ALESSANDRO PORTELLI, L’orecchio del sovrano Trump e la violenza di massa negli Stati Uniti — IL MANIFESTO  16 LUGLIO 2024

 

 

IL MANIFESTO  16 LUGLIO 2024
https://ilmanifesto.it/lorecchio-del-sovrano-trump-e-la-violenza-di-massa-negli-stati-uniti

 

 

L’orecchio del sovrano Trump e la violenza di massa negli Stati Uniti

 

 

 

Donald Trump non accetterà mai la sconfitta - Anne Applebaum - Internazionale

Sostenitori di Trump a Huntington Beach, California, domenica 14 luglio. – Ap

 

 

 

UN MASS SHOOTING PARTICOLARE ( = sparatoria di massa ). Chi sta sul trono attira lo sguardo di tutti e perciò diventa anche bersaglio: non si passa alla storia sparando a una scuola piena di bambini, ma sparando a un monarca sì

 

 

Alessandro Portelli – Imperial & Global Forum

foto Imperial & Globalk Forum

ha insegnato Letteratura americana all’Università di Roma “La Sapienza”. È fondatore e presidente del Circolo Gianni Bosio per lo studio critico delle culture dei popoli. È stato consulente per la memoria storica del Sindaco di Roma (2005-2008)-
(+ 2 nota – al fondo )

 

 

A Butler, Pennsylvania, Thomas Matthew Crooks ha ucciso una persona e ferito altre tre, fra cui l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I media lo descrivono come il solito frustrato ed emarginato, più o meno di destra, appassionato di armi; ma di lui, di che cosa voleva fare e perché, non sapremo mai abbastanza: come sempre, la rapidità con cui l’attentatore viene “abbattuto” chiude il caso prima che si possa aprirlo.

Però possiamo provare a ragionare sul significato del suo gesto

Il mondo intero si preoccupa del proiettile che ha sfiorato l’orecchio di Trump, e tratta quelli che hanno colpito il povero Corey Comperatore e ferito altre due persone come meri effetti collaterali. Ma il fatto che abbia colpito anche bersagli a caso dimostra che Matthew Crooks ha sparato non solo a Donald Trump ma anche su tutta la folla.

 

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Un ragazzo qualunque, l’attentatore aveva 20 anni

 

Tecnicamente, con un morto e tre feriti, questo attentato di Butler rientra nel catalogo dei mass shootings (sparatorie con almeno quattro vittime) che

 

dall’inizio dell’anno ha fatto 390 morti e 1216 feriti in 302 “episodi”. ( meno di 7 mesi )

 

Matthew Crooks – bianco, maschio, giovane – rientra allora nella dinastia di Dylan Roof, il massacratore della chiesa afroamericana di Charleston, South Carolina, di Omar Maheen che ha ammazzato 43 persone in un locale gay a Orlando, Florida, Jason Aldean, che fece 59 morti e 500 feriti in un concerto country a Las Vegas: la strage di massa, tentata o compiuta, come culmine di una rabbia repressa e senza nome.

Il dato diverso però è che una delle vittime (la più leggera e la più conclamata) è un ex presidente e candidato presidenziale. Più che in ogni altro paese, negli Stati Uniti i presidenti sono stati oggetto di attentati:

il catalogo include le uccisioni di Abraham Lincoln (1865), James Garfield (1881), William McKinley (1901), John Kennedy (1963),

e gli attentati ai presidenti Andrew Jackson (1935), Theodore Roosevelt (1912), Franklin D. Roosevelt (1933), a Harry S. Truman (1950), Richard Nixon (1972), Gerald Ford (due volte nel 1975), Ronald Reagan (1981), fino a un futile tentativo contro Barack Obama (2011).

e ai candidati presidenziali – Huey Long (1935), Robert Kennedy (1968), George Wallace (1972).

 

 

 

Questo è dovuto almeno in parte alla figura istituzionale e simbolica del Presidente degli Stati Uniti. Fin da quando, con un atto di audacia politica straordinaria, l’America abolisce la monarchia e si proclama Repubblica, i “padri fondatori” sentono il bisogno di garantire una figura di autorità che rappresenti il centro (il “capo”, “il cuore”) dello stato e prevenga il disordine che ancora accompagnava l’idea di “repubblica”.

 

In Rip Van Winkle (1809), Washington Irving racconta che nell’osteria del villaggio il ritratto di Re Giorgio è sostituito da quello di George Washington. Anche nell’immaginario, il Presidente prende il posto del Re: da un lato “rappresenta” politicamente il paese, dall’altro incarna la sacralità del corpo mistico della nazione.

 

Pensiamo all’aura da Camelot e Artù che circondava la presidenza Kennedy, evocata da Bob Dylan in Murder Most Foul; ma anche alla scoperta allusione trumpiana di Bruce Springsteen in Rainmaker: «Il buffone si è seduto sul trono».

 

Chi sta sul trono attira lo sguardo di tutti e perciò diventa anche bersaglio: non si passa alla storia sparando a una scuola piena di bambini, ma sparando a un sovrano sì.

 

Recentemente la Corte Suprema ha persino sancito che il Presidente non è imputabile per atti ufficiali commessi nell’esercizio delle sue funzioni: un capo di stato democraticamente eletto si avvicina così alla figura di un sovrano al di sopra della legge.

Nei regimi costituzionali il re «regna ma non governa»; come lo immagina Trump e come lo delinea la Corte Suprema oggi, il Presidente degli Stati Uniti si avvicina a un sovrano che regna e governa, come in certe visioni presidenzialistiche nostrane.

 

 

Una foto già iconica: Donald Trump circondato dagli agenti dei servizi segreti pochi istanti dopo l'attentato a Butler in Pennsylvania il 13 luglio 2024

Una foto già iconica: Donald Trump circondato dagli agenti dei servizi segreti pochi istanti dopo l’attentato a Butler in Pennsylvania, il 13 luglio 2024, foto di Evan Vucci /Ap

 

Giustamente, Corrado Augias accosta l’orecchio di Trump al sedicente «unto del Signore» Silvio Berlusconi ferito da una statuetta a Milano. Si leggeva allora sul sito di Rai News: «Il Presidente del Consiglio mostra il viso insanguinato mentre cresce la rabbia dei suoi sostenitori» – proprio come Trump adesso.

 

Il martirio esibito del corpo sacro del re come ricomposizione della nazione: alle spalle di entrambi sta l’iconografia del volto insanguinato di Cristo e Trump dice che è stato Dio in persona a salvarlo.

 

Il gesto di Thomas Matthew Crooks, allora, è il momento illuminante in cui due forme distinte ma non separate di violenza politica – l’assassinio di massa e l’assassinio mirato al «cuore dello stato» (da noi potremmo: dire la strage di Bologna e Aldo Moro) – si sovrappongono e ci lasciano intravedere il loro sostrato comune.

 

Modalità diverse, soggetti diversi, ma l’aggressione al “corpo sociale” è la stessa: sparare a tutti o sparare a chi rappresenta tutti. Le forme cambiano, ma la violenza è una.

 

 

NOTA 1 —

WASHINGTON IRVING 

Rip Van Winkle - Washington Irving - copertina

Rip Van Winkle

Rip Van Winkle vive in un piccolo villaggio ai piedi delle Kaatskill Mountains, lungo il corso del fiume Hudson. Pigro e avverso a qualsiasi lavoro utile, è amato da tutti per il suo carattere gioviale. Un giorno, per sfuggire ai rimproveri della moglie, si reca a caccia con il suo fedele cane Wolf: dopo essersi inerpicato su un difficile sentiero incontra alcuni curiosi personaggi, beve dell’ottimo gin e finisce per addormentarsi sotto un grande albero. Quando si sveglia e torna al villaggio sono passati vent’anni e l’America si è resa indipendente dalla Corona inglese. Rip riprende le sue “sane” abitudini ma tutto ormai è profondamente cambiato… Nel giudicare questo racconto Italo Calvino scrisse che “Rip Van Winkle ben merita di essere considerato il testo inaugurale della letteratura degli Stati Uniti”. Completa il volume il breve racconto “L’arte di fabbricare libri”.

 

NEL LINK TROVATE UNA LISTA DI LIBRI DELL’AUTORE, WASHINGTON IRVING,  PUBBLICATI IN ITALIANO

 

 

 

 

2 nota_ 

 

ULTIMO LIBRO DI  ALESSANDRO PORTELLI — 2022

 

Alessandro Portelli

Dal rosso al nero

La svolta a destra di una città operaia
Terni, laboratorio d’Italia

Collana: Saggi. Storia e scienze sociali
2023, pp. 288

 

 

 

 

SCHEDA LIBRO

Cosa è successo alla classe operaia nel nostro paese? Perché non è più la sinistra il suo «naturale» punto di riferimento e sempre più spesso il suo orizzonte politico si tinge di nero? Alessandro Portelli indaga questa vera e propria «mutazione antropologica» andando sul campo di una realtà emblematica, raccogliendo decine di storie e testimonianze di una città storicamente rossa, sede di una delle industrie più rilevanti del nostro territorio, con una lunga tradizione di scioperi e battaglie operaie, che decide di allontanarsi dalla sua storia e passare «dall’altra parte», consegnandosi prima nelle mani di un’amministrazione di estrema destra e, cinque anni dopo, di un tycoon di provincia che aspira ad essere il nuovo Berlusconi. La città è Terni, a cui Portelli ha dedicato decenni di ricerche nell’ambito della storia orale, intervistando centinaia di persone, studiandone l’anima più profonda; in queste pagine prova ora a tracciarne l’itinerario degli ultimi dieci anni, «dal rosso al nero».

Terni è stata la prima città importante fuori del Nord a scegliere un’amministrazione leghista, ma anche la prima a sconfiggere in modo inopinato una coalizione di destra guidata da Fratelli d’Italia che sembrava destinata a un facile trionfo: in questo senso, si configura come una sorta di laboratorio, in cui la storia nazionale si manifesta in forme più estreme e clamorose. Processi di deindustrializzazione, crisi della sinistra, disorientamento culturale e identitario, crisi ambientale e sanitaria – ma anche debolezza di una destra senza spessore, litigiosa, culturalmente inadeguata, campanilista ma sospinta al potere da paure e insicurezze (criminalità, droga, immigrazione, revisionismo storico): la storia di questa città che invecchia, ma che ha perso il suo fulcro («Terni è una città che ha dichiarato guerra alla propria storia», denuncia uno degli intervistati) e fatica a immaginarsi un futuro, rischia di essere sempre di più la storia dell’intero paese.

 

QUALCOSA IN PIU’ SU ALESSANDRO PORTELLI

Alessandro Portelli,tra i fondatori della storia orale, ha insegnato letteratura angloamericana all’Università «La Sapienza» di Roma ed è presidente del Circolo Gianni Bosio. Tra i volumi pubblicati per la Donzelli ricordiamo: L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria (1999, Premio Viareggio; 2019), Badlands (2015; 2020), La città dell’acciaio (2017), Dal rosso al nero (2023). Ha ideato e curato il volume collettivo Calendario civile. Per una memoria laica, popolare e democratica degli italiani (2017).

 

 

 

ALCUNI DEI LIBRI PUBBLICATI  DI ALESSANDRO PORTELLI

 

 

 

Carole Beebe Tarantelli

Sotto un sole metallico

La mia vita raccontata a Alessandro Portelli
Gli anni di Cambridge
L’incontro con Ezio Tarantelli
L’omicidio delle Br
Le battaglie civili

 

 

 

L’America, il razzismo, la violenza tra presente,
storia e immaginari

 

 

Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni

 

 

«Hard Rain», una ballata fra tradizione e modernità

 

 

 

Racconto, immaginazione, dialogo

 

Due secoli di storia operaia

 

 

Memoria in forma di articoli

 

 

Due secoli raccontati da Harlan County,
Kentucky

 

 

Alessandro PORTELLI, Bruno BONOMO, Alice SOTGIA, Ulrike VICCARO

Città di parole
Storia orale di una periferia romana

 

 

Oralità, letteratura, cinema, musica

 

 

Immaginario e immaginazione dall’11 settembre
alla guerra irachena

 

Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria

 

DA:

DONZELLI, CATALOGO AUTORE : ALESSANDRO PORTELLI

https://www.donzelli.it/catalogo/autore/307/alessandro-portelli

 

 

 

BLOG DI ALESSANDRO PORTELLI

l’ ultimo post che risulta è  del 29 aprile 2019

i titoli però sono intereessanti

https://alessandroportelli.blogspot.com/

 

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