A.N.P.I. Nazionale @Anpinazionale – STRAGE DI SANT’ANNA DI STAZZEMA : 12 agosto 1944 / 12 agosto 2024 — STRAGE DI MARZABOTTO/ MONTE SOLE ( BOLOGNA ) – 29 settembre -5 ottobre 1944 + videodella SCUOLA DI PACE DI MONTE SOLE- ricerca di storia orale

 

 

 

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#SantAnnadiStazzema #maipiufascismi

 

 

 

 

 

 

Eccidio di Sant’Anna di Stazzema

 

Strage nazifascista compiuta durante la Seconda guerra mondiale a Sant’Anna, frazione del comune di Stazzema, in prov. di Lucca. All’alba del 12 ag. 1944, tre reparti della 16ª divisione Panzergrenadier «Reichs;führer-SS», accompagnati da bande di fascisti, circondarono l’abitato, mentre un quarto si attestava più a valle, sopra il paese di Valdicastello, per bloccare ogni via di fuga. Nonostante che proprio agli inizi del mese Sant’Anna fosse stata dichiarata zona bianca dai tedeschi, in grado cioè di accogliere popolazione civile sfollata, in poco più di tre ore furono massacrate 560 persone, tra cui molti bambini. L’eccidio rientra nel quadro più ampio delle violenze nazifasciste perpetrate nell’area e che culminarono nell’eccidio di Marzabotto. I fatti di S. A. di S. sono rimasti ignoti fino a metà degli anni Novanta, quando venne scoperto, negli scantinati di palazzo Cesi-Gaddi a Roma, un armadio che conteneva ben 695 fascicoli su crimini di guerra commessi sul territorio italiano e nei Balcani durante l’occupazione nazifascista. Il ritrovamento ha permesso di istruire il processo per l’eccidio di Sant’Anna. Nel 2007 la Corte di cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo, pronunciata nel 2005 dal tribunale militare di La Spezia, contro dieci ufficiali delle SS che comandavano i reparti.

 

TRECCANI.IT   – DIZIONARIO DI STORIA
https://www.treccani.it/enciclopedia/sant-anna-di-stazzema-eccidio-di_%28Dizionario-di-Storia%29/

 

 

 

 

STRAGE DI MARZABOTTO

 

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sconosciuto

 

 

Denominazione che indica, dal maggiore dei comuni colpiti, un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste nel comune di M. e nelle colline di Monte Sole, in prov. di Bologna, tra il 29 sett. e il 5 ott. 1944. Nella zona operava la formazione partigiana Stella rossa, molto attiva e con un ampio sostegno nella popolazione locale. Furono sterminati almeno 770 civili di ogni età e sesso. La strage si inserisce nel contesto degli eccidi nazisti dell’estate e dell’autunno del 1944 tra Toscana ed Emilia. Il feldmaresciallo A. Kesselring intendeva infliggere un duro colpo alle formazioni partigiane e alle popolazioni civili che le appoggiavano. A capo delle operazioni fu nominato il maggiore W. Reder, comandante di un battaglione di ricognitori della 16ª divisione Panzergrenadier Reichsführer-SS, i cui reparti avevano già operato a Sant’Anna di Stazzema in agosto. La mattina del 29 sett. quattro reparti comprendenti sia militari delle SS sia della Wehrmacht- accompagnati da militari fascisti travestiti da truppa tedesca, con funzione di guide, informatori, becchini –cominciarono una vasta operazione di rastrellamento tra le valli dei fiumi Setta e Reno. Dalle frazioni di Panico, Vado, Quercia, Grizzana, Pioppe di Salvaro e dalla periferia di M., le truppe mossero verso le abitazioni, le chiese e le scuole. Non venne risparmiato nessuno. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole, il parroco e alcuni fedeli vennero uccisi in chiesa. Il resto delle persone fu condotto nel cimitero e trucidato con la mitragliatrice; tra loro vi erano cinquanta bambini. Processato e condannato all’ergastolo dopo la guerra, Reder fu liberato nel 1951 per intercessione del governo austriaco. Nel 2007 il tribunale militare di La Spezia ha condannato all’ergastolo in contumacia dieci imputati per i fatti di Monte Sole.

 

DA:

TRECCANI.IT — DIZIONARIO DI STORIA

https://www.treccani.it/enciclopedia/eccidio-di-marzabotto_(Dizionario-di-Storia)/

 

 

 

 

SCUOLA DI PACE MONTE SOLE —  DOCUMENTARIO- RICERCA DI STORIA ORALE

 

Scuola di pace di Monte Sole– video 45 min. ca

La strage di Montesole (Marzabotto): “Quello che abbiamo passato” – sottotitoli inglese

 

 

a cura di Marzia Gigli e Maria Chiara Patuelli

 

 

segue da :

Scuola di Pace Monte Sole

 

Se non si vuole che il passato ritorni, non basta recitarlo

 

link
https://www.montesole.org/quello-che-abbiam-passato

 

 

 

testo che abbiamo trovato:

“Quello che abbiamo passato” Memorie di Monte Sole contiene sei racconti di vita di superstiti e partigiani, scelti tra quelli raccolti nel corso della nostra ricerca. Questi racconti, nel documentario, sono stati montati sulla base di alcuni nuclei tematici legati alle problematiche emerse nel corso della ricerca. Tali nuclei tematici risultano centrali sia per le finalità educative del documentario, sia nell’ambito del dibattito storiografico sulle “poetiche e politiche del ricordo”. Per contestualizzare e comprendere le memorie dei protagonisti, abbiamo ritenuto necessario non porre l’accento unicamente sulla narrazione dell’eccidio, bensì sul racconto della loro intera vita dove l’eccidio si pone come spartiacque tra un prima e un dopo nonché come elemento centrale imprescindibile della narrazione. Abbiamo voluto che i protagonisti del video fossero donne e uomini con le loro storie personali e uniche, non importanti meramente come fonti di ricostruzione storica, ma in primo luogo come portatrici di memorie individuali elaborate e rielaborate negli anni a partire dal proprio contesto sociale, culturale e politico e dagli eventi che hanno segnato le loro vite.

Il documentario si apre con un capitolo dedicato al racconto dell’infanzia dei protagonisti, con accenni alla famiglia d’origine, alla propria vita quotidiana e alla descrizione del mondo di cui facevano parte. Il capitolo seguente intreccia la storia individuale con il contesto storico-politico di quegli anni e il Fascismo.

Questa prima parte è necessaria per comprendere, rispetto ad ogni protagonista, quale fosse il suo rapporto con il contesto, il grado di consapevolezza politica e la visione del mondo: di come tutto questo abbia contribuito a determinare non solo le scelte di vita ma anche l’elaborazione della memoria dell’eccidio. La rappresentazione della propria vita prima di quell’evento traumatico e periodizzante è condizionata dalla cesura netta rappresentata dall’eccidio stesso. A sua volta la rappresentazione delle dinamiche legate alla strage è condizionata dal particolare sguardo sul mondo determinato dal contesto in cui si è cresciuti.

I capitoli seguenti sono dedicati alla narrazione delle vicende personali legate all’eccidio, alle interpretazioni date di quell’evento e ai nodi problematici che abbiamo qui tratteggiato (cfr. supra rapporto coi partigiani e le popolazioni civili, le commemorazioni, il sacrario, il processo). Il documentario prosegue con le parole che i protagonisti dedicano al rapporto con il proprio ricordo, alle necessità e difficoltà del racconto. Emerge qui la dimensione intima del ricordare: i sogni, le rimozioni, l’indicibilità dell’orrore, le relazioni tra il ricordo, la propria vita quotidiana e le sollecitazioni del presente restituiscono a chi ascolta tutta la dimensione drammatica e complessa di quelle memorie private e la loro irriducibile unicità. Permettono di porre l’attenzione su queste persone non solo come protagoniste di un Evento storico ma come singoli esseri umani portatori di un dramma privato nel quale hanno perso in un solo momento la comunità di riferimento, la casa e la famiglia.

L’ultima parte è rivolta a delineare il valore attribuito dai protagonisti alla trasmissione della memoria e accenna i temi del perdono, della giustizia, della pace e della guerra. Le riflessioni personali dei protagonisti su questi argomenti si legano alla loro volontà di conferire senso alla propria esperienza, radicandola nel presente.

Una ricerca di storia orale su un evento tanto drammatico porta con sé moltissime difficoltà, anche di tipo emotivo. Non è facile durante un’intervista mantenere la distanza critica: il distacco conoscitivo e l’oggettività vengono posti a dura prova. Il dolore della persona intervistata rischia di coinvolgere a tal punto il ricercatore da far perdere di vista quali sono gli obiettivi della ricerca stessa. Come dice Antonius Robben, “la distanza critica tra i due interlocutori collassa completamente, perdiamo ogni dimensione di impresa scientifica. Sopraffatti dalle emozioni, non abbiamo bisogno di nessun’altra spiegazione perché sentiamo che tutte le domande hanno già avuto una risposta. Cos’altro chiedere? Cosa resta da dire? Cosa vorremmo sapere di più? Cosa c’è di più sapere?”.

Per noi, che già partivamo da un forte legame intellettuale e affettivo con Monte Sole, incontrare queste persone e ascoltare le loro storie ha provocato, da un lato, un conflitto con l’ “impresa scientifica” che stavamo tentando, dall’altro ci ha permesso di entrare più profondamente in relazione con quell’intreccio di passioni umane, di storia, di memorie intersecate, di sofferenze e nostalgie. Tutto questo ci spinge a continuare, pur con le difficoltà emotive connesse, la ricerca e lo studio con la consapevolezza della necessità di far emergere ciò che queste persone non hanno mai detto in tutti questi anni.

Crediamo sia giusto e importante ascoltare voci differenti, anche quando dissonanti rispetto alla memoria pubblica ufficiale, anche scomode. Non per un rinnovato uso pubblico della memoria e della storia ma per contribuire alla costruzione di un quadro composito di memorie differenti dove una non prevalga sull’altra.

Come dice lo storico Paolo Pezzino: “Ognuna di queste memorie ha radici, ha motivazioni, ha argomentazioni che vanno ascoltate e studiate, queste argomentazioni vanno non condivise perché lo storico deve mantenere sempre un distacco, ma vanno comunque ascoltate e soprattutto vanno riportate alla luce”.

 

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