ORE 17:23 CIRCOLO PD / CIRCOLO PENSIONATI + 1 —Cinisèll e Bàlsum

 

Cinisello Balsamo,    Piazza Gramsci  —da molti anni, se non sbaglio, il comune è di sinistra: in origine forse PCI // poi  PCI-PSI ai tempi di Craxi…e oggi Pd (chiara)

 

 

 

Ieri sera, alle nove, come tutti i martedì sera, dopo avere cenato,
sono andato al circolo del PD, che si trova proprio sotto casa mia,
nelle case della Cooperativa in cui abito con la mia famiglia da
quarant’anni. Siamo rimasti in pochi, quattro cinque uomini, tutti
pensionati, che si ritrovano più per avere la certezza di essere
ancora tutti in vita che per motivi propriamente politici. La
segreteria del PD cittadino  ha dato ai vari circoli ( tre in tutto
Cinisello  / 75.000 abitanti, prov. di MI) il compito di trovare soldi per i debiti accumulati negli
anni del finanziamento pubblico ai partiti. Noi abbiamo sempre fatto
tesseramento, feste dell’Unità, cene e pranzi sociali senza mai
prendere un soldo e senza mai sapere con precisione il ricavo delle
diverse iniziative. Molte volte preparavamo noi, o meglio le nostre
mogli, le pietanze e quindi il guadagno era pulito. Oggi, se fossimo
un’azienda, dovremmo dichiarare fallimento. Perfino l’affitto è in
pauroso arretrato e la coop, per quanto rossa possa ancora essere, ci
sbatterà fuori se continueremo a non pagarla. Di politica non si
parla: qualche breve cenno a quello che sta succedendo, ma sì, i
giornali gonfiano gli scandali, a me Renzi non piace ma non c’è
alternativa, non ci hanno detto della defenestrazione di Letta, non ci
hanno detto cosa contenga il patto del Nazareno, ma in questa
situazione cosa vuoi fare. Si passa a parlare di un aperitivo che
dovremmo tenere domenica prossima, per ricavare qualche soldo. Un
compagno fa la lista delle cose da comprare ( ma chi anticiperà i
soldi?). Uno dice: in cucina ci sono dei salatini, sono scaduti da
qualche settimana ma vanno ancora bene, è l’occasione per farli fuori
( vorrei chiedere se è per fare fuori gli ospiti, ma mi sembra un
sarcasmo troppo pesante in questa situazione miserabile). Si fa
l’elenco dei tramezzini che verranno preparati dalle varie mogli. Io
mi azzardo a prenotare due ” sardinare”, una focaccia ligure che mia
moglie sa fare molto bene. Lei  odia Renzi, non è più iscritta da
parecchi anni, ma non mi rifiuterà la sardinara, che per i liguri di
Sanremo come lei è come l’eucarestia per i credenti.  Si passa alle
bevande, qualcuno dice che ci sono un po’ di resti di altre feste.
Assaggio coraggiosamente un fondo di bottiglia colore tra il verde e
l’arancione ( il liquido) e per poco mi viene da vomitare. Quello che
ha salvato i salatini da imminente putrefazione dice che ci si può
aggiustare, mescolando ai fondi di bottiglia un po’ di vino o di
vermouth. Propongo di prendere una tov aglia e dei tovaglioli di carta
colorata, ma mi si dice che il banco che c’è sta bene anche senza
niente. Il compagno giovane, che studia comunicazione all’Università
Bicocca, incaricato a suo tempo di fare un volantino per pubblicizzare
l’iniziativa e per attirare un po’ di gente, ha mandato un  comunicato
di tre righe che sembra un annuncio mortuario, altro che festa. Lo
rifacciamo, un capolavoro rispetto a quello dell’esperto. Io però  mi
sento molto infelice: mi  è rimasto in bocca un gustaccio dovuto al
resto di quella bevanda micidiale, ma credo che ci sia anche
dell’altro . Penso che mia moglie potrà farne anche solo una di
focaccia.  Tutti siamo ansiosi di tornare a casa, al caldo, anche
perché il riscaldamento, per risparmiare è chiuso da un bel pezzo.
Tiriamo giù la saracinesca e io mi rassereno un po’
pensando che riuscirò ancora a vedere un pezzo di partita alla tv.

 

 

 

chiara l’ha messo che aveva l’audio bloccato…adesso lo lascerei per sorridere e, i più cattivi (::) per ridere-  come vedete è lui stesso che l’ha prodotto e lo pubblica…chissà come ha fatto?

https://www.youtube.com/watch?v=I2SbowTOokU&src_vid=z-uEhnBA1Hs&feature=iv&annotation_id=annotation_897319


 

 

 

 

Sede del Comune, ha una bella aria liberty-classica, è operante dal 1911–(ch.)

 

 

 

guardate il complesso “Villa Ghirlanda”

 

 

“le pietre raccontano…”

 

 

 

ascoltate, ascoltate!

 

 

Uno dei primi esponenti della Resistenza che Cortiana incontra a Cinisello Balsamo è Antonio Longo, nome di battaglia Mario, che è da poco tornato in paese con altri componenti della 55^ Brigata Garibaldi d’Assalto Rosselli (Marco Sala, Stefano Ferrandi, Bruno Giuliani e Carlo Lavizzari) dopo un rastrellamento effettuato dai nazifascisti nel giugno del 1944 sulle montagne del lecchese. Essendo gli unici ad avere un’esperienza militare, costituiscono il primo nucleo del Distaccamento di Cinisello Balsamo della Brigata.

Il gruppo sceglie come sede per gli incontri clandestini la trattoria Beccalli in via Garibaldi (all’altezza dell’attuale numero civico 70). L’afflusso di clienti è un’ottima copertura, il gioco delle bocce e il giardino attigui sono preziose vie di fuga. Cortiana potrà sempre contare sulla discrezione, la disponibilità e la cortesia dei Beccalli.

Il Comando del Distaccamento viene affidato ad Antonio Longo che sarà coadiuvato da due commissari politici: Carlo Meani, nome di battaglia Geo, e Umberto Ratti, nome di battaglia Ratt, con il quale Cortiana ha maggiori contatti. I primi componenti del Distaccamento sono vecchi antifascisti di matrice socialista e comunista che si erano battuti con le squadracce fasciste e avevano conosciuto la prigione e il confino. Sono: Vittorio Viani, Carlo Tabini, Oreste Figini e Luigi Pacchetti, nome di battagliaGinett. A loro ben presto si aggiungeranno alcuni giovani: Carlo Villa, Cesare Tremolada, Angelo Magni, nome di battaglia Angelo, Giovanni Morandi* e tre cattolici balsamesi: Gianfranco Mangiagalli, nome di battaglia Arturo, Martino Ghioni e Angelo Perego, nome di battaglia Riccardo. Si tratta all’inizio di una quindicina di unità, numero comunque non trascurabile considerando che esistono già altri gruppi (come il distaccamento San Fruttuoso della 104^ Brigata Garibaldi S.A.P. Gianni Citterio di cui fa parte il giovane Gaetano Latino**, nome di battaglia Mirco, che con altri giovani organizza la distribuzione di manifesti e giornali clandestini) e che molti di loro operano nelle S.A.P. di fabbrica.

Staffetta già esperta, determinata e coraggiosa, è Dina Cereda, nome di battaglia Angela, che ha ridotto i suoi viaggi in Valsassina a seguito del rastrellamento effettuato dai nazifascisti. Ogni domenica parte in bicicletta alla volta dell’ospedale di Desio per ritirare la stampa clandestina fingendo di portare biancheria pulita a un inesistente parente malato. Giunta a destinazione è accompagnata da un infermiere fuori dalla clinica e condotta in un’abitazione attigua dove ha sede il comando della brigata. Qui incontra Cortiana ed Eliseo Galliani ai quali fa rapporto sulla situazione e sui problemi del Distaccamento di Cinisello Balsamo, poi riempie la borsa di opuscoli e manifestini che copre con la biancheria sporca. Riparte verso Cinisello Balsamo e quando giunge in centro incontra Luigi Pacchetti alla Trattoria Becalli o davanti al Circolo La Previdente e gli consegna il materiale che lui distribuirà ai sappisti per la diffusione.

Enzo, a fine gennaio del 1945 porta a termine, pur con qualche inconveniente, una missione difficile: attaccare la caserma della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) di Seregno per prelevare armi. Sceglie, oltre a Carcassola, un gruppo di sei o sette sappisti del Distaccamento di Cinisello Balsamo. Gennaio sarà un mese di intensa attività per tutte le Brigate, con regolarità sconcertante si compiono azioni con scritte murali, lanci di manifestini, disarmi di militi fascisti, collocazione di chiodi squarcia-gomme sull’autostrada.

Nella notte tra il 7 e l’8 marzo sui muri di Cinisello Balsamo vengono affissi numerosi manifestini che ricordano la Giornata Internazionale della Donna, inneggiano all’Italia libera e alle Brigate Garibaldi. Il lavoro viene portato a termine con coraggio da Dina Cereda e da altri partigiani, con un’affissione notturna molto pericolosa che, per i luoghi in cui viene compiuta, assume anche il sapore della beffa. La mattina seguente, infatti, la gente scorge i volantini incollati nei luoghi più frequentati: in piazza a Cinisello, alla fermata del tram, ma soprattutto sui muri dell’ex Casa della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) in via Beato Carino, proprio dove c’è il presidio dei repubblichini e dei nazisti.

Nella prima settimana di aprile, i Comandi del C.L.N.A.I. (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) intensificano la pressione sui nazifasciti e decidono che è tempo per l’insurrezione generale. Cortiana tiene in quel periodo molti comizi volanti, uno dei quali davanti alla ditta Alea in piazza Vittorio Emanuele (oggi piazza Gramsci), lo organizza con Mino e altri uomini di punta del Distaccamento tra i quali: Antonio Longo, Giovanni Ventura, Luigi Riccardi e Giuseppe Cattaneo. Ma appena inizia il comizio, sopraggiungono dei repubblichini e i partigiani si dileguano in direzioni diverse. Solo Antonio Perego, nome di battaglia Ivan, verrà catturato; i repubblichini hanno intenzione di fucilarlo; sarà invece rilasciato subito forse perchè si erano ormai avviati i contatti tra i rappresentanti del Distaccamento e alcuni sottoufficiali della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana) in vista dell’insurrezione.

Nel tardo pomeriggio del 24 aprile l’ordine di insurrezione è recapitato a Cortiana da una staffetta. Il Comando ha fissato per le ore 14 del giorno seguente, l’inizio dell’insurrezione. Cortiana provvede a far stampare il manifesto con le disposizioni generali per la popolazione e con l’annuncio dell’assunzione dei pieni poteri da parte del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) locale. Con Mario definisce il piano d’azione insurrezionale. Prima di tutto concentrare tutti gli uomini alla trattoria Beccalli per la distribuzione delle armi e degli ordini e, successivamente, occupare la sede municipale e tutti gli altri punti nevralgici, per assumere il governo della città e garantire l’ordine pubblico.

Alle ore 12.05 del 25 aprile gli operai della Pirelli intimano la resa al Comando tedesco all’interno della fabbrica; inizia così l’insurrezione nella zona industriale a nord di Milano che dalla Pirelli, si estende alla Breda, alla Falck, alla Ercole e alla Magneti Marelli. Alcuni operai portano la notizia a Cinisello Balsamo. I sappisti sono già riuniti alla trattoria Beccalli, pronti con le armi. Sono molti di più della quarantina di elementi che componevano il Distaccamento. Forse cento o centocinquanta, un numero destinato ad aumentare nelle ore successive.

Il maggiore Marino, nonostante gli accordi dei giorni precedenti, fa muovere un camion munito di mitragliatrice verso piazza Vittorio Emanuele e via Garibaldi. Uno degli uomini appostati alla trattoria Beccalli, spara un colpo verso l’automezzo, i repubblichini rispondono con un nutrito fuoco e lancio di bombe a mano; ci sono alcuni feriti, tra cui il dottor Domenico Rella, nome di battaglia Aller, medico della Brigata. Alcune pattuglie di partigiani si dirigono verso i punti di accesso alla cittadina per controllare il movimento di mezzi e di persone in entrata, ma soprattutto in uscita.

Verso le ore 17 sopraggiungono da Cusano Milanino due soldati della Wehrmacht, addetti al trasporto della posta. I partigiani li bloccano in via Garibaldi e li portano nel cortile della trattoria, qualcuno vorrebbe fucilarli, ma Gina Beccalli chiede che vengano lasciati liberi, li conosce e dice che sono brave persone.

Nel frattempo anche don Battista Testa della 17^ Brigata del Popolo riunisce un gruppo di uomini e distribuisce armi. Nelle stesse ore viene occupato il Palazzo comunale, dove si insediano i membri del C.L.N. locale che assume pieni poteri: Paolo Brigatti, Dina Cereda, Abbondio Colombo, Luigi Pacchetti, Mario Riva, Angelo Ronchi, Ambrogio Sironi, Giuseppe Tagliabue. Viene occupata anche la Scuola Elementare Cadorna dove si insedia il Comando del Distaccamento della 119^ BrigataGaribaldi.

Verso le ore 18, due soldati tedeschi, a bordo di un sidecar, forzano un posto di blocco sparando alcuni colpi d’arma da fuoco, i partigiani rispondono al fuoco, il sider sbanda in via Garibaldi all’altezza di via Monte Santo, uno di loro muore sul colpo, l’altro tenta di scappare, ma viene catturato; nonostante le cure, spirerà poco dopo.

I repubblichini sono ancora asserragliati in Villa Ghirlanda e nell’ex casa della G.I.L., in quest’ultima si recano, dopo le ore 8 del 26 aprile, Alfredo Cortiana, don Battista, Paolo Brigatti e Luigi Pacchetti, per chiedere la resa. Al termine del colloquio, i soldati consegnano le armi e vengono tenuti prigionieri nei due edifici scolastici.

Un Distaccamento della 17^ Brigata del Popolo si insedia nell’oratorio Pio XI, a ridosso dell’autostrada Milano Bergamo, ne assume il comando Enrico Galbiati. Vicino a via Sant’Antonio, vengono posizionate due mitragliatrici. Nel pomeriggio del 27 aprile, da questa postazione i partigiani sparano alcuni colpi contro automezzi tedeschi in avvicinamento, i nazisti rispondono al fuoco, nessun patriota resta ferito ma numerosi proiettili colpiscono il muro della casa d’angolo tra via Verdi e viale delle Rimembranze.

Il 29 aprile 1945, giornata di entusiastiche manifestazioni popolari, si conclude tragicamente. Alle ore 20.20 viene ucciso, con tre colpi d’arma da fuoco, all’interno della scuola Cadorna, il vicecomandante della 119^ Brigata Garibaldi, Giuseppe Carcassola. Dopo una prima versione che parlava di suicidio, fu accertato l’omicidio, ma non si seppe mai ufficialmente il nome dell’assassino.

Già dalle prime ore successive alla resa di due contingenti repubblichini presenti sul territorio, il C.L.N. si occupa di garantire l’ordine pubblico, l’approvvigionamento alimentare, l’organizzazione delle forze patriottiche e il controllo dell’autostrada.

Il 25 giugno 1945 giunge dal prefetto Riccardo Lombardi la nomina del sindaco e dei componenti della Giunta comunale provvisoria: sindaco Carlo Meani, vicesindaco Gottardo Vaini, assessori, Alessandro Bonfanti, Domenico Megliani, Ernesto Sala, Carlo Seveso e Luigi Villa.

 

E poi  viene oggi…

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