Avvakum – Abacuc, profeta bibilico
Avvakum
Vita dell’arciprete Avvakum
scritta da lui stesso
1986, 4ª ediz., pp. 244, 2 tavv. f.t.
isbn: 9788845902086
Disegno autografo di Avvakum, dal Pustozërskij sbornik I.N. Zavoloko (1675), manoscritto conservato all’Istituto Puškin di Leningrado.
SINOSSI
Molti hanno detto che la grande letteratura russa comincia con questo libro, con la sua dolorosa asprezza, con la forza del nominare che Avvakum aveva e si trasmise poi, per vie misteriose, a scrittori così diversi come Puškin e Tolstoj.
Avvakum visse nella tempesta religiosa del Seicento russo, che culminò nello scisma.
La sua parte era quella del perdente, la parte dei raskolniky, i «Vecchi Credenti», contrari a ogni correzione dei testi sacri e a ogni grecizzazione nella liturgia e nella dottrina.
Allora la Russia si spaccò in due, e quella spaccatura si prolungò per tutta la sua storia, sino alle dispute fra occidentalisti e populisti nell’Ottocento, fino a oggi.
Rinchiuso nei sotterranei di una gelida prigione, prima di morire Avvakum volle lasciare testimonianza della sua vita – o meglio di come Dio operò su di lui in certi punti della sua vita, e soprattutto nella lotta testarda contro coloro che «col fuoco, con il knut e col capestro vogliono affermare la fede».
È una storia di incessanti violenze, dove i contrasti teologici si manifestano a pugni, a calci, a frustate, fra lingue strappate, sepolti vivi, roghi, saccheggi, persecuzioni, fughe nell’immensità asiatica.
La vita di Avvakum è come un unico naufragio, dove a sprazzi intravediamo l’arciprete aggrappato a qualche relitto di chiatta: «Fiume renoso, ci si affonda dentro, zattere pesanti, sorveglianti spietati, nodosi i bastoni, secche le sferzate, tagliente il knut, torture crudeli, il fuoco e i tratti di corda». Vi è in lui una carica primordiale, che non si lascia esaurire. Tutto il suo fervore spirituale è intensamente fisico. Si azzuffa con i demoni come fossero cani e il diavolo lo guarda seduto sulla stufa. Un giorno, sfinita sul ghiaccio, l’arcipretessa si rivolge a Avvakum: «“Quanto durerà questo tormento, arciprete?”. Rispondo: “Markovna, fino alla morte”. Al che lei: “Va bene, Petrovic: tireremo ancora avanti”».
Questo dialogo è sigillo della storia russa e del suo spirito. Dopo una vita di tumultuose peripezie, Avvakum finì sul rogo. Dice la leggenda che per sette volte lo zar ordinò il supplizio di Avvakum, e per sette volte, mentre il boia preparava il rogo, lo zar e la zarina caddero malati, e intimoriti mandarono un messo per annullare la pena. Per chi apra oggi le pagine di questa Vita non vi è migliore accompagnamento delle parole di Andrej Sinjavskij: «Su Avvakum non si possono fare tanti discorsi: su di sé ha già detto tutto lui, si è ficcato come un orso nella sua tana e l’ha riempita tutta».
Morte sul rogo di Avvakum- icona fine ‘800
– http://pustozersky.narod.ru/history.htm
Boyarina Morozova visita l’ Arciprete Avvakum Petrovich in prigione a Pustozersk.
Avvakum è considerato il fondatore della nuova letteratura russa, del linguaggio figurato libero e prosa confessionale.
Gli vengono attribuite 43 opere, tra cui la famosa “ Vita dell’arciprete Avvakum ”,
http://www.pavlovskayasloboda.ru/img/history/picture01.jpg
.
incipit della Biografia:
Con la benedizione di mio padre, l’anziano Epifanio,
è stato scritto dalla mia mano peccatrice, arciprete Avvakum,
e anche se qualcosa è detto semplicemente, e per il bene di voi, signori,
che onorate e ascoltate, non disprezzate il nostro volgare,
poiché Amo la mia lingua naturale russa,
non è consuetudine colorare i discorsi con versi filosofici,
poiché Dio ascolta le parole del russo,
ma vuole le nostre azioni...
da :
wikisource.org
https://ru.wikisource.org/wiki/%D0%90%D0%B2%D0%B2%D0%B0%D0%BA%D1%83%D0%BC_%D0%9F%D0%B5%D1%82%D1%80%D0%BE%D0%B2
Arciprete Avvakum- al centro la regione del Volga- 1750
legno, gesso, tempera. 14,5 × 12 cm
Icona del vecchio credente del Volga, fine XVII-inizio XVIII secolo, Museo storico statale
Avvakum Petrov /Avvakum Petrovich( 25 novembre ( 5 dicembre ), 1620, Grigorovo, distretto di Nizhny Novgorod -morto il 14 ( 24 ) aprile 1682, Pustozersk ) – sacerdote della Chiesa russa, arciprete, scrittore (autore della vita autobiografica dell’arciprete Abacuc, una serie di opere polemiche e messaggi a persone del suo credo )
Nei secoli XIX e XX, l’opera di Avvakum (principalmente “La vita”, e poi altre opere) fu pubblicata per una vasta gamma di lettori e iniziò a essere considerata uno dei monumenti più sorprendenti dell’antica letteratura russa.
La canonizzazione ufficiale dell’arciprete Avvakum nella Chiesa ortodossa russa ebbe luogo al Concilio consacrato nel 1988.
Come sacerdote, Avvakum Petrov scrisse la maggior parte delle sue opere in slavo ecclesiastico , ma frasi in russo colloquiale si insinuarono in alcuni dei passaggi più polemici.
Il filologo B. A. Uspensky sottolinea la tecnica innovativa del dualismo linguistico di Avvakum, dove, insieme allo slavo ecclesiastico, in alcuni punti la lingua russa è parzialmente utilizzata per migliorare il significato della frase e il suo impatto sul lettore, in cui Avvakum è un innovatore.
Sono avvolto nella debolezza di mente e nell’ipocrisia, e sono coperto di bugie, di odio fraterno ed egoismo, e nella condanna di tutti gli uomini muoio. E voglio essere qualcosa, ma sono feci e pus, maledetti, – pura merda. Puzzo ovunque: sia nell’anima che nel corpo .
Abacuc passa nel processo del discorso da un punto di vista oggettivo, divino, a un punto di vista personale, e questo passaggio è indicato da un cambiamento di lingue. A sua volta, la conseguenza dell’uso di un discorso colloquiale vivace è la frequente transizione di Avvakum al discorso osceno, che non si è ancora completamente trasformato in oscenità , ma ha già un significato offensivo e sporco per quel tempo:
Adamo ed Eva cucirono insieme le foglie di fico dell’albero, che ne avevano un buon sapore, coprirono la loro vergogna e si nascosero sotto l’albero vicino. Abbiamo dormito troppo, poverini, con i postumi di una sbornia, ma ci siamo comportati male: abbiamo la barba e i baffi coperti di vomito, e siamo coperti di merda fino ai piedi, e ci gira la testa dall’alto in basso.
le citazioni sono dal libro : Uspensky, Boris Andreevich, Storia della lingua letteraria russa. Dall’antica Rus’ a Puskin- Il Mulino, p. 44-45 + p. 240
La Facciata del Museo Storico Statale a Mosca di notte, situato tra la Piazza Rossa e la piazza del Maneggio. Gli oggetti esposti illustrano la storia delle popolazioni che hanno occupato il territorio della Russia attuale dal paleolitico fino alla fine del XVIII secolo: dalle reliquie delle tribù preistoriche fino ad opere d’arte di valore inestimabile appartenuti ai membri della dinastia Romanov. In totale la collezione raccoglie circa un milione di pezzi.
foto di Diego Delso
segue : https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_statale_di_storia
Incendio dell’arciprete Avvakum Pyotr Myasoedov , 1897
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Lo scisma ecclesiastico del XVII secolo nella Rus’ e gli ” antichi o vecchi credenti”come ramo speciale dell’Ortodossia. Movimento religioso e politico del XVII secolo, che portò alla separazione dalla Chiesa ortodossa russa di alcuni credenti che non accettarono le riforme del Patriarca Nikon. Il capo e ideologo dei vecchi credenti, l’arciprete Avvakum, così come il sacerdote Lazar, il diacono Teodoro e il monaco Epifanio furono esiliati nell’estremo nord e imprigionati in una prigione di terra a Pustozersk. Dopo 14 anni di prigionia e tortura, furono bruciati vivi in una casa di tronchi nel 1682.
Sempre pesantini i Russi, neh…
però, ha avuto una funzione importante su altri scrittori che tu ami molto, come Puskin, che ha scritto ” La figlia del Capitano ” dove parla anche di Pugaciov..
Ha per i russi ( per quel che si capisce da chi commenta i libri ) la stessa importanza che ha per noi Dante… diciamo ha ” sdoganato ” la lingua volgare– ciao, ma belle ma cherie ma mie- chiara