” QUEI BRIGANTI NERI…” , GRUPPO L’ESTORIO DROLO – chi sono — vedi sotto + SANTE GERONIMO CASERIO ( Motta Visconti / Pavia, 8 settembre 1873 – Lione, 16 agosto 1894) + 14 CANTI DEL GRUPPO “LES ANARCHISTES “

 

 

L’estorio Drolo

Canzoni contro la guerra di L’estorio Drolo

 

 

La “Storia Buffa” si struttura nell’agosto 1992, da un incontro fra musicisti delle valli di Cuneo al Festival Interceltico di Lorient. Fin dagli inizi il gruppo si qualifica per il suo approccio fresco e spontaneo alle musiche della tradizione, da una propensione più per le cantate e le suonate in strada o in osteria che per gli spettacoli sul palcoscenico, un modo di essere ben espresso dalla frase di introduzione al loro primo CD, riportata sopra. In questo senso L’Estorio Drolo costituisce una presenza esemplare, portatrice di un’espressività genuinamente popolare, cresciuta dal basso, generosa ed intensa, mai banale.

Un loro concerto ci riporta quindi allo spirito di convivialità e calore da cui la musica tradizionale nasce e a cui rimanda, arricchito da una sensibilità verso i valori sociali propri della realtà popolare, che nell’esperienza partigiana hanno trovato un momento esemplare di espressione, e che il gruppo ha valorizzato a modo suo nello spettacolo “Che anno era, cerchiamo di ricordarcelo”, allestito nel 1995 in occasione del cinquantennale della Liberazione.

Al primo CD, “Pa mai de regret”, pubblicato nel 1999, segue una seconda, recente, incisione, “Che ti trafiggo il cuore”, che presenteranno a “Cantavalli 2004”, singolare affresco sonoro che nasce nel segno dell’amicizia e vede la partecipazione di numerosi artisti popolari incontrati dal gruppo nel corso delle sue peregrinazioni musicali, come I Suonatori Terra Terra della Val di Sieve e i Cantori di Ollioules, fino al manipolo di amici che con i componenti de l’Estorio Drolo hanno dato vita all’ensemble festaiolo dei Troumbaire Gaire

 

 

 

 

 

 

Testo della canzone

«E quei briganti neri mi hanno arrestato,
In una cella scura mi han portato.
Mamma, non devi piangere per la mia triste sorte:
Piuttosto di parlare vado alla morte.E quando mi han portato alla tortura,
Legandomi le mani alla catena:
Tirate pure forte le mani alla catena,Piuttosto che parlare torno in galera.E quando mi portarono al tribunale
Dicendo se conosco il mio pugnale:
Sì sì che lo conosco, ha il manico rotondo,
Nel cuore dei fascisti lo cacciai a fondo.E quando l’esecuzione fu preparata,
Fucile e mitraglie eran puntati,
Non si sentiva i colpi, i colpi di mitraglia,
Ma si sentiva un grido: Viva l’Italia!Non si sentiva i colpi della fucilazione,
Ma si sentiva un grido: Rivoluzione!»

 

 

 

 

E quei briganti neri è un canto partigiano cantato nell’Ossola. Molto popolare tra i canti della Resistenza italiana, il testo deriva da un canto dedicato all’anarchico Sante Caserio, “Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio”, l’anarchico italiano che uccise nel 1894 il presidente della repubblica francese Sadi Carnot. Su Sante Caserio sono state composte diverse canzoni popolari che ancora adesso formano uno dei temi più conosciuti del canto anarchico, da cui riprende alcuni elementi.

Il testo fu composto nel 1944, e adattò alla situazione storica del momento le parole del brano composto nel tardoOttocento. Il testo è incentrato sul destino del condannato a morte che si sacrifica contro la tirannia.

Diversi gli interpreti che negli anni hanno interpretato questo canto popolare, tra cui Fausto Amodei e Michele Straniero

 

 

 

SANTE GERONIMO CASERIO 

 

 

Sante Ieronimo Caserio  (Motta Visconti8 settembre 1873 – Lione16 agosto 1894),
Sul patibolo, infine, un attimo prima di morire, gridò rivolto alla folla: “Forza, compagni! Viva l’anarchia!”
Il suo corpo venne tumulato presso il vecchio Cimitero de la Guillotière, a Lione.

Sante Georonimo Caserio in una foto della polizia francese
Koroesu, opera propria

 

 

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Copertina de Le Petit Journal ilustré del 2 luglio 1894, con un’illustrazione dell’assassinio di Sadi Carnot-
firma non leggibile

 

 

Ecco il testo originale della lunga dichiarazione di Caserio in tribunale:

«Signori giurati, non è la mia difesa che vi voglio esporre, ma una semplice esposizione del mio atto. Dopo la mia prima giovinezza, ho cominciato a conoscere che la nostra Società è mal organizzata e che tutti i giorni ci sono degli sfortunati che, spinti dalla miseria, si suicidano, lasciando i loro figli nella più completa miseria. A centinaia e centinaia, gli operai cercano lavoro e non ne trovano: invano la loro povera famiglia richiede del pane e durante il freddo, soffre la più crudele miseria. Ogni giorno i poveri figli domandano alla loro sfortunata madre del pane che quest’ultima non può dare loro, perché a lei manca di tutto: i vecchi abiti che si trovavano in casa sono stati già venduti od impegnati al Monte di Pietà: sono allora ridotti a chiedere l’elemosina ed il più delle volte vengono arrestati per vagabondaggio. Quando tornavo al paese dove sono nato, è là soprattutto dove spesso mi mettevo a piangere, vedendo dei poveri bambini di appena otto o dieci anni, obbligati a lavorare 15 ore al giorno per la miserabile paga di 20 centesimi: dei ragazzi di 18 o 20 anni o delle donne in età più avanzata, lavorare ugualmente 15 ore al giorno, per una paga irrisoria di 15 soldi. E questo succede non solo ai miei compatrioti, ma a tutti i coltivatori del mondo intero. Obbligati a restare tutto il giorno sotto i raggi di un sole cocente, e mentre col loro lavoro ingrato, producono il sostentamento per migliaia e migliaia di persone, non hanno, tuttavia, mai niente per loro stessi. Sono per questo obbligati a vivere nella miseria più dura ed il loro nutrimento giornaliero consiste in pane nero, in qualche cucchiaiata di riso e dell’acqua, per cui arrivano a malapena all’età di 30 o 40 anni sfiniti dal lavoro, muoiono negli ospedali. Inoltre, come conseguenza di questa cattiva nutrizione e dell’eccessivo e faticoso lavoro, questi sfortunati, a centinaia e centinaia, finiscono per morire di pellagra, una malattia che i medici hanno riconosciuto colpire coloro che nella vita, sono soggetti a cattiva nutrizione ed a numerose sofferenze e privazioni. Riflettendo io mi dicevo che se ci sono tante persone che soffrono di fame e di freddo, e vedono soffrire i loro piccoli, non è per mancanza del pane o dei vestiti: poiché io vedevo numerosi e grandi negozi pieni di vestiti, di stoffe e di tessuti di lana: come dei grandi depositi di farina, di granoturco e frumento, per tutti quelli che ne hanno bisogno. Mentre, d’altra parte vedevo migliaia e migliaia di persone che non facendo nulla e non producendo nulla, vivono sul lavoro degli Operai, spendendo tutti i giorni migliaia di franchi per i loro divertimenti ed i loro piaceri, deflorando le ragazze del povero popolo, possedendo dei palazzi di 40 o 50 camere, 20 o 30 cavalli, numerosi domestici, in una parola tutti i piaceri della vita. Ahimè! come soffrivo vedendo questa Società così mal organizzata!… e molte volte maledicevo coloro che accumulavano i loro patrimoni, che sono attualmente alla base di questa ineguaglianza sociale. Quando ero un ragazzo, mi hanno insegnato ad amare la patria ma quando ho visto migliaia e migliaia di operai lasciare il loro paese, i loro cari figli, le loro mogli, i loro genitori, nella più spaventosa miseria, ed emigrare in America, in Brasile, o in altri paesi, per trovare il lavoro, è allora che mi sono detto: “La Patria non esiste per noi poveri operai: la Patria per noi è il mondo intero. Coloro che predicano l’amore per la patria, lo fanno perché qui essi trovano i loro interessi ed il loro benessere. Anche gli uccelli difendono il loro nido, perché lì si trovano bene.” Io credevo in un Dio, ma quando ho visto tale disuguaglianza fra gli uomini, è allora che ho riconosciuto che non è Dio che ha creato l’uomo, ma sono gli uomini ad aver creato Dio: non come dicono quelli che hanno interesse a far credere all’esistenza di un Inferno e di un Paradiso, nell’intento di far rispettare la proprietà individuale e per mantenere il Popolo nell’ignoranza. Per questo motivo sono diventato ateo. Dopo gli avvenimenti del primo maggio 1891, cioè quando tutti i lavoratori del mondo domandavano una festa internazionale, tutti i Governi, non importa di quale colore, sia i monarchici che i repubblicani, hanno risposto con dei colpi di fucile e con la prigione: causando dei morti e dei feriti in gran numero, così come numerosi incarcerati. È a partire da questo anno che sono diventato anarchico, perché ho constatato che l’idea anarchica corrisponde alle mie idee. È fra gli anarchici che ho trovato degli uomini sinceri e buoni, che sapevano combattere per il bene dei lavoratori: fu così che cominciai a fare della propaganda anarchica, e non ho tardato a passare dalla propaganda ai fatti, considerato ciò che abbiamo avuto dai Governi. Non è tanto che mi trovo in Francia, e tuttavia questo tempo mi è stato sufficiente per riconoscere che tutti i Governi sono uguali. Ho visto i poveri minatori del Nord, che non prendevano una paga sufficiente per le loro famiglie, protestare contro i loro padroni, facendo lo sciopero: dopo una lotta di più di tre mesi, sono stati obbligati a riprendere il lavoro con la stessa paga, avendo bisogno di mangiare. Ma i Governanti non si sono occupati di queste migliaia di minatori, perché essi erano occupati in grandi banchetti ed in grandi feste date a Parigi, Tolone e Marsiglia, per l’alleanza fra la Francia e la Russia. I deputati hanno dovuto votare delle nuove tasse, per pagare i milioni di franchi spesi per quelle feste, e questi qui hanno venduto le loro penne e le loro coscienze alla borghesia (intende dire i giornalisti) scrivendo dei bellissimi articoli per far credere che l’alleanza fra la Francia e la Russia avrebbe portato grandi benefici per i lavoratori; nel frattempo noialtri poveri lavoratori ci troviamo sempre nella stessa miseria, obbligati a pagare delle nuove tasse, per saldare il conto di queste grandi feste dei nostri governanti. E se poi noi domandiamo del pane o del lavoro, ci rispondono con dei colpi di fucile e con la prigione, com’è capitato ai minatori del Nord, ai coltivatori della Sicilia, ed a migliaia d’altri.

Non è da molto che Vaillant ha lanciato una bomba alla Camera dei Deputati, per protestare contro questa infame Società. Egli non ha ucciso nessuno, non ha ferito nessuno, e malgrado ciò, la Giustizia borghese l’ha condannato a morte: non soddisfatti d’aver condannato il colpevole, cominciano a dare la caccia a tutti gli anarchici, arrestando a centinaia coloro che non avevano neanche conosciuto Vaillant, colpevoli unicamente di aver assistito ad una conferenza, o di aver letto dei Giornali o dei volantini anarchici. Ma il Governo non pensa che tutta questa gente ha mogli e bambini, e che durante il loro arresto e la loro detenzione in prigione per quattro o cinque mesi, seppure innocenti, non sono i soli a soffrire: [il Governo] non ha figli che chiedono del pane.

La Giustizia borghese non si occupa di questi poveri innocenti, che non conoscono ancora la Società e che non sono colpevoli se il loro padre in trova in prigione: essi non domandano altro che di mangiare quando hanno fame, mentre le mogli piangono i loro mariti. Si continua dunque a fare delle perquisizioni, a violare il domicilio, a sequestrare giornali, volantini, la stessa corrispondenza, ad aprire le lettere, ad impedire le conferenze, le riunioni, ad esercitare la più infame oppressione contro noi anarchici. Oggi stesso stanno in prigione in centinaia, per aver tenuto nient’altro che una conferenza, o per aver scritto un articolo su qualche giornale, o per aver esplicitato idee anarchiche in pubblico: e sono in attesa che la Giustizia borghese pronunci le loro condanne per Associazione a delinquere. Se dunque i Governi impiegano i fucili, le catene, le prigioni, e la più infame oppressione contro noi anarchici, noi anarchici che dobbiamo fare? Cosa? Dobbiamo restare rinchiusi in noi stessi? Dobbiamo disconoscere il nostro ideale che è la verità? No!… Noi rispondiamo ai Governi con la Dinamite, con il Fuoco, con il Ferro, con il Pugnale, in una parola con tutto quello che noi potremo, per distruggere la borghesia ed i suoi governanti. Emile Henri ha lanciato una bomba in un ristorante, ed io mi sono vendicato con il pugnale, uccidendo il Presidente Carnot, perché lui era colui che rappresentava la Società borghese. Signori Giurati, se volete la mia testa, prendetela: ma non crediate che prendendo la mia testa, voi riuscirete a fermare la propaganda anarchica. No!.. Fate attenzione, perché colui che semina, raccoglie. Quando i Governi cominciarono a fare dei martiri (vi voglio parlare degli impiccati di Chicago, dei garrotati di Jerez, dei fucilati di Barcellona, dei ghigliottinati di Parigi) le ultime parole pronunciate dagli stessi martiri, intanto che andavano alla morte, furono queste: “Viva l’Anarchia, Morte alla borghesia”. Queste parole hanno attraversato i mari, i fiumi, i laghi: sono entrate nelle città, nei paesi, e sono penetrate nelle teste di milioni e milioni d’operai, che oggi si ribellano contro la Società borghese. È la stessa massa di lavoratori che finora si sono lasciati guidare da coloro che si proclamano partigiani delle otto ore di lavoro, della festa del 1º maggio, delle Società operaie, delle Camere sindacali, e da altre mistificazioni, che hanno servito solamente le loro ambizioni, per farsi nominare Deputati o Consiglieri Municipali, con la mira di poter vivere bene senza fare nulla. Ecco i Socialisti!… Ma essi hanno finito ora per riconoscere che non sarà che una rivoluzione violenta contro la borghesia, che potrà riconquistare i diritti dei lavoratori. Quel giorno, non ci saranno più gli operai che si suicideranno per la miseria, non ci saranno più gli Anarchici che soffriranno la prigione per anni e anni, non ci saranno più anarchici che saranno impiccati, garrotati, fucilati, ghigliottinati: ma saranno i borghesi, i Re, i Presidenti, i Ministri, i Senatori, i Deputati, i Presidenti delle Corti d’Assise, dei Tribunali, ecc. che moriranno sulla barricate del popolo, il giorno della rivoluzione sociale. È da lì che splenderanno i raggi d’una Società nuova, cioè dell’Anarchia e del Comunismo. Sarà solamente allora che non ci saranno più né sfruttati, né sfruttatori, né servi, né padroni: ciascuno darà secondo la propria forza e consumerà secondo i propri bisogni».

nota (6) https://it.wikipedia.org/wiki/Sante_Caserio

Al processo non tentò mai di negare la propria responsabilità, né di chiedere la pietà del giudice, né successivamente richiese la grazia al nuovo Presidente. Gli fu offerta la possibilità di ottenere l’infermità mentale e in cambio avrebbe dovuto fare i nomi di alcuni compagni, ma Caserio rifiutò, con la celebre frase “Caserio fa il fornaio, non la spia”. In prigione spedì una cartolina con l’immagine di Ravachol e la scritta Il est bien vengé (“è stato ben vendicato”) alla vedova di Carnot. Sempre, in cella, mentre attendeva la condanna a morte, gli fu anche mandato, con il permesso del Ministro degli Esteri, il coadiutore di Motta Visconti don Alessandro Grassi per l’estrema unzione e per confessarsi, ma rifiutò, in quanto ateo. Fu giustiziato il 16 dello stesso mese tramite ghigliottina. Sul patibolo, infine, un attimo prima di morire, gridò rivolto alla folla: “Forza, compagni! Viva l’anarchia!”. Il suo corpo venne tumulato presso il vecchio Cimitero de la Guillotière, a Lione.

 

REAZIONI IN FRANCIA

Il gesto di Caserio provocò diversi atti di violenza e intolleranza da parte dei francesi contro i numerosi immigrati italiani, compatrioti dell’assassino, e contro gli anarchici in generale. Subito dopo l’attentato il consolato italiano di Lione fu assaltato e difeso a stento e diversi negozi di italiani vennero saccheggiati. I disordini furono tali da condurre all’arresto di 1200 persone in poche ore. Nel resto della Francia si assistette a numerosi licenziamenti di lavoratori italiani e nei giorni successivi si registrarono almeno 3000 rimpatri, tra i quali quello dell‘avvocato Pietro Gori, conoscente di Caserio. Contemporaneamente però, e nei mesi a seguire, si verificarono numerosi arresti per apologia di reato nei confronti di sostenitori dell’azione di Caserio, tra questi Alexandre Dumas (figlio). A livello legislativo si ebbe inoltre un nuovo inasprimento con l’approvazione di una quarta “legge scellerata” che venne duramente contestata in Francia.[

 

 

 

 

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Il pugnale con cui Caserio assassinò Carnot
Sconosciuto

 

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Caserio in prigione, 1894
Unknown (postcard) – http://cartoliste.ficedl.info/spip.php?article418

 

 

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Copertina di Le Progrès illustré, del 20 agosto 1894, illustrazione dell’esecuzione di Caserio, avvenuta a Lione il 16 agosto 1894 nei pressi della prison Saint-Paul all’angolo tra la rue Smith e cours Suchet.
Sconosciuto – http://alasbarricadas.org/forums/viewtopic.php?start=135&t=14421

 

 

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Caserio è il protagonista del settimo capitolo del libro Gli anarchici di Cesare Lombroso.

Lev Tolstoj, anarco-cristiano nonviolento, commenta così i delitti degli anarchici, tra cui Caserio e Gaetano Bresci, come una conseguenza delle politiche oppressive e violente dei governanti:

«Se Alessandro di Russia, se Umberto non hanno meritato la morte, assai meno l’hanno meritata le migliaia di caduti di Plevna o in terra d’Abissinia. Sono terribili tali uccisioni non per la loro crudeltà o ingiustizia ma per l’irragionevolezza di coloro che le compiono. Se gli uccisori di re sono spinti a essere tali da un sentimento personale di indignazione suscitato dalle sofferenze del popolo in schiavitù di cui appaiono loro responsabili Alessandro, Carnot, Umberto o da un sentimento personale di offesa e vendetta, allora tali azioni per quanto ingiuste appaiono comprensibili.»

 

FOTO E TESTO DA:
https://it.wikipedia.org/wiki/Sante_Caserio

 

 

 

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Les Anarquistes —

Nicola Toscano · Massimo Gurrieri · Nicola Toscano · Massimo Gurrieri

14 canzoni

Tammuriate delle mondine including bella ciao

 

 

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2 risposte a ” QUEI BRIGANTI NERI…” , GRUPPO L’ESTORIO DROLO – chi sono — vedi sotto + SANTE GERONIMO CASERIO ( Motta Visconti / Pavia, 8 settembre 1873 – Lione, 16 agosto 1894) + 14 CANTI DEL GRUPPO “LES ANARCHISTES “

  1. DONATELLA scrive:

    Fanno molta impressione e pena le storie di questi uomini che si sono sacrificati per i diritti dell’umanità.

  2. DONATELLA scrive:

    Fanno molta impressione e pena le storie di questi uomini che si sono sacrificati per i diritti dell’umanità.

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