STEFANO MANCUSO, L’uomo non è più la misura di tutte le cose. Rappresentiamo lo 0,01 per cento della vita del pianeta contro l’87 delle piante. -REPUBBLICA 24 OTTOBRE 2024-

 

 

 

REPUBBLICA 24 OTTOBRE 2024
https://www.repubblica.it/cultura/2024/10/24/news/stefano_mancuso_
l_uomo_non_e_piu_la_misura_di_tutte_le_cose_
festival_pesaro-423575620/

 

 

L'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci

L’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci

 

 

L’uomo non è più la misura di tutte le cose

 

Rappresentiamo lo 0,01 per cento della vita del pianeta contro l’87 delle piante. Eppure il verde sembra destinato all’irrilevanza

 

 

 

STEFANO MANCUSO ( Catanzaro, 1965 ) è un botanico e saggista italiano che insegna arboricoltura generale ed etologia vegetale all’Università di Firenze.
foto da Wikipedia

 

 

 

 

 

Nel V secolo a. C. Protagora teorizzava che l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono, è di quelle che non sono per ciò che non sono. È di gran lunga, l’asserzione più conosciuta dell’intera scuola sofistica e una della più famose massime filosofiche della storia. L’essere umano è misura (il termine usato da Protagora,métron, ‘il metro’, è ancora più efficace) di tutte le cose, in quanto è sia il giudice che il criterio di giudizio di ogni scelta: l’uomo è il centro di gravità intorno a cui tutto ruota e al quale bisogna sempre riferirsi, attenendosi ai suoi limiti e criteri.

Se dovessimo trovare una singola massima che descriva l’inevitabile antropocentrismo, della nostra specie, nulla potrebbe battere questa sentenza. In ossequio a essa abbiamo realizzato tutto, dalle società alle organizzazioni, dalle città alla maggior parte degli oggetti che utilizziamo traendo ispirazione soltanto dal modo in cui noi stessi – la misura di tutte le cose – siamo congegnati, dimenticando, in questo impeto a realizzare tutto a nostra immagine e somiglianza, le soluzioni che innumerevoli altri organismi, spesso molto più efficaci, robusti e creativi hanno sperimentato per centinaia di milioni di anni.

 

 

 

Pensiamo alle nostre organizzazioni: tutte costruite secondo un modello piramidale e gerarchico che ha un “capo” al comando di organi specializzati nell’espletamento di specifiche funzioni. Un organigramma che non riflette altro che il funzionamento del nostro corpo: una testa che coordina le attività e i vari organi specializzati, che le eseguono. L’organizzazione del mondo, dunque, non è che un analogo dell’essere umano.

Eppure, noi uomini rappresentiamo solo lo 0,01 per cento della vita del pianeta, raggiungiamo lo 0,3 insieme agli animali; le piante costituiscono, invece l’87 per cento di tutto ciò che è vivo e il loro modello di organizzazione è quanto di più lontano dal modello animale si possa pensare, prive come sono di un qualsiasi centro di comando e con una struttura del tutto diffusa che garantisce una straordinaria robustezza.

 

 

 

Nulla sfugge all’idea generale e inscalfibile di una gerarchia del vivente che vede le piante dividersi l’ultimo posto della piramide con i sassi e gli altri oggetti inanimati. Un’idea antica che da Aristotele in poi ha attraversato allegramente ogni epoca, impermeabile ad ogni nuova rivelazione della scienza. Una gerarchia che si dichiara dappertutto. Dalla Genesi, che non fa menzione delle piante nell’episodio del Diluvio Universale – Due di ogni specie di uccello, di ogni specie di animale e di ogni creatura che si muove sulla terra verrà con te perché sia mantenuta in vita (Genesi 6, 18-21) – quasi che le piante non facessero parte della vita e non fossero necessarie ad una sua eventuale ripresa, ai talebani che vietano nelle loro televisioni le riprese «di ogni essere vivente», dimenticandosi che quella roba verde che copre le colline, e sulla quale non vige alcun divieto, è anch’essa vita.

Così anche nella produzione artistica c’è una precisa gerarchia di valori che vede la raffigurazione umana al primo posto, seguita da animali e, quindi, da piante e nature morte. Fatta eccezione per pochissimi celebri casi – i girasoli di Van Gogh o le «incredibili mele e pere di Cézanne» – le opere d’arte più celebrate sono solo raffigurazioni di esseri umani.

 

 

Paul Gaugin, Van Gogh che dipinge i girasoli (1888), Van Gogh Museum

 

 

PAUL CEZANNE

 

Paul Cézanne, Natura morta con tenda e brocca a fiori, 1895
https://wikioo.org/it/paintings.

 

 

 

Lucian Freud, Garden from the Window (2002, estimate: £2,500,000-3,500,000). Courtesy Christie's Images Ltd

LUCIAN FREUD, GIARDINO DALLA FINESTRA, 2002

 

Passano i secoli e che si tratti di studiare le piante, di dipingerle, di scriverne o di rappresentarle, chiunque se ne occupi è destinato all’irrilevanza. Pensate ai magnifici quadri di carattere vegetale di Lucian Freud: se la sua produzione artistica si fosse limitata a questo nessuno lo avrebbe considerato. Fra banane, cardi, pomodori, ciclamini, felci, narcisi, limoni, yucche, ranuncoli e zimmerlinde, Freud ha dipinto splendidamente piante per tutta la durata della sua lunga carriera senza che mai alcuna delle sue opere di ispirazione vegetale abbia mai sollevato alcun interesse.

 

 

 

IL MONUMENTO ALLA MANO APERTA, LE CORBUSIER  A CHANDIGARH
L’Open Hand Monument è una struttura simbolica progettata dall’architetto Le Corbusier – ©Ian Brown (Flickr CC BY 2.0)

 

Anche l’urbanistica e l’architettura non sfuggono allo stesso destino di ortodossa aderenza al modello umano. Quando a Le Corbusier viene affidata la costruzione di una nuova città in India, Chandigarh, l’architetto la immagina partendo dal corpo umano: gli edifici più importanti in testa, il quartiere centrale degli affari come cuore, le aree industriali sul fianco orientale e quelle dell’istruzione sul lato opposto, come fossero le due braccia della città.

 

La modernità, tuttavia, viaggia in direzione contraria: al modello piramidale e gerarchico preferisce la diffusione e la decentralizzazione. È Internet, costruito come una rete vegetale, non il singolo computer fabbricato sul modello animale, a spingerci verso il futuro.

 

Wikipedia è oggi è la più importante fonte di informazione del pianeta e presenta una maggiore quantità di informazioni e una migliore accuratezza di qualunque enciclopedia cartacea. Le comunità virtuali o la crescente popolarità dei “Wiki” hanno aumentato a dismisura le possibilità di azione diretta delle persone, così oggi la stessa produzione culturale è spesso il risultato di un’azione collettiva da parte di comunità molto più vicine alle organizzazioni delle piante che alle nostre animali.

Se guardiamo al mondo vegetale, alla forza delle sue comunità, al mutuo appoggio, alla capacità di comunicazione, alla capacità di resistere, troviamo innumerevoli esempi alternativi al nostro modello. Dal punto di vista della robustezza e dell’innovazione nulla è più moderno delle piante. Forse è tempo che l’uomo comprenda che non è davvero la misura di tutte le cose.

 

 

 

 

da sin a destra — l’ordine è quello della lista sotto

 

L’evento – Domenica 27 ottobre alle 11 a Pesaro parte “On art. L’arte legge il mondo”. Un ciclo di 4 lezioni a cura di Marsilio Arte con Stefano Mancuso, L’uomo è misura di tutte le coseChiara Valerio (10 novembre), Tutte le immagini scompariranno , Laura Pepe (24 novembre) Uomo e Natura nel mondo classico  e Riccardo Falcinelli (1° dicembre), Come si guarda un paesaggio. (Nature artificiali e artifici naturali)

 

Stefano Mancuso insegna Etologia vegetale e Arboricoltura generale all’Università di Firenze. È il fondatore della Neurobiologia vegetale e dirige il LINV (International Laboratory of Plant Neurobiology). È Accademico Emerito dell’Accademia dei Georgofili. I suoi libri sono tradotti in 27 lingue.

Chiara Valerio è scrittrice, editor e conduttrice radiofonica. Ha pubblicato saggi, romanzi, racconti, tra i quali Il cuore non si vede (2019), La matematica è politica (2020), Nessuna scuola mi consola (2021), Così per sempre (2022), La tecnologia è religione (2023), Chi dice e chi tace (2024). I suoi testi sono tradotti in diverse lingue.

Laura Pepe insegna Diritto greco antico all’Università degli Studi di Milano. Ha collaborato con il canale televisivo Focus. Tra i suoi ultimi libri, Storie meravigliose di giovani greci (Laterza, 2022) e I tendini di Zeus. Corpo, anima e immortalità nel mito greco (Solferino, 2023).

Riccardo Falcinelli è uno dei più apprezzati graphic designer italiani. Insegna Psicologia della percezione presso la facoltà di Design ISIA di Roma. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato Critica portatile al visual design (2014), Cromorama (2017), Figure (2020) e Visus (2024). I suoi libri sono tradotti in diverse lingue.

 

 

aggiunta del blog :

 

undefined

David di Michelangelo – 1501-1504-
Marmo a tutto tondo
520 cm ( altezza )
GALLERIA DELL’ACCADEMIA FIRENZE

https://it.wikipedia.org/wiki/David_%28Michelangelo%29#/media/File:Michelangelo’s_David_-_right_view_2.jpg

 

 

 nota

Mi permetto di aggiungere all’immagine  di Leonardo ( posta all’inizio del testo ),  quella del David di Michelangelo perché – questa – mi sembra l’incarnazione ideale dell’uomo del Rinascimento,” l’uomo metro di tutte le cose ” di cui parla Mancuso.
Ma vorrei  anche dire che la straordinaria rivoluzione che questo pensiero ha rappresentato,   è dovuta al fatto che, così facendo, ci si è liberati dalla sudditanza  al trascendente e alla religione che imponeva una vita umana in funzione dell’aldilà,  qualcosa estraneo all’uomo e al mondo terreno: è stata in un linguaggio non dell’epoca, la scoperta della realtà  degli uomini.  L’osservazione è molto lontana dalla volontà di correggere Mancuso: quello che propone questa grande pensatore del nostro tempo è lo sforzo di andare oltre questa grandissima conquista, chiara

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *