ore 22:17 STAVO CERCANDO IL PAKISTAN E LA SCUOLA…MI SONO IMBATTUTA IN QUESTO ARTICOLO VECCHIO DEL 14 NOVEMBRE: COSE CHE SAPETE, SPERO DI AVER AGGIUNTO QUALCOSA CHE CI AIUTI A VISUALIZZARE QUESTA SITUAZIONE A NOI –CREDO—MOLTO LONTANA NEL CONCRETO. //—MOLTO BENE HA FATTO IL SENATORE GRASSO A RIFIUTARE LA PAROLA “RAZZISMO” E TRADURLA IN “CI STANNO CHIEDENDO AIUTO”—LA “LETTERA DEGLI IMMIGRATI”, NON LA CONOSCEVO, MA E’ DA TEMPO CHE NON LEGGO I GIORNALI BENE (VISTA)

http://www.huffingtonpost.it/2014/11/14/tor-sapienza-la-visita-di-ignazio-marino_n_6158784.html

Tor Vergata è una frazione di Roma Capitale (zona “O” 59)]Dal 2007-2010 è sede del Campus “Tor Vergata”, facente parte del polo universitario della Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, inaugurata nel 1982 allaRomanina, in zona Torrenova.

Nel 2000 vi si è svolta la veglia del sabato e la S. Messa della domenica della quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù, presiedute dal papa Giovanni Paolo II (19-20 agosto 2000).

 


 

 


 

QUESTA NOTIZIA  E’ VECCHIA, DEL MAGGIO DI QUEST’ANNO: FORZA NUOVA HA ORGANIZZATO UNA FIACCOLATA A TOR VERGATA CONTRO I ROM

 

Proteste anti-immigrati a Tor Sapienza, Grasso: "Non è razzismo, ma grida d'aiuto"

27 NOVEMBRE ’14

 

IL PRESIDENTE DEL SENATO GRASSO:

 

“Voglio credere che quelle proteste, per quanto violente ed esibite, che non possiamo liquidare solo come razzismo, sarebbe un grave errore di valutazione, quelle proteste siano una richiesta di aiuto e d’attenzione. Il grido di chi si sente frustrato perché non vede prospettive davanti a se e si sente abbandonato dalle istituzioni”. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, è intervenuto sul caso Tor Sapienza di Roma e ha parlato delle proteste anti-immigrati che per settimane hanno animato il quartiere periferico della capitale.

Durante l’incontro “Periferie. Presentazione del primo rapporto annuale del Gruppo di lavoro G124 del Senatore Renzo Piano”, il presidente Grasso ha osservato: “I disordini di Tor Sapienza ci hanno costretto invece a porci domande ancora senza risposta. I disagi esplosi in queste settimane, prima che si estendano ad altre periferie di altre città, ci devono portare a riflettere criticamente sulle risposte che il nostro Paese ha dato finora alle crescenti difficoltà di tanta parte della popolazione. Realtà come Tor Sapienza – ha aggiunto – sono state vissute per troppo tempo come marginali, luoghi nei quali l’attenzione pubblica appare con grande enfasi e scompare con altrettanta rapidità. I problemi di quei quartieri però sono gli stessi problemi del Paese, solo elevati all’ennesima potenza: disoccupazione, precarietà, dispersione scolastica, assenza di servizi. Sono quartieri abitati da persone che hanno conosciuto il benessere negli anni passati, lo hanno sfiorato, ma lo hanno perso nelle pieghe di questa crisi che da economica sta diventando sociale, esistenziale ed etica”.

Per Grasso, “lo stato, oltre a rivedere le politiche dell’accoglienza per fare in modo che l’integrazione sia davvero possibile, e non un semplice incastro di ghetti dentro altri ghetti, deve tornare in questi territori, perché è qui che vive la stragrande maggioranza dei cittadini italiani, deve essere presente con i suoi servizi, con i trasporti, con le forze dell’ordine, ma soprattutto con scuole, centri giovanili, sportivi, centri per l’impiego, luoghi di cultura, spazi per far nascere associazioni, parchi pubblici ben curati. La mia sensazione – ha commentato il presidente del Senato – è che il disagio della periferia si stia estendendo e stia inglobando tutto, trasformando le nostre città in una unica ‘periferia esistenziale’, per usare le parole di Papa Francesco che non ha caso, da subito, ha detto che la Chiesa deve essere un ospedale da campo in trincea e tornare nelle periferie e tra la gente”.

chiara; piu’ che d’accordo Presidente Grasso, ma lei i soldi dove li prende? Altrimenti le sue sono solo esternazioni, come si diceva ai tempi di Cossiga, fatte allo scopo, non sbagliato, di calmare gli animi. Ma se sono parole, dovrà renderne conto a questa gente che fa presto a capire l’imbroglio linguistico.

 

 

Questo e’ l’articolo dell’Huffington Post:

 


Tor Sapienza contesta Ignazio Marino. La lettera dei rifugiati: “Temiamo per la nostra vita”

Redazione, l’Huffington Post
Pubblicato: 14/11/2014 20:18 CET Aggiornato: 14/11/2014 20:35 CET

Dopo i giorni della guerriglia e della caccia all’immigrato, a Tor Sapienza la tensione è ancora palpabile ma arriva anche il momento dei politici di calibro che finalmente decidono di mettere piede nel quartiere in rivolta.

Nella mattinata di venerdì Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, si è limitato a rimanere all’interno di un bar della zona. Nel tardo pomeriggio è stata la volta del sindaco Ignazio Marino che inizialmente aveva annunciato una visita nei prossimi giorni e invece, a sorpresa, ha fatto capolino a viale Giorgio Morandi dove sorge il centro per stranieri preso di mira dai residenti. Marino è stato contestato al grido di “Buffone”: “L’accoglienza è una cosa, la violenza e il disagio un’altra. Ci concentreremo sui problemi di questo quartiere senza venire meno all’accoglienza”.

Proprio giovedì i 36 minorenni stranieri sono stati portati via dalla struttura, nel tentativo di far calare l’esasperazione degli italiani. Sono invece rimasti i 36 adulti richiedenti asilo. A distanza di poche ore, quattordici di quei trentasei ragazzi – tutti egiziani e diciassettenni arrivati con l’operazione Mare Nostrum – sono tornati a piedi per chiedere nuovamente ospitalità al centro gestito dalla onlus “Il sorriso”. “Vogliamo stare qui tutti insieme. Vogliamo morire insieme se dobbiamo morire”, hanno detto agli operatori. Gli adolescenti però sono stati immediatamente riaccompagnati al Campidoglio per essere destinati altrove. “Qui non ci sono condizioni di sicurezza”, hanno ripetuto gli educatori.

“Il centro di accoglienza è distrutto, devastato e inagibile”, ha fatto sapere Rita Cutini, assessora ai Servizi sociali di Roma che ha ricordato come vi fossero anche giovani italiani tolti alle famiglie e che stavano svolgendo un percorso di inserimento sociale. Intanto gli ospiti di viale Morandi hanno scritto una lettera alla cittadinanza:

«È da tre giorni che viviamo nel panico, bersagliati e sotto attacco: abbiamo ricevuto insulti, minacce, bombe carta. Siamo tornati da scuola e ci siamo sentiti dire negri di merda; non capiamo onestamente cosa abbiamo fatto per meritarci tutto ciò. Anche noi viviamo i problemi del quartiere, esattamente come gli italiani: ma ora non possiamo dormire, non viviamo più in pace, abbiamo paura per la nostra vita. Non possiamo tornare nei nostri Paesi, dove rischiamo la vita, e così non siamo messi in grado nemmeno di pensare al nostro futuro».

«Tutti parlano di noi in questi giorni, siamo sotto i riflettori: televisioni, telegiornali, stampa. Ma nessuno veramente ci conosce. Noi siamo un gruppo di rifugiati, 35 persone provenienti da diversi Paesi: Pakistan, Mali, Etiopia, Eritrea, Afghanistan, Mauritania, ecc. Non siamo tutti uguali, ognuno ha la sua storia; ci sono padri di famiglia, giovani ragazzi, laureati, artigiani, insegnanti… ma tutti noi siamo arrivati in Italia per salvare le nostre vite. Abbiamo conosciuto la guerra, la prigione, il conflitto in Libia, i talebani in Afghanistan e in Pakistan. Abbiamo viaggiato, tanto, con ogni mezzo di fortuna, a volte con le nostre stesse gambe; abbiamo lasciato le nostre famiglie, i nostri figli, le nostre mogli, i nostri genitori, i nostri amici, il lavoro, la casa, tutto. Non siamo venuti per fare male a nessuno».

«In questi giorni abbiamo sentito dire molte cose su di noi: che rubiamo, che stupriamo le donne, che siamo incivili, che alimentiamo il degrado del quartiere dove viviamo. Queste parole ci fanno male, non siamo venuti in Italia per creare problemi, né tantomeno per scontrarci con gli italiani. A questi ultimi siamo veramente grati, tutti noi ricordiamo e mai ci scorderemo quando siamo stati soccorsi in mare dalle autorità italiane, quando abbiamo rischiato la nostra stessa vita in cerca di un posto sicuro e libero. Siamo qui per costruire una nuova vita, insieme agli italiani, immaginare con loro quali sono le possibilità per affrontare i problemi della città uniti insieme e non divisi»

.Il disagio e la scontentezza delle periferie romane si riverserà sabato 15 novembre alle 10.30 in un corteo che partirà da piazza Esquilino e si concluderà a piazza Venezia, Roma. “Un corteo spontaneo, apartitico, con in testa il tricolore italiano, per rivendicare l’orgoglio di essere la Capitale d’Italia, nonostante la giunta Marino stia facendo di tutto per trasformare la nostra città in una grande banlieue senza regole dove rischia di esplodere la guerra fra poveri”. il messaggio che il Coordinamento associazioni civiche e il Coordinamento periferie. Alla mobilitazione aderisce anche il Caop (Coordinamento Ponte di Nona) e per l’occasione l’organizzazione ha lanciato l’hashtag #orabasta.

GUARDA ANCHE

GUARDA ANCHE

Close
Guerriglia a Tor Sapienza
1 di 31 

 

Ansa, Agf
  • Avanti

Segnala un errore

 

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a ore 22:17 STAVO CERCANDO IL PAKISTAN E LA SCUOLA…MI SONO IMBATTUTA IN QUESTO ARTICOLO VECCHIO DEL 14 NOVEMBRE: COSE CHE SAPETE, SPERO DI AVER AGGIUNTO QUALCOSA CHE CI AIUTI A VISUALIZZARE QUESTA SITUAZIONE A NOI –CREDO—MOLTO LONTANA NEL CONCRETO. //—MOLTO BENE HA FATTO IL SENATORE GRASSO A RIFIUTARE LA PAROLA “RAZZISMO” E TRADURLA IN “CI STANNO CHIEDENDO AIUTO”—LA “LETTERA DEGLI IMMIGRATI”, NON LA CONOSCEVO, MA E’ DA TEMPO CHE NON LEGGO I GIORNALI BENE (VISTA)

  1. Donatella scrive:

    Vedendo quanto è accaduto in seguito ( scoperta della Mafia Capitale, che ricavava dagli appalti per la ” cura” di immigrati, rom e rifugiati più che dal traffico di droga) viene da pensare che nella rivolta di Tor Sapienza ci fosse anche qualcosa di preordinato, magari da chi era stato estromesso dagli appalti, oppure da chi voleva eliminare Marino, che poteva intralciare la normale e pianificata corruzione. Questi scoppi di rabbia, vera o presunta, si rivolgono sempre verso i più deboli. Dobbiamo ricordare che l’aggressione ad una donna in un quartiere periferico romano portò Alemanno a vincere la poltrona di sindaco, con l’aiuto sconsiderato di programmi televisivi anche seri che ne fecero , in qualche settimana, una figura esemplare, moderata e ragionevole. Come del resto avevano fatto con la futura governatrice del Lazio, che poi si rivelò per quello che era e che ora siede in Parlamento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *