La fortezza di Sacsayhuamán ( “falco soddisfatto” in quechua ), sulla collina di Carmenca, da cui domina Cusco, l’antica capitale dell’Impero Inca. +una nota

 

 

Secondo la tradizione locale le mura, per la loro imponenza e dimensione furono costruite da dei giganti semi-divini:

«… i gentili avevano sollevato e tagliato quelle moli immense. Dissero che anche a Cuzco il tempio-fortezza di Saqsaywamán, coi suoi blocchi immani, era opera degli auki, gli antenati semidivini che facevano muovere le rocce frustandole, come si riunisce il bestiame ( se vuoi, vedi la nota in fondo)

 

 

 

 

 

Le pietre megalitiche di Sacsayhuaman.

 

 

La fortezza di Sacsayhuamán o Sacsaihuaman (in quechuaSaksaq Waman) è un sito archeologico Inca nella regione di Cusco. Il nome significa letteralmente “falco soddisfatto“. Fu costruita dagli Inca tra il 1438 e il 1500 circa, sotto il dominio di Pachacútec, e si erge in una posizione dominante della collina di Carmenca, che svetta a nord della città di Cusco, antica capitale del Tahuantinsuyo, l’impero incaico.

 

 

 

 

Le pietre megalitiche di Sacsayhuaman e la zampa del puma.
Xauxa

 

A ogni solstizio d’inverno vi si festeggia l’Inti Raimi, la festa di Inti, il dio del Sole. In tale circostanza vengono ancora effettuati rituali risalenti all’epoca incaica.

 

 

 

Sacsayhuamán, Cusco, Peru
Diego Delso

 

Nel 1983 l’importanza del sito fu riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’umanità.

 

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Le mura interne che rappresentano i denti del puma. Dietro si intravvede Cuzco
Papiermond

 

 

La fortezza cerimoniale è ubicata a circa 2 chilometri da Cusco, capitale dell’antico impero Inca; si trova ad una altitudine di 3700 metri e ha una estensione di 3.093 ettari.

 

 

 

 

Mappa di Sacsayhuamán.
Scarton –

 

 

Si conoscono i nomi dei quattro architetti che a quanto pare lavorarono durante i 70 anni  che furono necessari per la costruzione, si ipotizza che furono utilizzati circa 20.000 lavoratori

 

 

 

Porta principale
Diego Delso

 

Al piano della città di Cusco è comunemente attribuita la forma di un puma coricato, secondo il disegno urbano a opera di Pachacútec Inca Yupanqui. La fortezza di Sacsayhuamán rappresenterebbe la testa del puma, com’è possibile intuire dalla muraglia che procede a zig-zag ricordandone le fauci. Alla sommità, inoltre, è visibile l’occhio dell’animale. La forma descritta è meno visibile a seguito dell’arrivo dei conquistadores spagnoli che, come detto, abbatterono le tre torri e prelevarono dal sito numerose pietre, oltre a modificare la struttura della città stessa.

Lo spazio che abbraccia le sue costruzioni è molto grande; quello che principalmente balza agli occhi sono le tre fila di mura in pietra che fanno pensare a una fortezza.

 

 

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Vista del piazzale

La costruzione è così peculiare per via della grandezza di alcuni blocchi di pietra e del fatto che furono incastrati con una elevatissima precisione. Le tecniche utilizzate sono tuttora in fase di studio, giacché le pietre furono intagliate con tale maestria per cui tra una e l’altra non passa la lama di coltello. Secondo i cronisti del XVI secolo, i blocchi erano lisci e rifiniti al pari delle opere architettoniche spagnole, tuttavia il complesso appariva più solido e poderoso di qualunque fortezza europea.

Il grandioso complesso presenta un triplice ordine di cinte murarie, lunghe trecento metri, realizzate con enormi massi di pietra (porfido e andesite), connessi con grande precisione. La muraglia principale è formata da pietre alte 5 metri, larghe circa 2,5 metri che possono pesare tra le 90 e le 120 tonnellate.

 

 

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Muyucmarca  e la base ( tutto quello che rimane ) della torre circolare
Papiermond

 

Troviamo parecchie porte che mettono in comunicazione, tramite scale, i diversi livelli. Nel muro delle pietre megalitiche troviamo la porta Tiupunco, sugli altri livelli troviamo le porte Acahuana e la Huiracocha Puncu.

 

Questo complesso militare o religioso era munito di tre torri (marka in quechua) di cui rimangono le fondamenta.

La torre rotonda di Muyuqmarka ospitava il re Inca e la sua corte durante i periodi di meditazione e digiuno. La sua base a terra è costituita da un cerchio di pietre di una dozzina di metri di diametro e da una struttura a stella il cui significato non è a tutt’oggi chiarito. Secondo la leggenda, la torre era collegata al Tempio del Sole da una rete di gallerie sotterranee.

Quella di Paucamarca, di forma quadrangolare, aveva una funzione religiosa ed era dedicata al culto del Sole.

L’ultima torre, quella di Suyaqmarka, anch’essa quadrangolare, era riservata alla guarnigione e ospitava depositi di viveri, di armi e di vestiti.

Sacsayhuaman viene descritta come una “fortezza” dai cronisti, tra cui Garcilaso de la Vega, che riporta in merito molte testimonianze dell’epoca della conquista spagnola. La cinta di mura, singola dal lato della montagna, è invece tripla in direzione della pianura, più esposta agli attacchi, e l’andamento obliquo e spigoloso delle mura (i “denti” del puma) avrebbe potuto rendere difficile un assalto frontale. Inoltre, molte torri e locali interni erano utilizzati come deposito di scorte, armi ed altro equipaggiamento. Tuttavia, la presenza di un tempio del Sole e di un calendario solare in pietra lasciano presumere che il complesso fosse ben più di una semplice struttura difensiva, e avesse al contempo importanti funzioni cerimoniali.

 

 

NOTA – 

Dai cronisti spagnoli cristiani le precedenti umanità vennero denominate genericamente gentiles, vale a dire gentili, “pagani senza Dio”. Le denominazioni delle culture autoctone variano a seconda delle aree geografiche: nella sola lingua quechua essi sono chiamati machucuna (“vecchi”), auki (“nonni”), nawpaq (“quelli del tempo antico”) o purun runa (“la gente della terra desolata”,  “gli uomini dei luoghi desertici”, “i selvaggi”) [Polia, p. 71]—vale a dire l’umanità che visse durante il purun pacha (“tempo del mondo desolato o selvaggio”), l’epoca che fu il “ciclo delle forze del caos, il tempo dei giganti” e che Poma associa, come abbiamo avuto modo di vedere, al “Terzo Sole” [cfr. Pachacuti: cicli di creazione e distruzione del mondo nella tradizione andina].

Gli uomini che vissero allora non facevano altro che combattere e lottare fra loro in continuazione e riconoscevano come Curaca [=capi, signori, autorità] solo i forti e i ricchi. Noi chiamiamo costoro i Purun Runa”.

Riportiamo anche la testimonianza di Fernando de Avendano, che nei suoi Sermoni sui Misteri della Nostra Santa Fede (1649), parlando della razza di giganti assassini Wari, scrisse [cit. in Polia, p. 72]:

“I vostri antenati dissero che esistevano anticamente certi uomini assai malvagi come può vedersi dalle loro ossa sulla costa di Manta. Anche nella zona prossima a Potosí si vedono alcune loro ossa assai grandi. Dicono che erano giganti e che su di essi, per i loro peccati, cadde fuoco dal cielo che li arse e morirono tutti”.

 

Riportiamo anche la testimonianza di Fernando de Avendano, che nei suoi Sermoni sui Misteri della Nostra Santa Fede (1649), parlando della razza di giganti assassini Wari, scrisse [cit. in Polia, p. 72]:

“I vostri antenati dissero che esistevano anticamente certi uomini assai malvagi come può vedersi dalle loro ossa sulla costa di Manta. Anche nella zona prossima a Potosí si vedono alcune loro ossa assai grandi. Dicono che erano giganti e che su di essi, per i loro peccati, cadde fuoco dal cielo che li arse e morirono tutti”.

Questo racconto si collega all’episodio dell’incontro di Viracocha con gli abitanti di Cacha, i quali, rei di averlo accolto con le pietre in mano, verranno trasformati in pietra per mezzo di una pioggia infuocata di provenienza celeste e sovrannaturale; ma si lega anche alla tradizione, riportata anche da Garcilaso nel libro IX dei suoi Commentari, oltre che da Fernando de Montesinos (1642), dei giganti che approdarono su zattere e canoe a Punta Santa Elena (attuale golfo di Guayaquil, oggi chiamata Puerto Viejo). Secondo le leggende questa popolazione titanica, uomini “grandissimi e alti”, “sodomiti e assassini” arrivò a tali eccessi che “la giustizia divina s’incaricò del castigo e questo si compì in un istante per mezzo d’un fuoco inviato dal cielo che li arse

 

 

segue in questo straordinario blog : Chi sono i gentili e altro

 

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https://axismundi.blog/2017/05/02/umanita-antidiluviane-giganti-gentili/

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1 risposta a La fortezza di Sacsayhuamán ( “falco soddisfatto” in quechua ), sulla collina di Carmenca, da cui domina Cusco, l’antica capitale dell’Impero Inca. +una nota

  1. DONATELLA scrive:

    I miei muri preferiti !!!

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