Bersani non parla di scissione. Quando il fantasma si affaccia, nel corso della conversazione, divaga, non risponde, guarda da un’altra parte. “Vediamo se si fa carico del problema – spiega riferendosi al segretario – Noi abbiamo detto: concordiamo alcune modifiche e poi votiamo l’Italicum tutti insieme sia alla Camera sia al Senato. E lui che dice? Non mi fido. Ho trovato questa risposta offensiva, molto più di tante battutine personali che riserva a chi dissente. Non mi fido di Berlusconi, lo puoi dire. Ma se non ti fidi del tuo partito, è la fine”.
Nell’appassionato ragionamento di Bersani, la battaglia è molto più profonda di un bilanciamento tra preferenze e nominati. “Le preferenze sono un falso problema. Fanno schifo anche a me, io sono per i collegi. Ma tra nominati e preferenze, scelgo le seconde. Se non piacciono a Renzi mi chiedo perché non aboliscono le primarie dove le preferenze raggiungono l’apice. Dicono: ma diventano uno strumento del malaffare. Allora io dovrei pensare che tanti parlamentari del Pd li ha portati qui la mafia?”. Non sta in piedi neanche la ricostruzione di Roberto Giachetti. Bersani sorride: “Il Mattarellum è un sistema imperfetto, ma se me lo danno lo firmo subito. Giachetti purtroppo ha la memoria corta. Non avevamo i numeri per far passare la sua mozione, forse non si ricorda com’era diviso il Parlamento in quella fase. Io comunque andai dai grillini e chiesi: voi lo votate il Mattarellum? Mi risposero: sosteniamo la mozione Giachetti. Insistetti: ma la votate sì o no? Facevano i vaghi, dovevano sentire Grillo e Casaleggio. Ci avrebbero mandato sotto, ecco cosa sarebbe successo”.
Il punto però non sono le polemiche interne. “I giornali – dice Bersani – sono pieni di veline. Le facevo anch’io quando ero segretario, ma un po’ mi vergognavo e dicevo ai miei: andiamoci piano. L’Italia adesso si prende questa legge elettorale e nessun commentatore sottolinea il pericolo cui andiamo incontro. Vedo un’ignavia diffusa. L’establishment italiano è una vergogna. Sono 4-5 poteri che dicono: andiamo avanti, corriamo. E non si chiedono se andiamo avanti per la strada giusta o verso il precipizio. Potrei fare nomi e cognomi di questi poteri e scrivere accanto le rispettive convenienze che hanno nel tacere, nel sostenere questa deriva”.
Ecco il cuore del ragionamento bersaniano: la descrizione di questa deriva. “Renzi vuole l’abolizione della rappresentanza. Punta a una sistema che non esiste da nessun’altra parte al mondo e che non ci copierà proprio nessuno perché l’Europa ma anche gli Stati uniti non sono governati da baluba. Lì si rispetta il voto popolare e si cerca di comporre le forze e i programmi per rappresentare società complesse in un momento molto difficile. Qui da noi no”. Il ballottaggio, che nella narrazione di Renzi è una grande vittoria della sinistra, per Bersani è “un vero pericolo. Non ha niente a che vedere con il doppio turno francese dove ci sono i collegi. Qui lo facciamo su base nazionale e serve solo a incoronare un leader, a creare un presidenzialismo di fatto, una democrazia plebiscitaria. Può capitare che un partito del 27 per cento prenda tutto il potere in un Parlamento di nominati al servizio del capo. E l’altra metà del Paese la consegniamo ai populisti con un esito simile a quello francese. In quel sistema presidenziale, che pure è molto bilanciato, non dai sfogo alla rappresentanza e carichi una molla che alla fine scatta, esplode. Così ti ritrovi Marine Le Pen. In Italia può succedere la stessa cosa. Si ammucchiano i populisti, Grillo e Salvini, e non sai come finisce”. La risposta a questa obiezione manda ai matti Bersani. “Dicono: tanto Renzi dura 20 anni. Ne siamo proprio sicuri? Secondo me no. La situazione è ancora fluida, la crisi non è finita. Avete visto i dati sulla disoccupazione? Ci siamo ancora dentro e non è detto che gli elettori vorranno uscirne con Renzi e con il Pd. Non dimentichiamo l’esempio di Parma. Disaffezione per la politica, crisi economica e al ballottaggio vincono i 5 stelle. E’ il modello che vogliamo per l’Italia? Se l’onda è questa, io non la seguirò”.
L’alternativa andrebbe trovata insieme. “Una correzione che permetta l’apparentamento al ballottaggio sarebbe già un passo avanti”. Se Renzi mette la fiducia? “E’ stata messa una sola volta sulla legge elettorale e dopo un ostruzionismo feroce. Era il ’53, la legge truffa. Sono cambiati i regolamenti, non so se Renzi si spingerà fino a quel punto”. Ma se lo fa, che succede alla Ditta? “Stavolta prima viene il Paese, poi la Ditta”.
Premetto che non sono mai riuscita a seguire i diversi meccanismi della/e leggi elettorali, ma sono sicura che alle ultime elezioni Bersani ha stabilito che ci fossero un certo numero di nominati dal partito e gli altri dalla gente, con le primarie, una grande apertura che tutti noi abbiamo apprezzano. E’ entrata gente diversa in Parlamento, come la nostra rappresentante di Bordighera. A parte, “e son messe dite”, che se lui avesse fatto la campagna elettorale, invece di dedicarsi ad originali “gruppi di studio-lavoro” in Meridione, non saremmo forse a questo punto. Ma tutto questo che ho detto sono “scemate” (inutilità).
Quello che mi preme dire, invece, è che mi parer si stia cercando di fermare o decelerare un treno in corsa, dopo aver contribuito a spingerlo al max. Di mio sono convinta che Renzi è lì perché il partito, rottamati compresi, hanno puntato tutto su questo cavallo da corsa per andare al governo. Solo “dopo” è intervenuto Napolitano, l’Europa, la Confindustria ecc. L’appoggio che è stato dato –a proposito di democrazia — alla defenestrazione Letta–un colpo di stato –non ho parole per definirlo. Infine Bersani –in buona fede /ma ognuno le favole se le racconta da solo finché riesce a fare bella figura davanti a sé e agli altri/ si stupisce, anzi si indigna che possano esserci degli eletti da in Parlamento che sono lì anche per l’appoggio della mafia! : intanto la scelta che ha fatto del coordinatore nazionale, quando tutti noi, quando era alla Provincia, se l’abbiamo votato, è stato esclusivamente per non far perdere il partito. Tutti, credo, ricordano, inoltre, che quando Bersani ha vinto le primarie, c’è stata una gran questione del voto di Napoli e della mafia, lo ricorderete anche voi, ma non ho mai saputo che abbia deciso mai di aprire un’inchiesta. Fa bene a impuntarsi sulla legge elettorale, ma è il classico chiudere le stalle…Al voto saremmo tutti felici di andare, la risposta degli italiani sarebbe ugualmente tripartita: invece di Berlusca, a meno che non si allei, ci sarebbe Salvini con Mefistofele; il PD, di mio, credo che avrebbe molti voti fosse solo per come sapientemente è stata organizzato “il fumo negli occhi”; ma non solo per questo; e poi —fuori altre formazioni tipo ” lista per Tsipras “- gli M5 avrebbero non forse il 25%, ma un buon risultato. Insomma…a meno di una legge truffa!—saremmo tutto da capo. Nella speranza che, per quel poco/ tanto che mi si conosce, permetta di capire che la mia finale è una battuta, come dire?…”noir” va bene? –be’ amen, saluti e non troppi figli maschi, ce ne sono anche troppi in giro! ch.
Potere (politico) di pochi o rappresentanza di molti ? Ecco il ‘problema’. Renzi ha scelto ma i cittadini ( noi ) sono consapevoli delle ‘conseguenze possibili’ ?
ti ringrazio di aver posto il problema di base così sinteticamente e chiaramente per me e spero anche per molti altri. Dovrei raccogliere esperienze anche in altri paesi, ho un libro a casa, bisogna trovarlo, un regalo di mg che mi pare che dica proprio : “Lo Stato post-moderno” –Comunque moderno o post, la decisione è, a mio parere, sopratutto una decisione morale. Un abbraccio a Casa Peynet, chiara