IL CASENTINO – IMMAGINE –+ RACCONTO DI PLINIO IL GIOVANE
«La mia villa è assai lontana, situata ai piedi dell’Appennino, dove il cielo è più puro come non l’ha alcun’altra montagna […]. In quanto al sito del paese, esso è bellissimo. Immaginati un immenso anfiteatro, quale appunto può fare la Natura. Immaginati una spaziosa e lunga valle attorniata di montagne, dalle cime cariche di boschi non men folti che antichi. Lassù si va spesso per caccia, e di là scendono foreste fatte ad arte sulle pendici di queste montagne. […] Ai piedi di queste montagne e lungo le pendici altro non s’offre alla vista che immense distese di vigne, che toccandosi paiono una sola. Queste vigne sono circondate da arboscelli. Seguono poi delle praterie, ma così forti che con gran difficoltà i migliori aratri possono fenderle».
«E allora siccome la terra è molto salda e tenace, col fenderla s’alzano pietre così grosse che per romperle occorre insistere a colpire per nove volte. I prati ingemmati da ogni parte di bellissimi fiori producono del trifoglio e d’ogni sorta di erbe sempre tenere, e succose come appena nate. Quella loro fertilità proviene dai ruscelli, che li irrigano e mai restano secchi. In quei luoghi nonostante l’abbondanza d’acque non si vedono paludi, perché le pendenze assicurano che le acque di troppo corrano verso il Tevere. Il Tevere passa attraverso le campagne e sulle sue barche in inverno e in primavera si caricano le merci verso Roma. In estate diventa così basso che il suo letto quasi secco l’obbliga a lasciare il nome di gran fiume che poi ripiglia in autunno. Certamente sentirai un gran piacere nel contemplare il sito di questo paese dall’alto d’una montagna. Tu non crederai di veder terre, ma un paese dipinto con un artificioso pennello tanto è grande l’incanto degli occhi in qualunque parte si rivolgano, innamorati e dell’ordine e della varietà degli oggetti».
PLINIO IL GIOVANE ( (n. Como 61 o 62 d. C. – Bitinia, Turchia, m. 114 circa), nipote di Plinio il Vecchio che lo adottò alla morte di suo padre, gli diede il proprio nome e si occupò della sua educazione
la pieve di San Pietro a Romena
Pieve di San Pietro a Romena
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LA PIEVE ROMENA E LA LAVANDA
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PRATI DELLA PIEVE ROMENA
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I CAPITELLI
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CAPRIATE
SACRESTIA
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gli ultimi due capitelli sono di
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COSI’ COME IL TESTO CHE SEGUE: – LINK IN FONDO
Pieve di San Pietro a Romena-
Tra il Tevere e l’Arno
Situata alle pendici del colle dominato dai resti del castello dei Conti Guidi, sulla sponda destra dell’Arno, nel territorio del comune di Pratovecchio Stia, la chiesa battesimale è il capolavoro assoluto del romanico in Casentino.
L’edificio, dichiarato monumento nazionale per la sua importanza, fu costruito nel 1152 dal pievano Alberico. Come recita l’abaco del primo capitello di sinistra, la pieve fu realizzata “in tempore famis”, cioè in tempo di carestia, da maestranze locali e lombarde con influssi d’oltralpe, affini a quelle che lavorarono nelle altre pievi romaniche casentinesi come Santa Maria a Stia e San Martino in Vado.
Il toponimo è di origine etrusca.
Romena probabilmente ospitava già un tempio che venne riadattato in epoca romana. Sull’edificio pagano in seguito sorse un edificio cristiano. Scendendo nel sottochiesa dall’apposita scalinata nella parete destra, si possono ammirare le tracce sotto all’attuale presbiterio rialzato di una chiesa altomedievale triabsidata realizzata tra l’VIII e il IX secolo.
Sopra i resti di questa struttura Alberico fece edificare il capolavoro architettonico a tre navate che ammiriamo oggi, anche se accorciato rispetto al progetto iniziale. La facciata in pietre conce, infatti, non è quella originale perché crollò nel 1678 a causa di una frana che travolse le prime due campate. La pieve venne così ricostruita più corta di circa sette metri, con sole cinque campate. Un terremoto nel 1729 fece nuovi danni, facendo parzialmente crollare il robusto campanile, che era molto più alto di quello attuale.
Per fortuna rimase intatta l’abside con due ordini di arcate sovrapposte e il suo tripudio di colonnette, monofore, bifore e trifore, simbolo della pieve e immagine iconica del Casentino.
Ogni capitello e relativo abaco che sormontano le possenti colonne cilindriche è un piccolo universo scolpito di simboli, figure umane, animali reali e mitologici, citazioni bibliche e motivi vegetali da interpretare.
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L’attuale Pieve di Romena è stata costruita alla metà del XII secolo sopra una precedente chiesa triabsidata risalente all’VIII secolo di cui sono visibili i resti sotto al presbiterio.
Leggende popolari attribuiscono alla duchessa Matilde di Toscana un ruolo nella fondazione dell’edificio.
Sconvolta da una frana provocata dallo smottamento del terreno causato da un sottostante fossatello nel 1678 che la privò delle prime due campate e da un successivo terremoto del 1729 che le provocò altri gravi danni alla facciata, all’abside che venne spaccata da una profonda fenditura e nel campanile che da allora è rimasto sbassato, oggi dopo numerosi restauri appare come una dei più interessanti edifici romanici del Casentino.
La facciata è semplice e rustica ed è stata realizzata in pietre conce con alla sinistra il campanile. Monumentale l’abside che presenta due ordini di arcate e delle aperture costituite da una trifora e due bifore.
All’interno, a tre navate e cinque campate su colonne monolitiche di macigno e arricchite dai motivi decorativi dei capitelli a fogliami. Il soffitto è a capriate scoperte e inoltre presenta il presbiterio rialzato; il pavimento è a diversi livelli.
I caratteri decorativi dei capitelli sono molteplici, dagli elementi geometrici e vegetali stilizzati alle raffigurazioni umane e zoomorfe, sempre attuati con grande intensità espressiva. In due capitelli della navata sinistra si ricorda il nome del committente, il pievano Alberico, e la data con la precisazione TEMPORE FAMIS MCLII (in tempo di carestia 1152) in uno e nell’altro sono scolpiti i quattro evangelisti con le iscrizioni Quaecumque solveris super terram e ALBERICUS PLEB. FECIT HOC OPUS.
A destra dell’edificio è il battistero, coperto con volta a crociera costolonata e riferibile al periodo tardoromanico. Per motivi di sicurezza dalla chiesa sono state tolte tutte le opere d’arte che un tempo la ornavano.
Oggi la pieve ospita la Fraternità di Romena, una comunità che dal 1991 fa dell’accoglienza il suo primo valore. Ispirandosi al pievano che nel XII secolo fece costruire la chiesa in un momento di grave disagio per la popolazione, offrendo a Dio la creatività umana, la comunità fondata da Don Luigi Verdi dà il benvenuto a tutti coloro che coltivano, anche inconsapevolmente, il fiore del bello.
Davanti alla canonica e intorno alla pieve si trova il Giardino della Bellezza, una terrazza naturale sul Casentino per rilassarsi e giocare in libertà e sicurezza.
TESTO SOPRA E IMMAGINI DA:
DISCOVER AREZZO:
https://www.discoverarezzo.com/itinerari-suggeriti/tra-tevere-e-arno/pieve-di-san-pietro-a-romena/
interno
https://it.wikipedia.org/wiki/Pieve_di_San_Pietro_a_Romena
castello di Romena dei conti Guidi
castello di Romena dei conti Guidi
Pratovecchio Stia è un comune italiano sparso di 5 418 abitanti[4] della provincia di Arezzo in Toscana.
È stato istituito il 1º gennaio 2014 dalla fusione dei comuni di Pratovecchio e Stia.
PRATOVECCHIA STIA
Che meraviglie!