Boom del dollaro e delle criptovalute + LUCA CELADA, LOS ANGELES : Il tallone di ferro sugli Stati uniti. Presidenziali 2024 Un trionfo con pochi precedenti consegna gli Usa a una destra estrema, che ora controlla il congresso e la corte suprema e avrà l’immunità totale alla Casa bianca. Nel prossimo mandato non si intravedono davvero limiti o freni all’autorità trumpiana–IL MANIFESTO — 6 NOVEMBRE 2024

 

 

Sui mercati boom del dollaro e delle criptovalute

 

Le borse di tutto il mondo, da Wall Street a Tokyo, si preparano a sedute positive, con segni + molto marcati.

Ma sono il dollaro e le criptovalute (ad esempio il bitcoin vola oltre 75mila dollari) a volare verso i massimi. Segno che la fiducia dei mercati verso il presidente repubblicano è quasi totale.

Unico segno negativo, fotocopia esatta del clima politico, è il crollo sotto il 2% delle azioni cinesi, vista l’ostilità verso Pechino ribadita da Trump fin dal primissimo discorso post elettorale.

DA :

Donald Trump: “Sono il nuovo presidente degli Stati Uniti, abbiamo scritto la storia”

DA IL MANIFESTO 6 NOVEMBRE 2024 –

 

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IL MANIFESTO — 6 NOVEMBRE 2024
https://ilmanifesto.it/il-tallone-di-ferro-sugli-stati-uniti

 

 

 

Il tallone di ferro sugli Stati uniti

 

Donald Trump in campagna elettorale in Pennsylvania

Donald Trump in campagna elettorale in Pennsylvania – Evan Vucci /Ap

 

 

 

 

 

Luca Celada

LOS ANGELES

 

La marcia di Donald Trump nel suo ritorno alla Casa bianca è stata scandita inesorabilmente da una vittoria dopo l’altra negli stati chiave. Alle 2 di notte (le ore 8 in Italia) l’annuncio della vittoria in Pennsylvania ha di fato precluso a Kamala Harris quasi ogni altra possibilità di prevalere.

Poco dopo Donald Trump è salito sul palco del convention center di Palm Beach in Florida attorniato da tutta la famiglia, il vicepresidente Vance e dai maggiorenti del partito, subissato dai cori di U-S-A.

“Dio mi ha risparmiato la vita per una ragione, per salvare l’America,” ha detto. “Ora lotterò per voi con ogni mio respiro,”non avrò riposo finché non vi avrò consegnato l’America prosperosa che voi e i vostri figli meritate. Sarà l’età aurea del nostro paese”.

Mai avverso all’iperbole, Trump ha caratterizzato il risultato elettorale come un “mandato senza precedenti”, ma quello uscito dalle urne stanotte è stato un risultato effettivamente epocale.

 

Quattro anni dopo aver lanciato i suoi seguaci all’assalto del Parlamento, gli Americani hanno premiato l’autore del primo tentativo di golpe nella storia del paese con un plebiscito che è andato oltre le più rosee aspettative della stessa campagna Trump.

 

Si apre ora un capitolo storico dalle ignote implicazioni, sia per gli Stati uniti che per il resto del mondo.

 

Donald Trump si insedierà con un Senato e forse una Camera repubblicani. Se il conteggio finale gli assegnerà come sembra anche il voto popolare, sarebbe la prima volta per un presidente repubblicano da quando lo fece George Bush nel 2004.

 

Senza contare la super maggioranza della corte suprema che gli ha preventivamente accordato una immunità completa – questa sì senza precedenti costituzionali.

 

 

 

Donald Trump con lo stato maggiore della sua campagna, incluso JD Vance, sul palco della vittoria

Donald Trump con lo stato maggiore della sua campagna, incluso JD Vance, sul palco della vittoria, foto Julia Demaree Nikhinson /Ap

 

 

Nel prossimo mandato non si intravedono davvero limiti o freni alla sua autorità.

La sua sarà un’amministrazione più agguerrita, più organizzata, più decisa ed efficiente, nell’implementare un programma radicale, quello stilato dalla integralista Heritage Foundation nel “Project 2025” per rifare l’America ad immagine e somiglianza delle correnti integraliste e radicalmente conservatrici che animano il movimento Maga

“Le promesse fatte verranno mantenute,” ha aggiunto Trump dal palco. Per alcuni, per esempio i 12 milioni di immigrati non in regola che ha assicurato di voler deportare, più che una promessa è suonata come una fosca minaccia.

Ma nel programma 2025 vi sono anche molti altri obiettivi, come l’indulto per i circa 800 condannati per l’insurrezione del 6 gennaio (mentre i processi a suo carico cadranno invece quasi certamente in proscrizione).

Agli stati verrebbe data discrezione assoluta per le normative sull’aborto (compreso un monitoraggio statale delle gravidanze).

Previsto inoltre l’insediamento rapido di lealisti in ogni posizione chiave dell’apparato statale, l’uso del ministero di giustizia per la persecuzione di nemici politici e personali e l’utilizzo dell’esercito per sedare possibili proteste.

Per completare “la più grande riabilitazione della storia” Trump ha estremizzato e radicalizzato la retorica del suo discorso. Mentre Harris ha rincorso il centro, lui ha fatto l’opposto, trovando serbatoi ancora ignoti di rabbia e rancore.

 

Non è stata cioè una campagna basata tanto sulla politica ma di “pancia”, che ha sfruttato gli istinti peggiori e più divisivi per compattare la base attorno a guerre “culturali” ed emozionali.

Sullo sfondo di un genocidio, Trump ha ripreso la Casa bianca elevando i transgender nelle scuole a tematica primaria.

L’Europa in mesi recenti ha trattenuto il respiro per la prospettiva di ribaltoni post fascisti e nazional populisti in Francia e in Germania.

Oggi “cadono” invece gli Stati uniti e sarebbe davvero ingenuo sottovalutare le conseguenze a livello planetario.

 

Non si tratta solo della possibile guerra dei dazi o della probabile inversione a U sulla crisi climatica. La lista degli ospiti invitati ieri sera a Mar A Lago, fra cui Nigel Farage ed Eduardo Bolsonaro (figlio dell’ex presidente brasiliano, ndr), è stata un’anticipazione delle alleanze globali che segneranno la seconda presidenza Trump.

Con sollievo dei Milei, Putin, Bin Salman e Netanyahu che da oggi hanno la controparte desiderata nello studio ovale.

Lo stesso vale per lo schieramento senza precedenti di plutocrati che si è allineato con lui contribuendo collettivamente con oltre un miliardo di dollari alla sua campagna.

In Florida ieri sera c’era ovviamente Elon Musk, principale rappresentante anche della fazione più militante del capitalismo digitale che, nel vicepresidente Vance, ha ora un proprio uomo a un passo dalla presidenza.

 

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