MARIO VALENTINI, Messina 1971 – insegna e scrive Palermo – Dalla Rubrica ” Scrittori arabi contemporanei – 3a puntata ” :: NAGIB MAHFUZ ( Il Cairo, 1911 – 2006 ) – Il testo di Mario Valentini si legge volentieri, ma non parla dello scrittore : infatti si intitola ” Nagib Mahfuz in cifre ” — di lettori.  + un articolo del Financial Times, in italiano, sullo scrittore

 

 

 

 

MINIMA ET MORALIA.IT – –  giovedì, 13 Febbraio 2014 · 

https://www.minimaetmoralia.it/wp/approfondimenti/scrittori-arabi-contemporanei-terza-puntata/

 

 

 

 

Scrittori arabi contemporanei, terza puntata

 

 

 

 

La rubrica di Mario Valentini è dedicata alla letteratura araba contemporanea. Qui le puntate precedenti.

 

 

 

 

 

Nagib Mahfuz ( Il Cairo, 1911- Il Cairo 2006 )

foto da : /www.newarab.com – 30-11 -2016

Daily Life In Egypt

una strada del  quartiere di Gamaliyyah (dal nome di uno scrittore russo ) dove è nato e dove è morto lo scrittore Nagib Mahfuz. Si trova nella parte vecchia de Il Cairo

 

Daily Life In Egypt

Al-Moez Street in Al-Gamaleya, vicino all’area del mercato Khan Al-Khalili

 

 

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Al-Moez Street in Al-Gamaleya

 

 

 

EGYPT-ELECTIONS-SOCIETY-ECONOMY-SISI

A picture taken on March 7, 2018 shows posters supporting Egyptian President Abdel Fattah al-Sisi hanging in a street in the downtown Cairo district of El-Gamaleya, where he was born. For the first 20 years of his life, former defence minister Sisi lived with his family on the top floor of a four-storey building in El-Gamaleya, before moving to the newer Nasr City district on the capital’s eastern outskirts.

7 Marzo 2018, la foto mostra un cartellone,  in una strada del quartiere El-Gamaleya (Il Cairo )  che invita a votare per Il Presidente dell’Egitto al-Sisi  che in questo quartiere è nato e qui  ha vissuto per i primi 20 anni della sua vita,  prima di spostarsi a Nars City, un quartiere del Cairo.

 

 

Daily Life in Egyptù

 

Daily Life in Egypt

 

 

 

 

Nagib Mahfuz in cifre  

 

Non si può non parlare di Nagib Mahfuz in una rubrica dedicata agli scrittori arabi contemporanei ma è anche vero che è troppo scontato parlarne. Che fare allora? Saltarlo?

Per risolvere il dubbio e prendere una decisione sul da farsi ho proceduto con un metodo il più possibile preciso e ponderato, portando avanti un ragionamento che in nessun modo ho voluto lasciare al caso e che ho dunque fatto precedere da una ricerca preliminare meticolosa. Che si è svolta in due fasi: 1ª fase: Indagine storica sulla fortuna di Mahfuz in Italia; 2ª fase: Indagine statistica, scientificamente condotta, sulla sua attuale diffusione tra il largo pubblico.

Era il 1988 quando Nagib Mahfuz vinse il premio Nobel per la letteratura. Ci si può fare un’idea di come venne accolta, in quei giorni, tale notizia andando a rovistare (in rete) tra un po’ di vecchi materiali. Ad esempio: un numero di Oriente moderno (rivista storica di studi del vicino Oriente) risalente alla fine di quell’anno, in cui vari studiosi ricostruivano per i lettori italiani il percorso artistico dello scrittore egiziano e riscontravano la totale ignoranza e indifferenza con cui l’editoria italiana, e gli intellettuali, avevano fino ad allora guardato e continuavano a guardare alla letteratura araba. Da questi articoli si riesce anche a ricostruire le diverse reazioni che si ebbero in Italia alla notizia dell’assegnazione di quel premio. Che si possono riassumere in questi termini: la stampa italiana non era in grado di commentare il premio a Mahfuz perché di Mahfuz e di letteratura egiziana, e in generale di letteratura araba, nessuno ne sapeva niente.

Alcuni quotidiani, come il Manifesto e la Repubblica, per avere notizie più precise sullo scrittore avevano interpellato alcuni tra i (pochi?) esperti italiani di allora. Altre testate avevano semplicemente ammesso che non sapevano minimamente cosa dirne (il Corriere della Sera, ad esempio: attraverso un articolo di Bufalino). Qualche altro giornale, a quanto pare, aveva anche affermato che l’assegnazione di quel premio era assurda.

Per farsi un’idea dei termini della discussione basta leggere questo breve articolo uscito sulla Repubblica del 9 Dicembre 1988 a firma p.m., dal titolo Il Nobel fantasma:

“DOMANI, salvo sorprese dell’ultima ora, Naghib Mahfuz non andrà a Stoccolma per ritirare il Nobel: sta poco bene e non ama le cravatte. D’altra parte ed è notizia di questi giorni in Svezia i suoi libri non ci sono e una traduzione preparata in tutta fretta è stata giudicata inattendibile e accantonata in attesa di tempi migliori. All’inizio di novembre un inviato di questo giornale è andato al Cairo (tra l’altro invitato dal Ministro egiziano della Cultura) esplicitamente per vedere Mahfuz, ma non è riuscito a vederlo. Da noi, intanto, gli editori non sembrano affatto ansiosi di pubblicare i capolavori dello scrittore egiziano: un libro è uscito da un editore periferico e sconosciuto (Ripostes) e finora la notizia più certa è che Feltrinelli ha in traduzione due romanzi per i quali bisognerà aspettare aprile; ma fino ad oggi non risulta che altre grandi case editrici si siano precipitate ad assicurarsi i diritti, forse perché non credono troppo all’appeal di una letteratura pochissimo nota e di un paese che è certo frequentato più per il suo passato che per il suo presente. In America i diritti di Mahfuz li ha comprati Jacqueline Kennedy, sul cui fiuto letterario non sappiamo nulla. Da tutta questa catena di negazioni, appare chiaro che un non [sic] bisogna attribuirlo anche al massimo premio letterario che, certo, tante volte ha clamorosamente sbagliato bersaglio anche in passato, ma che tuttavia aveva sempre mantenuta intatta la sua forza promozionale, anche se con dei distinguo inevitabili, con indici di gradimento diversi, ma mai praticamente tanto vicini allo zero, almeno nell’ immediato. Dovremo dunque aspettare ancora per avere un’idea meno incerta e di terza mano sulle opere di Mahfuz. Avremo, quando prima o poi arriveranno, ancora voglia e curiosità di leggerle? Proseguendo di questo passo i membri dell’Accademia svedese, l’anno venturo, potrebbero divertirsi a premiare un fantasma. E a Borges (che il Nobel non l’ebbe mai) non dispiacerebbe”.

Alcune considerazioni, a questo punto, sono d’obbligo. Le polemiche per la mancanza di notorietà dei premi Nobel è uno dei riti giornalistici che si ripete ciclicamente. Si può dire: quasi ogni anno. Nessuno stupore. E d’altra parte accade spesso che il conferimento di un premio Nobel diventi occasione per spalancare ai lettori l’esistenza di un intero mondo: sommerso, rimosso o semplicemente ignorato. Colpisce un po’, però, se quel mondo ignorato, a farsi quattro conti, risulta esteso quasi quanto un continente e si trova dietro la porta di casa tua.

Stupisce, inoltre, leggendo l’articolo sopra riportato, una sorta di giudizio aprioristico. Si dà per scontato che l’Accademia di Svezia “abbia clamorosamente sbagliato” anche nel 1988, come più volte in passato, l’attribuzione del premio, con in più l’aggravante di aver fatto una scelta che non innesca un effetto trainante dal punto di vista della diffusione e delle vendite. E lo si fa senza avere idea di cosa parlino quei libri e senza sapere se siano effettivamente dei bei romanzi o no. Cioè: lo si fa, appunto, a priori. Anzi: si liquida con del sarcasmo l’intera vicenda proprio perché non se ne ha uno straccio di idea al proposito.

Nessuna possibilità di farsi altre domande? Sul perché di un tale buco di sapere? Nessuna possibile considerazione sui limiti di una editoria concentrata solo e esclusivamente sul canone letterario e linguistico occidentale? Senza poi nemmeno sapere se tanta è la differenza che separa una letteratura come quella egiziana (o araba) da quella italiana? Verrebbe da dire: quale grande fonte di certezze è l’ignoranza! Quella del giornalista, la nostra, di tutti (sia chiaro).

Comunque c’è da dire che poi, per tutti gli anni ’90, Mahfuz ha avuto una sua popolarità e una sua buona diffusione in Italia. Si è riscattato. Ammesso che esista una categoria del genere: oggi è effettivamente riconosciuto come uno dei grandi autori della letteratura mondiale. Lo si trova antologizzato persino in diversi testi scolastici. Non ha fatto da vero e proprio traino per gli altri scrittori egiziani o arabi ma è anche vero che, rispetto al nulla degli anni precedenti, dal 1989-1990 in poi si è registrata una lunga serie di proposte editoriali (sempre abbastanza limitate quanto a numeri e diffusione) riguardanti autori di lingua araba: collane tematiche di piccole case editrici, singoli titoli presso case editrici medie e grandi, panoramiche generali in cui si antologizzavano i maggiori autori di lingua araba del recente passato, ecc. Si è insomma aperta una breccia, forse solo una fessura, in un muro che si è ben lontani dall’abbattere.

Oggi i libri di Mahfuz li trovi tranquillamente a scaffale in molte librerie, in quanto classico che bisogna tener dentro perché prima o poi qualcuno te lo chiede. E questo è un segnale indicativo. Ma quanto vengono letti davvero questi libri? Quanto vendono e sono diffusi?

Per capire se in questa mia rubrica è il caso di parlare di Mahfuz, o se invece sia una scelta davvero banale e scontata, ho fatto una piccola ricerca nella città in cui vivo, realizzando attraverso la scelta di un campione significativo una indagine statistica che senza falsa modestia ritengo abbia tutti i crismi della scientificità. Ho scelto tre librerie. E, per ottenere notizie di prima mano, ho intervistato tre librai che vi lavorano.

Per completezza di cronaca voglio precisare che l’indagine è stata svolta tra il 14 e il 21 dicembre, di sabato pomeriggio. Periodo di natale dunque, alle ore 18, mentre i suddetti librai erano indaffarati con una discreta folla di clienti in giro per regali.

Che, nonostante il giorno e l’ora infausta, non mi abbiano mandato a quel paese è la cosa che più di tutte mi sorprende.

 

Libreria Broadway di Palermo – Piero Onorato.

    • Titoli reperibili immediatamente in libreria: N° 7 (Canto di nozzeIl tempo dell’amoreMiramarNotti delle mille e una notteIl ladro e i caniIl nostro quartiere, Vicolo del mortaio)
    • Titoli venduti nell’ultimo anno: pochi (impossibile ricostruire in cinque minuti, mentre i clienti chiedono tutt’altro)
    • Ultimo titolo venduto: Il viaggio di Ibn Fattouma (circa sei mesi prima, mese di giugno 2013)

Libreria Modus Vivendi di Palermo – Fabrizio Piazza.

  • Titoli reperibili in libreria: 3 (Il ladro e i caniIl nostro quartiereVicolo del mortaio)
  • Titoli venduti quest’anno: circa 5.
  • Ultimo titolo venduto: non riferito

Libreria Feltrinelli di Palermo – Bianca Corso.

  • Titoli reperibili immediatamente in libreria a questa data: N° 3 (Il ladro e i caniIl nostro quartiereVicolo del mortaio)
  • Titoli venduti durante l’anno: N° 30 (1 Il ladro e i cani, 6 Il nostro quartiere, 6 Vicolo del mortaio, 11 Miramar, 6 Notti delle mille e una notte)
  • Ultimo acquisto: molto recente (ma non cerca la data – mi dice inventatela – è il 21 dicembre, di sabato, ore 20, le ho già rotto abbastanza le scatole perché possa insistere, e lascio cadere la cosa)

Comincio a pensare che forse è davvero opportuno mettere da parte Mahfuz e passare a un altro argomento. Non è abbastanza sconosciuto. I suoi libri sono infatti presenti in tutte le librerie interpellate, è un autore che ancora circola, a quanto pare. Le vendite in Feltrinelli, soprattutto, mi scoraggiano a proseguire. 30 copie in un anno sembrano tante per dei libri stampati venticinque anni fa.

Ma il fatto che un autore lo trovi facilmente sugli scaffali di una libreria, almeno nei titoli più noti, basta a stabilire che è un autore effettivamente conosciuto? Forse all’indagine manca ancora un passaggio e per prendere una decisione davvero ponderata bisogna riuscire a capire questa cosa: 30 copie vendute in un anno sono poche o son tante?

Secondo un’indagine ISTAT del 2013 la popolazione di Palermo ammonta esattamente a 653.966 abitanti, che diventano 1.041.314 se si prende in considerazione l’intera area metropolitana. Nelle tre librerie interpellate, abbiamo detto, nel corso del 2013 hanno comprato un libro di Mahfuz circa 40 persone. A tenersi larghi possiamo aggiungere altre 3-4 persone che possono averli comprati presso altre librerie. Cinque, toh! Abbondiamo, calcoliamone cinque! Non sono poi molte altre, infatti, in città, le librerie in cui si trovano libri di catalogo. Fanno in tutto esattamente n. 45 lettori. Per ottenere il dato percentuale che ci interessa, se mi ricordo bene, a questo punto, basta dividere 45 per 653.966 e moltiplicare il risultato per 100. Il dato che ne viene fuori è sconfortante. Per i libri in sé come oggetti d’uso, mica per Mahfuz.

La percentuale di lettori annuali di un premio Nobel per la letteratura come Mahfuz è la seguente: 0,00688109% della popolazione totale di una grande città del sud Italia. Che diventano 0,00432146% se si conta l’intera area metropolitana. Contiamo quelli di Herta Müller? O di Pamuk? O di chi altri? Le Clezio? O, per rimanere agli autori che hanno vinto il premio Nobel immediatamente dopo Mahfuz, vogliamo contare i lettori annuali di Camilo Josè Cela, Octavio Paz, Nandine Gordimer, Derek Walcott o Toni Morrison? A dispetto di quello che scriveva nell’88 il giornalista di Repubblica la notorietà di Mahfuz non è oggi inferiore a quella della gran parte dei premi Nobel degli ultimi venticinque anni, inclusi quelli appena citati. Anzi è maggiore. Faccio un’altra indagine statistica per averne la certezza? Me la (e ve la) risparmio.

Così, fatto questo lungo e dettagliato ragionamento, giungo alla consequenziale conclusione che la percentuale di lettori è irrisoria. E dunque sì, anche di Mahfuz c’è bisogno di parlare. Non è scontato né inutile. Ma non ora. Con ‘sta cosa che mi è presa, di ragionarci su, mi sono mangiato tutto lo spazio che avevo a disposizione, anzi ho sforato un bel po’, e devo rimandare alla prossima puntata.

 

 

Mario  Valentini lo ritroveremo in seguito come scrittore di libri, per esempio ( l’unico visto da me )_:

Vangeli nuovissimi - Mario Valentini - copertina

2021

Gesù un giorno fece quattordici miracoli, ma non se ne accorse nessuno.

Questa non è l’ennesima vita di Gesù romanzata, ma veri e propri vangeli apocrifi, con un Gesù bambino simpatico e leggermente screanzato, che fa miracoli poco convincenti, come fossero scherzi. Il racconto è scandito in capitoletti o versetti come è tipico della forma vangelo, intesa come genere letterario. Sebbene faccia ridere spesso, è un riso sereno e mattutino, perché riprende e celebra con un po’ d’ammirazione i racconti ascoltati ogni settimana fin dalla più tenera età, per lo più di sabato o di domenica, a dottrina; non molto diversi delle fiabe, dai fumetti o dai cartoni animati, verso cui Mario Valentini si dichiara molto riconoscente (come tanti di noi) avendo contributo a strutturargli la mente con valori morali, tabù, fantasie, credenze, sensi di colpa, convinzioni e timori.

 

 

 

per  chi volesse sapere qualcosa dello scrittore egiziano:

FINANCIAL TIMES – 5 AGOSTO 2016– TRADUZ. AUTOMATICA

https://www.ft.com/content/5ed487da-5965-11e6-9f70-badea1b336d4

 

Sulla letteratura e la filosofia: la scrittura non-fiction di Naguib Mahfouz, Volume I’

La saggistica del romanziere è una finestra su un periodo più libero nella storia egiziana

 

Il romanziere egiziano Naguib Mahfouz, morto nel 2006, è considerato il cronista preminente della vita egiziana contemporanea e del Cairo urbano , la capitale tentacolare e ribelle il cui spirito e i cui personaggi hanno dominato molti dei suoi 34 romanzi. Nel mondo arabo, è stato riconosciuto come un maestro già negli anni ’50, ma la sua reputazione in Occidente, i paragoni con Honoré de Balzac e Lawrence Durrell, sono emersi solo dopo il 1988, quando ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Da allora, Mahfouz è stato associato nell’immaginario occidentale come il grande laico cosmopolita del suo paese, un critico silenzioso del patriarcato e una voce ragionata contro le forze in ascesa del revivalismo islamista.

Le preoccupazioni tematiche dei suoi romanzi principali resistono a questo; la Cairo Trilogy (1956-1957) e Children of Our Alley (1959), che lo hanno messo nel mirino delle autorità religiose egiziane, si occupano delle correnti politiche della vita della classe media egiziana e delle tensioni della difesa di un posto per la scienza in una società altamente tradizionale e religiosa. I lettori occidentali hanno storicamente avuto solo i romanzi come riferimento per collocare Mahfouz nel contesto delle trasformazioni dell’Egitto di metà secolo. È solo con la pubblicazione in inglese di On Literature and Philosophy, il primo volume di saggistica di Mahfouz, che esiste un corpus di giornalismo e saggi attraverso cui tracciare il viaggio intellettuale di Mahfouz. Questo volume sottile, tradotto da Aran Byrne, comprende una serie di pezzi di Mahfouz per la pubblicazione al-Majalla al-Jadida, curata dallo scrittore progressista Salama Musa, che il romanziere ha detto gli ha insegnato “a credere nella scienza, nel socialismo e nella tolleranza”.

In un’introduzione, l’accademico Rasheed al-Enany scrive piuttosto sconfortantemente che i saggi hanno “quasi nessun contributo originale”. Lo stesso Mahfouz li considerava juvenilia e ne sconsigliò la pubblicazione; un volume in arabo era disponibile solo nel 2003. L’intento della raccolta, afferma al-Enany, è quello di documentare la traiettoria delle principali preoccupazioni tematiche di Mahfouz e le prime tracce di quello che divenne il suo “segno distintivo intellettuale”. La maggior parte dei saggi tratta di filosofia, poiché il giovane Mahfouz si confronta con le principali scuole di filosofia occidentale e ne analizza la rilevanza per il suo pubblico egiziano degli anni ’30 e ’40. In quanto tale, la scrittura è scarna e forse non di grande interesse per un pubblico di Mahfouz non specializzato, più abituato ai suggestivi vicoli medievali e agli abitanti delle città che sputano verità dei suoi romanzi. I saggi che dovrebbero fornire il nocciolo dell’evoluzione intellettuale di Mahfouz, la contesa tra filosofia e letteratura per il primato sulla sua opera, la sua fedeltà alla razionalità secolare e al socialismo, sono apparentemente i più rilevanti ma anche i meno coinvolgenti. È in quelli marginali che si nascondono alcuni dei passaggi più ricchi. Qui, troviamo Mahfouz che esamina con tenerezza il modo in cui Anton Chekhov ha affrontato la fede compromessa e l’ingiustizia sociale nella sua vita personale e nei suoi scritti. In un altro pezzo frammentato e sconvolgente sulle donne, Mahfouz discute l’ampliamento della partecipazione delle donne nella società come un grande trauma collettivo. Ci sono alcuni saggi affascinanti che esaminano la coscienza degli animali, e uno che riflette sulla voce di Umm Kulthum, la cantante egiziana più amata di tutti i tempi, in un modo che quasi ricrea una delle sue leggendarie fughe vocali: “Quando stupisce le persone al punto che pensano che non ci sia ulteriore livello di stupore, allora le prende in giro attraverso la sua infinita creatività, mostrando loro che non c’è limite, né fine, per quanto riguarda il suo potere di stupire”. In “Concerning the Book Artistic Imagery in the Qur’an”, Mahfouz scrive una lettera aperta a Sayyid Qutb, criticando l’opera di Qutb del 1945 di apprezzamento letterario “del nostro amato Corano”. La lettera colpisce per le descrizioni intime di Mahfouz del suo rapporto con il libro sacro: “Il Corano mi ha dato – e continua a darmi – fede nel mio cuore e incanto nella mia anima”. È l’opera successiva e più radicale di Qutb che lo presenta come il precursore intellettuale del jihadismo, ma la lettera di Mahfouz, con i suoi toni ammirati e caldi, è una finestra su un periodo degli anni ’40 in cui gli intellettuali egiziani potevano pensare e scrivere al di fuori delle ombre proiettate dalla rivoluzione nasseriana, dall’ascesa del nazionalismo arabo, dalla fondazione di Israele e dalle guerre che seguirono.

Il fatto che questi due uomini, che hanno rappresentato due poli distinti della risposta intellettuale egiziana alla modernità del XX secolo, abbiano condiviso un momento simile sulla pagina riflette un momento della storia dell’Egitto che Mahfouz ha commemorato nella sua narrativa e che, nel presente frammentato, è stato ampiamente dimenticato.

Sulla letteratura e la filosofia: la scrittura non-fiction di Naguib Mahfouz, Volume I , introduzione di Rasheed El-Enany, tradotto da Aran Byrne, Ginko Library, RRP£28, 154 pagine Azadeh Moaveni è l’autrice di “Luna di miele a Teheran” (Random House)

 

 

 

La parte moderna de IL Cairo

Panorama

autore : Raduasandei di Wikipedia in inglese

 

 

 

Il Cairo islamico

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Cairo Photography Vyacheslav Argenberg

 

 

/it.wikivoyage.org/wiki/

 

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1 risposta a MARIO VALENTINI, Messina 1971 – insegna e scrive Palermo – Dalla Rubrica ” Scrittori arabi contemporanei – 3a puntata ” :: NAGIB MAHFUZ ( Il Cairo, 1911 – 2006 ) – Il testo di Mario Valentini si legge volentieri, ma non parla dello scrittore : infatti si intitola ” Nagib Mahfuz in cifre ” — di lettori.  + un articolo del Financial Times, in italiano, sullo scrittore

  1. DONATELLA scrive:

    Ho sempre identificato l’Egitto con le piramidi. Sono sconvolta da queste novità.

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