Nena, 29 settembre 2015 –chiara cruciati, il manifesto -I RAID SAUDITI POLVERIZZANO LO YEMEN – Intervista all’archeologa Lamya Khalidi: “Riyadh fa quello che l’Isis fa a Palmira, nel silenzio totale di Europa e Stati Uniti che sta fornendo gli equipaggiamenti di precisione “–+ Immagini dal blog di VIO CAVRINI – link

 

 

 

 

**** la guerra in Yemen è iniziata nel 2011, si è intensificata nel 2015 quando 8 stati guidati dall’Arabia Saudita hanno bombardato contro gli Youthi perché ” sostenuti dall’Iran “.

Da ” Save the Children Italia

 

 

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29 settembre 2015

https://nena-news.it/i-raid-sauditi-polverizzano-il-patrimonio-dello-yemen/

 

 

I RAID SAUDITI POLVERIZZANO LO YEMEN

Intervista all’archeologa Lamya Khalidi: “Riyadh fa quello che l’Isis fa a Palmira. In grave pericolo un patrimonio unico, prodotto dell’incontro di culture e popoli diversi. Sono già 43 i siti danneggiati o distrutti”.

 

yemen

 

di Chiara Cruciati – Il Manifesto

 

Roma, 29 settembre 2015, Nena News

 

– La guerra con­tro lo Yemen è una guerra occulta: oltre 4mila morti, un milione di sfol­lati interni, 21 milioni di per­sone senza accesso costante a cibo e acqua. Alla deva­sta­zione subita dalla popo­la­zione civile se ne aggiunge un’altra: quella alle immense ric­chezze archeo­lo­gi­che e archi­tet­to­ni­che di un paese che è stato culla della civiltà araba e isla­mica. Sana’a, Marib, Aden: città, che ad ogni angolo nar­rano la sto­ria del mondo arabo e il suo incon­tro con popoli asia­tici e afri­cani, sono in mace­rie. «Para­diso»: que­sto signi­fica in arabo il nome Aden, la città por­tuale a sud, tar­get dei vio­lenti raid della coa­li­zione anti-Houthi gui­data dall’Arabia sau­dita.

 

KHALIDI Lamya


Archéorient MSH Maison de l’Orient et de la Méditerranée
https://www.archeorient.mom.fr/annuaire/khalidi-lamya

 

Quello che lo Stato Isla­mico sta facendo in Iraq e in Siria, can­cel­lando Pal­mira e Nim­rud, Riyadh lo sta facendo in Yemen, nel silen­zio del mondo.

Ne abbiamo par­lato con Lamya Kha­lidi, archeo­loga stau­ni­tense di ori­gini pale­sti­nesi al Cen­tro Nazio­nale della Ricerca Scien­ti­fica (Cnrs) fran­cese. Lamya ha vis­suto in Yemen per otto anni e lo segue dal 2001. Oggi moni­tora i danni pro­vo­cati dal con­flitto in corso.

 

Dopo oltre cin­que mesi di guerra, è pos­si­bile fare un bilan­cio dei siti distrutti o dan­neg­giati, sti­mare le per­dite per il patri­mo­nio yeme­nita?

È dif­fi­cile dare i dati esatti, nep­pure le auto­rità locali sono in grado di muo­versi sul campo per docu­men­tare i dan­neg­gia­menti. Al momento, comun­que, il bilan­cio è ter­ri­bile. L’ultimo rap­porto del Mini­stero degli Interni risale al 19 luglio ( 2015 ) e com­prende 43 siti (moschee, siti archeo­lo­gici e luogi turi­stici). Ritengo che tale numero sia aumen­tato a dismi­sura negli ultimi due mesi a causa della vio­lenza dei bom­bar­da­menti. È impos­si­bile sti­mare il numero di reperti dan­neg­giati o distrutti. Pos­siamo farlo nel caso del Museo di Dha­mar, pol­ve­riz­zato in un bom­bar­da­mento aereo: cono­sce­vamo prima il numero di oggetti lì con­ser­vati, non ser­vono altre stime, si è perso tutto. E non dimen­ti­chiamo che i raid, il caos e la povertà faci­li­tano i sac­cheg­gia­menti di siti e musei. Ci sono poi siti chd sono stati bom­bar­dati più volte, come l’antica diga di Marib o i siti di Bara­qish e Sir­wah, risa­lenti al primo mil­len­nio a.C.

 

nota: siti chd — non trovato

 

Tra i siti più noti, sim­boli dell’impatto della distru­zione di un’eredità mon­diale, quali sono ormai persi per sem­pre?

Vista l’ampiezza della distru­zione, dob­biamo divi­dere i danni a patri­moni tan­gi­bili in cin­que cate­go­rie: le città; i monu­menti come moschee, cit­ta­delle, forti; i siti archeo­lo­gici; i reperti archeo­lo­gici; e i musei.

Il museo di Dha­mar è un signi­fi­ca­tivo esem­pio della por­tata della per­dita. Il museo ospi­tava decine di migliaia di reperti, alla cui cata­lo­ga­zione hanno lavo­rato molti archeo­lo­gici yeme­niti e stra­nieri. Si tro­vava in un sito archeo­lo­gico, sca­vato prima della costru­zione del museo. È stato pol­ve­riz­zato in un secondo, non rie­sco a capire come nes­suno possa rea­gire. Se il museo nazio­nale egi­ziano del Cairo fosse bom­bar­dato, il mondo si mobi­li­te­rebbe, scioc­cato e disgu­stato. Quando il museo di Mosul è stato van­da­liz­zato, i video hanno fatto il giro del mondo e la rea­zione della gente è stata duris­sima. Qui stiamo par­lando di musei nazio­nali, isti­tu­zioni nazio­nali che pro­teg­gono tesori ine­sti­ma­bili.

I siti archeo­lo­gici sono nume­rosi, molti sono stati col­piti all’inizio del con­flitto dalla coa­li­zione sau­dita e poi bom­bar­dati di nuovi, nono­stante gli sforzi di Une­sco e archeo­logi di pro­teg­gere un patri­mo­nio mon­diale. Tra que­sti la diga di Marib, ancora oggi tar­get, è un’impresa del genio inge­gne­ri­stico del primo mil­len­nio a.C. quando a gover­nare lo Yemen era la dina­stia Sabei.

Un’altra città della stessa epoca, Bara­qish, restau­rata da un team ita­liano, è stata col­pita solo pochi giorni fa: il tem­pio di Nakrah, com­ple­ta­mente sitrut­tu­rato dagli ita­liani, il tem­pio di Ath­tar, le mura cit­ta­dine e anche la casa usata dal team, sono ridotti in mace­rie.

 

Se par­liamo di città, classi­fi­cate siti Une­sco per la loro archi­tet­tura moz­za­fiato, unica, la lista è lunga: è dif­fi­cile tro­vare in Yemen un vil­lag­gio che non abbia la sua par­ti­co­la­rità.

Il più ovvio atto di van­da­li­smo sono i raid con­tro le città vec­chie di Sana’a e Shi­bam, entrambe patri­mo­nio dell’umanità.

Meno note sono Zabid, Saada e Wadi Dhahr, in lista per l’ingresso all’Unesco.

 

E poi ci sono i monu­menti, moschee e cit­ta­delle, tombe sacre, distrutti dai raid aerei o van­da­liz­zati da gruppi come Isis e al Qaeda, che vi vedono forme di ido­la­tria. Non è qual­cosa di nuovo in Yemen: da quando ci lavoro, da 15 anni, i mili­ziani Wah­habi spesso arri­vano dall’Arabia sau­dita per distrug­gere l’eredità yeme­nita. Ma que­ste moschee e tombe sono parte di un’identità ric­chis­sima e antica, che intrec­cia insieme l’Islam reli­gioso e quello cul­tu­rale.

 

Molti non sanno di quanto sia esteso il patri­mo­nio yeme­nita, della sua uni­ver­sa­lità. È un paese con una cul­tura che è un mosaico di ele­menti, dall’Asia sudoc­ci­den­tale, dall’Africa dell’Est, dal Medio Oriente. È un incre­di­bile mix di popoli, suoni, sapori, este­tica, archi­tet­tura che si sono uniti natu­ral­mente, in un modo bel­lis­simo, con sullo sfondo uno dei pae­saggi più vari al mondo. Ora tutto ciò è in pericolo.

 

Pensa che in futuro sarà pos­si­bile recu­pe­rare parte di que­sta ere­dità? O si tratta di danni irre­pa­ra­bili?

La prin­ci­pale tra­ge­dia sono le vit­time civili e la pro­fon­dità dei danni alle infra­strut­ture e alle case. Quando la crisi finirà, il recu­pero di que­sto patri­mo­nio non sarà una prio­rità. In ogni caso, si potrà recu­pe­rare solo quello che esi­ste ancora. Quello che è stato distrutto, è perso per sem­pre, è inso­sti­tui­bile. I bom­bar­da­menti con­ti­nui con­tro alcuni siti e la demo­li­zione com­pleta di altri lasciano ben poca spe­ranza. Quello che l’Isis sta com­piendo in Siria e Iraq con­tro i patri­moni locali è esat­ta­mente lo stesso di quello che Riyadh fa in Yemen.

 

Ci sono orga­niz­za­zioni inter­na­zio­nali che stanno ten­tando di fare pres­sioni sui sau­diti per pro­teg­gere que­sta ere­dità?

 

Quello che sta suc­ce­dendo in Yemen sta avve­nendo nel silen­zio asso­luto del mondo. Non c’è nep­pure una buona coper­tura media­tica. Intanto la gente è ter­ro­riz­zata, i raid sono così vio­lenti e col­pi­scono pesan­te­mente le aree abi­tate, intere fami­glie non sanno dove andare o cosa fare. Que­sta è la dimo­stra­zione che la coa­li­zione bom­barda indi­scri­mi­na­ta­mente, senza pre­oc­cu­parsi di vite umane, patri­mo­nio o diritto inter­na­zio­nale. I rac­conti di amici e col­le­ghi rima­sti in Yemen mi ricor­dano l’attacco israe­liano con­tro Gaza della scorsa estate.

 

Nel caso del patri­mo­nio sto­rico, i raid sono sì indi­scri­mi­nati ma anche molto pre­cisi.

Alcuni siti sono nel mezzo del deserto, come la diga di Marib. Puoi col­pirla solo con coor­di­nate pre­cise. E poi lo rifai, per set­ti­mane: è chia­ra­mente una distru­zione voluta per­ché quel sito non minac­cia nes­suno. Non ci sono strade vicino, né vil­laggi intorno. L’Unesco ha con­se­gnato all’Arabia sau­dita una lista di siti pro­tetti, ma Riyadh è indif­fe­rente. La pres­sione che viene fatta sui sau­diti è nulla: i ten­ta­tivi di pro­te­zione non sono pro­por­zio­nali al livello di distru­zione. L’Unesco cerca di fare la sua parte ma non ha influenza. Nes­suno ascolta.

 

In un edi­to­riale sul New York Times, lei ha par­lato di “van­da­lism sau­dita”.

Qual è l’obiettivo di Riyadh quando distrugge i sim­boli di un paese con una sto­ria mil­le­na­ria? Imporre la pro­pria nar­ra­tiva, la pro­pria auto­rità?

 

Non so quale sia l’obiettivo, ma posso dire che si tratta di una distru­zione cal­co­lata: cono­sco que­sti siti, dove si tro­vano, quali sono abi­tati e quali no, e so che non è facile col­pirli a meno che non lo si voglia. Dall’altro lato abbiamo città come Sana’a e Shi­bam, siti Une­sco, chia­ra­mente molto popo­lati: è evi­dente che siano affol­lati di civili e siano sede di un patri­mo­nio impor­tante. I sau­diti, che in mano hanno una lista no-fly, non rispon­dono alle domande sul per­ché stanno com­piendo una simile distru­zione.

Non penso lo faranno fino a quando i loro alleati, gli Stati Uniti e l’Europa, invie­ranno loro un equi­pag­gia­mento ad alta pre­ci­sione che pro­voca distru­zione di massa. Nes­suno li sta accu­sando di cri­mini con­tro l’umanità. Si tratta di puro van­da­li­smo, esat­ta­mente quello che com­pie l’Isis in Siria.

 

 

 

SEGUONO IMMAGINI DAL BLOG DI VIO CAVRINI– giugno 2015

https://www.ilblogdiviocavrini.com/2015/06/foto-yemen-new-entry.html

 

 

La spettacolare San’a, patrimonio dell’UNESCO (Yemen)

 

 

case torri nel centro di San’a

 

 

 

Cupola e minareto della moschea di Quabbat al-Bakirya a San’a, patrimonio dell’UNESCO (Yemen)

 

 

 

Gli orti  un tempo garantivano a San’a l’autosufficienza alimentare (Yemen)

 

 

 

Per le vie di San’a, patrimonio dell’UNESCO (Yemen)

 

 

 

San’a, patrimonio dell’UNESCO (Yemen)

 

 

 

Un temporale in arrivo a San’a (Yemen)

 

 

 

La città vecchia dietro la porta Bab el-Yaman – San’a, patrimonio dell’UNESCO (Yemen)

 

 

 

 

Il Dar al-Hajar, nel wadi Dhahr, ormai  divenuto l’edificio simbolo dello Yemen

 

 

 

Sa’da (Yemen)

 

 

 

 

 

 

Sa’da  e le mura della città vecchia

 

 

 

Villaggio nei dintorni di Sa’da (Yemen)

 

 

 

Villaggio nei dintorni di Sa’da (Yemen)

 

 

 

Villaggio nei dintorni di Sa’da (Yemen)

 

 

 

La porta di entrata a Thula (Yemen)

 

 

 

 

Per le strade di Thula

 

 

 

Le strade di Thula

 

 

 

L’antica città di Zabid, patrimonio dell’UNESCO (Yemen)

 

 

 

L’antica città di Zabid, patrimonio dell’UNESCO (Yemen)

 

 

Il ponte di Shahara XVII secolo, scavalca una gola  profonda 300 m. (Yemen)

 

 

 

 

Una delle cisterne per la raccolta dell’acqua  di Shahara (Yemen)

 

 

 

 

Scolare a Shahara (Yemen)

 

 

 

 

Tessitori a Zabid ( Yemen )

 

 

 

Al Thawila ( Yemen)

 

 

 

Paesaggio tipico delle montagne dello Yemen

 

 

 

Coltivazione a terrazze — in verde le piante di qat

 

 

 

Al-Hajjara (Yemen)

 

 

 

Al-Hajjara (Yemen)

 

 

 

Casa -torre di Al-Hajjara

 

 

 

Tipica porta yemenita (ricorda le porte delle case Dogon del Mali)

 

 

 

Al-Hajjara

 

 

 

La spettacolare Shibam — patrimonio Unesco

 

 

 

 

 

 

 

Il tempio del Sole a Marib, capitale del regno di Saba (V-VI sec. d.C.) (Yemen)

 

 

RIPETO IL LINK DA CUI HO PRESO TUTTE LE IMMAGINI PUBBLICATE, ANCHE PERCHE’ CE NE SONO ALTRE SEMPRE BELLISSIME, LE FOTO SONO DELL’AUTORE DEL BLOG: 

 

VIO CAVRINI

 

https://www.ilblogdiviocavrini.com/

 

 

Biohttps://www.ilblogdiviocavrini.com/p/biografia.html

Sono nato a Budrio (Wikipedia: Budrio), paese della bassa bolognese con radici etrusco-villanoviane e notevoli testimonianze medievali.

Ho conseguito il diploma di maturità classica al liceo-ginnasio Luigi Galvani di Bologna, dove ho cominciato ad amare la scrittura (vedere: I miei libri)
CONTINUA NEL LINK– DOVE SOTTO ” LIBRI ” TROVATE LE SUE PUBBLICAZIONI

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1 risposta a Nena, 29 settembre 2015 –chiara cruciati, il manifesto -I RAID SAUDITI POLVERIZZANO LO YEMEN – Intervista all’archeologa Lamya Khalidi: “Riyadh fa quello che l’Isis fa a Palmira, nel silenzio totale di Europa e Stati Uniti che sta fornendo gli equipaggiamenti di precisione “–+ Immagini dal blog di VIO CAVRINI – link

  1. DONATELLA scrive:

    Sembra che nel mondo prevalga la volontà di morte, un clima mefitico che ammorba tutta la Terra. Gli unici che ci guadagnano sono i produttori e i venditori di armi.

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