UNA PAROLA AL GIORNO.IT 28 GIUGNO 2019 :: OGGI VENERDI’ CON MAURO ARESU E’ SANSCRITO ! LA PAROLA E’ ::: ” Svarabhakti ” = inserire una vocale tra due consonanti + il Sanscrito

 

 

28 GIUGNO 2019

https://unaparolaalgiorno.it/

 

 

 

 

 

Sanscrito/ Lingue europee
da : https://www.dinordbok.no/definisjoner/norsk/?q=svarabhakti

Lingue indoeuropee : la diffusione dei vari gruppi linguistici. Le lingue minoritarie nella maggior parte dei casi non sono contrassegnate. Le aree sulla mappa senza colore hanno lingue che non sono indoeuropee.

( vedi sotto, se ti va, Sanscrito )

 

 

 

Svarabhakti

    sva-ra-bhà-kti

     

    SIGNIFICATO : Inserzione di una vocale tra due consonanti

    dal sanscrito स्वरभक्ति (svarabhakti) ‘separazione tramite vocale’, composto da स्वर (svara) ‘vocale’ e भक्ति (bhakti) ‘separazione’.

     

     

    Quando il nostro corpo fa le bizze, a volte ci vengono gli spasmi muscolari (o spasimi?); quando, dopo anni di catechismo, arriviamo al gran giorno, facciamo la cresima (ma quest’ultima ci viene amministrata per mezzo del crisma); leggendo poesie a scuola, magari ci capita di trovar scritto medesmo (e poi nella nota a piè di pagina ci viene detto che quella parola sta per medesimo). Il fenomeno che avviene in questi casi è sempre lo stesso: abbiamo una determinata parola (il latino spasmus, da cui derivano spasmo e spasimo; il latino tardo chrisma, da cui derivano crisma e cresima; il francese antico medesme, da cui derivano medesmo e medesimo) nella quale si ha un nesso consonantico che viene eliminato attraverso l’inserzione di una vocale (in questi casi rispettivamente -sm- e -i-).

     

    Questo fenomeno viene a volte chiamato epentesi vocalica; quando si vuol essere più specifici, anaptissi; quando si vuole fare un passo in più, lo si chiama con un termine che deriva, come tanti altri della linguistica, dal sanscrito: स्वरभक्ति, svarabhakti (una nota: è sporadicamente attestata la grafia svarabacti, ma è decisamente più comune la traslitterazione svarabhakti).

    Il termine mette un po’ paura, a sentirlo per la prima volta, ma se analizzato con attenzione è ialino ( dal greco = vetro ): स्वर svara, vocale, e भक्ति bhakti, separazione>separare. In italiano ci si deve girare un po’ intorno e tradurlo “separazione tramite vocale”, mentre in inglese basta un calco linguistico e si può dire tranquillamente “vowel-separation”.

    Il motivo per cui non si può tradurre direttamente con “anaptissi”, il termine citato poco fa, è questione di minuzie: in sanscrito, infatti, il termine svarabhakti non indicava esattamente ciò che indica anaptissi, bensì una separazione tramite vocale (e fin qui tutto uguale) inserita però necessariamente tra una y oppure una l e un’altra consonante: di conseguenza, quando traduciamo il termine sanscrito non possiamo usare anaptissi (che indica l’inserzione di una vocale tra due consonanti qualsiasi), ma nell’ambito della linguistica moderna sono interscambiabili.

     

    Gli esempi, però, non sono solo quelli da manuale (a cui aggiungo, per completare l’elenco dei sacramenti, il latino baptismum da cui deriva l’italiano battesimo): lo svarabhakti entra spesso in gioco nel parlato per correggere quei nessi consonantici percepiti come difficili da pronunciare. Quasi tutti, almeno qui in Sardegna, abbiamo avuto quella professoressa di matematica che (soprattutto se non fresca di laurea) chiamava “icchisi” la x: qui non solo c’è lo svarabhakti, ma anche l’epitesi, e cioè l’aggiunta di un fonema in fine di parola; oppure ancora, penso che tutti conosciamo almeno una persona che dice “pissicologo” anziché “psicologo”.

    Lo svarabhakti, quindi, pur non essendo più produttivo (e cioè non contribuendo all’espansione del lessico), è comunque ancora attivo nella lingua parlata per sistemare nessi che, magari perché poco usuali in italiano, attorcigliano la lingua di tanti.

    Abbiamo quindi queste vocali che spuntano come il prezzemolo tra le consonanti, e c’è ancora una cosa simpatica da aggiungere: la parola prezzemolo, che si usa tipicamente per indicare, per l’appunto, ciò che spunta da qualche parte ed è sempre in mezzo, deriverebbe dalla forma non attestata pretosemulum, che ha subito l’opposto dello svarabhakti, (la sincope), ovverosia la caduta – e non inserzione – di parti interne.

     

     

     

    Mauro Aresu

    Mauro Aresu, giovane studente di Lettere classiche, a venerdì alterni ci racconta una vicinanza fra italiano e sanscrito.

    Adesso è : Università degli Studi di CagliariDipartimento di Lettere, Lingue e Beni CulturaliGraduate Student ( Dottorato in Studi filologico-letterari e storico-culturali   )- dopo:   la laurea triennale in Lettere e la laurea magistrale in Filologie e Letterature Classiche e Moderne 

     

    SANSCRITO

     

    Scritto da: 

    da : https://snl.no/sanskrit

    TRADUZIONE AUTOMATICA DAL NORVEGESE

     

     

    Antiche iscrizioni su pietra sanscrita, India . Di Matias Planas /Shutterstock.

     

     

    Il sanscrito è un’antica lingua letteraria indiana appartenente alla famiglia linguistica indoeuropea . Il sanscrito classico serve ancora come lingua culturale in India e in alcune parti del sud-est asiatico . Nella costituzione indiana, il sanscrito occupa un posto tra le lingue ufficiali. Nel norvegese moderno troviamo numerosi prestiti dal sanscrito, ad esempio yoga, karma, nirvana e svarabhakti.

    Nel senso più ampio, il sanscrito comprende sia lo stadio più antico delle lingue indoarianeil vedico , la varietà su cui il grammatico Panini basò la sua grammatica descrittiva, il sanscrito classico, sia la varietà che caratterizza i poemi epici indiani MahabharataRamayana , il sanscrito epico. Il sanscrito epico ha molte caratteristiche in comune con le lingue indo-indoriche medie e differisce in qualche modo dal sanscrito vedico e classico.

    Il sanscrito vedico, chiamato anche semplicemente vedico , è strettamente correlato all’antica lingua iraniana Avestan. Il vedico ha una serie di caratteristiche arcaiche che sono andate perse nel sanscrito classico. Tuttavia, entrambe queste varianti mostrano chiare origini indoeuropee, come dimostrato, tra le altre cose, in parole come matar- ‘madre’, bhratar- ‘fratello’, sunus ‘figlio’, ukshan ‘bue’, sapta ‘sette ‘, ad- ‘mangiare’. La grammatica, molto estesa, concorda in larga misura con il greco , il latino , il gotico e altre lingue indoeuropee antiche.

    Secondo la credenza indiana, il sanscrito ha un’origine divina ed è esso stesso l’origine di tutte le lingue. I testi più antichi (vedi Vedico ) sono senza tempo dal punto di vista indù . Nella linguistica moderna, è comune presumere che le parti più antiche della letteratura vedica tramandata abbiano la loro base linguistica nella prima metà del II millennio a.C. Le iscrizioni più antiche conosciute per l’indo-ariano sono nomi personali, nomi di divinità e una serie di termini tecnici particolarmente legati all’allevamento dei cavalli trovati nelle tavolette cuneiformi hurrite e ittite della seconda metà del II millennio a.C.

    Presumibilmente il sanscrito ha cessato di essere un dialetto parlato molto prima dell’inizio della nostra era, ma fino ai nostri giorni ha funzionato come lingua indiana comune nei circoli bramini eruditi. Tra gli indù , il sanscrito svolge più o meno lo stesso ruolo del latino nel Medioevo europeo .

    L’hindi e altre lingue letterarie indiane moderne prendono tutte le parole culturali e le espressioni scientifiche dal sanscrito e formano composti sanscriti per nuovi concetti nello stesso modo in cui li prendiamo in prestito dal latino e dal greco. Il sanscrito è quindi ancora un elemento vivo nella vita culturale dell’India.

     

    Lingue indoeuropee

    Quando il sanscrito divenne noto tra gli studiosi europei verso la fine del XVIII secolo, furono gettate le basi per la linguistica comparata indoeuropea . Ciò è dovuto sia alla struttura arcaica della lingua, sia alla precisa analisi linguistica che caratterizza la tradizione grammaticale indiana.

    Le lingue indoeuropee risalgono tutte ad una lingua base comune, il protoindoeuropeo, che è stato suddiviso in numerosi gruppi. La lingua base a cui risalgono tutte le lingue indoeuropee non è direttamente conservata attraverso la trasmissione scritta, ma conosciuta solo mediante ricostruzioni sulla base del confronto tra le forme più antiche delle lingue indoeuropee. Queste ricostruzioni costituiscono la base della linguistica comparata indoeuropea, che venne creata all’inizio del XIX secolo, dopo che lo studio del sanscrito aveva mostrato sorprendenti punti di somiglianza, tra l’altro, con il greco e il latino.

     

    Il linguista William Jones ha avuto un ruolo centrale nella scoperta della famiglia linguistica indoeuropea. Nel 1786 pubblicò The Sanscrit Language in cui sosteneva che il sanscrito, il greco classico e il latino avevano un’origine comune e che queste lingue erano ulteriormente imparentate con il gotico, le lingue celtiche e il persiano .

     

    Il sistema grammaticale che troviamo in sanscrito è per molti versi molto conservatore e ha conservato molte caratteristiche della lingua indoeuropea di base

     

     

     

    Letteratura in sanscrito

    Ganesha
    Ganesha , divinità indù, con una preghiera scritta in sanscrito
    Di Shayan Ansari /Shutterstock.

    La storia della letteratura sanscrita si estende per oltre 3.000 anni. Molto spesso l’autore delle opere letterarie è sconosciuto o ovviamente mitico (Vyasa, il dio Hanuman ). Molte opere importanti sono anonime. Altri sono stati più e più volte rivisti e dotati di integrazioni e accumuli. Alcuni scrittori, come Kalidasa , sono ben noti e considerati personaggi storici.

     

    Letteratura vedica

    La letteratura più antica, i Veda , è una raccolta di testi sacri che, secondo la tradizione indiana, non venivano “composti in poesie”, ma “visti” dagli antichi “veggenti” ( rishi ). Il più antico è il Rigveda , una raccolta di inni del II millennio a.C. Le più giovani sono le Upanishad . Vedi Vedico .

     

    Letteratura scientifica

    Per preservare la corretta formulazione dei Veda tramandati oralmente, man mano che la lingua parlata cambiava, era necessaria un’analisi dei suoni e delle forme. Così sorsero presto le scienze della fonetica e della grammatica .

    I grammatici più antichi più famosi furonoPanini (IV-III secolo a.C.) e il suo commentatore Patanjali (probabilmente 100° secolo a.C.). La forma in versi era spesso usata nella letteratura scientifica, anche nei dizionari , ma per l’argomentazione logica si sviluppò uno stile di prosa separato estremamente preciso ma astratto . Anchel’astronomia e l’astrologia erano collegate alle cerimonie sacrificali vediche, ma subirono l’influenza greca. Nomi famosi sono Aryabhata (intorno al 500), Varahamihira (morto nel 587) e Bhaskara (nato nel 1114).

    La geometria si basava sulle regole per misurare i luoghi sacrificali e gli altari . L’aritmetica e l’algebra erano molto sviluppate e la maggior parte delle persone crede che il nostro sistema numerico sia di origine indiana.

    Anche la medicina , con Sushruta e Charaka come grandi nomi, è debitrice ai Greci, ma contiene anche elementi originali, come la medicina vegetale. La medicina degli elefanti è una scienza tipicamente indiana, e lo stesso si può dire della forma erotica ricevuta nel Kamasutra , scritto forse da Vatsyayana intorno all’anno 300.

    Esiste anche un’ampia letteratura sulle normative legali e socialidharmashastra ). L’opera più importante è il libro di leggi dell’anno 0 attribuito a ManuLe scienze politiche sono state trattate da Kautilya , per tradizione ministro di Chandragupta Maurya.

    segue : Letteratura epica, Dramma e Letteratura religiosa ( nel link)

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