“Dobbiamo resistere all’oscurantismo, alle illusioni, alle visioni unilaterali. Dobbiamo sempre verificare le informazioni e le verità ufficiali. Non dobbiamo lasciarci trascinare nell’isteria collettiva”. Per fortuna che
@edgarmorinparis
c’è.
RAFFAELE CORTINA, 2024
“La cosa più stupefacente è che ci si stupisca così poco del fatto di vivere.” Spirito
indipendente e originale, Edgar Morin conserva un gusto e un piacere intatti per le cose della vita e gli oggetti del pensiero. Dall’eleganza del volo di una rondine all’umanesimo di Montaigne, dalla missione dell’intellettuale alla lotta delle donne iraniane, niente di ciò che è umano gli è estraneo.
In questo insieme appassionante di testi personali, letterari, storici e filosofici, Edgar Morin sfrutta il suo immenso sapere, accumulato in un secolo di vita, per interrogare la complessità del reale e pensare il futuro della nostra società. La curiosità dell’ultracentenario Edgar Morin per il mondo e l’umano resta incomparabilmente viva e comunicativa.
( Dall’editore )
EDGAR MORIN 1972 a Rio de Janeiro- ha 51 anni, sembra assai giovane..
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Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum (Parigi, 8 luglio 1921), è un filosofo e sociologo francese. È noto soprattutto per l’approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un’ampia gamma di argomenti, fra cui l’epistemologia.
Durante la sua carriera accademica ha lavorato principalmente presso l’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e il Centre national de la recherche scientifique (CNRS). Particolare attenzione hanno ricevuto le sue ricerche sulla complessità e il cosiddetto “pensiero complesso”
Morin nasce in una famiglia ebrea sefardita, originaria di Livorno. Suo padre era un commerciante ebreo di Salonicco ma si dichiarava laico e di origine “neo marrana“; figlio unico, resta orfano di madre a 10 anni.
Da ragazzo, Morin amava la lettura, il cinema, l’aviazione e il ciclismo. Si lega al socialismo ai tempi del Fronte Popolare francese e della Guerra civile spagnola. Nel 1940 ( ha 19 anni ), quando i tedeschi invadono la Francia, Morin fugge a Tolosa dove si dedica ad aiutare gli esuli e ad approfondire il marxismo. Nel 1942, poco prima di entrare nella Resistenza, nella quale sarà tenente delle forze combattenti, ottiene una licenza in diritto. Nella resistenza conosce François Mitterrand e adotta il nome di battaglia Morin, che preferirà rispetto al cognome vero. Nel 1941 aderisce al Partito Comunista Francese. Prende parte alla liberazione di Parigi nell’agosto del 1944 e l’anno seguente sposa Violette Chapellaubeau. I due si trasferiscono a Landau dove Morin è prima addetto allo Stato Maggiore della Prima Armata francese in Germania (1944), poi Capo dell’Ufficio Propaganda del governo militare Francese (1945).
Alla Liberazione scrive L’an zéro de l’Allemagne sulla situazione del popolo tedesco, libro che richiama l’attenzione di Maurice Thorez, allora segretario generale del Partito Comunista Francese e Ministro della Funzione Pubblica, che lo invita a scrivere nella rivista “Les Lettres françaises“.
Nel 1946 torna a Parigi e abbandona la carriera militare, proseguendo le attività nel partito comunista.
Per le sue posizioni anti-staliniste il rapporto col partito nel 1949 comincia a deteriorarsi, fino alla sua espulsione nel 1951, seguita alla pubblicazione di un articolo su “Le Nouvel Observateur“ (all’epoca noto come “France-observateur”).
Nel 1950 entra al Centre national de la recherche scientifique (CNRS, Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) nel campo dell’antropologia sociale, su consiglio e con l’appoggio di Georges Friedmann, Maurice Merleau-Ponty, Vladimir Jankélévitch e di Pierre Georges. Nel 1955 anima un comitato contro la Guerra d’Algeria.
Successivamente, si distacca progressivamente dal comunismo per avvicinarsi al Partito Socialista francese, per il quale simpatizza a partire dai primi anni ’80, manifestando molta vicinanza in particolare verso le posizioni di François Holland.
foto e testo da– ( dove prosegue )
https://it.wikipedia.org/wiki/Edgar_Morin
Nell’Anno zero della Germania– dice Morin – ” rifiutavo la colpevolezza collettiva del popolo tedesco. Questa idea era eretica a quel tempo, soprattutto nella letteratura comunista».
CITATO NEL BELL’ARTICOLO::
J’accuse. Morin: «Così tradimmo Berlino»
https://www.avvenire.it/agora/pagine/morin-tradimmo-berlino