CLAUDIA FANTI, In Venezuela non c’è soluzione. E Maduro va alla prova di forza _ IL MANIFESTO  18 AGOSTO 2024 ++ ANDREA CEGNA, Il voto in Venezuela? «È una chiara frode, la sinistra mondiale apra gli occhi» -Intervista al sociologo Edgardo Lander- IL MANIFESTO  18  AGOSTO 2024 + altro

 

 

IL MANIFESTO  18 AGOSTO 2024
https://ilmanifesto.it/in-venezuela-non-ce-soluzione-e-maduro-va-alla-prova-di-forza

 

 

In Venezuela non c’è soluzione. E Maduro va alla prova di forza.

 

La crisi post-elettorale. Governo e opposizioni d’accordo solo nel bocciare la proposta di voto bis fatta da Lula. Per il resto piazze contrapposte su tutto. È chiaro ormai che la pubblicazione dei verbali ufficiali, chiesta da più parti a gran voce, non ci sarà

 

 

In Venezuela non c’è soluzione. E Maduro va alla prova di forza

Nicolás Maduro in conferenza stampa – Ap

 

 

 

 

Almeno su una cosa governo e opposizione concordano: la proposta del Brasile di ripetere le elezioni, dicono, è irricevibile.

In realtà Lula aveva solo accennato a tale possibilità, indicando come alternativa anche la creazione di un governo di coalizione, magari accompagnata dal ritiro di tutte le sanzioni contro il Venezuela e un’amnistia generale.

 

NESSUNA SOLUZIONE, tuttavia, sembra al momento possibile. I conflitti di qualunque natura che possano sorgere in Venezuela «devono risolverli i venezuelani, con le loro istituzioni, le loro leggi e la loro costituzione», ha reagito Nicolás Maduro, ricordando che in Brasile, quando Bolsonaro aveva gridato ai brogli, «era stata la giustizia a decidere» e nessuno, tantomeno il Venezuela, si era intromesso. Ma i toni più duri il presidente li ha riservati, ovviamente, agli Stati Uniti (inizialmente a favore della proposta di Lula, per smarcarsi subito dopo), respingendo «in maniera completa e assoluta» la loro pretesa di «trasformarsi nell’autorità elettorale del Venezuela o di qualunque altra regione».

Non meno secco è stato anche il “no” di María Corina Machado, che ha definito la proposta come «una mancanza di rispetto»: «Andiamo a una seconda elezione e poi, se il risultato non va bene, a una terza, una quarta, una quinta? Finché l’esito non sia di gradimento di Maduro? Accetterebbero questo nei loro paesi?».

 

DALLA PROPOSTA di nuove elezioni ha preso le distanze anche López Obrador Claudia Sheinbaum entra in carico il1° ottobre 2024 ), il quale peraltro aveva già fatto un passo indietro rispetto al Brasile e alla Colombia – paesi confinanti con il Venezuela e dunque necessariamente più coinvolti -, annunciando di voler attendere, prima di qualsiasi altro passo, il pronunciamento del Tribunale Supremo di Giustizia sulla regolarità del processo elettorale. Una decisione, la sua, che, lascia presagire il riconoscimento della vittoria di Maduro anche in assenza della pubblicazione dei verbali.

Assai più difficile, benché non sia da escludere del tutto, sarà invece un passo analogo da parte di Lula, il quale, alla domanda sul riconoscimento di Maduro, ha risposto «ancora no»: il presidente, ha spiegato, «sa di dovere una spiegazione alla società brasiliana e al mondo». E lo ha ribadito anche il suo consigliere speciale Celso Amorim, pur escludendo qualsiasi «ultimatum»: senza la divulgazione degli atti di scrutinio, «se non ci sarà qualche accordo che renda possibile fare dei passi avanti, non credo che riconosceremo il governo».

 

IL PUNTO, insomma, è sempre quello: la pubblicazione dei verbali ufficiali dei seggi, che tuttavia, sembra ormai chiaro, non ci sarà. «Abbiamo il 100% delle scatole dei verbali e dobbiamo aprirle alla presenza di testimoni nazionali e internazionali. O forse anche le scatole sono state hackerate?», ha provocato Enrique Márquez, l’ex candidato dal passato anti-chavista sostenuto dal Pcv, il Partito comunista del Venezuela.

Ed è sulla mancanza di trasparenza che ha insistito anche il gruppo di quattro esperti dell’Onu, invitati dal governo come osservatori, nel loro rapporto premilinare sulle elezioni del 28 luglio: un’altra bocciatura del processo elettorale dopo quella del Centro Carter.

La risposta di Maduro non si è fatta attendere, attraverso l’annuncio di una riforma delle leggi elettorali che impedisca, tra l’altro, proprio l’entrata nel paese di missioni «spazzatura» come quelle del Centro Carter e dell’Onu.

Ma il governo è andato anche oltre, puntando a ridurre in maniera sempre più decisa gli spazi di manovra delle opposizioni: dalla presentazione di un insieme di disposizioni per combattere «la propagazione dell’odio, del terrorismo e delle espressioni fasciste» alla proposta di regolamentazione dei social network, fino all’approvazione di una legge che impone una regolamentazione più severa alle ong attive nel paese.

 

UN NUOVA PROVA DI FORZA da parte sia del governo che dell’opposizione era intanto prevista ieri per le strade del Venezuela e non solo: da una parte la Grande protesta per la verità, la manifestazione globale dell’opposizione organizzata in 380 città del mondo, compresa Roma (ma anche Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo);

dall’altra la Grande marcia nazionale lanciata dal governo in un centinaio di città del paese.

 

 

 

IL MANIFESTO  18  AGOSTO 2024
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Il voto in Venezuela? «È una chiara frode, la sinistra mondiale apra gli occhi»

FOTO da: International Rights of Nature Tribunal ( notizie in fondo )

Intervista al sociologo Edgardo Lander. «Il pianeta è letto con lo schema della guerra fredda e l’imperialismo si identifica con gli Stati Uniti. Ogni governo che sembra opporsi agli Usa sarebbe antimperialista»

 

 

Il voto in Venezuela? «È una chiara frode, la sinistra mondiale apra gli occhi»

La protesta antigovernativa di ieri nelle strade di Caracas – Ap

 

 

 

 

 

 

La situazione in Venezuela è ancora caotica e il Paese è sempre più all’interno del dibattito internazionale. Perché e come? La visione è quella di Edgardo Lander, gia docente di Scienze sociali presso l’Università Centrale del Venezuela a Caracas.

 

Cosa pensa delle elezioni presidenziali del 28 luglio?

Per dirla nei termini più sintetici possibili ci troviamo in presenza di una frode elettorale e quindi una violazione sistematica di ciò che è rimasto della Costituzione. Il sistema elettorale venezuelano è un sistema straordinariamente affidabile. Ha meccanismi di controllo in ogni fase. È praticamente impossibile alterarlo. Non per nulla il ministro delle Comunicazioni ha dichiarato che in realtà non c’è stato hackeraggio ma un sovraccarico creato dall’opposizione per sabotare i sistemi elettronici del Consiglio nazionale elettorale. Sarebbe questo i il motivo del ritardo del processo. Anche se la trasmissione dei dati avviene per telefono, non per internet.

 

Però molti dei partiti d’opposizione hanno riconosciuto il risultato.

I veri partiti di opposizione e le organizzazioni della società civile venezuelana rifiutano all’unanimità il risultato del 28 luglio. È evidente a tutti e tutte che si tratta di una frode, perché ciò che è stato annunciato non è ciò che è davvero successo.

 

C’è stato anche un supporto internazionale a Maduro….

Credo sia l’espressione di una crisi molto profonda della sinistra a livello globale. Per diversi settori della sinistra, sia in America Latina che nel mondo, esiste ancora una visione campista. Il pianeta è letto con lo schema della guerra fredda, dove l’imperialismo si identifica con gli Stati Uniti. Ogni governo che sembra opporsi agli Usa sarebbe antimperialista. Questo genera una confusione che impedisce di aprire gli occhi sui processi politici.

Pensiamo al Nicaragua: mentre aumentava la repressione e veniva tolta la nazionalità ai vecchi leader sandinisti non si diceva nulla. Credo quindi che l’esperienza venezuelana sia un ulteriore banco di prova per la sinistra mondiale, la quale però sta fallendo miseramente sostenendo un governo profondamente corrotto, autoritario, che ignora tutti i fondamenti della Costituzione venezuelana, che ha politiche altamente repressive anche verso i settori popolari, che ha politiche economiche chiaramente neoliberiste, che ha aumentato in modo massiccio le disuguaglianze.

Il Venezuela è un Paese che storicamente ha avuto molte disuguaglianze; durante i primi anni di Chávez queste si sono ridotte in modo significativo, ma oggi abbiamo livelli di disuguaglianza più alti rispetto a prima del governo Chávez.

Questo è un governo militare, ora non si parla solo di un’alleanza civile-militare, ma di un’alleanza civile-militare-poliziesca.

Per la prima volta la polizia è diventata un soggetto politico che agisce direttamente, parla direttamente, si esprime direttamente in televisione a sostegno del governo.

È davvero una tendenza autoritaria molto marcata ed è straordinariamente dolorosa per la sinistra venezuelana, ma anche straordinariamente dolorosa e scioccante che questo possa essere legittimato dalla sinistra fuori dal Venezuela.

 

Ci sono differenze con il 2019?

C’è una differenza assolutamente fondamentale nelle precedenti elezioni, a differenza di queste, vigeva, da parte delle opposizioni, la politica dell’astensione. Un partito si candidò e perse. Maduro non aveva imbrogliato, non aveva bisogno di imbrogliare perché con un’opposizione divisa e non votante non aveva bisogno nemmeno di truccare il risultato perché era sicuro della vittoria. Adesso è diverso tanto diverso che il governo ha recentemente approvato una legge per il controllo delle Ong. Nel paese ci sono Ong che si occupano di tutto. La legge implica che ora devono rispettare una serie di regole che sono poi meccanismi di controllo e che possono arrivare a bloccare finanziamenti esteri, cosa che in una società così impoverita come quella venezuelana significa la morte di gran parte di queste organizzazioni.

 

 

Non pensa che ci siano attori internazionali in questa partita?

Il Venezuela ha una posizione geopoliticamente molto importante. Ha risorse energetiche abbondanti, le maggiori riserve di petrolio al mondo, ha molto oro, coltan, terre e metalli rari, quindi è un luogo di straordinaria attrazione. I rapporti commerciali con Russia e Cina sono visti dal governo statunitense come una minaccia ai propri interessi. Tutte queste forze, e interessi, operano e fanno parte della politica estera venezuelana. Ciò di cui si discute in Venezuela ha una rilevanza internazionale. Non per nulla appena annunciati i risultati del 28 luglio Cina, Russia, Cuba, e Nicaragua si sono subito congratulati con Maduro, mentre altri hanno subito gridato alla frode e altri come Brasile, Messico e Colombia hanno avuto una postura intermedia. La visione esterna di ciò che sta accadendo in Venezuela è assolutamente centrale per comprendere ciò che attraversa il Paese oggi.

 

 

 

 

QUALCHE NOTIZIA SUL SOCIOLOGO VENEZUELANO :  EDGARD LANDER

 

 

Lander al Forum Sociale Mondiale del 2010ù

 

Nasce a Caracas nel 1942. Professore emerito dell’Università Centrale del Venezuela e membro del Transnational Institute ( Istituto contro la distruzione della Terra e a difesa dei popli indigeni ), è autore di numerosi libri e articoli di ricerca sulla teoria della democrazia, sui limiti dell’industrializzazione e della crescita economica e sui movimenti di sinistra in America Latina.

Lander fu consulente della commissione venezuelana che negoziò l’ Area di libero scambio delle Americhe, membro del comitato editoriale del Venezuelan Journal of Economics and Social Sciences e uno degli organizzatori del Forum sociale mondiale del 2006.

Lander ha sostenuto in modo critico l’ex presidente venezuelano Hugo Chávez . Secondo il New York Times , egli “ha scatenato una tempesta tra i chavisti” nel 2006 con un articolo che suggeriva che il tentativo di Chávez di costruire un unico partito socialista potrebbe essere stato prematuro alla luce dei ricordi ancora vividi dell’autoritarismo che aveva caratterizzato i governi socialisti nel XX secolo.  Lander ha anche criticato la dipendenza economica del Venezuela dalle esportazioni di petrolio.

Nel luglio 2017, Lander è stato uno dei firmatari di una dichiarazione della Plataforma Ciudadana en Defensa de la Constitución (Piattaforma cittadina in difesa della Costituzione), i cui membri erano stati sostenitori di Chávez ma erano molto critici nei confronti del suo successore Nicolás Maduro La dichiarazione esortava al boicottaggio delle elezioni dell’Assemblea costituente venezuelana del 2017 e affermava in parte:

 

Il presidente Maduro e altri portavoce del governo hanno sostenuto che questa Assemblea costituente cercherà la pace e il dialogo. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Con un’assemblea illegittima e monopartitica, la possibilità di dialogo e negoziazione potrebbe essere definitivamente chiusa.

 

Un’ulteriore dichiarazione è stata emessa a fine gennaio 2019, co-firmata da Lander e altri sette membri della Plataforma Ciudadana en Defensa de la Constitución . La dichiarazione ha respinto con forza le azioni del governo Maduro, ma ha anche respinto l’intervento degli Stati Uniti e la creazione di uno “stato parallelo” con Juan Guaidó come presidente autodichiarato, temendo che la situazione rischiasse una guerra civile. All’inizio di febbraio i membri del gruppo, tra cui Lander e Héctor Navarro , ex ministro del governo Chávez, hanno incontrato Guaidó per discutere la strada da seguire.

 

da : https://en.wikipedia.org/wiki/Edgardo_Lander#:~:text=Collegamenti%20esterni-,Edgardo%20Lander,-3%20lingue

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