Nel 2010 il fotografo francese JR denuncia la discarica realizzata nei pressi di Grottaglie
video,1.26 minuti — presentazione del film ” Fame ” sul Festival della street art internazionale a Grottaglie
video, 1.15 min. – Grottaglie : Laboratorio a cielo aperto
Fame nel 2008 si propone come iniziativa innovativa, una delle prime del genere in Italia, provocatoria ed antagonista. L’intento del suo fondatore è quello di “risvegliare” ed animare la coscienza di Grottaglie, proporre una situazione nuova in un contesto politico-sociale accartocciato su sé stesso, mettendo in luce le sue bellezze e lanciando un grido di allarme contro l’amministrazione politica della città e la gestione della cosa pubblica. Le motivazioni del festival sono quindi prettamente politiche e prescindono qualsiasi utilizzo della street art quale strumento di abbellimento estetico, in un contesto già attraente e che non necessita di alcun tipo di azione riqualificante. In questo spirito risiede la novità e la diversità di F. rispetto alla maggioranza dei festival di street art contemporanei e successivi alla sua attuazione. Proprio la crescente “festivalizzazione” in formato standard, unita ai consensi mediatici e persino politici raggiunti nelle ultime edizioni di F., e quindi alla perdita dell’opposizione originaria, costituisce la motivazione della chiusura del festival nel 2012, all’apice del suo successo.
Ogni edizione di F., autofinanziata da Studio Cromie attraverso la vendita di serigrafie degli artisti partecipanti, prende luogo tra i muri dei vicoletti del centro storico, in particolare nel quartiere della celebre ceramica di Grottaglie, e sulle facciate delle palazzine, proponendo un calendario formato da una ventina di artisti ospitati nei mesi più caldi dell’anno e lasciati liberi di esprimersi a seconda delle loro sensazioni, spesso con interventi realizzati con la sola autorizzazione del proprietario dell’immobile prescelto. Tale atteggiamento trova l’iniziale ostilità da parte dell’amministrazione, che durante la prima edizione fa cancellare un murale di Ericailcane rappresentante un gallo, simbolo della locale tradizione della ceramica. Uno dei temi di maggior critica alle autorità del luogo riguarda l’apertura di una discarica di rifiuti tossici poco distante dal paese, sul quale si esprimono alcune opere come quelle del brasiliano Nunca e di Blu, la cui emblematica sezione del terreno nelle forme di una torta da “consumare” è una delle immagini più popolari prodotte nelle varie edizioni del festival.
da : TRECCANI
https://www.treccani.it/enciclopedia/fame-festival/
per chi avesse tempo e voglia:
18 min. ca– il documentario introdotto dall’ideatore del Festival Fame ( si dice anche come si scrive )– in italiano
Per la prima edizione del Fame festival Erica il Cane realizzò un grande gallo, simbolo di Grottaglie. L’amministrazione comunale cancellò l’opera
“A Grottaglie stavo bene. Ci entravo giusto giusto. Questo posto mi ha offerto da sempre un bene prezioso e sottovalutato: la noia. Fossi nato in un posto dove succedono mille cose sarei stato sicuramente più tranquillo, magari più distratto”, recita la voce fuori campo di Angelo Milano, fondatore del festival e co-regista del documentario insieme a Giacomo Abbruzzese, “Grottaglie è un deserto culturale e non c’è posto migliore del deserto per fare quello che ti pare”.
ARTRIBUNE
Presentato il film Fame. Racconta la storia del festival di street art che ha cambiato Grottaglie
BARI. REPUBBLICA.IT / 19 SETTEMBRE 2011
https://bari.repubblica.it/cronaca/2011/09/19/foto/fame_festival-21804756/1/
Erica il Cane
Lo spagnolo Escif
Dipinto sul muro dello stadio comunale, sempre a opera di Escif
Blu (Italia) torna a Grottaglie con un tavolo da biliardo dal significato dissacrante
Un particolare dell’opera
Il lavoro ultimato di Blu
Novità di quest’anno al Fame festival, la polacca Nespoon realizza particolari ceramiche e stencil che poi distribuisce negli angoli più insoliti della città
Un albero decorato da Nespoon
Le originali ragnatele, sempre firmate da Nespoon
Una testa gigante è l’ultima trovata dello spagnolo Sam3, posta in un angolo suggestivo del quartiere delle ceramiche
Un’installazione di Brad Downey e Akay
Cyop & Kaf
Un lavoro del tedesco Boris Hoppek
Ancora Boris Hoppek, che stavolta lascia il segno su un camion di panini
Il gambero realizzato da Aryz (Spagna)
Un volto realizzato da Vhils
L’anno successivo, per tutta risposta, Erica il Cane dipinse un funerale di galline sulle pareti dello stadio
Nel 2010, Blu denuncia la situazione politica di Grottaglie
L’anno prima se l’era presa con l’inquinamento dell’Ilva
Blu, 2008. Il naso degli uomini si trasforma in una ciminiera fumante dell’Ilva, l’industria siderurgica tarantina
Sam3, 2010
Os Gemeos (Brasile), 2010
FIN QUI DA:
https://bari.repubblica.it/cronaca/2011/09/19/foto/fame_festival-21804756/1/
SEGUE — LINK AL FONDO
Campo, 2010
Kenny Random, The musician, quartiere delle ceramiche
Le origini della street art
Il graffitismo nasce negli anni Settanta negli Stati Uniti come espressione della cultura di opposizione giovanile delle zone malfamate di New York.
Armati di bombolette spray, i writers dipingono illegalmente sui muri e sui vagoni della metropolitana immagini di forte impatto visivo riferiti a temi scomodi e attuali, quali l’emarginazione, le droghe, la violenza, la sessualità.
Tra gli autori più celebri del graffitismo mondiale, ci sono il misterioso Banksy (forse un ragazzo degli anni Settanta originario di Bristol), Jean-Michel Basquiat (1960-1988) e Keith Haring (1958-1990).
Una panoramica delle opere di Keith Haring
DA :
L’arte, per tutti
Fantasia, irriverenza, divertimento, oltre la bravura degli artisti.