere le distanze dai jihadisti, altrimenti la popolazione francese penserà che sono complici o conniventi. Il pericolo è una guerra di religione. Non possiamo spiegare alla maggioranza della gente che reagire è sbagliato. I nostri vicini sono musulmani, in Francia sono sette milioni, io mi raccomando con loro, perché si muovano a protestare contro questi assassini. E la gran parte della comunità è d’accordo» Secondo lei ci sono collegamenti con la politica estera del governo di François Hollande, che ha proseguito sulla linea interventista di Nicolas Sarkozy?
«Sicuramente ci sono collegamenti con la politica estera di Hollande e l’intervento in Iraq. I jihadisti stanno colpendo le nazioni che stanno opponendosi allo Stato Islamico. Hanno colpito in Russia, hanno colpito in Egitto, hanno colpito i libanesi di Hezbollah perché stanno aiutando il regime di Damasco, oggi hanno colpito la Francia e domani potrebbe toccare a tutti i Paesi coinvolti nelle operazioni».
Come si può reagire?
«È difficile fare qualsiasi cosa. Se ci fosse stato da affrontare un esercito regolare, in una guerra tradizionale, un paese da sessanta milioni di abitanti avrebbe reagito adeguatamente. Ma così? Non possiamo certo schierare cento poliziotti per ogni stazione della metropolitana. E una risposta politica non c’è».
Si è fatto un’idea di chi possano essere questi attentatori?
«Di sicuro c’è che erano ben organizzati. Sono certo che molti di loro abbiano la cittadinanza francese. Non vengono dall’Iraq, ma sono nati in Francia e uccidono invocando Allah. Ed è molto difficile proteggersi contro il vicino che parla la tua lingua e conosce la tua città».
E adesso, le possibili conseguenze politiche sono inquietanti.
«Vincerà Martine Le Pen. E in realtà bisogna darle ragione, quando dice che gli islamici non sono buoni francesi: non sono pronti a morire per la democrazia, ma per Allah sì».
Crede che questi avvenimenti possano spingere l’Occidente a far pressione su Israele per raggiungere finalmente una soluzione al problema palestinese?
«No, per i jihadisti il problema non c’è, non parlano nemmeno più dei palestinesi. Alla soluzione dei due Stati pensano le persone per bene. Ma sempre di più in Occidente si sentiranno vicini a Netanyahu, perché adesso comprendono i sentimenti degli israeliani davanti al terrorismo».
Prima si mandavano aerei e carri armati oggi ci sono persone pronte a morire pur di uccidere in nome di Dio. E opporvisi è difficilissimo Alle prossime elezioni la destra prenderà milioni di voti in più. Il rischio è che ci sia una spirale impazzita di estremismi
LA STRAGE
I corpi di alcune vittime all’esterno di un ristorante a Parigi
“QUESTA È UNA GUERRA GLOBALE ORA LA DEMOCRAZIA È IN PERICOLO”
L’IS ASSEDIA PARIGI KAMIKAZE ALLO STADIO LA STRAGE DEGLI OSTAGGI POI IL BLITZ NEL TEATRO
QUEGLI ASSASSINI DELLA “SCHEDA S” CHE CRESCONO NELLE BANLIEUE
DA LONDRA ALLA TRINCEA IL KILLER CON IL MITO DI BECKHAM
L’IS ASSEDIA PARIGI KAMIKAZE ALLO STADIO LA STRAGE DEGLI OSTAGGI POI IL BLITZ NEL TEATRO
GLI ATTENTATI A PARIGI NON SONO SOLO CONTRO “IL POPOLO DELLA FRANCIA” SONO “UN ATTACCO CONTRO L’UMANITÀ”
KAMIKAZE ALLO STADE DE FRANCE SPETTATORI IN TRAPPOLA: “UN INFERNO”
MEZZO MINUTO DI RAFFICHE AL BAR CARILLON “SEMBRAVANO FUOCHI D’ARTIFICIO”
ABBIAMO CONTENUTO L’IS: NON FA PROGRESSI E SE NON ABBIAMO ELIMINATO I VERTICI C’È MENO RECLUTAMENTO NEGLI ALTRI PAESI
CRONACA
INTERNI
MONDO
Nazionale
Prima
PUBBLICITA
ECONOMIA
BORSA
COMMENTI
RCLUB
CULTURA
SPORT
Elenco sezioni
Elenco titoli

in caricamento

 

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *