Pubblichiamo un breve testo di Norberto Bobbio per dire che siamo d’accordo con lui sul tema di cui tanto si parla e si sparla : il fascismo e l’antifascismo.

 

 

Centro Studi Piero gobetti

 

CENTRO STUDI GOBETTI — TORINO

https://www.centrogobetti.it/rubriche/895-norberto-bobbio-fascismo-e-antifascismo.html

 

 

Fascismo e antifascismo
di Norberto Bobbio

 

 


NORBERTO BOBBIO  –  ( Torino18 ottobre 1909 – Torino9 gennaio 2004 )
FOTO DAL LINK DEL CENTRO STUDI PIERO GOBETTI

 

 

Pubblichiamo una breve riflessione di Norberto Bobbio, novantenne, che ribadisce l’inconciliabilità di fascismo e antifascismo: “Dobbiamo ripeterlo ancora una volta?”.

L’articolo si trova in Id., Eravamo ridiventati uomini. Testimonianze e discorsi sulla Resistenza in Italia, a cura di P. Impagliazzo e P. Polito, Einaudi Torino 2015.

 

 

*** *** ***

 

«Ma quel giorno, quando i partigiani entrarono in città – era il 28 aprile – e i tedeschi seguiti dai fascisti l’abbandonarono in fuga, l’incubo improvvisamente cessò. Fu come se un vento impetuoso avesse spazzato d’un colpo tutte le nubi e alzando gli occhi potessimo rivedere il sole di cui avevamo dimenticato lo splendore; o come se il sangue avesse ricominciato a scorrere in un cadavere risuscitandolo. Un’esplosione di gioia si diffuse rapidamente in tutte le piazze, in tutte le vie, in tutte le case. Ci si guardava di nuovo negli occhi e si sorrideva. […] Non avevamo piú segreti da nascondere. E si poteva ricominciare a sperare. Eravamo ridiventati uomini con un volto solo e un’anima sola. Eravamo di nuovo completamente noi stessi. Ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno, o amici, abbiamo vissuto una tra le esperienze piú belle che all’uomo sia dato di provare: il miracolo della libertà. Sono stati giorni felici; e nonostante i lutti, i pericoli corsi, i morti attorno a noi e dietro di noi, furono tra i giorni piú felici della nostra vita».

 

da : https://www.einaudi.it/catalogo-libri/storia/storia-moderna/eravamo-ridiventati-uomini-norberto-bobbio-9788806227029/

 

 

 

 ” Dobbamo ripeterlo ancora una volta ? “

 

Da qualche tempo si va diffondendo una tesi revisionistica, che era già affiorata subito dopo la liberazione ma allora non aveva fatto tanta strada, secondo cui è ora di finirla con la contrapposizione troppo netta tra fascismo e antifascismo [1] e bisogna finalmente “andare al di là di fascismo e antifascismo”. Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.

Sia chiaro: non abbiamo alcuna indulgenza di fronte alla crisi attuale delle nostre istituzioni democratiche e per il modo con cui ci si è arrivati. Ma l’antitesi radicale tra dittatura e democrazia rimane. Guai a dimenticarlo, soprattutto di fronte ai giovani che non sanno e non sempre vengono aiutati a saperlo. Guai a dimenticare che il fascismo alleato con il nazismo aveva disonorato il nostro paese agli occhi delle nazioni più civili e che è toccato ai partigiani uniti nella Resistenza, agli antifascisti alleati in uno sforzo comune nel Comitato di liberazione, restituirgli l’onore e la libertà.

La scelta tra dittatura e democrazia, tra civiltà e barbarie, tra gli ideali di libertà, di giustizia e di pace contro i cupi comandamenti del “credere, obbedire, combattere”, non ci sembra oggi meno necessaria, meno giusta. Tanto necessaria e tanto giusta che non mi risulta ci siano stati fra noi dei dissociati o peggio dei pentiti. Ogni qual volta ci riuniamo per ricordare il nostro passato, nessuno mai ci avrà sentito dire: “abbiamo sbagliato”. Sbagliano, invece, pericolosamente, minacciosamente, e dobbiamo bene stare in guardia, coloro che vorrebbero mettere una bella pietra sul passato e rompere la continuità tra le battaglie di ieri che furono battaglie per la libertà, e la giustizia e la pace, e le battaglie di oggi che sono di nuovo battaglie per la libertà, la giustizia e la pace.

La Resistenza ha segnato la grande frattura tra l’Italia di ieri e l’Italia di oggi. È stata la fonte di legittimità della nuova Italia la cui espressione istituzionale è stata la costituzione democratica e repubblicana, quest’Italia di oggi che deve essere, e sarà, se resterà fedele a quegli ideali, anche l’Italia di domani. Dobbiamo ripeterlo ancora una volta?

 

Note:
[1] Per una ripresa del tema, storiograficamente rigorosa e sorretta da un forte intento etico politico in sintonia con la prospettiva di Bobbio: G. De Luna, Marco Revelli, Fascismo/Antifascismo. Le idee, le identità, La Nuova Italia Firenze 1995. I saggi teorici di Bobbio sull’argomento: Il regime fascista (1964); L’ideologia del fascismo (1975); Fascismo e antifascismo (1965); La caduta del fascismo (1984), si trovano in questa successione nel già ricordato Dal fascismo alla democrazia. I regimi, le ideologie, le figure e le culture politiche del 1997.

 

 

 

altro sul tema da:

 

 

Articolo di Pietro Polito, direttore del Centro studi Piero Gobetti

Da : LEFT    25  APRILE 2020
da: https://left.it/2020/04/25/la-resistenza-ovvero-come-ridiventare-umani-la-grande-lezione-di-bobbio/

 

 

Consiglio di rileggere in questi giorni le testimonianze e i discorsi raccolti nel libro di Norberto Bobbio, Eravamo ridiventati uomini. Testimonianze e discorsi sulla Resistenza in Italia, Einaudi, Torino 2015 (a cura di Pina Impagliazzo e di chi scrive). Da Bobbio ci viene un suggerimento utile per (ri)pensare la Resistenza in questo passaggio decisivo (epocale?) della storia d’Italia e d’Europa, e più in generale dell’umanità e del Pianeta. Seguendo le “istruzioni” del filosofo si può interpretare la Resistenza dal punto di vista della storia, della filosofia della storia e della storia personale dei suoi protagonisti. Se si adotta come chiave di lettura il rapporto tra Resistenza e Storia, quegli avvenimenti possono essere considerati sotto tre aspetti diversi:

1. una svolta, sul piano della storia d’Italia e d’Europa;

2. un cambio di paradigma, sul piano della filosofia della storia;

3. una scelta, sul piano della storia personale.

 

Una svolta

La Resistenza è stata “una mediazione”, un “anello di congiunzione” tra l’Italia prefascista e l’Italia repubblicana: «Rispetto al fascismo è stata una svolta, rispetto all’Italia prefascista, un ricominciamento su un piano più alto: insieme frattura e continuazione». Infatti, i venti mesi della guerra partigiana hanno impresso un nuovo corso alla nostra storia: «Se la Resistenza non fosse avvenuta, la storia d’Italia sarebbe stata diversa». In questo senso essa è «il punto di partenza della nuova storia d’Italia». Non si potrebbe esprimere meglio il senso della novità radicale introdotta dalla guerra partigiana meglio che con queste parole di Bobbio che risalgono al 1972: «Resistenza e Repubblica democratica fanno tutt’uno, altrettanto fanno tutt’uno fascismo e negazione radicale di ogni principio di democrazia». Si tratta di un punto fermo che all’inizio degli anni Novanta, ribadendo l’antitesi integrale tra fascismo e antifascismo, Bobbio ripete ancora una volta, perché erano in tanti allora, e sono in tanti ancora, a non voler sentire: «La Resistenza ha segnato la grande frattura tra l’Italia di ieri e l’Italia di oggi».

 

La Resistenza nella lettura di Bobbio è un grande tema di filosofia della storia, intesa la storia non come «un parco ordinato in cui ciascuno possa scegliere comodamente la strada che più gli conviene» ma come «una selva intricata, dove non vi è libero che un piccolo sentiero che conduce all’aperto. Nei momenti cruciali ci pone di fronte a dure alternative. O di qua o di là». Bobbio ascolta la lezione di Benedetto Croce: la storia è storia della libertà e, se ha un senso, questo sta nello sviluppo sempre più ampio di tutte le libertà, e civili e politiche. Ma egli si allontana dalla lezione del maestro, aggiungendo che il senso ultimo della storia è da ritrovare «nella progressiva diminuzione delle diseguaglianze, nella rottura delle barriere tra le nazioni, nella formazione graduale di un ordine internazionale nella pace, nella solidarietà, nella fratellanza».
Qual è il principale insegnamento della Resistenza? Alla domanda egli dà in primo luogo una risposta esistenziale:  «L’aver partecipato alle ansie e alle speranze della resistenza mi ha insegnato a vedere la storia dalla parte degli umili, dei poveri, degli oppressi a vedere in loro la forza di domani»

 

La Resistenza nella lettura di Bobbio è un grande tema di filosofia della storia, intesa la storia non come «un parco ordinato in cui ciascuno possa scegliere comodamente la strada che più gli conviene» ma come «una selva intricata, dove non vi è libero che un piccolo sentiero che conduce all’aperto. Nei momenti cruciali ci pone di fronte a dure alternative. O di qua o di là». Bobbio ascolta la lezione di Benedetto Croce: la storia è storia della libertà e, se ha un senso, questo sta nello sviluppo sempre più ampio di tutte le libertà, e civili e politiche. Ma egli si allontana dalla lezione del maestro, aggiungendo che il senso ultimo della storia è da ritrovare «nella progressiva diminuzione delle diseguaglianze, nella rottura delle barriere tra le nazioni, nella formazione graduale di un ordine internazionale nella pace, nella solidarietà, nella fratellanza».
Qual è il principale insegnamento della Resistenza? Alla domanda egli dà in primo luogo una risposta esistenziale:  «Nella storia dei rapporti tra governanti e governati si è sempre contrapposto il dovere di obbedienza invocato dai sovrani al diritto di resistenza invocato dai popoli. Ebbene, la Resistenza è stato un gigantesco fenomeno di disobbedienza civile in nome di ideali superiori come libertà, eguaglianza, giustizia, fratellanza dei popoli. Richiamarsi alla Resistenza oggi vuol dire richiamarsi al valore perenne di questi ideali, rispetto ai quali si giudica la vitalità, la nobiltà, la dignità di un popolo».

 

Una scelta

Sul piano della storia individuale la Resistenza è stata  la Resistenza è stata «l’avvenimento straordinario della nostra vita, quello che ci ha consentito di sentirci di nuovo uomini in un mondo di uomini, di aprire il nostro animo alla speranza di un’Italia più civile»; come fatto personale, «la partecipazione alla Resistenza è stato un evento decisivo: un atto di rinnovamento, di rigenerazione, di rottura col passato, che ha spaccato la nostra vita in due parti: dalla soggezione alla libertà, dall’inerzia all’azione, dal silenzio alla parola»; quei giorni «hanno diviso in due parti contrapposte non più destinate a ricongiungersi e, sia detto una volta per sempre, storicamente irreconciliabili, non solo la nostra vita, ma la storia di questo secolo».
La Resistenza è stata «un atto di libera scelta» da parte di chi, «accettando la responsabilità e il rischio di una lotta senza quartiere, si era trovato solo di fronte alla propria scelta»; la scelta «fatta allora da molti che non avevano avuto molti lumi ma hanno saputo accendere la scintilla del grande incendio». Una scelta decisiva per l’avvenire del Paese compiuta da coloro che «seppero fare la scelta storicamente giusta»; una scelta che «vive nel cuore, nel ricordo e nelle speranze, dei compagni che l’hanno combattuta sul serio, e che sono pronti a ricombatterla qualora il fascismo dovesse impadronirsi ancora una volta del potere»; una scelta che col passare del tempo continua ad apparire «non meno necessaria» e «non meno giusta».

 

Pietro Polito è direttore del Centro studi Piero Gobetti

 

 

 

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Fascismo/antifascismo. Le idee, le identità

 

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