RETE ITALIANA ANTIFASCISA -link X
1 NOVEMBRE 2024
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Vasco Rossi ricorda il padre, ‘i fascisti sono tornati’. Il papà del rocker morto nel 1979 passò due anni in lager nazista. Il Padre del noto artista fu internato nel campo di concentramento di Dortmund per non aver aderito alla Repubblica di Salò.
Dopo l’8 Settembre 1943 furono deportati 716.000 militari italiani, 33.000 deportati politici (militari e civili) e 9.000 zingari ed ebrei d’Italia e dell’Egeo.
Tra umiliazioni, pestaggi, torture, malattie e fame a migliaia morirono nei campi della morte. E chi tornava avrebbe portato con se l’indelibile ricordo delle atrocità vissute per il resto della propria vita. Ricordiamo anche Primo Levi che dopo anni di ricordi devastanti decise di suicidarsi per la disperazione.
Ecco il messaggio del grande @vascorossi
Il 31 ottobre del 1979 te ne sei andato piegato dalla fatica. Ricordo ancora il tuo mezzo sorriso, caro papà… dolce e gentile. L’altra metà te l’aveva portato via il campo di concentramento nazista a Dortmund …che avevi dovuto scontare per non essserti piegato alla barbarie del nazifascismo e per non aver accettato di combattere contro altri italiani. Non ci crederai ma sono tornati… travestiti da agnelli !! Con i loro deliri ..i loro dileggi.. le loro falsità… la loro propaganda… e la stessa ignoranza ! Io resto orgoglioso di te ! Viva Giovanni Carlo Rossi… Papà Carlino #vivalitaliantifascista #31ottobre #1novembre
FACEBOOK VASCO ROSSI
12 GENNAIO 2020
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Mio padre si chiamava Giovanni Carlo Rossi, faceva il camionista. Durante la guerra, dopo l’8 settembre il Carlino Rossi era stato preso prigioniero dai tedeschi all’Isola d’Elba e portato in Germania, a Dortmund, in un campo di lavori forzati, dove si è fatto quasi oltre due anni ed è stato uno di quei seicentomila soldati italiani che non hanno accettato, per evitarlo, di combattere per i tedeschi contro i loro fratelli per la Repubblica sociale italiana.
Quando lo hanno liberato, era quasi morto, pesava 37 chili, ed è tornato a casa minato fisicamente. Per quello è morto giovane, credo, perché non ha mai avuto vizi.
Mi raccontava che nel campo di concentramento morivano di fatica e non gli davano da mangiare, sopravviveva con delle bucce di patate.
Aveva scritto un diario, che mia madre ricopiava, nel quale raccontava delle scene pazzesche a cui aveva assistito. Gli amici pestati a sangue e morti davanti ai suoi occhi. E dopo aver visto questo, tutta la vita gli è sembrata una passeggiata.
# l‘oradistoria
#eramiopadre
#GiovanniCarloRossi
#laguerra