BRUNO GAMBAROTTA, Quella volta che Kafka, Max Brod, D’Annunzio e Puccini s’incontrarono– azione, Rubriche – 15 aprile 2024

 

 

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Quella volta che Kafka, D’Annunzio e Puccini s’incontrarono

/ 15/04/2024
Bruno Gambarotta

 

«Nelle pause la comunità della nobiltà si muove lungo le tribune. Ci si saluta, ci s’inchina, ci si riconosce reciprocamente, si scambiano abbracci, si sale e si scende dalle gradinate delle tribune. (…) Gabriele D’Annunzio, piccolo, debole, danza, apparentemente timido, davanti al Conte Oldofredi, uno dei più importanti signori del Comitato». Firmato: Franz Kafka. Siamo a Montichiari, a 12 km da Brescia. È l’11 settembre 1909, è in corso il 1° Circuito Aereo Internazionale di Brescia. «La Sentinella Bresciana» parla di 40 mila spettatori.

Perché nella folla si trova anche il 26enne Franz Kafka? L’idea è stata dell’amico di una vita, Max Brod, 25enne. Per stimolare Franz a riprendere a scrivere gli propone una gara: andranno a Brescia e scriveranno ciascuno una cronaca degli eventi, senza scambiarsi impressioni o suggerimenti. Max troverà un editore per le contrapposte versioni. Uscirà solo il resoconto di Franz, in forma ridotta sul quotidiano «Bohemia» il 29 settembre. La vicenda è stata ricostruita da Renato Pettoello nel libro Aeroplani a Brescia. Anche Max descrive il Poeta: «Ecco che passa D’Annunzio in persona. Gli uni lo mostrano agli altri, il Comitato lo saluta come un secondo Re d’Italia, i fotografi sono al lavoro. Egli osserva tutto, cita i suoi stessi versi su Icaro, versi molto belli, dinnanzi ai giornalisti riuniti getta lì che il suo nuovo romanzo si conclude con qualcosa che ha a che fare con la tecnica aerea. Lo sguardo curioso, anche commosso. Porta delle scarpe gialle con punte di lacca bianca (…..) è bello, piccolo e con la sua voce dolce e coi suoi movimenti vivaci e guizzanti potrebbe femminilmente cattivarsi tutti i sensi; lo vedo spesso in questi giorni e vi sono dei momenti in cui egli compare mirabilmente dappertutto.» D’Annunzio ha 46 anni e sarà questa l’occasione per vivere il suo battesimo dell’aria, con un breve volo sul trabiccolo del vincitore del circuito di Brescia, Glenn Hammond Curtiss. Il Poeta non è l’unica celebrità presente a Brescia.

Ancora Kafka: «Dalla tribuna guarda oltre il parapetto il viso forte di Puccini con un naso che si potrebbe definire il naso di un bevitore». Anche Max Brod lo nota: «Al ristorante siede Puccini. Ecco allora che potrei piangere, perché lo amo, le sue invenzioni mi hanno spesso salvato come un aiuto divino. Giro attorno all’uomo con larghi cerchi, attorno all’atleta con il naso grande e anche grosso, le gote rubizze e i robusti pantaloni di home-spun (stoffa grossa, fatta in casa)». D’Annunzio e Puccini (51 anni) si conoscono, si stimano, si frequenteranno per 28 anni, dal 1894 al 1922, quando mancheranno due anni alla morte a Bruxelles del Maestro. Sono a Brescia perché condividono un interesse per i motori. Un biografo di Puccini elenca le quattro passioni del Maestro: la caccia, le donne, le automobili, le case. Entrambi coltivano un sogno che non si realizzerà: fare insieme un’opera lirica. Cinque saranno i progetti concepiti e abortiti. Era prevedibile: nell’opera il librettista è al servizio del musicista, deve assecondare tutte le sue richieste, tagliare, aggiungere, rifare infinite volte, lo testimoniano gli scambi epistolari. Le lettere che si scambiano Poeta e Maestro sono ricche di reciproci elogi, proclami di amicizia. Se Puccini espone una richiesta lo fa con deferenza: «Non mi stancherò mai di raccomandarti: laconismo: cioè l’economia delle tue belle parole – per la mia brutta musica!» (21.1.1913).

Il Poeta propone al Maestro di lavorare sul suo poema La Rosa di Cipro: «Nel poema ci sono tutte le corde: l’ansia, la solitudine, il presentimento, la tenerezza, lo spasimo, lo scherno, il riso, la preghiera, il trionfo, il crimine, l’agonia, la paura: tutte le corde. E tu potrai toccarle alternamente con mano delicata e robusta». L’ultimo tentativo è legato a La crociata degli innocenti. Puccini legge il libretto e ne scrive a Sybil Seligman: «D’Annunzio ha partorito una piccola, informe mostruosità, incapace di camminare o vivere!» Il Poeta si vendicherà ricordandosi del rifugio prediletto da Puccini, Torre del Lago, in riva al lago di Massaciuccoli. Nel suo Libro segreto sogna di essere su un velivolo che trasvola la Toscana: «Ecco la pineta di Migliarino, che si incenera senza ardere. Ecco il lago di Massaciuccoli tanto ricco di cacciagione quanto povero d’ispirazione».

 

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