ora di dormire: questa sera, se ci riusciamo, ma dovete essere prodissimi miei bravi ragazzi, ci addormentiamo con una ninna speciale, e un’antica favoletta di chiara (2002) per l’anniversario di una principessa (vera) a me assai vicino…ma lontanissima di rango!

 

ninna nanna antica–sergio munafo’, palermitano del ’63, jazzista

 

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C’era una volta una bellissima bambina, dalle guance bianche e rosa come le meline d’autunno e i capelli dritti dritti, che, se piovevano perle, si sarebbero infilate tutte incoronandola come una principessina qual’era.

Ciononostante ogni filo dei suoi foltissimi capelli era un capriccio, e, già in questo, si vedeva che sarebbe stata diversa da tutte le altre principessine, le quali, potevano avere i capricci solo se piene di riccioli.

 

 

il nasino all’insù della trottola saccente

 

Sapeva di essere destinata a grandi cose e già da allora sognava un bellissimo principe dal nasino all’insù che, su una carrozza d’oro, tirata da dodici cavalli bianchi, l’avrebbe portata nel suo castello incantato.

Passarono gli anni e la bambina cresceva in bellezza e virtù, la sapienza non le interessava.

Anche la regina passava molto tempo allo specchio e lo specchio le diceva ” tu sei la più bella del reame”, ma nella stanza accanto, la principessa ascoltava uno specchio che le diceva ” tu sì, che sei davvero la più bella del reame!”

Così madre e figlia gareggiavano in bellezza e virtù, ma tutti i cortigiani sapevano, anche se lo dicevano a bassa voce, chi era destinata a regnare nei loro cuori.

La principessa aveva molto ancelle già d’allora e una Tata, chiamata Ernesta, anch’essa una principessa, che odiava la regina dispotica e prepotente quant’altri mai.

Nel suo cuore gentile osservava che molti fili di questa prepotenza si stavano addensando anche nel cuore della principessa e temeva il giorno in cui sarebbero sbocciati tutti come cavolacci rossi d’ira.

Un giorno chiese alla principessa il permesso di assentarsi per qualche giorno, doveva andare a trovare il padre malato – disse – e fu la sua prima bugia.

Percorse un bosco per un giorno intero e arrivò alla casupola del vecchio del bosco, voleva un filtro da mettere nei biscotti alla mandorla, di cui la principessa era ghiotta già d’allora, che rendesse il cuore della principessa docile e gentile, amoroso e rispettoso di tutti.

Il vecchio del bosco la guardò in viso e sulla sua fronte bianca vide passeggiare un nera bugia. La principessa era gentile, il cuore del vecchio capì, ma non volle accontentarla del tutto e le diede il filtro dell’eterna giovinezza, invece di quello dell’eterna gentilezza.

La principessa tornò al castello e fece con le sue dolci manine tanti biscotti alla mandorla che dovevano durare tutta la vita, al punto che, da vecchia, fu costretta ad aprirsi una pasticceria ( i tempi erano cambiati anche per lei) e che chiamò San Romolo in onore del vecchio del bosco che, nel frattempo era diventato santo.

Passarono ancora gli anni, la Principessa era in età da sposare, ma nessuno dei principi del suo reame aveva il nasino all’insù e lei li rifiutava tutti.

Passarono ancora gli anni, la principessa non si sposava, i genitori erano disperati, soprattutto il padre che aveva il crepa-cuore a pensare la sua principessina da sola in questo mondo crudele e spietato.

 

 

 

Un giorno, da molto lontano, da una città situata sul mare, si presentò un principe vero, senza il naso all’insù, e con un pessimo carattere, ma qualcosa in lui, forse quel suo passeggiare su e giù per i corridoi del castello con le calze di seta, attrasse il cuore della Principessa e, dopo qualche esitazione, rinunciò al nasino all’insù.

Forse capì che egli era l’unico sulla terra che avrebbe potuto tenere stretti quei fili neri prepotenti che si erano aggrovigliati nel suo cuoricino ( anche le principesse hanno dei tratti ereditari ).

Non ebbe il nasino, ma tutti i cavalli che voleva, bianchi e di tutti gli altri colori, sempre vicini a sé, quasi a due passi e bellissimi gioielli che il principe deponeva ai suoi bianchi piedini.

Si sposarono e vissero sempre innamoratissimi, anche se con qualche salto e balzo qua e là.

Chi saltava come un cavallo era il principe e allora la principessa teneva i fili ben stretti e fermi, scoprendosi in questo una forza che non supponeva.

Capì allora che anche quei fili neri sul suo cuore avevano degli enormi privilegi, il vecchio del bosco era stato davvero buono e, poi, questa sua eterna giovinezza e bellezza, che non aveva bisogno di alcuna cura, né Franca né Franchin, le dava da sempre una splendida sicurezza.

 

 

Era riuscita a fare della grande tenuta del castello un’immensa azienda agricola che, lei, nonostante tutti i suoi quarti ( su quattro) di nobiltà dirigeva personalmente, trovandone una straordinaria sensazione, perché si sentiva così straordinariamente vicina a suo padre, lui sì un uomo molto buono.

 

 

Tutto questo aveva accresciuto la fiducia in se stessa.

Mi direte : la favola finisce così?

Ma certo, miei cari lettori, come sapete della piena felicità non si può fare storia, bisogna assolutamente metterci un punto!

Comunque questa favola fu scritta tempi addietro per il trentesimo compleanno della principessa, vi ritroverò qui su questo schermo, raccontandovi il seguito, quando la principessa compirà il suo quarantesimo compleanno, se mai li compirà, se  mai, nel frattempo, una fata buona non le avrà offerto il filtro dell’immortalità, immortalità che avrà sempre nei nostri cuori, anche se, a volte, ci si ingarbugliano tutte le viscere mentre lo diciamo. Ma sono solo brevi momenti, quando quei suoi malefici fili si mettono in movimento e si ingarbugliano e il Principe è troppo lontano per “addrizzarli”!

 

 

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