PAOLA CARIDI, studiosa Medio Oriente, in particolare di Hamas — Sinwar, dall’ergastolo alla leadership del movimento. Il ritratto. A 24 anni fondò un gruppo per unire i collaborazionisti. È l’architetto del 7 ottobre. Con il tentativo di mettere insieme ala militare e politica

 

 

 

IL MANIFESTO — 18 OTTOBRE 2024
https://ilmanifesto.it/sinwar-dallergastolo-alla-leadership-del-movimento

 

 

Israel has removed one of its biggest foes - Yahya Sinwar's death brings forward the opportunity to start to end its war in Gaza | World News | Sky News

foto di SINWAR di Sky News

 

 

 

Sinwar, dall’ergastolo alla leadership del movimento.

 

 

Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza city foto Ap
Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza city – foto Ap

 

 

 

Hamas. Dalla resistenza al regime. Nuova ediz. - Paola Caridi - ebook

Hamas. Dalla resistenza al regime. Nuova ediz.

 

Dalla fondazione agli attentati del 7 ottobre. Cosa si nasconde dietro il mistero Hamas? Perché ha guadagnato tanto consenso nella società palestinese? Nei suoi quarant’anni di esistenza, Hamas è passata attraverso il terrorismo e gli attentati suicidi, ha sfidato l’autorità di Yasser Arafat, è sopravvissuta all’eliminazione fisica di gran parte dei suoi dirigenti. Nel 2006 è arrivata al governo dell’Anp, democraticamente eletta dalla maggioranza dei palestinesi, ed è ritornata subito dopo in clandestinità, a seguito dell’embargo deciso da Israele e da una parte della comunità internazionale, Unione Europea e Stati Uniti in testa. Da allora, dal 2007, si tende a identificare Hamas con Gaza, lo spazio sul quale il movimento islamista esercita il monopolio del potere, dimenticandone la storia complessa che va oltre la Striscia. Cosa si nasconde dietro il mistero Hamas? Perché un movimento islamista ha guadagnato così tanto consenso all’interno di una società ritenuta tendenzialmente laica come quella palestinese? Paola Caridi scrive la storia di Hamas usando fonti a metà tra la cronaca e l’archivio. Fa vedere i luoghi e fa parlare i protagonisti, i militanti, uomini e donne. Ora la sua ricerca storico-politica esce in versione aggiornata, a 14 anni dalla prima edizione, per raccontare cosa è successo da quando Gaza è stata chiusa da tutti i lati da Israele e dall’Egitto. Dalla radicalizzazione della leadership di Hamas ai cambiamenti nella linea politica interna fino all’attacco sanguinoso del 7 ottobre 2023. Paola Caridi (Roma, 1961) è saggista e giornalista. Dopo un dottorato in Storia delle relazioni internazionali, dal 2001 al 2003 è stata corrispondente dal Cairo per Lettera22, associazione di cui è fondatrice e presidente. Per i successivi dieci anni ha vissuto e lavorato a Gerusalemme, collaborando con alcune delle maggiori testate italiane. Si occupa da oltre vent’anni di storia politica contemporanea del mondo arabo. È Civitella Ranieri Fellow. Da quindici anni cura il suo blog sulla cultura e l’attualità araba: invisiblearabs.com. Per Feltrinelli ha pubblicato Arabi Invisibili (2007), Gerusalemme senza Dio (ed. aggiornata 2022) e i libri per ragazzi Gerusalemme. La Storia dell’altro (2019) e Pace e Guerra (2023).

 

 

 

 

Paola Caridi

 

 

Sono state poche le immagini di Yahya Sinwar che hanno raggiunto il grande pubblico, soprattutto quello europeo, statunitense, occidentale. E tra le poche, la più diffusa sarà di certo l’immagine del suo corpo senza vita tra le macerie di un edificio, circolata così rapidamente sui social subito dopo la notizia della sua probabile uccisione a Tel el Sultan.

 

 

POCO CONOSCIUTO fuori da Gaza e dai circoli islamisti, Sinwar lo è stato per buona parte della sua vita. Prima perché troppo giovane, e poi perché un terzo della sua vita lo ha passato nelle carceri israeliane.

 

Nato nel 1962 a Khan Younis, nel sud della Striscia da una famiglia di profughi palestinesi espulsi a seguito della nakba del 1948 da Majdal, una famiglia tradizionale e conservatrice, Sinwar si era avvicinato appena ventenne all’Islam politico palestinese e a sheykh ( sceicco ) Ahmed Yassin, poi fondatore di Hamas.

 

NOTA SU AHMED YASSIN 

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/e/ee/Ahmed_Yassin.JPG

foto da : en.wikipedia

 

Sheik Ahmed Yassin, founder and spiritual leader of the radical Islamic Palestinian Hamas (probably in Gaza). (Photo by Robert Nickelsberg/Getty Images)

 

 

 

 

 

 

AHMED YASSIN  ( al-Jura, 28 giugno 1936 – Gaza, 22 marzo 2004)
Aderì al movimento dei Fratelli Musulmani durante il periodo di studi ad al-Azhar del Cairo, Egitto. Nel 1987 fondò Hamas, ala palestinese dei Fratelli Musulmani, sorta almeno inizialmente con scopi caritativi. Tuttavia non mancava di ripetere che “la terra di Israele sarà consacrata alle future generazioni musulmane”. Incarcerato nel 1989 fu rilasciato nel 1997 in cambio della liberazione di due agenti del Mossad, prigionieri in Giordania.
Dopo il suo rilascio, Yāsīn assunse nuovamente la leadership di Ḥamās, chiamando il popolo palestinese ad una rinnovata resistenza contro l’occupazione di Israele,  la sua citazione più conosciuta: “Abbiamo scelto questa strada: finirà con il martirio o la vittoria “. Nel mirino di Israele, almeno dal giugno 2003, venne colpito e ucciso il 22 marzo 2004 a Sabra mentre usciva dalla moschea.

 

 

Raffigurazione di Askalon (Ashkelon) nei mosaici di Umm ar-Rasas , VIII secolo d.C.
Carole Raddato – https://www.flickr.com/photos/41523983@N08/50825876616/

da :  https://en.wikipedia.org

 

 

*** al- Jura ( dove è nato Ahmed Yassin ) era un villaggio attaccato  alla città di Ashkelon ( Ascalona ), fu  spopolato durante la guerra del 1948.  La città fu rinominata dagli israeliani Migdal Ashkelon

Sotto, alcune foto della città israeliana di Ashkelon- nel link, trovate delle belle foto:  https://www.land-der-bibel.de/suedwestisrael/aschkelon/aschkelon.htm

 

 

TORNIAMO AL SOGGETTO DELL’ARTICOLO CHE E’ SINWAR

All’università islamica di Gaza, dove frequentava le lezioni da studente-lavoratore, muratore come muratore era il padre. Lì aveva incontrato due coetanei con cui aveva fatto attività politica nel Blocco islamico, la rappresentanza studentesca di marca islamista, e avrebbe condiviso, nella terza parte della sua vita, la guida di Hamas a Gaza, e cioè Khalil Hayya e Ismail Haniyeh.

Tuttavia, Sinwar non aveva avuto il tempo di costruirsi un ruolo più rilevante dentro l’organizzazione, anche perché aveva subito scelto la via delle armi. Aveva fatto dentro e fuori dal carcere, a cominciare dal primo arresto nel 1982, fino all’arresto che – appena sei anni dopo – avrebbe segnato il suo ingresso definitivo in cella, sulle spalle una condanna a quattro ergastoli con l’accusa di aver progettato il rapimento e l’uccisione di due soldati israeliani. Sinwar, insomma, non era una figura centrale di un movimento che era nato formalmente solo pochi mesi prima del suo arresto, il 9 dicembre 1987, in una riunione a casa di sheykh Ahmed Yassin a Gaza.

Aveva però fondato nel 1986, ad appena 24 anni, un gruppo armato, al-Majd, per identificare e punire con durezza e crudeltà i collaborazionisti che Israele aveva nella Striscia, insieme a Rawhi Mushtaha, un altro militante diventato poi un pilastro dell’ala militare di Hamas.

 

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LUNGI DALL’ESSERE una parentesi nella sua vita politica, gli oltre due decenni in galera sono stati, per Sinwar, parte fondamentale della sua ascesa al potere.

Come è consuetudine nell’attivismo palestinese, Yahya Sinwar non aveva dunque interrotto il suo impegno politico durante la detenzione. Al contrario, aveva rafforzato il suo ruolo di leader all’interno di Hamas proprio nei quasi 22 anni trascorsi in carcere tra il suo arresto nel 1988 e il suo rilascio nel 2011.

 

Entrare in carcere non significava infatti, almeno prima dell’ottobre 2023, abbandonare l’attivismo per i palestinesi che aderivano alle fazioni. Al contrario, i prigionieri sono stati attori fondamentali, soprattutto durante la decisiva transizione politica palestinese, tra 2004 e 2007. E Sinwar aveva fatto parte di questa storia come capo della circoscrizione di Hamas nelle prigioni, una delle quattro circoscrizioni in cui Hamas è suddivisa. Capo della circoscrizione delle prigioni, dunque il rappresentante di almeno un terzo dei prigionieri politici palestinesi.

 

Quando era uscito dal sistema penitenziario israeliano nel 2011, attraverso l’accordo per la liberazione di Gilad Shalit in cambio di 1.027 detenuti palestinesi, Sinwar era già parte, dunque, della nomenklatura di Hamas, della leadership. Era stato però il suo nuovo ingresso a Gaza, e il sostegno palese ricevuto dalle Brigate Ezzedine al Qassam, a lanciare Sinwar verso la guida del movimento dentro la Striscia di Gaza e a rendere possibile il suo ingresso nel politburo.

 

Personalità complessa, controversa, tra comportamento autocratico e pragmatismo, Sinwar si era subito profilato come il capo di Hamas nella Striscia. Anche se la sua rielezione, nel 2021, aveva palesato difficoltà e imbarazzi dentro la struttura del movimento islamista. Per essere rieletto alla guida della circoscrizione di Gaza, si era dovuto sottoporre alle forche caudine di ben tre ballottaggi. Aveva poi portato a casa il risultato, e da allora aveva lavorato, in particolare, per due obiettivi. Rafforzare lo strumento militare dentro Gaza, sino a costituire un comando unificato delle fazioni sotto la guida delle Brigate al Qassam.

E poi indicare il suo modello nazionalista, esplicitato più volte nei suoi discorsi: Yasser Arafat, il grande avversario di Hamas, considerato da Sinwar come il modello del resistente che unisce i palestinesi.

 

 

SONO DUE OBIETTIVI che diventano, ahimè, palesi nel massacro del 7 ottobre 2023. È infatti Sinwar l’architetto del 7 ottobre, assieme al capo delle Brigate al Qassam Mohammed Deif, e a due alti dirigenti dell’ala militare, Mohammed Sinwar (suo fratello) e Marwan Issa. Non c’è solo il debito da pagare ai prigionieri e a quegli oltre vent’anni passati assieme a loro nelle carceri israeliane, dietro il 7 ottobre. C’è il tentativo di mettere assieme lo strumento militare con la parte politica, e dare definitiva preminenza alle armi.

L’anno terribile del 2023, e quello successivo che segna la distruzione per mano israeliana della Striscia di Gaza, vedono anche l’ascesa di Sinwar al ruolo più importante dentro Hamas. Capo del politburo generale del movimento, dopo l’omicidio mirato extragiudiziale di Ismail Haniyeh a Teheran, il 31 luglio scorso. Per la prima volta, alla guida di Hamas c’è un uomo che non può uscire da Gaza, e che definisce le scelte del movimento dall’interno di un territorio in cui è stato il potere, assieme politico e militare. Il suo periodo alla guida di Hamas dura meno di due mesi. Tutto ancora da comprendere, invece, il suo lascito e l’entità del prezzo pagato dal movimento islamista.

 

 

 

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