EMMANUEL TODD, La sconfitta dell’Occidente- Fazi editore +++ GIAMPIERO CALAPA’, INTERVISTA A EMMANUEL TODD: “Ormai siamo in piena terza guerra mondiale”– IL FATTO QUOTIDIANO, 5 OTTOBRE 2024

 

 

la sconfitta dell'occidente

Emmanuel Todd

La sconfitta dell’Occidente

Titolo originale:
La défaite de l’Occident
Collana:
Numero collana:
282
Pagine:
360
Fazi Editore 24-09-2024

Traduzione di Alessandro Ciappa e Michele Zurlo

 

«La crisi dell’Occidente è il motore del momento storico che stiamo vivendo ora. Alcuni ne erano già a conoscenza ma, quando la guerra sarà conclusa, nessuno potrà più negarlo».
Emmanuel Todd

 

La sconfitta dell’Occidente, a cui fa riferimento il titolo di questo saggio dello storico e sociologo francese Emmanuel Todd – bestseller in Francia con oltre ottantamila copie vendute –, è duplice. Si tratta infatti di una sconfitta esterna, la guerra in Ucraina, ma soprattutto di una sconfitta interna: il declino demografico, morale ed economico delle società occidentali. Todd chiama in causa le classi dirigenti dell’Occidente, in primis quella degli Stati Uniti, con il conflitto russo-ucraino a fare da lente di ingrandimento e a contrapporre, secondo l’autore, una Russia stabilizzata, di nuovo grande potenza, a un Occidente in preda al nichilismo e in crisi irreversibile di egemonia. Utilizzando le risorse della sociologia, dell’antropologia e dell’economia, Todd pone a confronto le “oligarchie liberali occidentali” con la “democrazia autoritaria russa” per spiegare le ragioni profonde dei cambiamenti geopolitici in atto. In particolare, offre una lettura acuta e originale dei punti di forza e di debolezza dei due paesi in guerra (Russia e Ucraina), dei principali paesi occidentali (Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia), dei paesi scandinavi e dell’Europa orientale, senza dimenticare il resto del mondo nel suo complesso.I lettori ritroveranno qui gli elementi che hanno sempre reso unici e preziosi gli studi di Todd: l’analisi dei modelli familiari e delle statistiche demografiche ed economiche, la scrittura brillante, un’erudizione non comune e intuizioni geniali. Documentatissimo e basato su cinque decenni di ricerche, lontano dalle approssimazioni che caratterizzano il dibattito su questi temi, La sconfitta dell’Occidente è un contributo di straordinario valore per capire il nostro presente.

«Questo saggio è qualcosa di più di un evento intellettuale – e morale – di straordinario rilievo. È una denuncia coraggiosa e una folgorante profezia».
Franco Cardini

«Questo libro magistrale acuisce il rammarico per l’autodistruzione dell’Europa voluta da manipoli e manipolatori ma allevia la solitudine e la frustrazione di quanti l’hanno prevista e temuta».
Fabio Mini

«Forse per la prima volta con tanta lucidità e intelligenza uno storico, attraverso l’analisi dettagliata del declino demografico, delle strutture familiari, della scomparsa della religione e del trionfo del nichilismo in ogni aspetto della vita sociale, ci obbliga a fare i conti con lo sfacelo e l’autodistruzione dell’Occidente».
Giorgio Agamben

 

Emmanuel Todd in Italia

 

 

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RECENSIONE DEL LIBRO

 

INTERVISTA AL FATTO QUOTIDIANO — 5 OTTOBRE 2024  – – apri qui

 

 

 

“Ormai siamo in piena terza guerra mondiale”

 

Emmanuel Todd storico – Il pericolo “Se l’Occidente fornirà missili a lungo raggio rischieremo milioni di morti”

 

 

 

 

Se l’Occidente alzerà la posta in gioco consegnando all’Ucraina missili a lungo raggio da lanciare in territorio russo, allora gli storici più classici avranno la soddisfazione, potendo registrare ancora più morti delle due precedenti guerre mondiali, di poter assegnare una data all’inizio della terza”. Emmanuel Todd – storico e antropologo francese, che nel 1976 con Il crollo finale preconizzò la morte dell’Unione sovietica – è in Italia per presentare il suo ultimo libro: La sconfitta dell’Occidente (Fazi editore). Per Todd la terza guerra mondiale, in realtà, è già cominciata: “Il fronte principale è quello economico. Poi c’è la guerra con le armi, dove in Ucraina e in altri scenari si affrontano le forze industriali americana e russa”.

 

Il fronte economico?

Le sanzioni alla Russia, ad esempio. Battaglia persa dall’Occidente, perché le sanzioni hanno distrutto le economie europee mentre hanno fatto riconvertire quella russa.

 

E ci sono gli schieramenti…

La parte non occidentale del mondo ha scelto la Russia. E ha cominciato a commerciare con Mosca in maniera più importante. L’Arabia Saudita e il mercato del petrolio vanno in quella direzione, non verso la nostra.

 

L’Europa unita ha rinunciato al ruolo di protagonista dei negoziati per la pace? L’Europa è finita?

In realtà questo genere di Europa non è mai cominciata. L’euro, la moneta unica, è stato l’inizio della fine della democrazia perché spinge nella direzione delle oligarchie. Le persone votano, ma il loro responso viene annullato se non conforme ai desiderata delle oligarchie. Le ultime Legislative in Francia ne sono un esempio e una conseguenza del fatto che Parigi non può decidere la politica monetaria e commerciale. Non siamo un paese sovrano, ma solo un’enorme municipalità in un costrutto europeo. Stavo pensando a Macron a capo della Russia di Stalin: avrebbe di certo perso la Seconda guerra mondiale.

 

Dall’altra parte del fronte c’è la Russia, che non è certo una democrazia. Nel suo libro, però, un capitolo è intitolato “Putin non è Stalin”.

Nella Russia di Stalin tutti avevano paura. L’economia era centralizzata. I russi non avevano diritto di circolazione e poi dilagò l’antisemitismo. Nella Russia di oggi se non si attaccano direttamente il governo e le sue politiche, tra cui la guerra in Ucraina, si può dire quel che si vuole. E c’è un’economia di mercato. Non c’è antisemitismo e la libertà di circolazione è assicurata. Ma c’è la violenza contro chi si oppone ed è certamente un regime definibile oligarchia autoritaria. Gli Stati Uniti sono una oligarchia liberale, la Cina un totalitarismo. La Germania e il Giappone delle democrazie verticali. La Francia una oligarchia Stato-finanziaria. L’Italia non sono capace di definirla, ma è più democratica della Francia. Poi c’è l’Ucraina che è difficile da classificare se non come una macchina da guerra un po’ strana.

 

Lei sostiene che nel 2014 è finita la democrazia ucraina…

La rivoluzione di Maidan, per i russi un colpo di Stato, ha cancellato la pluralità etno-linguistica dell’Ucraina. I russofoni sono stati definiti una minoranza da eliminare a livello culturale. L’Ucraina è divenuta una oligarchia etnica, col sistema dei partiti che ha smesso di funzionare. E il potere effettivo, finanziato dall’esterno, sfugge al popolo ucraino.

 

E, anche qui, l’Europa non è riuscita a giocare un ruolo autonomo rispetto a Washington?

No, perché l’Europa ha cambiato la sua natura con l’ingrandimento a Est e alla Scandinavia. In campo militare e strategico è del tutto assoggettata a quanto si decide negli Stati Uniti. E la moneta unica, l’euro, ha paralizzato la Vecchia Europa trasformandola in una Nuova Europa totalmente sotto il controllo americano. Abbiamo pretese di assegnare patenti democratiche, ma la Lettonia, membro dell’Ue dal 2004, è un caso-scuola, ad esempio: paese minuscolo senza storia democratica, con i più accesi bolscevichi tra i paesi dello zar, molto apprezzati da Lenin. Ma oggi danno lezioni di democrazia.

 

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