Prima di tutto di tutto una notizia : per un momento non pensate che il baratto con opere d’arte era costume dell’epoca, ma non vi sembra simpatico? Lo deve anche rifare per il figlio…
Nel 1260 Coppo di Marcovaldo partecipò alla battaglia di Montaperti, dove venne catturato dai senesi, come risulta da un elenco di prigionieri tenuti in Siena. Per riscattarsi dipinse una grande Maestà, la Madonna del Bordone, che firmò e datò 1261
Di Coppo di Marcovaldo, vi presento due opere che mi sembrano legate ancora alle forme della pittura bizantina. Per poi mostrarvi delle cose “fuori” non solo dal bizantinismo che sarebbe niente, ma fuori fuori pittura dell’epoca o addirittura di piu’. Mi sbaglierò? Vorrei tanto l’assessoria di Donatella e, se possibile, anche di Nemo che deve essere molto occupato…
Una cosa importante: ho letto stamattina che è stata la scultura gotica che ha aiutato molto la rivoluzione della pittura nel Duecento-
La pittura di Giotto, con la quale questa rivoluzione si conclude, nel senso che si afferma definitivamente e si tramanda ai pittori che vengono dopo, come potete immaginare, è preceduta da immensi fermenti e da autori, così “autori in sé”, come Coppo di Marcovaldo, Cimabue ed altri, che fa troppa pena classificarli solo come maestri o predecessori di Giotto.
Per questo vorrei presentarvi questo pittore senza pensare a quello che succede dopo. Purtroppo le opere attribuite a lui con certezza sono molto poche (mi pare tre), poi ci sono quelle possibili…
San Michele Arcangelo, una delle sue opere più antiche oggi attribuitagli con certezza–Se avete voglia, guardate “la primitività” della rappresentazione di “cose” che appartengono alla vita del santo: per esempio, il secondo quadrato dal basso a sinistra del santo: le montagne come sono disegnate, alla base quel mazzo di fiori stilizzato (o come lo disegnerebbe un bambini abbastanza piccolo, oppure un malato mentale che facesse la
non so a voi, ma a me guardandola in piccolo sembra “piu’ stranetta”
MOSAICO che, evidentemente rappresenta l’Inferno, per il Battistero di S. Giovanni a Firenze. E’ considerato uno deì capolavori del Duecento.
per chi non ricordasse come me di quale Battistero si parli...
battistero di S. Giovanni a Firenze
Bellissime queste immagini: fanno pensare a cose buone, di cui tutti abbiamo un disperato bisogno.
Le opere di Coppo di Marcovaldo sembrano appartenere, secondo me, ad una tradizione più popolare, che voglia spiegare alle persone i fatti religiosi, con una ingenuità e una efficacia straordinaria, più libera rispetto alle pitture ancora un po’ bizantineggianti. La descrizione dell’inferno assomiglia molto ad una pittura, penso più o meno coeva, che ho visto tanti anni fa nella chiesa di Torcello e che mi aveva colpito per l’immediatezza tipo fumetto ( nelle fauci del diavolo c’è il musulmano).
certo che giri, figlia mia! E anche ricordi, mannaggia!