ECCO COME “CAMBIA VERSO” IL GOVERNO RENZI: SOCIETÀ PUBBLICHE, TUTTI GLI INCARICHI DEI RICICLATI (Sergio Rizzo)
Spending review: Cottarelli voleva ridurre da 8 mila a 1.000 le società partecipate dal pubblico. Si illudeva, sopravvivono. E sono un paracadute per gli esodati della politica.
Dare l’esempio. Magari poteva servire, pensava il commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Alle prese con la grana delle società partecipate dal pubblico, ne aveva scoperte 2.671 con più consiglieri che personale. Una l’aveva il Tesoro. Rete autostrade mediterranee, creata dieci anni fa dal governo di Silvio Berlusconi: un dipendente fisso e dieci fra consiglieri e sindaci. Cottarelli ne proponeva la liquidazione, illudendosi. Ecco allora che invece di tirare giù la saracinesca, a fine settembre il governo ha nominato i nuovi vertici. Non più cinque, perché c’è pur sempre la spending review, ma soltanto tre. Non tre qualsiasi. Presidente è Antonio Cancian, detto Toni. Reperto della vecchia Dc per cui venne eletto alla Camera nel 2002, poi deputato europeo del Pdl, quindi passato armi e bagagli nelle schiere di Angelino Alfano, aveva tentato a maggio la riconferma a Strasburgo. Senza successo. Prontamente le larghe intese (versione renziana) gli hanno offerto un minuscolo risarcimento. Cancian guiderà la società con un solo dipendente in organico insieme al vicepresidente (!) Christian Emmola, presidente (renziano) dell’assemblea del Pd trapanese, e alla consigliera Valeria Vaccaro, dirigente del Tesoro e incidentalmente moglie dell’ex braccio destro di Giulio Tremonti, Marco Pinto, attuale consigliere Rai. Per dare l’esempio, appunto.
E di storie finite così ce ne sono ancora. Ricordate Arcus, società che distribuisce soldi dei Beni culturali e che il governo Monti voleva seppellire? Resuscitata dal Parlamento prima delle esequie, non si sarebbe salvata una seconda volta se avessero dato retta a Cottarelli. Non l’hanno fatto, e l’amministratore unico Ludovico Ortona, 72 anni, ex ambasciatore e già capo ufficio stampa di Francesco Cossiga al Quirinale è sempre lì: riconfermato. E la Sogesid, società distributrice nel 2013 di 380 consulenze che sempre il governo Monti voleva sopprimere? Altro che soppressione. Al suo vertice è arrivato il casiniano Marco Staderini, già consigliere delle Ferrovie e della Rai. E Studiare Sviluppo, società di consulenza del Tesoro per cui il commissario ipotizzava analogo destino? Sopravvive alla grande con un consiglio di amministrazione rinnovato. Ma qui almeno la scelta è caduta su tre dirigenti ministeriali. Magra consolazione, in un andazzo generale che sottolinea il contrasto profondo fra i propositi (verbali) di rinnovamento e le azioni concrete.
Qualche caso? L’ex direttore generale della Rai nominato da Berlusconi, Mauro Masi, è stato confermato amministratore delegato della Consap, ultimo baluardo pubblico nelle assicurazioni: in aggiunta l’hanno fatto presidente. Con lui è entrato in consiglio il segretario della dalemiana fondazione Italianieuropei Andrea Peruzy, per di più amministratore della Banca del Mezzogiorno di Poste italiane. Gruppo di cui nella scorsa primavera l’ex portavoce di Pier Ferdinando Casini nonché ex deputato Udc Roberto Rao è diventato consigliere. Tre mesi dopo alla presidenza della compagnia aerea delle stesse Poste, la Mistral Air, è sbarcato l’ex onorevole Pd Massimo Zunino.
Intanto al vertice di Poste Assicura arrivava Danilo Broggi, oggetto di apprezzamenti politici trasversali: è amministratore delegato dell’Atac, la claudicante azienda di trasporto del Comune di Roma. Fra i consiglieri di Poste Vita è comparsa invece Bianca Maria Martinelli, dirigente delle Poste medesime e candidata senza fortuna alle politiche 2013 per Scelta civica. E se l’ex deputato Pd Pier Fausto Recchia ha conquistato la poltrona di amministratore delegato di Difesa servizi, quella di capo dell’Istituto sviluppo agroalimentare è toccata a Enrico Corali, nominato a suo tempo consigliere dell’Expo 2015 dal dalemiano Filippo Penati. Mentre all’ex commissario della Consob di nomina berlusconiana Paolo Di Benedetto, incidentalmente marito dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino, è stato assegnato un posto nel cda del Poligrafico.
Per non parlare delle periferie, dove questo schema viene applicato senza soluzione di continuità. Capita così di scorgere fra i nomi dei nuovi consiglieri di Finlombarda quello dell’esponente di Forza Italia Marco Flavio Cirillo: trombato alle politiche del 2013, nominato sottosegretario all’Ambiente nel governo Letta e lasciato a casa da quello di Renzi. Ma anche di veder salire alla presidenza della Fincalabra, finanziaria di una Regione senza governatore e gestita da una reggente in attesa delle elezioni, Luca Mannarino: coordinatore regionale dei Club Forza Silvio. Il seguito, temiamo, alla prossima puntata sui riciclati.
Questa rete di conoscenze, parentele, amicizie, favori si estende su tutta l’Italia. Credo che nessuno potrebbe cambiarla in pochi mesi e forse neppure in pochi anni. Non si chiede questo, ragionevolmente, ad un politico, per quanto bravo possa essere. Però un segno di discontinuità effettiva, questo sì, si può chiedere, soprattutto a chi sbandiera il nuovo come segno distintivo e ne fa il suo programma. Finora non si è visto nessun segnale di vero cambiamento, solo qualche sostituzione nei vari consigli di amministrazione. Chi voleva cambiare un po’ più seriamente è stato allontanato (Cottarelli). Credo anche che il metodo usato per vincere non sia indifferente alla sostanza: sicuramente c’è della continuità ( altro che cambiamento) nel disprezzo della base, nella propaganda massiccia sul nulla, nella distanza tra quello che si dice e quello che si fa, nel credere che gli elettori siano tutti degli sciocchi e creduloni, nello screditare il nemico, anzi crearlo apposta per non rispondere alle domande imbarazzanti su cui non si ha risposta.