Serena Ballista racconta e illustra Sonia Maria Luce Possentini: Per mille camicette al giorno, Orecchio acerbo Editore 2024 – dal blog IMMAGINARTE, 6 marzo, di Elena Poletti

 

 

 

 

TEATRO STABILE DI CATANIA -luglio 2012  ( 1° spettacolo marzo 2011 ), portato poi in altre città anche a  Genova

 

La morte di 129 operaie e 17 operai nella fabbrica di

 

 

Estratto “Il boss” dallo spettacolo ” Scintille  “di di Laura Sicignano. Regia: Laura Sicignano. Interpreti: Laura Curino. Ricerca storica: Silvia Suriano

 

 

 

Estratto ” La miseria “– video, 1.50

 

 

 

 

 

6 marzo 2024- blog sulla letterature per bambini e ragazzi di Elena Poletti  (aka Polly) di Torino, ha 40 anni e nonsa ancora cosa farà da grande.

Per mille camicette al giorno

 

 

Per mille camicette al giorno

 

 

 

È appena uscito per Orecchio acerbo editore un albo di quelli per grandi, direi a occhio dalle medie o anche dalle superiori in su. È potente e bellissimo, è di quei libri che si presterebbero bene ad essere messi in mostra come un’opera d’arte, perché lo sono, ma anche come una sorta di manifesto. È scritto da Serena Ballista, splendidamente illustrato da Sonia Maria Luce Possentini e si intitola Per mille camicette al giorno.

Al centro, una manciata di storie individuali, considerate probabilmente di poco valore dai contemporanei, e il loro intrecciarsi con la storia collettiva.

La voce narrante è quella di una camicetta cucita oltre cento anni fa.

 

 

ALLA STORIA  RACCONTATA DAL BLOG AGGIUNGIAMO ALCUNE IMMAGINI DA LINK VARI – MARCATI

 

Triangle Shirtwaist Factory fire - WikipediaLa Fabbrica Triangle
autore sconosciuto

 

 

non definito

camion dei pompiere che va verso  la fabbrica in fiamme
George Grantham Bain Collection; ritagliato da Beyond My Ken

 

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finestre dell’edificio marcate con una X da cui saltarono 50 donne in panico
Biruitorul

immagini sopra da wikipedia

 

 

non definito

66 persone sono saltate o cadute dalle finestre
https://trianglefire.ilr.cornell.edu/primary/photosIllustrations/?sec_id=3

 

 

Il cucito a mano è fatto da uomini e donne di fronte a un banco stretto, mentre gli uomini azionano le macchine da cucire in una lunga fila di postazioni di lavoro abbinate. Alcuni subappaltatori senza scrupoli hanno approfittato degli immigrati appena arrivati ​​costringendoli a lavorare lunghe ore per il diritto di mantenere il loro posto di lavoro. Una settimana standard di 56 ore potrebbe estendersi a 70 ore senza straordinari. 

ttps://trianglefire.ilr.cornell.edu/primary/photosIllustrations/?sec_id=3

 

Le donne che indossano camicette a camicia si riuniscono attorno a un lungo tavolo con ferri da stiro riscaldati a gas. La stiratura era spesso eseguita dagli uomini. 

https://trianglefire.ilr.cornell.edu/slides/234.html#screen

 

 

Gli operatori di macchine da cucire, per lo più donne, lavorano a lunghi tavoli accoppiati supervisionati dai manager. Cestini da lavoro riempiono lo spazio tra le sedie e gli scarti ingombrano il pavimento intorno ai loro piedi. Il mix di manodopera a basso costo, qualificata e non qualificata ha alimentato la crescita della produzione di indumenti. L’industria ha raddoppiato le sue dimensioni dal 1900 al 1910, rendendo sempre più conveniente portare molti di coloro che avevano lavorato a casa in fabbriche di indumenti più grandi. 

https://trianglefire.ilr.cornell.edu/slides/234.html#screen

 

 

Lavoratori nella sala sartoria. “Alcune aziende hanno reparti di sartoria come questo nei loro edifici; altre hanno stabilimenti distinti in città o fuori città. Diverse centinaia di persone sono impiegate in questo modo da molte delle grandi aziende.” 

https://trianglefire.ilr.cornell.edu/slides/234.html#screen

 

Incendio della Triangle Shirtwaist Company

come furono ridotte le stanze dove lavoravano le ragazze
/www.smithsonianmag.com

 

The New York Times Archives on X: "The Triangle Shirtwaist Factory fire took place on this day in 1911. https://t.co/90eucknYpY https://t.co/6ZsMUFgrTv" / X

141 persone donne e uomini sono morte
/x.com/NYTArchives/

 

 

 

 

Lo scenario è quello di un episodio agghiacciante ma purtroppo non unico nella storia delle morti sul lavoro, una tragedia evitabile: quella che nel 1911 costò la vita a 129 operaie e 17 operai della Triangle Shirtwaist Factory a New York. Una fabbrica tessile che impiegava, sottopagate e in condizioni di sicurezza criminalmente precarie, soprattutto giovani immigrate dall’Italia e dall’Europa dell’est.

 

 

 

Anni fa ho potuto assistere con grande emozione allo spettacolo teatrale Scintille di Laura Curino, per me un mito, dedicato allo stesso episodio. Se a teatro la tragedia veniva raccontata prodigiosamente a più voci attraverso il talento dell’unica attrice sul palco, qui sono le immagini ad evocare per prime alcuni dei destini che si intrecciarono in questo episodio fatale.

Immagini che ci richiamano prima il contesto delle grandi migrazioni dall’Europa: i transatlantici carichi di persone in cerca di un futuro dignitoso dall’altra parte del mondo, la vivacità dei quartieri più popolari di New York. Sembra quasi di sentire i bambini gridare e giocare per strada.

 

 

L’incidente viene narrato attraverso scelte lessicali molto suggestive che – come in Scintille – rimandano all’ambito semantico della luce e del fuoco: le ragazze che, come comete, precipitano lanciandosi per disperazione dall’edificio in fiamme. Ma, la voce narrante ci avverte, lei sapeva già che Rose, una delle ragazze, stava andando a fuoco. Anche prima dell’incendio.

Sì, perché Rose, insieme ad altre compagne, stava iniziando ad essere coinvolta dalla tumultuosa e pionieristica prima ondata dei femminismi.

 

 

Il fuoco allora non è solo quello, distruttivo, dell’incendio, ma è anche quello delle idee, dell’impegno sociale e politico. Una fiamma destinata a continuare a bruciare e a portare le rivendicazioni delle operaie dentro al discorso dei sindacati. Così come le orbite delle comete continueranno ad incrociarsi, generando intrecci e collisioni.

 

 

È un movimento, quello a cui si accenna, giovane, acerbo in senso positivo. Vuole tutto e si mette in gioco radicalmente, sapendo di andare incontro anche a reazioni di repressione violenta, in un momento storico in cui per le donne non c’è nulla a livello di diritti.E come sempre, la differenza di genere si interseca con le dimensioni della classe, della razza, delle barriere linguistiche e culturali.

Affascinante la scelta di fare iniziare la narrazione dalle pagine precedenti il titolo con le scene di un viaggio verso il Nord America e di concluderla, come a chiudere il cerchio, con una sequenza di tavole silenziose che testimoniano un altro viaggio, a ritroso, verso l’Italia. Naturalmente, tavole belle da togliere il fiato. Unico elemento non in bianco e nero sono le rose. Quelle che sono necessarie, insieme al pane, oggi come allora.

A concludere l’opera, una riflessione dell’autrice che traccia un filo rosso tra la storia e le storie che tornano a prendere vita tra le pagine e le rivendicazioni, ancora vitali, dei movimenti di oggi, eredi di quelli di oltre un secolo fa.

Un libro importante, da leggere e discutere, per un otto marzo fatto ancora e sempre, orgogliosamente, di lotta e di consapevolezza.

Battista, S., Possentini, S.(2024). Per mille camicette al giorno. Orecchio acerbo editore.

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