ANSA.IT — 8 MARZO 2024
8 marzo, l’Italia sul lavoro non è un paese per donne
L’Italia fanalino in Ue sul tasso di occupazione e il gender gap favorisce gravi discriminazioni sociali
L’Italia non è un Paese per donne, almeno se si guarda al mondo del lavoro e ai dati che riguardano l’occupazione, dove le donne che lavorano sono 9,5 milioni contro i 13 milioni di uomini. Un gap di genere frutto non di scelte libere e legittime, ma figlio di condizioni di contesto e di un percepito sociale delle donne ancora discriminante.
Confcommercio e Ispettorato Nazionale del Lavoro lo confermano: i posti di lavoro per gli uomini crescono il doppio rispetto alle donne e l’Italia resta il fanalino di coda della Ue per il più basso tasso di occupazione delle donne, sottopagate e con impieghi, spesso precari, in settori non strategici.
Gli ultimi dati nazionali disponibili del 2022 dicono anche altro.
Le dimissioni generali nel 2022 in Italia sono cresciute a 61.391 con unaumento del 17,1% rispetto al 2021, ma di queste quasi il 73% riguarda donne che denunciano difficoltà a gestire vita privata e impiego.
La fotografia di chi si dimette guardata da vicino dà ulteriori informazioni: a lasciare sono per lo più donne con figli (1 su 5 è neomamma), il 63% di loro rinuncia al lavoro perché non trova equilibrio tra cura dei figli e professione, contro il 7,1% dei papà che si dimettono principalmente per cambiare azienda e avanzare di carriera. Sono quasi 45.000 le donne che hanno lasciato il lavoro dopo la maternità con un incremento del 19% rispetto all’anno precedente a causa della mancanza di servizi di supporto territoriali per la prima infanzia.
La situazione delle neomamme è però solo la punta dell’iceberg delle difficoltà che le donne vivono nel lavoro sulla propria pelle: discriminazione e mobbing restano, infatti, i problemi più diffusi che alimentano il divario di genere esistente.
Sensibilizzata dalle testimonianze raccolte nel suo sportello di aiuto psicologico, Mama Chat – il primo Ente Europeo a offrire assistenza psicologica online tramite psicoterapie low-cost e uno sportello chat gratuito e anonimo – ha scelto di portare sotto i riflettori il tema “Donne e Lavoro” per la Giornata dei Diritti della Donna di questo 8 marzo 2024.
Fondata da Margherita Fioruzzi e Marco Menconi nel 2017, ha accolto in cinque anni 37.000 donne, ragazze e ragazzi in fragilità psicologiche, sociali e vittime di maltrattamento e violenza di genere. Proprio le voci raccolte dalle psicologhe responsabili dello sportello chat online (consultabile 6 giorni su 7), descrivono scenari pesanti a carico delle lavoratrici che portano con sé senso di colpa, perdita di indipendenza, percezioni di inadeguatezza, attacchi di panico, stati d’ansia sino alla depressione.
Tra le 6.000 chat ricevute da Mama Chat nel 2023, molte sono donne che hanno paura di ricollocazione e sentono discriminazione e scollamento dal tessuto sociale in cui lavorano, ma c’è anche chi solo perché donna è stata scartata in favore di un uomo,
tante sono estenuate dalla gestione del carico lavorativo e delle mansioni di cura extra lavorativa ancora vista come responsabilità femminile e chi ha messo in stand by il desiderio di diventare mamma per non restare disoccupata con pressioni più o meno esplicite.
All’alba del 2024 in Italia, il solo fatto di essere donna fa ancora da deterrente per le assunzioni.
«La mancanza di strumenti per comprendere la pressione sociale che la donna vive sulla sua pelle emerge tutti i giorni nelle nostre chat. Le donne che ci scrivono non si sentono libere nelle proprie scelte di vita e non pensano di essere in grado di reagire, percependosi sopraffatte in una società che eredita stereotipi paternalistici.
Questa pressione, in modo inconsapevole, le porta ad annullare la propria realizzazione individuale, incapaci di compiere scelte personali a scapito della loro realizzazione», spiega Cristina Sala general manager di Mama Chat.
«Tante giovani adulte rientrano in famiglia dopo un primo approccio al mondo del lavoro, il più delle volte precario e sottopagato, e cercano aiuto psicologico per la perdita d’indipendenza spesso legata al senso di colpa per aver fallito. Noi le ascoltiamo e le aiutiamo a trovare risposte sottolineando che avere il coraggio di parlarne è il primo passo verso l’autodeterminazione e la riuscita professionale».
La questione del lavoro è cruciale soprattutto per le donne ancora tristemente demansionate che chiedono pari diritti e pari salari dei colleghi maschi.
E’ difficile uscire dalla situazione di dipendenza se la politica non si occupa di fare quelle strutture che permetterebbero alle donne di lavorare e di essere più indipendenti. Vedi ad esempio gli asili nido pubblici che o non esistono proprio, o sono privati o, dove esistono ma pochi, hanno delle lunghissime file di attesa. Mio figlio, nella modernissima Milano, quando si è liberato un posto all’asilo nido a cui l’avevamo iscritto, aveva già raggiunto i tre anni ed andato direttamente all’asilo.