SEBASTIANO CANETTA, La ex Ddr dal tramonto rosso all’alba nera– IL MANIFESTO DEL 1 SETTEMBRE 2024 + SEBASTIANO CANETTA, Il voto di oggi in Sassonia e Turingia –IL MANIFESTO 1 SETTEMBRE 2024

 

 

 

 

IL MANIFESTO DEL 1 SETTEMBRE 2024
https://ilmanifesto.it/la-ex-ddr-dal-tramonto-rosso-allalba-nera

 

 

CARTA DELLA GERMANIA

 

 

 

Il federalismo in Germania

 

 

LA CAPITALE DELLA TURINGIA E’ ERFURT- DELLA SASSONIA E’ LIPSIA

 

La ex Ddr dal tramonto rosso all’alba nera

 

 

La questione orientale. A 35 anni dalla riunificazione il Land più ricco dell’Est è distante anni-luce dal Land più povero dell’Ovest

 

Una vecchia Trabant foto Ap

Una vecchia Trabant – foto Ap

 

 

 

 

L’ultima promessa del governo dei wessi (tedeschi dell’Ovest) agli ossi (tedeschi dell’Est) per trasformare il deserto industriale della ex Ddr in «un paesaggio fiorito in cui sarà bello vivere e lavorare» – come assicurò Helmut Kohl il 1 luglio 1990 – sono i microchip di ultima generazione del colosso Infineon richiesti dall’intero mercato mondiale.

 

Sebbene il ministro delle Finanze, Christian Lindner, abbia tagliato con l’accetta il bilancio pubblico, i 5 miliardi di euro per costruire la fabbrica vicino a Dresda, capitale della Sassonia, sono stati reperiti fino all’ultimo cent. L’imprescindibile via libera di Bruxelles per l’evidente aiuto di Stato è arrivato infine il 20 agosto: appena in tempo per le elezioni in Sassonia e Turingia. «Daremo lavoro a decine di migliaia di disoccupati dell’Est, soprattutto giovani» è la certezza del governo Scholz per il nuovo wunder plan ( straordinario piano ) dedicato a risollevare le condizioni di vita dei tedeschi orientali rimaste immutate nei decenni nonostante tutti i game-changer ( ” le svolte ” )  annunciati.

 

 

 

La Grande Delusione

 

A poche ore dal voto destinato a cambiare il volto non solo della Germania dell’Est, la cifra del fallimento di tutte le promesse di Berlino è riassunta dall’incredibile dato sul reddito pro-capite: 35 anni dopo la liquidazione della Ddr il Land più ricco della dell’Est risulta ancora distante anni-luce rispetto al Land più povero dell’Ovest.

 

In pratica qui tutto è rimasto come prima. Nessuna novità rispetto alla Ricostruzione di Kohl capace di arricchire solo le imprese dell’Ovest, ma anche zero dagli anni dell’Agenda di Schröder, il socialdemocratico che riempì l’Est di lavoro ma sotto forma di mini-job. Poi ancora poco di niente dal ventennio di Merkel, che pure era «la ragazza dell’Est» cresciuta a Templin, nel cuore del socialismo reale. Per finire con la svolta-green promossa dalla coalizione Ampel (l’alleanza “semaforo” tra socialdemocratici, liberali e verdi), percepita subito come fumo negli occhi specialmente in Turingia: nel Land più agricolo della Germania per il cittadino-medio significa quasi solo dover cambiare l’auto e la caldaia e pagare il doppio il diesel per il trattore.

 

C’è poco da fare. Nel 2024 le “due Germanie” appaiono ancora distanti come durante la Guerra Fredda. Con la differenza che gli ossi ( Tedeschi dell’est ) oggi non possono neppure più contare sull’aiuto dei russi che fino a due anni fa si traduceva nella ricaduta diretta sull’economia dei Land orientali del mega indotto di tutto ciò che transitava attraverso le pipeline tedesche di Gazprom e Rosneft.

 

In ordine di tempo l’ultima delle promesse tradite da Berlino: all’epoca del raddoppio del Nordstream, voluto dalla Spd e benedetto da Merkel, il governo federale aveva assicurato che il «gasdotto della fratellanza» avrebbe garantito «posti di lavoro e la Pace in Europa».

 

Dissolti entrambi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, mentre la bolletta energetica straordinariamente conveniente per i Land dell’ex Ddr orientali, grazie alla joint-venture patrocinata direttamente dal governo Spd del Meclemburgo-Pomerania, era già esplosa sei mesi prima con il sabotaggio del condotto sotto il Mar Baltico.

 

Non stupisce se all’Est ormai quasi nessuno è disposto a credere alle parole di chi rappresenta le istituzioni; è il mantra confermato dalle analisi dei più autorevoli sociologi quanto dal vox-populi della «piccola gente» personalmente raccolto nelle campagne a cavallo fra Turingia e Sassonia da chi scrive: la kleine leute ( la piccola gente ), come la chiamano qui non più solo i fascio-populisti in fissa con la propaganda del volk vessato e indifeso.

 

«Ho creduto a tutti. Prima sono stato comunista, finché hanno difeso il lavoro. Poi democristiano, quando la Cdu proteggeva il risparmio e pensava alla famiglia. Ora voterò per Sahra Wagenknecht, nonostante sia una wessi, solo perché non sono di destra. Se Afd avesse candidato un altro al posto del “nazi” Bjorn Höcke ci avrei pensato» sintetizza Heinz Engelman, 68 anni, coltivatore di asparagi, prima di ridurre tutto al numero da solo in grado di spiegare la sua intera transumanza politica: «La mia pensione è pari al 70% di un mio coetaneo a Monaco, Hannover o Colonia. Viviamo davvero nello stesso Paese?».

 

Fine di ogni residua fiducia verso il potere centrale chiunque ne sia l’incarnazione. Anche se i tedeschi dell’Est continuano a sentire, eccome, le sirene di chi a livello locale appare se non in grado di risolvere almeno di comprendere il mix di delusione e rabbia per essere considerati tedeschi di serie B sotto il profilo di salario e pensione ma anche della possibilità-chiave di accedere alla formazione professionale continua.

 

Fino a ieri in Turingia la maggioranza degli elettori aveva creduto fino in fondo alla piccola-grande rivoluzione della Linke, con l’attuale governatore Bodo Ramelow rieletto due volte a furor di popolo sulla spinta di un programma di «riforme social-comuniste», battezzate proprio così.

Questa sera dopo lo spoglio delle urne a Erfurt ( la capitale della Turingia ) il boom di Afd e Sahra Wagenknecht cancellerà per sempre anche la straordinaria esperienza della coalizione rosso-rosso-verde costruita un lustro prima della svolta centrista di Spd e Verdi.

E così i tedeschi dell’Est, nel giro di una sola generazione, vedranno cambiare ancora lo scenario dei partiti politici. Dal tramonto rosso all’alba nera, di nuovo, come un secolo fa.

 

 

Nemesi storica

 

Quarantotto mesi dopo la rivoluzione di Lenin la Turingia era già la roccaforte rossa della neonata Repubblica di Weimar. Nel 1923 venne varata perfino una coalizione rosso-rosso tra i socialisti della Spd, all’epoca internazionalisti, e i comunisti della Kpd.

Pochi anni dopo alle elezioni del 1932, alla vigilia della conquista del potere a livello nazionale, a Erfurt trionferanno i nazisti della Nsdap con il 43% dei voti: avevano tenuto il loro primo congresso nel 1926 proprio nella capitale del socialismo all’epoca per niente uncinato con il virus del nazionalismo.

 

Come era potuto accadere nella terra dei consigli di fabbrica, nella regione-modello del movimento operaio capace di introdurre cambiamenti sociali mai visti prima in Turingia, a partire dal veto alle punizioni corporali agli studenti? Leggendo le motivazioni di chi passò dall’altra parte della barricata scritte nei documenti storici si possono scorgere appena le ragioni di ieri, ma resta pur sempre una cartina di tornasole sintomatica per ciò che accade oggi.

 

C’è il comunista della prima ora che lavora a domicilio e perciò non viene più invitato alle riunioni del sindacato che si tengono ormai esclusivamente in fabbrica. L’unico a bussare alla sua porta «con l’orecchio rivolto all’ascolto» è il militante nazi che fa propaganda casa per casa. Oppure l’artigiano indipendente, da sempre impegnato nell’associazionismo progressista di matrice protestante, spaventato a morte perché i suoi due garzoni a libro paga cominciano a chiedere un trattamento economico «insostenibile» e già lo chiamano «padrone».

 

Fa il paio con il caso tutto politico registrato a Steinach, riportato alla luce non solo sulle colonne della Taz. «Un operaio di una vetreria si è dimesso dal sindacato rosso dopo una lite con il presidente. Una volta passato alla Nsbo, una specie di sindacato nazista, è diventato subito il leader locale. Poiché l’ex antifascista era molto popolare in tutta la Turingia è riuscito a convincere moltissimi operai a passare con Hitler». Piccole banalità del maldipancia della questione orientale.

 

 

 

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IL MANIFESTO 1 SETTEMBRE 2024
https://ilmanifesto.it/il-bubbone-nero-e-pronto-a-esplodere-in-germania

 

 

Il bubbone nero è pronto a esplodere in Germania

Vento dell’est. Il voto di oggi in Sassonia e Turingia è destinato a innescare un terremoto in tutto il Paese, che andrà alle urne tra un anno. Il muro dei partiti tradizionali contro i deliri negazionisti di Höcke & co.

I sostenitori del partito di estrema destra AfD durante il discorso di Bjorn Höcke a Erfurt foto Ansa

I sostenitori del partito di estrema destra AfD durante il discorso di Bjorn Höcke a Erfurt – Ansa

 

 

 

Sebastiano Canetta, BERLINO

 

«Mi pesa il cuore pensando al risultato di questa sera». La confessione di Saskia Esken, segretaria della Spd, poche ore prima dell’apertura dei seggi, riflette in pieno l’importanza della posta politica in gioco oggi. Sulla carta il valore delle urne in Sassonia e Turingia è appena l’equivalente del rinnovo di due giunte regionali italiane nell’area più depressa del Paese, anche se i Land tedeschi sono veri e propri Stati semi-autonomi.

In realtà il doppio voto nella ex Ddr è destinato a innescare un terremoto politico in tutta la Germania al di là del mero esito del conteggio delle schede: sarà l’anticipazione dell’identico bubbone nero e rossobruno pronto a scoppiare alle elezioni in Brandeburgo tra 23 giorni ma anche il trend politico destinato a condizionare il voto per il rinnovo del Bundestag fissato per il 26 settembre 2025.

Ma queste urne rappresentano un vero e proprio incubo per la comunità ebraica non solo tedesca: Bjorn Höcke, spitzenkandidat di Alternative für Deutschland (Afd) in Turingia, capo della corrente di ultra-destra del partito, è un antisemita conclamato già condannato dal tribunale per aver usato slogan del Terzo Reich a chiusura di un suo comizio a Erfurt. I primi a preoccuparsi sono i responsabili del Memoriale di Buchenwald per niente convinti che quelle dell’aspitante-governatore di Afd siano solo innocue sparate elettorali. Specialmente se Hoecke non può davvero sostenere di non sapere ciò che dice: oltre che deputato al Landtag di Erfurt il negazionista della Shoah è anche un insegnante di Storia, seppure in aspettativa.

 

Sassonia

Secondo i sondaggi la partita per la conquista del parlamento di Dresda si riduce alla sfida a due fra il governatore uscente della Cdu, Michael Kretschmer, 49 anni, astro crescente nella galassia democristiana, e il “moderato” di Afd, Jörg Urban, ingegnere sessantenne con un passato nella riforestazione del Madagascar con Green League, transitato dal partito dei Piraten ai fascio-populisti che secondo lui «non sono di estrema destra». Del resto si ritiene «un ambientalista».

All’ultima rilevazione risultavano testa a testa con la Cdu a quota 33% e Afd al 31%, seguiti dal vuoto pneumatico degli altri partiti a eccezione della marcia trionfale di Sahra Wagenknecht. La sua Alleanza (Bsw) gode del 12% del consenso, un record considerando la data di nascita del suo partito, l’8 gennaio 2024, in seguito alla scissione della Linke. In proporzione la crescita del Bsw è stata quattro volte più veloce della pur rapidissima ascesa di Afd.

Qui il peso sul cuore di Saskia Esken si deve essenzialmente al 7% alla Spd, passata da partito di massa a forza politica di nicchia, mentre il Sole dei Verdi rappresentato dalla capolista, Katja Meier, ministra aggiunta della Giustizia del Land dal 2019, con un passato da punk, acerrima nemica di Afd nella aule giudiziarie, piange incollato al palo 6%: un soffio sopra alla soglia di sbarramento per l’accesso al parlamento.

La Linke ci prova candidando simbolicamente i due co-leader locali del partito, l’infermiera Susanne Schaper e il consulente Stefan Hartmann, ma parte dal 3% nei sondaggi. Dietro, solo le percentuali da prefisso telefonico dei liberali, semplicemente inesistenti, proprio come in Turingia. Con questi numeri la coalizione più probabile per la Sassonia indica un governo Cdu con partner ultra-minoritari Spd e Verdi e una maggioranza risicata. Sempre ovviamente se questa sera reggerà ancora il veto alle alleanze con Afd ribadito da tutti i partiti.

 

 

La manifestazione ieri a Dresda per la diversità e la democrazia Ap
La manifestazione ieri a Dresda per la diversità e la democrazia Ap

 

Turingia

Non ci sarà storia, tutto pare già scritto: il partito di Höcke si trova davanti alla Cdu di quasi dieci punti (30% contro 22%) e il distacco è impossibile da colmare. Mentre il Bsw di Wagenkecht accreditata di ben il 17% rischia di diventare il secondo partito del Land facendo il pieno di deputati sui banchi fino a ieri occupati dai partiti tradizionali, a partire dalla Linke da cui è fuoriuscita portandosi dietro gran parte degli elettori.

 

 

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Di fatto in Turingia non sarà possibile alcuna maggioranza matematica senza coinvolgere Afd o Bsw. Basterebbe questo a definire l’epocale sconfitta dei partiti tradizionali. E poiché solo Wagenkecht è ufficialmente sdoganabile dalla Cdu, l’inedita alleanza sembra essere l’unica possibilità teorica. Secondo i rumors della stampa locale, il candidato Cdu, Mario Vogt, dovrebbe stringere un patto con la spitzenkandidaatin del Bsw, Katja Wolf (ex sindaca Linke di Eisenach appena passata con Wagenknecht) coinvolgendo anche la Spd in una insolita «geometria sperimentale». Difficile a credersi eppure si discute esattamente di ciò a Erfurt alla vigilia del voto.

La Linke del governatore Bodo Ramelow si prepara a difendere lo zoccolo duro del 14% dei turingiani ancora orientato a ridare fiducia per la terza volta all’attuale coalizione rosso-rosso-verde al potere, ma i socialdemocratici stavolta possono garantire solo il 6% e i Verdi appena il 4%. Certamente la Linke in Turingia non risulterà irrilevante come i comunisti sassoni. Però stasera all’apertura delle urne suonerà comunque il requiem per l’ultimo governo social-ambientalista della Bundesrepublik.

 

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2 risposte a SEBASTIANO CANETTA, La ex Ddr dal tramonto rosso all’alba nera– IL MANIFESTO DEL 1 SETTEMBRE 2024 + SEBASTIANO CANETTA, Il voto di oggi in Sassonia e Turingia –IL MANIFESTO 1 SETTEMBRE 2024

  1. roberto rododendro scrive:

    in qualche modo mi ricorda qualcosa di casa nostra ma, letto così, con più consapevolezza e maggior rabbia.

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