ANTONELLO CATACCHIO, Al Jamaica con gli artisti per una Milano da reinventare –IL MANIFESTO  24 AGOSTO 2024 –

 

 

 

 

IL MANIFESTO  24 AGOSTO 2024 –
https://ilmanifesto.it/al-jamaica-con-gli-artisti-per-una-milano-da-reinventare

+ una parte delle notizie sono del link:

La storia

 

 

 

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Al Jamaica con gli artisti per una Milano da reinventare

 

Bar. Negli anni ’60 passare dal Jamaica significa vedere personaggi incredibili impegnati in interminabili partite a carte o in discussioni sui massimi sistemi e spesso sull’arte. Un crocevia di libertà, una fucina di idee, ma anche di cibo..

 

 

Al Jamaica con gli artisti per una Milano da reinventare

 

 

 

Milano. Nel 1911 Carlo Mainini rileva un locale di via Brera 32, e lo chiama fiaschetteria Ponte di Brera, proprio accanto all’Accademia. Si dice che ci fosse già il telefono (pubblico) e la macchina per il caffè espresso. Il posto è frequentato da abitanti della zona. Passano gli anni, di lì passa anche Benito Mussolini, direttore del Popolo d’Italia che ha sede nella vicina via Lovanio, ma pare non si fidi dei telefoni della redazione, quindi usa quello anonimo della fiaschetteria.

 

IL BAR JAMAICA FOTO DI UGO MULAS – DOMUS WEB

 

Ma non è un bel ricordo perché nel ’22 Mussolini sparisce senza saldare il conto, per ricomparire a Roma con altri incarichi. E il rapporto con il regime già non idilliaco per quel conto inevaso si guasta ulteriormente quando i fascisti distruggono l’insegna «Fiaschetteria de mec» ritenendola parola straniera (in realtà si riferiva alla milanesissima «michetta»).

 

bar jamaica milano
Courtesy Bar Jamaica

Lydia Silvestri ed Elio Mainini al Bar Jamaica di Milan –LINK 

 

 

Nel 1928, Carlo si sposa con Adele Rossini, detta Lina, sarà lei, Mamma Lina, l’anima del locale col suo sempiterno «scossarin» ( = grembiule ), supportata negli anni del dopoguerra dal figlio Elio. La svolta avviene prima nel nome, grazie a un’idea del musicologo Giulio Confalonieri che ispirandosi al film di Hitchcock La taverna della Giamaica suggerisce quel nome esotico come contraltare al grigiore milanese. Bar Giamaica quindi che col passare degli anni diventa il bar Jamaica. E dopo il nome il grande salto.

Elio Mainini nel 1948 si inventa il premio Post Guernica, coadiuvato dal « Consorzio dei Cervelli» composto da Dova, Crippa e Peverelli ed altri come Bruno Cassinari, Samboné, Ernesto Treccani ed Ennio Borlotti.

Tra i giudici c’erano Raffaelino De Grada ed Alessandro Cruciani. La mostra, nonostante i quadri così arditi suscitassero meraviglia ed anche qualche protesta da parte dei tradizionalisti, ebbe la funzione di concentrare al Jamaica molte delle personalità della vita intellettuale milanese e nazionale.

 

bar jamaica milano

Ugo Mulas
Mainini, Castaldi, Carmassi e Peverelli al Bar Jamaica di Milano —LINK

 

Nonostante alcuni storcano il naso di fronte alla proposta innovativa, altri in poco tempo trasformano il bar Jamaica in caffè degli artisti. Bisogna dire che all’epoca il caffè è un luogo di scambio, di partite a carte, di socializzazione e di cicchetti.

 

 

La signora Lina Mainini proprietaria, barman e clienti dietro al bancone, 1961
Bar Jamaica, Milano (Italia)
https://archiviocarloorsi.com/4/bar-jamaica-milano/#&gid=1&pid=4

 

Così, sotto l’occhio vigile e complice di mamma Lina, che segna sul suo calepino ( anche ” taccuino “, vedi in fondo ) i conti da pagare dei tanti squattrinati che lì approdano (ma non vuole quadri perché le sembrerebbe di approfittare dei momenti di crisi economica di qualche pittore), quel posto diventa il crocevia da cui passa un esercito di talenti straordinari negli ambiti creativi diversi.

 

 

Tra i primi frequentatori ci sono gli artisti

Piero Manzoni, Bruno Cassinari, Lucio Fontana, gli scrittori Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Nanni Balestrini e Luciano Bianciardi che in La vita agra ribattezza il locale con il nome di bar Antille.

 

video, 1.51  – Enzo Jannacci al Jamaica– vedi al fondo ( 2)

 

 

E nel film che Lizzani  ( 1964 ) ne ha tratto si vede Enzo Jannacci che canta all’interno del Jamaica, dove in un angolo c’è anche un pianoforte a disposizione di chi se la sente. Anche Guido Aristarco è della partita come i designer Achille Castiglioni e Ettore Sottsass, poi Elio Fiorucci e Pino Rabolini (Pomellato), il genio poliedrico di Emilio Tadini, quello fuori norma di Allen Ginsberg che quando è a Milano lo frequenta assiduamente, e ancora Dario Fo, Paolo Poli, Mariangela Melato, Giorgio Gaber, Renato Sellani (che usa il piano del Jamaica) sino alla magnifica ondata di fotografi Ugo Mulas, Alfa Castaldi, Mario Dondero, Uliano Lucas e molti altri che hanno immortalato epoche, persone e cose, lasciando un segno indelebile.

 

Salvatore Quasimodo e altri frequentatori del bar Jamaica, 1965
Bar Jamaica, Milano (Italia)
https://archiviocarloorsi.com/4/bar-jamaica-milano/#&gid=1&pid=5

 

foto di Uliano Lucas

 

 

Ma la vera mente era suo figlio Elio Mainini, che selezionava i vini e, documentandosi sui pochi giornali americani che arrivavano in Italia, proponeva cocktail sempre nuovi, aggiornandoli secondo le esigenze e i capricci dei suoi clienti. Fu lui che, raccogliendo i suggerimenti dei suoi amici Arrigo Cipriani e Gualtiero Marchesi, fece scoprire ai milanesi i carpacci e propose loro le tartine più raffinate accompagnate dai vini più ricercati. Dalla sua curiosità mai doma e dal suo entusiasmo, nacquero gli ormai storici tramezzini, le Caesar Salad importate dall’America e la prima scuola di sommelier d’Italia, fondata in collaborazione con Gualtiero Marchesi.

 

La pittura nucleare e quella spaziale, insomma l’avanguardia “made in Brera”, iniziarono a essere ben quotate da collezionisti, critici e gallerie. Alla fine degli anni ’70 arriva anche il riconoscimento della città grazie a una benemerenza ufficiale del sindaco a Mamma Lina: per il suo Jamaica, e soprattutto per aver creato quell’ambiente bohemièn che ha portato Milano ad essere una capitale dell’arte moderna riconosciuta ed ammirata a livello mondiale.

In quegli anni anche il portabandiera della “Beat generation”, il poeta Allen Ginsberg, vi trascorreva interi pomeriggi.

 

 

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Micaela Mainini

 

JAMAICA, CITTÀ DENTRO LA CITTÀ
UN BAR NELLA STORIA DI MILANO

11 settembre 2022 — di Elio Corticelli

“Nonostante la caduta di umanità, qui ci si saluta ancora, ci si rispetta”, osserva Micaela Mainini, terza generazione della famiglia che aprì il locale nel 1911. Artisti, politici, letterati: molti i personaggi che lo hanno frequentato. “I giovani di oggi? Devono produrre idee”

JAMAICA, CITTÀ DENTRO LA CITTÀ UN BAR NELLA STORIA DI MILANO

Qualcuno è invecchiato fra quelle piastrelle. Qualcuno se n’è andato per sempre, come Pietro Manzoni, prima di assistere al proprio trionfo nei musei e nelle collezioni private. Quelli che hanno sfondato ritornano, quando passano per Milano, a cercare il fascino della gioventù e della memoria, il profumo del tempo che fu. Altri hanno abbandonato le aspirazioni artistiche e sono diventati presidenti di consigli d’amministrazione o professionisti strapagati, ma non per questo hanno perso la voglia di scherzare, di discutere, a volte anche di litigare, ai tavoli del Jamaica, naturalmente. Ai giorni nostri sono il mondo della moda e quello degli affari che caratterizzano di più il locale; rimangono intatti il fascino, i ricordi, le leggende, le storie e la storia di Milano. Anche se adesso Elio Mainini non c’è più, la tradizione rimane, portata avanti con amore immutato dalla moglie Vittoria, dalla figlia Micaela, dalla nipote Carlina.

 

Bar Jamaica, Milano, 071-547-28 Mariangela Melato, 1999 Bar Jamaica, Milano (Italia)
Mariangela Melato, 1999
Bar Jamaica, Milano (Italia)
https://archiviocarloorsi.com/4/bar-jamaica-milano/

 

 

 

foto di Uliano Lucas

 

 

 

 

 

Per chiudere va citato Emilio Tadini che ha scritto «Erano tanti, i fotografi, al Jamaica. Come i pittori, gli scrittori, i cineasti, i giornalisti. O, per meglio dire, erano tanti i giovani che si erano messi in testa di fare uno di questi mestieri – e che sarebbero riusciti a farlo, e, in molti casi, anche benissimo. Per chiunque sia nato e cresciuto al Jamaica le loro fotografie più belle restano quelle là, con quattro o cinque giovani molto giovani seduti sulle poltroncine di ferro del ’giardino’, o dentro, contro lo sfondo di piastrelle bianche, in vaghe pose sognanti e incomprensibili, davanti a un bicchiere di bianco…»

(Emilio Tadini, dal libro Jamaica. Il caffè degli artisti visto attraverso l’obiettivo dei suoi fotografi. Milano, 2001)

https://archiviocarloorsi.com/4/bar-jamaica-milano/

 

 

Bar Jamaica, Milano, 004-022-35 Alfa Castaldi, Anni '60 Bar Jamaica, Milano (Italia)

Alfa Castaldi, Anni ’60
Bar Jamaica, Milano (Italia)-
è stato un famoso fotografo ( Milano, 1926 -1995 )

 

 

 

 

 

NOTE:

 

1.

UNA PAROLA AL GIORNO: CALEPINO

16 NOVEMBRE 2014

https://unaparolaalgiorno.it/significato/calepino

 

 

2. 

per chi volesse, nel link sotto, trovi 7 pezzetti ( clip ) di film di Carlo Lizzani, La vita agra dal romanzo di Luciano Bianciardi

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1 risposta a ANTONELLO CATACCHIO, Al Jamaica con gli artisti per una Milano da reinventare –IL MANIFESTO  24 AGOSTO 2024 –

  1. DONATELLA scrive:

    Bella ed affettuosa questa ricostruzione della storia del Bar Giamaica, molto ricca di notizie. Questo affetto l’abbiamo avuto per Milano.

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