a cura di Antonella Bolelli Ferrera
VOLETE SAPERE CHI SONO IO?
Racconti dal carcere
In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
Rai Eri Viale Mazzini, 14 – 00195 Roma / Tutti i diritti riservati
- La fortuna di perdere
di Federico Abati - Ma non può piovere sempre
di Agnese Costagli - La ragazza con l’ombrello
di Doina Matei - Pensieri e parole
di Vincenzo Romano - Le parole mai dette
di Mario Merolla - Non più figlia della strada
di Elettra Ambrosini - La mia storia personale
di Antimo d’Amico - Notte da ergastolano
di Carmelo Musumeci - La teoria della distruttività
di Angelo Rubiu - Aurora
di Aurora Spanò - Uno dei ragazzi di corso Trieste
di Michele Celan - Riflessioni su una vita difficile
di Ferdinando Davide - I sentieri del tempo
di Sebastiano Prino - Il viaggio
di Carmela Macrì - Oradea
di Viorel Daniel Talos - La notte perenne
di PietroPaolo Chiuchini - Demoni e Angeli…in carcere
di Fabrizio Forcina - 29 settembre. Roma-Salerno
di Cosimo Rega - Il tempo degli scugnizzi
di Ciro Mariano - Non so più se ricordo
di Davide Mesfun
Antonella Bolelli Ferrera
Antonella Bolelli Ferrera, è nata a Bologna. Giornalista, autrice e conduttrice di programmi culturali, di costume e radiodrammi per Radio Rai, fra i quali La Storia in giallo, Rosso Scarlatto, Cuore di tenebra, Sulla cresta dell’onda, Speciali di Radio 3, Alle 8 della sera.
Ha pubblicato: “Il fiore e la spada” (Baldini Castoldi Dalai); “Borderlife – Storie celebri di follia, devianze e tragici destini” (Baldini Castoldi DalaI) con il criminologo Francesco Bruno;“Inquiete – storie di artiste sublimi e femmine dannate” (Rai Eri); “Segreti d’Oriente”(Sellerio); “Volete sapere chi sono io? Racconti dal carcere“ (Mondadori); “Siamo noi, siamo in tanti. Racconti dal carcere” (Rai Eri) vincitore del Premio Fregene per la narrativa 2012;“Mala Vita. Racconti dal carcere” (Rai Eri).
E’ ideatrice e curatrice del Premio letterario Goliarda Sapienza “Racconti dal carcere” e socio fondatore, insieme al maestro Elio Pecora, di inVerso Onlus Associazione per la diffusione della letteratura e della scrittura a favore delle categorie socialmente svantaggiate.
Ma non può piovere sempre
di Agnese Costagli
2° classificato
per la descrizione più suggestiva della vita in carcere
…
Terapia della notte, in cui caterve di sonniferi e psicofarmaci ci mettono tutte a nanna tranquille e beate.
Giorni tutti uguali e lentissimi, scanditi da sfortuna-solitudine-stupidità.
(…)
Per ammazzare il tempo (dovrò mettere l’avvocato anche per questo?), da quel gran genio che sono fumo e mangio, così oltre ai problemi già esistenti sto ingrassando in modo vergognoso, e non è una questione secondaria.
(…)
Ma come diavolo ci sono finita dentro a questo incubo a occhi aperti? Da quale punto preciso della mia vita ho iniziato a prendere questa discesa precipitosa?
La sfortuna. La sfortuna ha avuto un ruolo determinante, almeno all’inizio di questa storia, che comincia trentasette anni fa. (…)… ho accolto in casa un amico che si era innamorato di me: Gargamella. Napoletano fatto e finito, uscivamo sempre, andavamo a ballare, stavamo bene e ho finito con l’innamorarmi anch’io di lui. Ma non c’era verso che si cercasse un lavoro, trovava tutte le scuse per non farlo. È andata avanti così per un paio d’anni e il 29 ottobre 1999 è nata Bella, dolce come un sogno, un raggio di sole.
(…)
Mi sono ritrovata tossica in un battito di ciglia. Non era passato nemmeno un anno ed ero in carcere pure io. Da un momento all’altro ho perso i figli, affidati alla mia ex suocera, che mi odia e m’incolpa di tutto, anche del cancro e della fame nel mondo. “Dentro” ho avuto una carriera sfolgorante. Dal 2004 a ora non mi sono fatta mancare niente, il giro completo nel tunnel dell’orrore: carcerazioni, assistenti sociali, ricadute, il Sert…
(…)
Ho pensato di farla finita, ho valutato i pro, parecchi, e i contro, uno solo ma decisivo: non posso permettermi di lasciare questa valle di lacrime e lasciarci dentro la mia mamma, più sola e disperata di prima, con il mio cane, che adoro, e un’intera famiglia di gatti. Oscillo fra due prospettive:
Fare una strage e portare tutti con me. Impossibile;
Restare e vedere che succede. Praticabile.
(…)
Quella attuale è la carcerazione numero quattro, sono una frequentatrice assidua. E pensare che prima del 2004 ero un angioletto, mai presa neppure una multa.
(…)
Siamo chiuse in una cella quattro per tre e condividiamo tutto: sigarette shampoo sofferenze e sorrisi. Un sorriso luminoso e coinvolgente lo aveva Fantaghirò, la compagna di cella della mia carcerazione numero due, ed era anche intelligente e focosa, da buona siciliana; ed era, ed è, una persona più unica che rara con un caratterino impossibile e un cuore grande. Dopo la diffidenza iniziale, siamo praticamente entrate in simbiosi, in un’amicizia che va oltre il carcere, anche se le nostre strade si dividono, perché io faccio uso di droga, mentre lei la odia.
(…)
A volte mi chiedo: ho già subito la trasformazione completa? Sono diventata irreversibilmente refrattaria a un destino minimamente positivo? Sono una cosa inutile, con un passato così come l’ho descritto e un futuro da testa di cazzo? (Si può scrivere testa di cazzo?)